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Channel: Cronaca Giudiziaria
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Coronavirus, inchiesta sull’ospedale di Ariano e sul Centro Minerva: ascoltati i testimoni

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Coronavirus, inchiesta sull’ospedale di Ariano e sul Centro Minerva:testimoni ascoltati al telefono o in videoconferenza attraverso comuni app per smatphone e pc. Così il pool di magistrati della procura di Benevento prova a superare le difficoltà logistiche legate all’emergenza coronavirs e ad accelerare i tempi nell’inchiesta sulla gestione dell’emergenza nell’ospedale Frangipane di Ariano Irpino e nella Rsa Centro Minerva sempre ad Ariano. L’indagine è seguita direttamente dal procuratore Aldo Policastro, affiancato dai sostituti Francesco Sansobrino e Maria Colucci, che coordinano gli investigatori dei carabinieri del comando provinciale di Avellino. Sotto la lente dei magistrati i primi ricoveri nell’ospedale, quando furono aggirati i filtri della tenda pre-triage e del pronto soccorso da marito e moglie, lui medico dello stesso ospedale e lei sospetta contagiata, e da un paziente sospetto trasportato da una squadra del 118. (AGI)Av1/Lil (Segue) 151446 APR 20 NNNN

CronachedellaCampania@2020


Torre Annunziata, Gennaro Immobile ‘bersaglio facile’ del Covid19: il gip gli concede gli arresti domiciliari

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Torre Annunziata. Detenuto a rischio contagio per comprovati fattori di rischio: Gennaro Immobile ottiene gli arresti domiciliari, accolta la tesi dell’incompatibilità con il regime carcerario. Il 67enne di Torre Annunziata, detenuto nel carcere di Napoli-Secondigliano da giugno scorso a seguito di un’ordinanza proposta e ottenuta dall’antimafia di Bari per traffico di stupefacenti, è tornato a casa a seguito di una richiesta del suo avvocato difensore Elio d’Aquino. Ad accogliere la tesi difensiva, basata su argomentazioni scientifiche e statistiche circa il rischio contagio nell’eventualità di una diffusione all’interno dell’istituto penitenziario, è stato il Gip di Bari Annachiara Mastrorilli. Due gli elementi che hanno spinto il giudice ad accogliere l’istanza presentata dall’avvocato d’Aquino: Immobile ha 67 anni, quindi è nella cosiddetta terza età, oltre ad avere gravi crisi ipertensive. Due fattori di rischio in caso di contagio da Covid19. Dunque, secondo il difensore, Gennaro Immobile sarebbe stato a rischio di vita qualora ci fosse stato una diffusione del virus nel carcere. Ipotesi quest’ultima non remota, visti i casi registrati in molti istituti penitenziari italiani sia tra i detenuti che tra la polizia penitenziaria e il personale sanitario. Immobile, arrestato nell’operazione Ares della Dda di Bari, è in carcere da giugno scorso per traffico di stupefacenti tra la Puglia e la Campania. Nel caso in questione, a prevalere sulle esigenze cautelari – restano immutate, secondo il Gip -, secondo la difesa sono i rischi per la salute e addirittura per la vita del detenuto. A supporto di questa tesi, l’avvocato d’Aquino ha sottoposto al giudice le statistiche scientifiche sulla mortalità del virus Covid19, tra i fattori di rischio più diffusi registrati non solo in Italia ma anche in Cina, oltre all’età, anche malattie cardiache e ipertensive (il 74% di incidenza di morbilità) che avrebbero fatto di Gennaro Immobile un ‘bersaglio’ facile per il coronavirus. Un dato interpretativo – vista la mancanza di norme ad hoc e di una prassi consolidata che in virtù dell’emergenza non poteva esserci – che è stato accolto dal Gip. Il giudice ha disposto la trasformazione della detenzione in carcere con quella domiciliare di Gennaro Immobile, con l’utilizzo del braccialetto elettronico, così come è stabilito dal Governo nelle disposizioni per contrastare l’emergenza della diffusione del Covid19 negli istituti penitenziari, ma anche in mancanza del dispositivo – vista la difficoltà a reperirne (la Sesta commissione del Csm ha bocciato le misure previste dal decreto Cura Italia per aver condizionato la detenzione domiciliare all’utilizzo dei braccialetti elettronici, di fatto indisponibili) – il Gip ha stabilito che Immobile potesse uscire dal carcere. (r.f.)

