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Channel: Cronaca Giudiziaria
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C’è anche Roberto De Luca (figlio di Vincenzo) tra gli indagati per la presunta corruzione sull’affare rifiuti. TUTTI I NOMI

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C’è anche Roberto De Luca, altro figlio del presidente della Regione Campania, Vincenzo, tra gli indagati dell’inchiesta sulla presunta corruzione n relazione ad appalti gestiti dalla Sma, la società in house della Regione per le bonifiche ambientali. Complessivamente sono 17 tra imprenditori, politici e giornalisti (quelli del sito internet Fanpage.it) finiti sul registro degli indagati nell’inchiesta della Dda di Napoli. dal quadro accusatorio emergono i nomi della cordata di imprenditori o a capo Nunzio Parrella, ex boss di Pianura, pentito da anni, e poi gli imprenditori Rosario Esposito, Antonio Infantino, Vincenzo Riccio, Giovanni Caruson, Abramo Maione, Salvatore Porro e Lucio Varriale, il commercialista Carmine Damiano, il consigliere regionale Luciano Passariello, candidato con Fratelli d’Italia alla Camera nel collegio di Secondigliano, Lorenzo Di Domenico e Agostino Chiatto, rispettivamente consigliere delegato e dipendente della società in house della Regione. Chiatto è distaccato presso la segreteria di Passariello il quale ricopre, in Regione, la carica di presidente della commissione di inchiesta sulle società partecipate, i consorzi e gli enti strumentali della Regione Campania, tra le quali la stessa Sma. E ancora tra gli indagati figurano Andrea Basile, ritenuto legato al clan Cimmino, e Antonio Cristofaro, sospettato di avere contatti con il clan Bidognetti. Per i contatti che avrebbe avuto con Basile, Passariello si ritrova contestata anche l’aggravante del metodo mafioso. Quanto a Varriale, secondo l’accusa, è stato il contatto tra Caruson e “una persona indiscutibilmente consapevole dell’appartenenza di quest’ultimo ad un clan malavitoso operante nel suo quartiere di residenza, il quale starebbe facendo da mediatore tra gli imprenditori e il consigliere regionale Passariello”. Caruson afferma che “aiutando, oggi il consigliere regionale, il gruppo di interesse da questi sponsorizzato come emissario della camorra potrebbe propiziarsi la futura riconoscenza del Passariello, riconoscenza che verrebbe concretamente espressa attraverso l’affidamento degli evocati appalti”. E infine Francesco Piccinini, direttore del sito online Fanpage.it e la giornalista Sacha Biazzo, accusati di induzione alla corruzione. Tra i video sequestrati ieri nella sede del giornale on line, come riporta Il Mattino, ce n’è uno in cui compare anche Roberto De Luca, figlio del presidente della Regione Campania e assessore a Salerno. Sarebbe lui uno dei politici “provocati” dai giornalisti fintisi imprenditori per smascherare gli illeciti del settore. Nel video di Fanpage De Luca tratterebbe con i finti imprenditori l’aggiudicazione di un appalto per lo smaltimento delle ecoballe, facendo intendere di poter intervenire a livello regionale. Fin qui nulla di illecito. Ma Roberto De Luca risulta indagato per corruzione perché, in un altro video, un commercialista a lui vicino farebbe riferimento a una tangente da pagare nella misura del 15 per cento, nella quale, a detta dello stesso commercialista, sarebbe inclusa anche la quota di De Luca. L’affare di cui si tratta riguarderebbe lo smaltimento delle ecoballe, per il quale nell’ottobre scorso la giunta regionale guidata da Vincenzo De Luca ha espletato la seconda gara per la rimozione di 500mila tonnellate di rifiuti presenti nel sito di stoccaggio Taverna del Re. La presunta trattativa denunciata dal sito riguarderebbe una terza tranche di 500mila ecoballe, da rimuovere nei prossimi mesi.

 

 

 

Cronache della Campania@2018


I Casalesi avevano imposto le slot machine in provincia di Roma: sequestro beni per 23 milioni di euro