CronachedellaCampania@2020

‘Cold case’ di camorra risolto grazie ai pentiti: ordinanza per due dei fratelli Lo Russo

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‘Cold case’ di camorra risolto grazie ai pentiti: ordinanza per due dei fratelli Lo Russo. Nella mattinata di ieri, 15, la Squadra Mobile di Napoli ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli su richiesta della DDA di Napoli nei confronti di:

1. LORUSSO Domenico, nato a Napoli il 20.3.1958;

2. LORUSSO Giuseppe nato a Napoli il 18.12.1954,

Gli indagati sono chiamati a rispondere, in concorso con altri soggetti successivamente deceduti, di omicidio aggravato. Si tratta di vicende risalenti al 1989 ed in particolare dell’omicidio di  Espedito Ussorio, avvenuto a Napoli in data 18.10.1989, in questa via Janfolla. L’omicidio dell’Ussorio si colloca nel periodo in cui il clan Lo Russo e il clan Licciardi erano parte integrante dell’Alleanza di Secondigliano e trova il proprio movente nella presunta appartenenza della vittima all’organizzazione criminale facente capo a Raffaele Cutolo.

Le indagini svolte dalla Squadra Mobile sotto il coordinamento della DDA hanno consentito di acquisire riscontri di diversa natura alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia tanto da delineare un grave quadro indiziario nei confronti dei fratelli Lo Russo.Giuseppe Lo Russo è già detenuto in regime detentivo speciale ed ha riportato condanne per omicidio oltre che per contestazioni associative. Domenico Lo Russo è già detenuto per altro.

CronachedellaCampania@2020

La Procura di Napoli archivia la posizione dei medici del Cardarelli accusati di assenteismo dalla ‘Fake news’ de Il Fatto Quotidiano

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La Procura della Repubblica di Napoli ha chiesto e ottenuto dal gip l’archiviazione delle indagini sulle presunte assenze ingiustificate di un rilevante numero di medici e operatori sanitari dell’ospedale Cardarelli del capoluogo partenopeo, in concomitanza con l’acuirsi dell’emergenza sanitaria causata dal Coronavirus. La richiesta di archiviazione è stata formulata, informa una nota, lo scorso 30 marzo, dopo l’accertamento da parte dell’ufficio inquirente guidato dal procuratore Giovanni Melillo, dell’infondatezza delle notizie di reato acquisite. Gli accertamenti dei pm hanno consentito di appurare la correttezza dei comportamenti del personale della struttura sanitaria partenopea. La notizia lanciata dal quotidiano Il Fatto, lo scorso 18 marzo, sollevò dubbi sull’assenza di “249 dottori malati immaginari” dall’ospedale più grande del Sud, proprio in concomitanza con l’emergenza sanitaria e, parallelamente alle indagini dei magistrati, fu avviata, dalla direzione strategica dell’ospedale, anche un’attività investigativa interna mirata ad analizzare ogni singolo caso di malattia dei dipendenti. Al termine di quella attività di accertamento la direzione diede mandato ai propri legali di agire contro chi aveva diffuso le informazioni che, fu sottolineato, non risultavano corrispondenti a verità.

CronachedellaCampania@2020

Per la Cassazione è lecito tenere piantine cannabis sul balcone

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La Cassazione da il via libera alle piantine di cannabis sul balcone e in generale alla coltivazione domestica della marijuana purché a uso strettamente personale del solo coltivatore, escluso ogni utilizzo destinato al mercato degli stupefacenti. Lo scrive la Cassazione nelle motivazioni depositate oggi dalle Sezioni Unite penali e relative all’udienza svoltasi lo scorso 19 dicembre della quale era già stato reso noto l’esito. Con questo verdetto è stato accolto il ricorso di un trentenne campano condannato a un anno di reclusione e tremila euro di multa perché in casa aveva due ‘piantine’ e una riserva di circa 11 grammi di cannabis. Ora la Corte di Appello di Napoli dovrà riesaminare il caso. Ad avviso degli ‘ermellini “il reato di coltivazione di stupefacenti è configurabile indipendentemente dalla quantità di principio attivo ricavabile nell’immediatezza”, tuttavia “non sono più riconducibili all’ambito di applicazione della norma penale, le attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica”. Il numero delle piante deve essere “scarso” e non ci devono essere “indici di un loro inserimento nell’ambito del mercato degli stupefacenti”. L’uso deve essere “destinato in via esclusiva al coltivatore” conclude la massima di diritto fissata nella motivazioni della sentenza 12348 depositate oggi.