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Dalle prime luci del giorno, i Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma stanno eseguendo un decreto di confisca emesso dal locale Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia capitolina, nei confronti di 9 appartenenti al clan dei CASALESI – “Gruppo IOVINE” e al contiguo e autonomo “Gruppo GUARNERA” di Acilia, per un valore complessivo di oltre 23 milioni di euro.
Le indagini economico-patrimoniali, svolte dagli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Capitale, sono state avviate all’esito di una vasta operazione antimafia, condotta dalle Fiamme Gialle di Roma, che, nell’ottobre 2013, nell’ambito dell’operazione “Criminal Games”, aveva portato all’arresto di IOVINE Mario, MARTINELLI Teresa, IOVINE Domenico, IOVINE Vitantonio, IOVINE Salvatore, TIMPANI Massimiliano, TIMPANI Fabrizio, STOLLO Silvano, GUARNERA Sergio, GUARNERA Sandro, CRISPOLDI Franco, DIOTALLEVI Fabrizio, ZOGU Arben, KOLAJ Orial e BARDHI Petrit, per i reati di associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di beni, usura, estorsione, rapina, illecita concorrenza con minaccia e violenza e detenzione illegale di armi.
In quel contesto, era stata accertata l’esistenza di una vera e propria joint-venture nel remunerativo settore delle “macchinette mangiasoldi” – imposte nel territorio di Acilia agli esercizi commerciali autorizzati – tra esponenti di vertice della criminalità organizzata campana (Gruppo IOVINE), e noti personaggi della criminalità organizzata romana (Gruppo GUARNERA), a loro volta in contatto con qualificati appartenenti alla Banda della Magliana, tra cui CRIALESI Luciano e SANTACHIARA Renato.
In particolare, evidenze giudiziarie confermavano come il boss Mario IOVINE, inteso “Rififì”, avesse progressivamente esteso le sue illecite attività nel settore delle slot machine dalla Campania al Lazio, coinvolgendo soggetti locali già “addentrati” in quel comparto illecito, ossia GUARNERA Sergio, detto “Ciccio”, e GUARNERA Sandro.
Dopo l’arresto di IOVINE, avvenuto nel dicembre 2006, i fratelli GUARNERA avevano promosso e organizzato un autonomo gruppo mafioso, creato a perfetta imitazione della consorteria criminale casertana e ricalcante le medesime e bieche logiche delittuose.
Nel dettaglio, gli investigatori scoprivano che i GUARNERA, per mantenere ed estendere il loro potere delinquenziale ed economico, si erano avvalsi di un braccio armato e violento composto da un nutrito e pericoloso gruppo di cittadini albanesi (i cosiddetti “pugilatori”), tra cui il pugile KOLAJ Orial, già campione italiano ed europeo dei pesi medio-massimi.
Il già evidente profilo di “pericolosità sociale” dei protagonisti della vicenda veniva aggravato dagli elementi acquisiti nell’ambito dell’operazione “VENTO DELL’EST”, anch’essa diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma e condotta dal G.I.C.O. di Roma, che, nel luglio 2015, portava all’esecuzione di 9 ordinanze di custodia cautelare nei confronti, tra gli altri, di GUARNERA Sandro, GUARNERA Sergio, ZOGU Arben e BARDHI Petrit, per estorsione, illecita concorrenza con minaccia e violenza e traffico internazionale di sostanze stupefacenti, aggravati dalle modalità mafiose.
In tale contesto, veniva accertato, tra l’altro, un episodio estorsivo ai danni del titolare di un centro scommesse SNAI di Guidonia Montecelio, perpetrato attraverso ripetute minacce di violenza fisica, nonché documentato un fiorente traffico internazionale di stupefacenti versato la Capitale, coordinato dal predetto ZOGU Arben, detto “Riccardino”.
Conseguentemente venivano eseguiti approfondimenti economico-patrimoniali, finalizzati alla ricostruzione del patrimonio direttamente o indirettamente riconducibile dai soggetti monitorati, che consentivano di acclarare come IOVINE Mario, IOVINE Salvatore, GUARNERA Sergio, GUARNERA Sandro, CRISPOLDI Franco, ZOGU Arben, DIOTALLEVI Fabrizio, KOLAJ Orial e BARDHI Petrit avessero accumulato beni mobili e immobili di ingente valore, in misura sproporzionata rispetto ai redditi leciti percepiti, nonché conducessero un tenore di vita assolutamente incoerente rispetto alle loro possibilità economiche.
La confisca odierna ha ad oggetto i beni già sottoposti a sequestro nel marzo del 2016, vale a dire:
– l’intero patrimonio aziendale di 3 ditte individuali;
– le quote societarie, il capitale sociale e l’intero patrimonio aziendale di 5 società di capitali;
– 8 unità immobiliari site in Roma e nelle province di Nuoro e L’Aquila;
– 1 terreno sito in Roma;
– 8 autovetture;
– 1 motociclo;
– rapporti finanziari
per un valore complessivo di stima di oltre 23 milioni di euro.
Contestualmente il Tribunale di Roma ha disposto, nei confronti di 6 dei 9 proposti, l’applicazione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di dimora nel comune di residenza per 3 anni.

 

 

Cronache della Campania@2018

Rifiuti & corruzione in Campania, perquisita la casa e lo studio dell’assessore di Salerno De Luca jr

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Napoli. E’ stata perquisita, la scorsa notte, l’abitazione e lo studio di Roberto De Luca, figlio del Presidente della Campania, Vincenzo, e assessore al Comune di Salerno, indagato per corruzione nell’ambito dell’indagine della Procura di Napoli sulla Sma. De Luca jr figura in uno dei video sequestrati presso la redazione del sito online Fanpage.it in cui un finto imprenditore gli avrebbe proposto accordi illeciti per un appalto. Gli agenti della squadra mobile e dello Sco hanno eseguito la perquisizione la scorsa notte, nelle stesse ore sono state eseguite altre perquisizioni.
Sono diciassette le persone indagate dalla Procura di Napoli nell’ambito dell’indagine che riguarda la Sma, la società in house della Regione Campania che si occupa di ambiente e rifiuti. Ieri mattina le prime perquisizioni e gli avvisi di garanzia.
Sulla vicenda che coinvolge l’assessore Roberto De Luca, il sindaco di Salerno Vincenzo Napoli si è espresso a margine di una conferenza stampa: “Dal canto mio c’è una totale e piena fiducia nella magistratura, ma questa è una vicenda dai contorni inquietanti per le modalità per cui sta nascendo. Ovviamente – spiega il primo cittadino – la magistratura saprà dirimere questi aspetti e mi auguro che si accendino i riflettori su tutto. Noi – l’ho detto più volte – abbiamo interesse che la Procura indaghi a tutto campo e accenda i riflettori. Sul caso in questione ho assoluta fiducia nella magistratura, ma altrettanta fiducia in Roberto De Luca che ho il piacere di conoscere personalmente in quanto assessore della mia giunta. Credo di poter mettere non una ma entrambe le mani sul fuoco per quanto riguarda gli aspetti ancora confusi che stanno agitando le cronache di questi giorni”.

Cronache della Campania@2018

Inchiesta Sma, il direttore di Fanpage.it: “Le mie parole possono essere usate contro di me”

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Inchiesta Sma, il diretto di Fanpage.it, Francesco Piccinini, intervistato da 24Mattino, su Radio 24. “Sì sì lo so, infatti qualsiasi cosa dirò oggi può essere usata contro di me” dice Piccinini ai conduttori che gli ricordano di essere sotto indagine per induzione alla corruzione “come se lei fosse uno di quelli che andava a chiedere il pizzo”. Intervistato al telefono da Luca Telese e Oscar Giannino, Piccinini ricostruisce la tecnica di inchiesta fatta con il giornalista Sacha Biazzo sotto copertura. Il direttore di Fanpage ha incontrato politici e imprenditori fingendosi un imprenditore del Nord con un carico di rifiuti da smaltire. Tra coloro che sono stati avvicinati anche Roberto De Luca, secondogenito del governatore della Campania, assessore al bilancio del Comune di Salerno. Da poco, come annunciato ieri, Fanpage ha pubblicato un primo filmato dell’inchiesta. Altri seguiranno nei prossimi giorni. “Se la procura ieri mattina non avesse avuto la brillante idea di venirci a sequestrare i materiali avremmo avuto più tempo” dice Piccinini ai conduttori di 24 Mattina. “Però non lo hanno fatto? Se le mettete in rete vuol dire…” chiede Telese e lui risponde: “Eh no, fortunatamente avevamo delle copie. La cosa incredibile è che, quindi, al reato di induzione alla corruzione dovrò per forza aggiungere il reato di pubblicazione di atti d’ufficio”. “Non so come finirà sta storia ma noi siamo tranquilli, non credo che nessuno sia così pazzo da venirci a cercare! – assicura il direttore di Fanpage – Vi lascio su una suggestione, la frase con cui apre il trailer del primo servizio. La persona che abbiamo incontrato dice: Ciamma sazia’ tutti quanti!'”.
Intanto stamane è stato pubblicato il primo video dell’inchiesta giornalistica di Fanpage sulla ipotizzata corruzione di politici e vertici della Sma Campania per smaltimento illecito di rifiuti. Il video è presentato dal direttore della testata giornalistica, Francesco Piccinini, che spiega come l’inchiesta giornalistica sia partita sei mesi fa e abbia documentato le tecniche di conferimento illecito e interramento di rifiuti anche tossici. Le immagini riprendono tra le 4 e le 5 persone con il volto non riconoscibile. I soggetti cercano di trovare un accordo per scaricare rifiuti. Vengono citati i Regi Lagni. Si sottolinea che lo sversamento avverrebbe in condotte sotterranee e che l’unico problema potrebbe essere la puzza. Il breve filmato si chiude con le parole di Piccinini che afferma: “Due mesi fa abbiamo portato tutto il materiale in procura perché non c’è scoop che tenga di fronte all’avvelenamento delle nostre terre. La stampa libera è alla base della democrazia”.

Cronache della Campania@2018

Sma & corruzione, Silvestri (Fnsi): “L’inchiesta ai danni di Fanpage.it è un abuso”

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Napoli. “L’inchiesta ai danni del direttore di Fanpage e del giornalista Sacha Biazzo è un abuso”. Così il segretario regionale della Fnsi, Claudio Silvestri, intervenuto alla conferenza stampa convocata questa mattina dal direttore del quotidiano on-line, Francesco Piccinini, per illustrare l’inchiesta giornalistica realizzata da Fanpage, alla base delle indagini della Procura di Napoli su voto di scambio e rifiuti. Sono sette i video dell’inchiesta del quotidiano on-line Fanpage e non riguardano solo la Campania e il traffico di rifiuti, ma anche il traffico di immigrati. Lo ha reso noto il direttore del giornale Francesco Piccinini nel corso della conferenza stampa. “Abbiamo rischiato la vita – ha dichiarato Piccinini -, abbiamo avuto a che fare con camorristi che ci hanno spiegato come si sversano i rifiuti”.
“Indagine contro giornalisti Fanpage è gravissima. In questo paese ci sono limiti alla libertà di stampa inauditi”. Ha detto il presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Verna. “La segretezza delle fonti è sacra – ha sottolineato Verna – e noi ci batteremo per tutelarne l’inviolabilità in tutte le sedi”. “C’e’ una preoccupante fantasia nel trovare nuove fattispecie di reato contro i giornalisti. Il direttore ha portato in procura i risultati dell’inchiesta quindi non si capiscono le ragioni della procura nell’indagare i colleghi”, ha aggiunto Verna.

Cronache della Campania@2018

Scafati, ai domiciliari con il braccialetto elettronico l’ex sindaco Aliberti

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Scafati. C’è il provvedimento di scarcerazione per Pasquale Aliberti, ex sindaco di Scafati, e posto agli arresti domiciliari nel comune di Roccaraso così come avevano chiesto i suoi difensori. L’unica novità rispetto alla richiesta dei difensori che gli è stato applicato il braccialetto elettronico. Aliberti dovrebbe uscire dal carcere tra domani e lunedì, il provvedimento verrà eseguito dopo che la polizia penitenziaria avrà verificato l’idoneità dell’abitazione messa a disposizione per rimanere detenuto agli arresti domiciliari.
I difensori, Silverio Sica e Agostino De Caro, avevano presentato ieri una nuova richiesta di domiciliari, dopo il diniego delle settimane scorse. Lunedì prossimo, è fissata l’udienza dinanzi ai giudici del Riesame di Salerno dopo l’appello scaturito dal primo rigetto nella quale si dovrebbe anche discutere della nullità della misura per il mancato interrogatorio.
L’ex sindaco di Scafati è stato arrestato il 24 gennaio scorso dopo la decisione della Cassazione di rigettare il ricorso degli avvocati difensori sulla decisione del Tribunale del Riesame di Salerno. Aliberti è accusato di scambio di voto politico mafioso per aver fatto patti con esponenti del clan Loreto-Ridosso in cambio di voti.

Cronache della Campania@2018

Inchiesta Sma, l’ex boss Perrella infiltrato per Fanpage: su un pizzino la tangente per i politici

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Napoli. L’ex boss dei rifiuti Nunzio Perrella fa da infiltrato per Fanpage, su un pizzino le percentuali delle tangenti da devolvere ai politici. “Per cinque mesi siamo andati in giro per l’Italia, abbiamo incontrato centinaia di trafficanti di rifiuti, spietati camorristi, imprenditori spregiudicati e politici corrotti – ha detto Nunzio Perrella nel video di Sasha Biazzo – abbiamo messo in giro la voce di un mio ritorno nei rifiuti”. La prima telefonata arriva da un imprenditore che parla di un affare in cui è coinvolta la Sma, la società in house della Regione Campania che si occupa di ambiente, e per il quale Perrella avrebbe dovuto interagire direttamente con l’amministratore. Il mese dopo – il video inizia il 25 ottobre – c’è un incontro a Roma in cui viene fatto dall’interlocutore il nome di Luciano Passariello “che ha gestito la situazione della Sma. Un lavoro da sei milioni di euro. Bisogna fare i piaceri ai politici”. Con la Sma avrebbe parlato, dice l’amministratore, direttamente Passariello. L’incontro poi avviene all’interno dell’ufficio di Lorenzo Di Domenico, amministratore della Sma Campania. Ad accoglierli è Agostino Chiatto, segretario particolare di Passariello, Di Domenico è presente. Si parla di rifiuti “di tutti i tipi” in partenza da Napoli nord, Aversa, Regi Lagni, Marcianise, dieci camionate al giorno, “c’è un’autorizzazione a fare una nuova gara, il capitolato lo facciamo noi (Sma) e Regione Campania”. Poi si passa a parlare del prezzo, 145 euro a tonnellata, e dei ‘guadagni’ a margine. Due giorni dopo Perrella viene ricontattato dal segretario di Passariello: ci si rivede in un bar del centro direzionale di Napoli il 5 gennaio 2018. A quel punto compare un ‘pizzino’, un foglietto su cui il segretario scrive le percentuali delle tangenti da pagare per politici e dirigenti Sma. Un milione di euro l’affare al mese, ai politici vanno 170mila euro al mese. Segue l’invito negli uffici della Regione, rifiutato per paura che i metal detector potessero rivelare la presenza della telecamera nascosta.