CronachedellaCampania@2020

Ex vescovo di Alife, la sua perpetua e il marito condannati per aver depredato di circa 900mila euro un anziano sacerdote

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Ex vescovo di Alife, la sua perpetua e il marito condannati per aver depredato di circa 900mila euro un anziano sacerdote. Nella giornata del 16 aprile 2020, il GIP del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha depositato la motivazione della sentenza, emessa a seguito di giudizio abbreviato, con la quale ha condannato DI CERBO Valentino, ex Vescovo della Diocesi di Alife- Caiazzo, nonché la sua perpetua, D’ ABROSCA Rosa Cristina, e il marito di lei, FEVOLA Giovanni, per il delitto di circonvenzione di incapace aggravato dal danno patrimoniale di rilevante gravità e dall’abuso di relazioni domestiche, pepetrato in concorso tra loro ai danni dell’anziano sacerdote LEONE Giuseppe, poi deceduto nel corso del processo. In particolare, DI CERBO Valentino, abusando della propria autorità derivante dall’essere Vescovo della Diocesi di Alife-Caiazzo, D’ ABROSCA Cristina, abusando della sua qualità di aiutante domestica del Leone e FEVOLA Giovanni, marito della D’ ABROSCA e perfettamente consapevole delle mansioni svolte dalla moglie, al fine di procurarsi un ingente profitto, approfittando dello stato di deficienza psichica dell’anziano sacerdote LEONE Giuseppe, le cui capacità di autodeterminazione e comprensione erano fortemente compromesse a causa della grave lacune mnesiche riscontrate, inducevano il predetto prelato a compiere movimentazioni finanziarie nonché atti traslativi di natura patrimoniale in loro favore, per un importo complessivo di € 894.636,30, ciò avveniva in un breve lasso temporale, tra l’anno 2012 e l’anno 2013.

In un giudizio precedente, i due coniugi erano stati assolti dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere dalle accuse mosse nei loro confronti in relazione all’appropriazione di ulteriori somme di denaro ai danni di LEONE Giuseppe, ma le indagini successive relative ad altre condotte di circonvenzione contestate sia ai coniugi D’ABROSCA- FEVOLA che al Vescovo DI CERBO, hanno invece condotto alla condanna per tutti e tre i concorrenti nel reato. Il GIP ha, infatti, ritenuto pienamente convincente il materiale probatorio raccolto durante la fase investigativa dalla Compagnia dei CC di Piedimonte Matese coordinati da questo Ufficio, nonché i risultati delle consulenze tecniche disposte dalla Procura di Santa Maria Capua V etere sulle operazioni economiche poste in essere dagli imputati e sullo stato di salute psicoficico del sacerdote vittima del reato. Il LEONE, infatti, versava in uno stato di demenza senile progressiva che ne aveva compromesso le capacità mnemoniche e ne aveva deteriorato quelle cognitive: le operazioni economiche dismissive del suo patrimonio sono state ritenute non avere altro scopo se non quello di arricchire i tre imputati, in contrasto con le reali volontà del sacerdote che, quando era nel pieno delle sue capacità, come accertato, aveva inteso destinare il proprio ingente patrimonio non agli imputati ma ad istituzioni benefiche (peraltro diverse dalla Diocesi di Alife). Non sono state invece ritenute credibili le dichiarazioni degli imputati e in particolare quelle del Vescovo DI CERBO, secondo cui il LEONE era nel pieno delle proprie facoltà mentali e aveva autonomamente scelto di trasferire parte del denaro sul conto corrente personale del Vescovo affinché poi lo stesso ne disponesse in favore della Diocesi di Alife-Caiazzo. Il PM d’udienza, nell’ambito del giudizio abbreviato, aveva chiesto la condanna di tutti gli imputati alla pena di anni due e mesi otto di reclusione e disporsi la confisca di quanto in sequestro. Il GIP ha dichiarato DI CERBO Valentino, D’ABROSCA Rosa Cristina e FEVOLA Giovanni colpevoli del delitto loro ascritto e per l’effetto, previo riconoscimento delle attenuanti generiche equivalenti alle contestate aggravanti al solo DI CERBO Valentino, operata la diminuzione per il rito, ha condannato D’ABROSCA Rosa Cristina e FEVOLA Giovanni alla pena di anni due di reclusione ed €200,00 di multa ciascuno e DI CERBO Valentino alla pena di anni uno, mesi quattro di reclusione ed €133,00 di multa; tutti e tre al pagamento delle spese processuali con confisca del denaro sequestrato a D’ ABROSCA Rosa Cristina e FEVOLA Giovanni.