Cronache della Campania@2018

Femminicidio di Enza Avino: l’8 marzo il processo bis per l’assassino Nunzio Annunziata

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Forse non è un caso che il giorno della Festa della donna un violento assassino e autore di uno dei femminicidi più efferati degli ultimi anni sarà in aula per il processo di secondo grado. Nunzio Annunziata, il giovane di Terzigno che il 14 settembre del 2015 uccise a colpi di pistola in strada e poi trascinò per terra la sua ex fidanzata Enza Avino  il prossimo 8 marzo si presenterà davanti ai giudici del tribunale della Corte d’Assise dAppello di Napoli per provare a ottenere uno sconto di pena sui 30 anni che i magistrati del Tribunale di Nola gli hanno inflitto due anni fa. L’uomo, reo confesso, dopo una notte di fuga, proverà ad ottenere un ulteriore sconto di pena sui 30 anni di carcere. La pubblica accusa rappresentata dal pm Maurizio De Franchis e la famiglia della giovane vittima avevano invocato il massimo della pena. Per i giudici “non ci fu crudeltà” e questo influì sul verdetto. La mamma della vittima aveva spiegato: “Non ha ucciso solo mia figlia, ma anche tutti noi”. Amarezza da parte anche della cognata, molto legata alla sfortunata vittima. “La difesa di costui (gli Avino non nominano mai il killer di Enza, ndr), nel processo ha argomentato che gli uomini devono essere aiutati, ma soprattutto che lui ha un figlio minorenne e per questo non dovrebbe ricevere una pena del genere. Quando abbiamo ascoltato queste parole noi abbiamo pensato a nostro nipote, che ormai non ha più l’affetto della madre”. Enza Avino, infatti, aveva un figlio che all’epoca del delitto era minorenne e che oggi vive a Roma con il padre, dal quale Enza si era separato. Anche Annunziata ha un figlio avuto da una precedente relazione. Nel corso di quest’anno, i familiari non si sono mai sottratti agli appelli contro il femminicidio: “Abbiamo sempre sperato che il sacrificio di Enza potesse servire a qualcosa, a invertire la tendenza rispetto alle continue aggressioni e violenze alle donne. Noi andiamo avanti proprio nel ricordo di lei, è lei che ci dà la forza di continuare a vivere”. A Terzigno, nel nome di Enza Avino, è nato anche un sportello di ascolto dedicato proprio alle donne: una iniziativa dell’intero consiglio comunale, che istituì pure un’apposita commissione per affrontare le tematica del femminicidio.

 

Cronache della Campania@2018


Inchiesta Sma, Roberto De Luca: “Si faccia luce a 360 gradi, non intendo essere confuse con altri coinvolti”

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Napoli. “Piena fiducia nel lavoro della magistratura”, e “assoluta tranquillità”. Roberto De Luca, figlio secondogenito del Presidente della Campania, affida a una nota diffusa dal suo legale Andrea Cataldo, la sua difesa, dopo la perquisizione nella sua abitazione e nel suo studio di commercialista a Salerno disposta dai pm di Napoli che indagano su vicende legate agli appalti della Sma. “Sono interessato allo sviluppo rapido e a 360 gradi dell’azione giudiziaria – aggiunge – non intendo fra l’altro essere confuso con altre persone coinvolte a qualunque titolo in questa vicenda. Dunque prosegua l’accertamento dei fatti senza guardare in faccia a nessuno e venga chiarito ogni aspetto della vicenda. Non aggiungo altro per l’elementare doveroso rispetto per il lavoro che sta svolgendo all’autorità giudiziaria. Sono certo che tutto sarà chiarito rispetto a questioni con le quali non c’entro assolutamente nulla e che sono tra l’altro sotto il controllo dell’Autorità anticorruzione a tutela delle esigenze di trasparenza e correttezza. Mi auguro ora che si ponga termine ad attacchi politici e personali strumentali violenti al di fuori di ogni regola di semplice civiltà”.
Le indagini della Procura di Napoli “consentiranno di chiarire in tempi rapidi l’assoluta estraneità del mio assistito ai fatti contestati e derivanti da una peraltro ambigua e provocatoria attività di interferenza illecita nella sua vita privata e professionale”. Ha detto l’avvocato Andrea Castaldo, difensore di Roberto De Luca.”Quale difensore di Roberto De Luca preciso che per un doveroso rispetto del lavoro degli organi inquirenti non è possibile fornire ulteriori informazioni”.

Cronache della Campania@2018

Scafati, l’ex sindaco ai domiciliari: non potrà incontrare la moglie e il fratello

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Scafati. Scambio di voto politico mafioso: l’ex sindaco Angelo Pasqualino Aliberti lascerà il carcere di Fuorni, dove è detenuto dal 25 gennaio scorso, per la detenzione domiciliare nel comune di Roccaraso. Vietato qualsiasi tipo di contatto con persone estranee ai suoi genitori che si sono resi disponibili a provvedere ai suoi bisogni quotidiani trasferendosi nella località montana. L’abitazione messa a disposizione da un’amica di famiglia non potrà essere frequentata da altri familiari, compresa la moglie Monica Paolino e il fratello, Nello Maurizio Aliberti, indagati nell’ambito dell’inchiesta e – naturalmente – gli saranno vietati contatti con l’esterno, in particolare l’utilizzo dei social. A puntualizzare le prescrizioni in base alle quali Aliberti ha ottenuto gli arresti domiciliari, con braccialetto elettronico, è il il Gip Giovanna Pacifico, nel suo provvedimento. Resta ferma, secondo il giudice, la gravità dei fatti contestati. Ma alla luce dell’istanza dei difensori Silverio Sica e Agostino De Caro, l’ex sindaco di Scafati può ottenere gli arresti domiciliari. E’ stato valutato dal giudice il tempo trascorso dal momento dell’arresto che – seppure non ‘obiettivamente prolungato – ha avuto ‘un’indubbia efficacia deterrente sulla personalità dell’indagato’. Elemento determinante, poi, per la scelta del Gip – supportata dal parere favorevole del pubblico ministero – la detenzione domiciliare proposta dalla difesa a Roccaraso è molto ‘distante dal territorio che è stato scenario dei fatti contestati’. A rafforzare l’isolamento il divieto di comunicazione, in ogni forma, con persone diverse dai suoi genitori, Rosaria Matrone e Nicola Aliberti, e anche quello dell’utilizzo di ogni comunicazione telematica, visto che proprio le comunicazioni intrattenute via internet, su Facebook in particolare, sono stati alla base del pericolo di recidiva che hanno spinto i giudici del Tribunale del Riesame ad applicare la misura degli arresti in carcere. Il provvedimento del Gip è stato notificato dal personale della sezione Dia di Salerno ai difensori e inviato al carcere e alla polizia penitenziaria che si occuperà di trasferire Aliberti a Roccaraso, in provincia de L’Aquila, appena saranno completate tutte le formalità di rito. Il trasferimento dovrebbe avvenire tra oggi e lunedì.

Cronache della Campania@2018

Trovò la moglie con l’amante e lo denunciò come ladro: condannato per calunnia

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Sant’Egidio.  E’ stato condannato a un anno di carcere (pena sospesa) l’uomo che rientrando a casa aveva trovato la moglie con l’amante e aveva chiamato i carabinieri denunciando la presenza di un ladro nella sua abitazione. L’uomo, un 39enne di Nocera è stato condannato per calunnia, minacce e lesioni.  La vicenda, è accaduta a Sant’Egidio del Monte Albino lo scorso 25 luglio. L’uomo rientrando in casa trovò la moglie con l’amante iniziò ad inveire contro la donna. Il 39enne dopo aver minacciato con un coltello la donna dicendole “ti taglio la testa, tu non sei fare la mamma e non sei degna di vedere i tuoi figli” poi  chiamò i carabinieri dicendo di aver trovato un ladro in casa. Riferì ai militari che lo stesso si era introdotto in casa sua pur sapendolo innocente. I carabinieri, giunti poi sul posto, ascoltarono e verbalizzarono le versioni dei tre. Quell’uomo non era un ladro ma il nuovo compagno della donna. Ora è arrivata la condanna.

Cronache della Campania@2018

Rifiuti, esce il video con De Luca jr e si scatena l’inferno: politico bipartisan di Angri pattuisce la tangente

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Napoli. Inchiesta Sma: pubblicato da Fanpage.it il video in cui compare Roberto De Luca, assessore di Salerno e figlio del Presidente della Regione, Vincenzo. Tramite tra De Luca jr e il finto imprenditore impersonato dall’ex camorrista pentito, Nunzio Perrella, il consulente del lavoro angrese Francesco Igor Colletta. E’ Colletta uno dei personaggi chiave nella video inchiesta giornalistica di Fanpage.it, al centro dell’indagine della Procura di Napoli, su un giro di corruzione nell’ambito dello smaltimento dei rifiuti, in cui De Luca jr è indafato. Colletta, ex candidato nelle liste che sostennero il sindaco di centrosinistra Cosimo Ferraioli, sostiene nel video di essere un ex carabiniere. Il commercialista è un attivista politico, dopo l’esperienza con il centrosinistra, nel 2016 è stato uno dei promotori ad Angri del movimento ‘Terra nostra italiani’ con Giorgia Meloni, di cui divenne il referente di zona. E’ lui il tramite per arrivare a Roberto De Luca, l’assessore al Bilancio del Comune di Salerno. Colletta contatta il socio di studio di De Luca jr per far incontrare il sedicente imprenditore Varotto, titolare di una multinazionale con il figlio del Presidente della Campania.
Tre gli incontri documentati dalla testata online, tutti avvenuti nelle scorse settimane e che sono al vaglio della Procura di Napoli nell’ambito dell’inchiesta per corruzione. Roberto De Luca, attraverso Francesco Igor Colletta, conosce Nunzio Perrella, l’ex boss dei rifiuti ‘infiltrato’ di Fanpage per portare avanti l’inchiesta. De Luca jr è stato iscritto nel registro degli indagati per l’ipotesi di corruzione per avere, secondo l’accusa, attraverso un suo collaboratore – Colletta appunto – avuto la promessa di tangenti. I magistrati sono al lavoro, anche oggi, per esaminare i materiali acquisiti e avviare la ricerca di riscontri. Una vicenda che continua a suscitare polemiche. I Cinquestelle chiedono le dimissioni del governatore e Luigi Di Maio attacca: “Voglio farvi vedere il volto degli assassini politici della mia gente. Quando saremo al Governo inaspriremo la legge Severino che è troppo timida per i criminali politici”, dice a Genova indicando De Luca jr sullo schermo. Il presidente della Regione ribatte da Salerno e in serata scrive un violento post su Facebook: “​In Italia siamo giunti alla barbarie. Camorristi, ingaggiati per mettere in atto operazioni oscure di aggressione personale e politica. Oltre ogni decenza. Oltre ogni vergogna. Per adesso voglio rivolgere ai camorristi e chi li ingaggia, un mio messaggio sobrio e amichevole: vi faremo ringoiare tutto”.
Perrella quantifica nel corso di un colloquio con il commercialista Francesco Igor Colletta, amico e collega di Roberto, l’ipotetica tangente: “Comunque dentro a questo 11-12 per cento è comprensivo pure Roberto, è così?’, dice. Risponde Colletta: “Dieci, quindici non undici”. Perrella incalza: “E’ comprensivo pure Roberto?”. Colletta: “Sì massimo il 15”. E’ questo lo stralcio della conversazione che ha spinto ggli inquirenti a iscrivere Roberto De Luca – che a quel colloquio non partecipa – nel registro degli indagati per corruzione. E’ presente, invece, a una riunione avvenuto il giorno prima, il 7 febbraio scorso, insieme con Colletta e il falso imprenditore che, registrando il tutto con una telecamera nascosta, racconta di lavorare per una multinazionale che opera nel settore dei rifiuti e di trasportarli in Perù via nave, dove ci sono due grandi discariche ad attenderli. Roberto De Luca lo ascolta, si informa sulle credenziali dell’azienda, sui prezzi, sottolinea i requisiti necessari. Poi conclude: “Faccio un po’ mente locale, magari vi faccio chiamare dal tecnico in modo da iniziare ad essere più operativi”. Il giorno dopo, un nuovo contatto tra Colletta e Perrella (il fantomatico imprenditore Varotto), nel quale si parla di una percentuale sull’appalto.
Una ricostruzione che viene contestata dall’avvocato Andrea Castaldo, legale di De Luca jr, che attacca: “Il taglio accurato di alcune scene e il montaggio efficace quanto strumentale consegnano al pubblico una visione distorta rispetto alla versione integrale, che si presta a una scandalistica operazione, non certo alla fedele ricostruzione della realtà”.”Roberto De Luca, nella veste di libero professionista, riceve sedicenti imprenditori, mai prima visti nè sentiti, (come si evince dalla prime battute del filmato) grazie a un unico contatto tra il socio di studio e altro libero professionista. Nel corso della riunione – di cui si ribadisce, sono estrapolati abilmente solo pochi passaggi – Roberto De Luca non mostra alcun particolare interesse alla vicenda e si limita esclusivamente ad ascoltare improbabili informazioni. Successivamente alla riunione Roberto De Luca non intrattiene più contatti con tutti i protagonisti della vicenda, ne’ personali, ne’ telefonici, ne’ epistolari, neppure attraverso terzi”. Dunque “è del tutto improprio e conseguentemente gravemente diffamatorio, come si legge in alcune testate giornalistiche, accostare e/o insinuare il nome e la carica politica rivestiti da Roberto De Luca a presunti accordi illeciti stipulati con terzi. Ci si riserva di agire nelle sedi giudiziarie competenti a tutela dell’onorabilità e della reputazione di Roberto De Luca e di componenti la sua famiglia”.
Il segretario del Pd Matteo Renzi, nel corso della sua visita a Napoli, rilascia un’intervista a fanpage.it: “Io sono garantista, penso che un avviso di garanzia non sia una sentenza, penso voi abbiate il diritto e il dovere di mostrare le vostre carte e la vostra innocenza e di provarla come pure faranno gli altri indagati ma non potete chiedere a me finchè c’è la Magistratura in campo, di mettere la mia parola o il naso in questa dinamica: finchè c’è la Magistratura i politici è meglio che tacciano”. Renzi allude alla circostanza che il direttore della testata online, Francesco Piccinini e il giornalista Sacha Biazzo, sono indagati insieme a Nunzio Perrella.
Sulla vicenda interviene anche Pietro Grasso (LeU): “I fatti di Napoli mettono in risalto quello che è un ambiente di corruzione che noi non possiamo certamente tollerare”. Mentre in mattinata, in una conferenza stampa i parlamentari uscenti e ricandidati di Leu, Arturo Scotto e Peppe De Cristoforo, hanno rivolto al presidente della Regione De Luca quattro domande a proposito dell’inchiesta che coinvolge il figlio Roberto. Arturo Scotto ha parlato di uno “scandalo che sta attraversando la nostra terra. In queste ore ci sono troppi silenzi ma emerge in maniera significativa un quadro di consociativismo e clientelismo, in alcuni casi di corruzione, che una forza come Liberi E Uguali ha il dovere di denunciare.