CronachedellaCampania@2020

Stalking nei confronti della ex: sorveglianza speciale per un pregiudicato di Santa Maria Capua Vetere

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Il Tribunale Penale di Santa Maria Capua Vetere (Sezione Misure di Prevenzione) – con provvedimento depositato il 6.4.2020 accogliendo la proposta avanzata dalla Procura della Repubblica, ha disposto di sottoporre B.A. (già condannato di recente per il reato di stalking aggravato) alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalle persone offese e dai familiari di queste ultime per una durata di 2 anni. Il B.A., era stato di recente sottoposto nell’ambito di due procedimenti paralleli alla misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati dalla persona offesa e alla misura cautelare della custodia in carcere, per essersi reso responsabile del reato di atti persecutori commesso ai danni di una donna con la quale in passato aveva intessuto una breve relazione affettiva. I due procedimenti iscritti a carico del prevenuto si erano conclusi con l’emissione di due sentenze di condanna. Il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Sezione Misure di Prevenzione), evidenziando la sussistenza di “vari procedimenti pendenti a carico del B.A. per il reato di atti persecutori commesso tra il 2016 e il 2018 ( … )”,nonché la recente emissione nei suoi confronti di due sentenze di condanna per il reato di stalking, ha ritenuto integrati i presupposti necessari ai fini dell’applicazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale (primo su tutti quello della pericolosità sociale), condividendo in tal senso le richieste formulate dal Pubblico Ministero.

Nella motivazione del provvedimento si evidenziava il “comportamento durevolmente violento, provocatorio e vessatorio” del prevenuto, ai danni della sua ex fidanzata e dei familiari di quest’ultima, statuendosi la necessità “di controllo in quanto portatore di una pericolosità definibile alla stregua di una pericolosità di genere, tesa soprattutto a manifestarsi avverso persone di sesso femminile legate da un rapporto di natura affettiva sentimentale”. L’accoglimento della proposta formulata dalla Procura della Repubblica (ben prima dell’entrata in vigore della legge sul “Codice Rosso”) dimostra ancora una volta massima attenzione dell’Ufficio di Procura nel contrasto del fenomeno della violenza di genere, attuato sia attraverso l’azione cautelare personale, sia attraverso l’azione di prevenzione personale.Com’è noto infatti la legge n. 161/17 ha esteso l’applicabilità delle misure di prevenzione anche adaltre fattispecie (tra le quali rileva quella di cui all’art. 612 bis c.p.), proprio in considerazione della priorità attribuita dalla legge nella tutela delle vittime della violenza di genere.

CronachedellaCampania@2020

Inchiesta su 10 tra ospedali e Rsa della Campania per i morti da coronavirus

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Sono sei le procure della Campania che seguono possibili casi di cattiva gestione dell’emergenza sanitaria legata al coronavirus in case di riposo e ospedali. Le procura di Napoli, Napoli Nord, Benevento, Avellino, Salerno, Nola e Torre Annunziata sono al lavoro per esaminare le denunce che in queste ore stanno arrivando sulle scrivanie dei procuratori aggiunti per i decessi e per i casi positivi al coronavirus nelle strutture di riposo per anziani della Campania. Il Nas dei carabinieri ha tra le mani almeno dieci informative solo tra Napoli e provincia. Una riguarda la residenza per anziani del quartiere di Fuorigrotta, Casa di mela, dove più di 20 ospiti sono stati contagiati e almeno tre sono morti e per questo il procuratore aggiunto Simona Di Monte, che coordina le indagini sulle colpe mediche, ha deciso di aprire un fascicolo conoscitivo. Fari puntati anche su una struttura nel quartiere Colli Aminei, Padre Annibale di Francia, dove sono risultati positivi 7 ospiti della struttura.