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Consip, domani al Csm il procedimento disciplinare per Woodcock

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Si aprira’ domani mattina il procedimento disciplinare al Csm a carico del pm di Napoli Henry John Woodcock per il caso Consip. Due le vicende che vedono il magistrato ‘accusato’ dalla Procura generale della Cassazione, titolare, assieme al Guardasigilli, dell’azione disciplinare delle toghe: la prima incolpazione riguarda i virgolettati contenuti in un articolo di ‘Repubblica’ dello scorso aprile sul caso Consip, mentre la seconda e’ concentrata sull’audizione dell’ex consigliere economico di Palazzo Chigi Filippo Vannoni, sentito come persona informata sui fatti e non come indagato. Per quest’ultima vicenda, la contestazione disciplinare del pg e’ rivolta anche alla pm di Napoli Celestina Carrano. Woodcock e Carrano, secondo il pg di Cassazione, hanno violato i “doveri di imparzialita’, correttezza e diligenza”, perche’, “con inescusabile negligenza” hanno omesso di iscrivere sul registro degli indagati Vannoni, sentendolo invece come persona informata sui fatti “in assenza di difensore e con modalita’ tali – si legge nell’atto di incolpazione – da essere lamentate come non rispettose della sua dignita’ dallo stesso Vannoni”. Quanto al solo Woodcock, i virgolettati contenuti nell’articolo pubblicato nello scorso aprile da ‘Repubblica’ sul caso Consip rappresentano, secondo la Procura generale della Suprema Corte, “un comportamento gravemente scorretto” nei confronti di Nunzio Fragliasso, all’epoca facente funzioni di capo della Procura di Napoli, e anche una “grave scorrettezza” nei confronti dei pm di Roma, investiti dello stralcio dell’indagine Consip, “nella cui attivita” giudiziaria comunque egli ha interferito ingiustificatamente”. L’udienza disciplinare si aprira’ domani mattina: a rappresentare la Procura generale della Suprema Corte sara’ il sostituto pg Mario Fresa, mentre Woodcock sara’ difeso da Marcello Maddalena, ex procuratore generale di Torino, oggi in pensione. Sia l”accusa’ che la difesa presenteranno una lista di testi da convocare davanti al ‘tribunale delle toghe’.