La procura di Torre Annunziata diretta da Pierpaolo Filippelli ha invece aperto un fascicolo dopo le denunce di diversi medici che hanno raccontato a organi di stampa le condizioni del Covid Hospital di Boscotrecase. I medici hanno descritto l’ambiente come un ‘lazzaretto’ dove mancano “mancano i kit per la tracheotomia, le pompe infusionali, la nutrizione enterale e parenterale, i reagenti per gli esami, i sistemi di monitoraggio della pressione arteriosa invasiva. Dei primi 11 ricoverati, 5 sono morti. Casi delicati sono intanto sotto osservazione in una casa per anziani dell’isola di Ischia, dove sono sette i contagiati e un ospite è morto. Scenario ancora più grave si sta vivendo in queste ore all’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli dove sono 45 i contagiati ma i numeri sono destinati a crescere. Una indagine e’ stata aperta anche per la casa di riposto Villa della Camelia ad Ercolano , dove sono morte 5 persone. A Sant’Anastasia, la procura di Torre Annunziata ha un fascicolo aperto per la casa di riposo dove su 52 ospiti ben 32 sono positivi e due anno perso la vita. Sul Centro Minerva di Ariano Irpino indaga la procura di Benevento: c’è un focolaio nella struttura e sono già molti gli anziani positivi e 11 i decessi. Sempre la procura sannita ha in carico il fascicolo che riguarda il centro riabilitativo beneventano di Villa Margherita e quello dell’ospedale di Ariano Irpino per le irregolarità nel ricovero di una paziente positiva, portata in reparto dal marito medico nella struttura saltando pre-traige e pronto soccorso, e un paziente arrivato anche lui saltando il pre-triage nonostante fosse a carico del 118. Nel Salernitano il caso è quello della casa di riposo Juventus di Sala Consilina, con più di una quarantina di persone infette, tra pazienti e operatori sanitari, trasferiti poi in un nosocomio convenzionato della Piana del Sele, il Campolongo di Eboli.

Cronache della Campania@2020


Napoli, devastazione al Pellegrini: tra gli arrestati anche cugino e zii del 15enne ucciso

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Ci sono anche un cugino e due zii di Ugo Russo, il baby rapinatore di 15 anni ucciso dai colpi di pistola esplosi da un carabiniere la notte del primo marzo a Napoli, tra i destinatari delle nove misure cautelari in carcere notificate stamattina dalla Squadra Mobile della Questura partenopea nell’ambito delle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica sulla devastazione del pronto soccorso dell’ospedale Vecchio Pellegrini, avvenuta la stessa notte, nel pieno dell’emergenza epidemiologica, dopo la morte del 15enne. Si tratta di Giovanni Grasso, 23 anni, che lo scorso 9 marzo era stato preso dai carabinieri per la “ritorsione” a colpi d’arma da fuoco contro la caserma Pastrengo dove ha sede il comando provinciale dei carabinieri di Napoli e dei suoi genitori, Maria Pia Russo (sorella del papa’ di Ugo) e del marito, Salvatore Grasso. Quella notte, a Napoli, andò in scena, infatti, un vero e proprio assalto allo Stato, con la devastazione e il saccheggio di un ospedale e con seguente raid a colpi d’arma da fuoco contro una caserma dei carabinieri. Il reato di devastazione non è stato contestato all’altro giovane accusato della ‘stesa’ contro la caserma dei carabinieri, Vincenzo Sammarco, 22 anni, in quanto non è stata finora accertato che fosse a conoscenza dell’assalto avvenuto poco prima nell’ospedale.