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Scafati, bomba ad Acqua e Sale: Panariello ai domiciliari e il fratello minore solo indagato

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E’ agli arresti domiciliari Pasquale Panariello, il 26 enne scafatese accusato di essere l’autore dell’estorsione e dell’attentato contro la pescheria-ristorante Acqua e sale di via Monte Grappa a Scafati. Per lo stesso episodio estorsivo invece è indagato a piede libero il fratello minore. Grazie alla difesa dell’avvocato Gennaro De Gennaro il Tribunale del Riesame, il 25 gennaio scorso, aveva annullato l’ordinanza di custodia cautelare disposta dal gip Boccassini del Tribunale di Salerno in data 3 gennaio 2018 concedendo gli arresti domiciliari a Panariello ritenendo che non sussistessero elementi investigativi per confermare un’ipotesi estorsiva. Il Riesame aveva accolto la tesi difensiva, precisando che non trovava riscontro il movente individuato dal GIP e non vi erano le condizioni giuridiche per qualificare il fatto come estorsione. Ciò significando che è caduta la contestazione elevata al Panariello Pasquale di essere stato il mandante ed il fratello minore l’esecutore materiale di un’estorsione ai danni del Ristorante “Acqua e Sale”.  Panariello quindi è ai domiciliari per questo episodio e non in carcere come riportato erroneamente in giornata da tutti gli organi di informazione. Lo stesso Panariello è in carcere insieme con il presunto complice, il 43 enne Antonio Palma per una tentata estorsione di qualche mese al supermercato IperG di Scafati. Invece la mamma de due Panariello, la 42enne Elvira Improta, originaria di Torre del Greco, risulta indagata a piede libero perché nel corso di una perquisizione presso la sua abitazione i carabinieri hanno rinvenuto una pistola sul terrazzo.

 

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Torre del Greco, la famiglia di Mariarca contraria allo sconto di pena al marito assassino

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Uccise la moglie a coltellate, ora punta tutto sullo sconto di pena. Antonio Ascione, il pizzaiolo torrese che uccise Maria Archetta Mennella, fa sapere di chiedere il rito abbreviato per ricevere uno sconto di pena. L’uomo uccise la ex moglie con 5 coltellate, di cui tre al torace e due al braccio sinistro. Questo è quanto emerso dal risultato dell’esame autoptico sul corpo della 38enne torrese, mamma di due bambini da un anno commessa in veneto. La morte di Mariarca è riconducibile ad un “arresto cardiocircolatorio irreversibile” a cui si aggiunge “anemia post emorragica da sezione del polmone di sinistra, del pericardio e dell’aorta”. Secondo i medici legali le lesioni sarebbero state causate da un coltello con una lama lunga dagli 8 ai 10 centimetri e larga 2 centimetri.
La perizia sarà visionata dal Pubblico Ministero che chiederà, molto probabilmente, il rinvio a giudizio di Antonio Ascione. L’imputato, seguito dall’avvocato Pietramala, ha fatto intendere che chiederà il giudizio abbreviato perché il suo assistito possa beneficiare dello sconto di un terzo della pena. La famiglia Mennella, invece, è sostenuta gratuitamente dallo Studio 3° di consulenza legale e dall’avvocato Alberto Berardi, il quale sostiene di avere gli elementi necessari per dimostrare la premeditazione dell’omicidio. I familiari di Mariarca mostrano tutta la rabbia sulla notizia dell’eventuale sconto di pena. “Ma quale sconto di pena – dice la sorella di Mariarca – io la pena di morte gli darei. Vergogna”.

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Inchiesta Consip, il pg: ‘Woodcock disse a Vannoni: vuol fare vacanza in carcere?’

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Il pm di Napoli Henry John Woodcock “all’inizio dell’audizione di Vannoni, ha invitato la persona informata sui fatti a guardare dalla finestra il carcere di Poggioreale, chiedendogli se vi volesse fare una vacanza”. E’ quanto si legge nell’integrazione, formulata dal sostituto pg di Cassazione Mario Fresa, del capo di incolpazione nei confronti del pm Woodcock davanti alla disciplinare del Csm. E ancora: Woodcock “ha mostrato a Vannoni – scrive il pg nell’atto consegnato al ‘tribunale delle toghe’ – dei fili che gli disse essere microspie, facendogli percepire, senza che cio’ corrispondesse al vero, di essere stato intercettato”. In tal modo, si legge nell’incolpazione della Procura generale della Suprema Corte, “la persona informata dei fatti si e’ sentita ‘sconvolta’, ‘frastornata’ e ‘scioccata’”. Secondo il pg Fresa, inoltre, i pm Woodcock e Carrano “senza esercitare i poteri di direzione loro attribuiti per legge – si sottolinea nell’atto di incolpazione integrato dopo la richiesta di precisazione da parte della disciplinare del Csm – hanno consentito agli ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria presenti di svolgere, in maniera confusa e contemporaneamente, una molteplicita’ di domande, invitando Vannoni a ‘confessare'”. Ma su queste accuse è arrivata la replica di Marcello Maddalena, ex pg di Torino oggi in pensione, difensore del pm Henry John Woodcock, davanti alla sezione disciplinare del Csm: “Vannoni non e’ affidabile ne’ attendibile. Ecco perche’ abbiamo presentato un’ampia richiesta di testi”, ha aggiunto. Il difensore ha anche ricordato che Vannoni dichiaro’ che, al palazzo di giustizia di Napoli il giorno della sua audizione, era stato tenuto un’ora al freddo e poi di essere stato in una stanza piena di fumo: “Woodcock non fuma piu’ da anni”, ha rilevato Maddalena.

Va riscritta l’accusa a carico dei pm di Napoli Henry John Woodcock e Celeste Carrano, specificando meglio quale sia “la grave scorrettezza” che avrebbero commesso durante l’interrogatorio di uno degli indagati dell’inchiesta Consip,l’ex consigliere di palazzo Chigi Filippo Vannoni. Lo ha deciso la sezione disciplinare del Csm nel procedimento ai due sostituti napoletani, incaricando il pg della Cassazione a provvedere in tal senso. La Sezione disciplinare ha ritenuto dunque che su questo punto l’accusa fosse troppo generica. Un’obiezione che era stata sollevata dalla difesa dei due magistrati – l’ex procuratore di Torino Marcello Maddalena per Woodcock e il procuratore di La Spezia Antonio Patrono per Carrano – che aveva chiesto pero’ al tribunale delle toghe di andare oltre, dichiarando la nullita’ dell’accusa. La Sezione disciplinare ha scelto invece la via di una “precisazione” , “necessaria” – come scrive nella sua ordinanza per “valutare l’ammissibilita’ e la rilevanza delle prove richieste”. Il tribunale delle toghe, al termine di una lunga camera di consiglio, ha respinto invece altre istanze avanzate dalla difesa,che aveva posto un’eccezione di incostituzionalita’ rispetto alla mancanza di un divieto per chi siede nella Sezione disciplinare di far parte anche della Prima Commissione del Csm; Commissione che si sta occupando di Woodcock sempre in relazione all’inchiesta Consip. E aveva chiesto che per lo meno si astenessero due dei giudici disciplinari che di quella Commissione fanno o hanno fatto parte. La Sezione disciplinare ha ritenuto “manifestamente infondata” la questione di illegittimita’ costituzionale e ha escluso l’esistenza di “gravi ragioni di convenienza” che imponessero l’astensione di due suoi componenti: Antonio Leone, che e’ il presidente della Prima Commissione e Luca Palamara, che della Commissione ha fatto parte.