Le indagini dei pm Parascandolo, Mozzillo e Fratello, durate appena dieci giorni, mettono in stretta relazione la devastazione del pronto soccorso e il raid alla caserma dei carabinieri. L’assalto all’ospedale, secondo quanto emerge dall’analisi delle immagini dei sistemi di videosorveglianza interni ed esterni all’ospedale Vecchio Pellegrini, sarebbe avvenuto quasi in maniera spontanea: sarebbe scattata cioè appena dopo la morte del 15enne nel pronto soccorso. Ciononostante sono in corso ulteriori verifiche investigative per accertare se ci sia stata una sorta di programmazione con la convocazione di altre persone del quartiere attraverso chat o per via telefonica. L’attività investigativa si sta ora concentrando sull’identificare di partecipanti alla devastazione: il numero delle persone che prese parte al raid, infatti, è stimato in qualche decina. Due destinatari delle nove misure, infine, un minorenne e Salvatore Mazzocchi, non sono stati trovati dalla Polizia di Stato nei rispettivi domicili. Entrambi si sono consegnati, successivamente, alle forze dell’ordine. A loro verrà notificata anche la sanzione per la mancata osservanza delle norme anti contagio. Per la morte del 15enne, avvenuta durante un tentativo di rapina che il minorenne voleva mettere a segno insieme a un complice, e’ indagato con l’accusa di omicidio volontario un militare dell’Arma, 23 anni, napoletano ma in servizio nel Bolognese.

“Un assoluto disprezzo delle leggi, delle istituzioni e delle norme del vivere civile”.  Secondo il gip di Napoli, che ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dei 7 maggiorenni raggiunti oggi da misure cautelari (oltre a due minorenni), la custodia in carcere è “proporzionata all’entità dei fatti” e “nessun’altra misura si stima adeguata in considerazione delle allarmanti modalità dei fatti e della negativa personalità” dei destinatari dell’ordinanza. Il gip Nicoletta Campanaro sottolinea inoltre “come la condotta illustrata sia vieppiù grave data la situazione di assoluta emergenza sanitaria in cui versa l’intera Nazione, in seguito alla diffusione del Covid-19. La chiusura di un pronto soccorso – scrive – ha compromesso la disponibilità di un presidio sanitario per molte ore, privando la città di un’importante struttura pubblica”.

“Erano le 3.38 e all’ingresso c’erano almeno 100 persone – racconta uno dei medici – io sono stato spintonato, ho avuto tanta paura, così come i miei colleghi che erano con me quella sera. Avevamo tutti una frequenza cardiaca alta e in particolare una collega che ha avuto un particolare disagio emotivo. Si è scatenato l’inferno. Lavoro da 17 anni al Pellegrini ma io una situazione cosi’ tremenda non l’ho mai vissuta”. Gli arrestati sono stati individuati grazie alle immagini di sicurezza ma anche a un video che un agente in borghese del commissariato San Carlo Arena ha fatto durante le fasi della devastazione. Comparandole con i profili social di familiari e amici del ragazzo si è arrivati all’identificazione dei responsabili della devastazione. Il gip parla di “scenario raccapricciante che rimanda a una vera e propria guerra urbana, alla messa in opera quasi scientifica di una vera e propria devastazione”.

Cronache della Campania@2020

Camorra, colpo al clan Pesacane: arrestati il boss e tre affiliati

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I carabinieri di Torre Annunziata hanno arrestato per tentata estorsione quattro esponenti di camorra appartenenti al clan Pesacane, operante a Boscoreale e nelle zone limitrofe. In manette, tra gli altri, e’ finito il capo del clan, Giuseppe Pesacane, 65 anni. L’indagato, scarcerato nel mese di ottobre 2018 dopo una detenzione decennale, stava tentando di riorganizzare l’omonimo clan, la cui influenza nel recente passato era scemata a causa dello stato detentivo di diversi elementi di spicco. In carcere sono finiti anche Umberto Pesacane, 51 anni, Giuseppe Ranieri, 53 anni, Santolo Martire, 54 anni, tutti gravemente indiziati, a vario titolo, del reato di tentata estorsione continuata ed in concorso, con l’aggravante dell’appartenenza alla camorra ed in particolare al clan Pesacane. Gli indagati sono stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia. Il provvedimento, eseguito al termine di una complessa indagine dai carabinieri, e’ scaturito da una denuncia presentata da un imprenditore edile che, nel gennaio 2020, ha raccontato agli investigatori di essere stato vittima di un’aggressione. Le indagini hanno portato al clan Pesacane.

– Le fonti di prova raccolte hanno permesso di accertare un tentativo di estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di un’impresa con cantiere a Boscoreale, nel napoletano, nonche’ individuare gli autori del pestaggio dell’imprenditore titolare della ditta che sarebbe stato avvicinato e picchiato da due affiliati del clan armati di bastone, nonche’ costretto a rifugiarsi in un vicino plesso scolastico e attendere l’arrivo dei Carabinieri. Le ulteriori indagini hanno consentito di fare luce su un ulteriore tentativo di estorsione, ai danni di un’altra impresa aggiudicataria di un appalto inerente lavori di ristrutturazione di un edificio pubblico, sempre a Boscoreale. “Le acquisizioni probatorie – fanno sapere gli investigatori – documentano l’attuale operativita’ del gruppo camorristico che, agli ordini e dietro direttive del capo clan Giuseppe Pesacane, si e’ dimostrato particolarmente attivo nel settore del racket ai danni di imprenditori edili”

Cronache della Campania@2020

Riciclava danaro per la ‘ndrangheta, sequestro milionario a Pasquale Mucerino di Nola

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Bologna. Riciclava danaro per la ‘ndrangheta: sequestro beni a Pasquale Mucerino. La Dia ha eseguito un sequestro per 1,5 milioni, emesso dal Tribunale di Bologna, nei confronti di Mucerino, 53enne originario di Nola ma domiciliato a Fontevivo in provincia di Parma. Le indagini hanno svelato la sproporzione tra redditi dichiarati e i beni nella disponibilità di Mucerino e del suo nucleo familiare, nel medesimo arco temporale che lo ha visto coinvolto in diversi procedimenti penali. Mucerino è stato giudicato per reati contro il patrimonio, contro la persona, contro l’amministrazione della giustizia e fiscali, tra i quali spicca l’arresto del 2002 nell’ambito dell’operazione “Black eagles” (eseguito dal ROS dei Carabinieri di Perugia), con l’accusa di aver riciclato i proventi del traffico di sostanze stupefacenti per conto della ‘ndrina “Facchineri” di Cittanova in provincia di Reggio Calabria. Sono stati sottoposti a sequestro 15 immobili (tra fabbricati e terreni), in Emilia Romagna, Umbria e Campania, 8 società di capitali, 26 autoveicoli oltre a diversi rapporti bancari, per un valore stimato in oltre 1,5 milioni di euro.

Cronache della Campania@2020

Coronavirus, inchiesta sull’ospedale di Ariano e sul Centro Minerva: ascoltati i testimoni

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Coronavirus, inchiesta sull’ospedale di Ariano e sul Centro Minerva:testimoni ascoltati al telefono o in videoconferenza attraverso comuni app per smatphone e pc. Così il pool di magistrati della procura di Benevento prova a superare le difficoltà logistiche legate all’emergenza coronavirs e ad accelerare i tempi nell’inchiesta sulla gestione dell’emergenza nell’ospedale Frangipane di Ariano Irpino e nella Rsa Centro Minerva sempre ad Ariano. L’indagine è seguita direttamente dal procuratore Aldo Policastro, affiancato dai sostituti Francesco Sansobrino e Maria Colucci, che coordinano gli investigatori dei carabinieri del comando provinciale di Avellino. Sotto la lente dei magistrati i primi ricoveri nell’ospedale, quando furono aggirati i filtri della tenda pre-triage e del pronto soccorso da marito e moglie, lui medico dello stesso ospedale e lei sospetta contagiata, e da un paziente sospetto trasportato da una squadra del 118. (AGI)Av1/Lil (Segue) 151446 APR 20 NNNN

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Riciclava danaro per la ‘ndrangheta, sequestro milionario a Pasquale Mucerino di Nola