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Scafati, confermati i domiciliari a Roccaraso per Aliberti ma senza braccialetto

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Il Riesame conferma gli arresti domiciliari per l’ex sindaco di Scafati, Pasquale Aliberti. Uscirà domani mattina dal carcere e andrà a Roccaraso dove ha scelto di risiedere e di scontare la misura cautelare. Il presidente del Tribunale del Riesame di Salerno, Gaetano Sgroia ha accolto l’unica richiesta che avevano avanzato i suoi difensori, ovvero quella del braccialetto elettronico di controllo. Aliberti andrà quindi ai domiciliari ma senza braccialetto. Tra stasera e la mattinata di domani la polizia penitenziaria organizzerà una nuova ispezione alla casa scelta dall’ex sindaco dove dalla giornata di domani sarà in compagnia dei suoi genitori che hanno deciso di stare vicino al figlio. Niente da fare invece per visite della moglie Monica Paolino, i figli e il fratello Nello.

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Camorra in festa al rione Traiano: ai domiciliari il figlio del boss Puccinelli

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Camorra in festa con fuochi d’artificio al rione Traiano per la scarcerazione di Ciro Puccinelli, 29enne figlio del boss Salvatore “straccietta”, che dal suo esilio dorato di Montesilvano in provincia di Pescara continua a muovere le fila della cosca. Il giovane ras nonostante la richiesta di condanna a 18 anni di carcere arrivata la scorsa settimana ha ottenuto inaspettatamente gli arresti domiciliari fuori regione e nel quartiere è scoppiata la festa. Ciro Puccinelli era stato arrestato  a gennaio dello scorso anno nel maxi blitz  che e aveva sgominato tutto il sistema di spaccio d ella nuova Scampia di Napoli. Oltre novanta persone arrestata e 140 indagati tra le varie famiglie camorristiche gravitano attorno al clan principale del rione ovvero i Puccinelli- Petrone. nelle oltre mille pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmate dal gip Egle Pilla si racconto di uno spaccato criminale impressionante. Il clan guidato da Francesco Petrone ‘o nano, fratellastro di Cirotto Puccinelli, aveva a disposizione 24 ore su 24 perfino un gruppo composto dai fratelli Daniele e Rosario Cariello addetti alla video sorveglianza. Perché tutti le piazze di spaccio era controllate a distanza e non doveva mai venir meno la sorveglianza. Di Ciro Puccinelli aveva parlato uno dei pentiti del clan ovvero Emilio Quindici che aveva raccontato ai pm della DDa di Napoli: “… si tratta di Pucciuclli Cirotto, fratello di Petrone Francesco detto o’ nano. Ha una piazza di cocaina in via Tertulliano in società con Cozzolino Gennaro, Lazzaro Lulu’ e Genni,. Questa piazza viene caricata da Francesco Petrone detto o’ nano per conto del sistema. Viene caricata pero’ anche fuori sistema da Vicienzo o’ giurnalista oggi detenuto per droga. Il carico fuori sistema che avviene ad un prezzo piu’ vantaggioso puo’ avvenire da parte di chiunque, come ad esempio Frank o’ filippiano…”. Quando ci fu il blitz Ciro Puccinelli era agli arresti domiciliari perchè era stato arrestato alcuni mesi insime con Salvatore Lazzaro diventato poi scissionista del clan insieme con il gruppo di Basile e Cozzolino. E il fatto che fosse agli arresti domiciliari è diventato il punto di forza della difesa di Puccinelli. Infatti gli avvocati Leopoldo Perone e Giuseppe De Gregorio sono riusciti a dimostrare chenon c’era assolutamente il pericolo di fuga, non sussisteva allora e non sussiste adesso. Ecco il motivo per il quale il gup ha accolto le tesi dei penalisti. Questa decisione ha lasciato di sasso gli altri imputati ma anche la Procura che ha subito fatto ricorso contro l’ordinanza del giudice in un appello al Riesame che si preannuncia a dir poco “bollente”. E intanto da due giorni Ciro Puccinelli non è più in carcere.

 

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Torna in libertà il boss Raffaele Anastasio ‘zi Felice’

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E’ tornato in libertà Raffaele Anastasio, elemento di spicco dell’omonimo clan e nipote di Aniello Anastasio, o’ zio, storico capo della cosca. Nell’agosto dello scorso anno era stato condannato a sei anni e sei mesi di reclusione. Era già stato condannato per estorsione con metodo mafioso alla pena di anni 4 e mesi 8 ,interamente espiati ,a seguito di un provvedimento di fermo emesso dalla dda dott D’Onofrio nel luglio del 2010, ed arrestato, dopo alcuni mesi di latitanza a marzo del 2011. Per Anastasio il pm aveva chiesto 13 anni e sei mesi ridotti obbligatoriamente di 1/3 a 9 anni per abbreviato. Era detenuto a Teramo da maggio 2016,. La Cassazione però ha annullato quella condanna e quindi Raffaele Anastasio detto “don Felice” , difeso dagli avvocati Rosario Arienzo e Giancarlo Nocera, è tornato libero.

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Salerno, il pm chiede 8 anni di carcere per l’attore Diele

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Il pm Elena Cosentino del Tribunale di Salerno ha chiesto otto anni di carcere per l’attore romano Domenico Diele accusato di aver investito e ucciso mentre era drogato e ubriaco alla guida la salernitana Ilaria Dilillo la notte tra il 23 e 24 giugno dello scorso anno. L’incidente si verificò allo svincolo autostradale di Montecorvino Pugliano. Il processo con rito abbreviato si sta celebrando davanti al gup Pietro Indinnimeo del Tribunale di Salerno. Nel corso dell’udienza di oggi l’avvocato Michele Tedesco, che rappresenta il padre e il fratello della vittima che si sono costituiti parte civile, ha chiesto il risarcimento del danno ed una provvisionale pari a 500 mila euro. Alla prossima udienza, il 27 febbraio, ci saranno le discussioni dei difensori dell’imputato e la sentenza.

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