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Bologna. Riciclava danaro per la ‘ndrangheta: sequestro beni a Pasquale Mucerino. La Dia ha eseguito un sequestro per 1,5 milioni, emesso dal Tribunale di Bologna, nei confronti di Mucerino, 53enne originario di Nola ma domiciliato a Fontevivo in provincia di Parma. Le indagini hanno svelato la sproporzione tra redditi dichiarati e i beni nella disponibilità di Mucerino e del suo nucleo familiare, nel medesimo arco temporale che lo ha visto coinvolto in diversi procedimenti penali. Mucerino è stato giudicato per reati contro il patrimonio, contro la persona, contro l’amministrazione della giustizia e fiscali, tra i quali spicca l’arresto del 2002 nell’ambito dell’operazione “Black eagles” (eseguito dal ROS dei Carabinieri di Perugia), con l’accusa di aver riciclato i proventi del traffico di sostanze stupefacenti per conto della ‘ndrina “Facchineri” di Cittanova in provincia di Reggio Calabria. Sono stati sottoposti a sequestro 15 immobili (tra fabbricati e terreni), in Emilia Romagna, Umbria e Campania, 8 società di capitali, 26 autoveicoli oltre a diversi rapporti bancari, per un valore stimato in oltre 1,5 milioni di euro.

Cronache della Campania@2020

Cutolo dal 21 marzo attende la risposta del Dap per tornare a casa per problemi di salute

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Raffaele Cutolo ha chiesto di scontare la sua condanna agli arresti domiciliari. Il suo legale l’avvocato Gaetano Aufiero ha presentato nella tarda mattinata di oggi l’istanza al Tribunale di Sorveglianza di Reggio Emilia, in base alla circolare emessa dal Dap il 21 marzo scorso nel quale si chiede alle strutture penitenziarie di monitorare le condizioni di salute dei detenuti ultra settantenni, con eventuale segnalazione dei casi più particolari ai magistrati di Sorveglianza. Alcune settimane fa il capo della Nco, detenuto da oltre 40 anni, era stato ricoverato in ospedale per problemi respiratori.

Cronache della Campania@2020

Giovane di Aversa morto in Spagna, presentata denuncia: chiesta una seconda autopsia

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E’ stata spostata ad una nuova data la benedizione della salma che sarebbe dovuta arrivare venerdì al cimitero di San Cipriano, paese d’origine della famiglia. La denuncia contro ignoti per la morte del 29enne residente ad Aversa ma che da alcuni anni si era trasferito in Spagna per ricostruirsi una nuova vita è stata depositata dall’avvocato Vincenzo Motti, a cui la famiglia del ragazzo si è rivolta dopo aver notato che qualcosa nel procedimento penale spagnolo non andava nel verso giusto ed ha creato molti dubbi. “La decisione – spiegano dalla famiglia Iovine – è dettata per amore della verità […]

Cronache della Campania@2020


Il legale di Cutolo: ‘E’ un uomo molto malato’

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“Raffaele Cutolo è un uomo malato, molto malato e ho ritenuto giusto presentare l’istanza per gli arresti domiciliari. Poi il magistrato deciderà come ritiene giusto. Ma trovo assurdo che si critichi o si insulti un magistrato di Milano che ha scarcerato un condannato con un fine pena di 8 mesi e malato di tumore”. Il legale del vecchio capo della Nco, l’avvocato Gaetano Aufiero, rivendica per il suo assistito il diritto a scontare a casa il suo “fine pena mai”, dopo 42 anni di detenzione, 40 dei quali trascorsi in regime di 41 bis. “Quando sento dire – ha affermato […]

Cronache della Campania@2020

Emergenza Coronavirus: rimesso in libertà Pasquale Zagaria, fratello del superboss dei Casalesi

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E’ stato scarcerato il Boss Pasquale Zagaria dal tribunale di Sassari.Il Decreto svuotacareri ,voluto per evitare il contagio da Coronavirus nelle carceri, ha fatto sì che un altro boss fosse messo in liberta, stavolta è toccato al fratello del superboss dei casalesi Michele Zagaria. “Siamo al delirio più assoluto, si sta usando l’emergenza sanitaria per mettere in libertà pericolosi boss gente che martoriato il nostro Paese ed il nostro territorio.Abbiamo dato mandato allo studio legale degli avvocati associati Picone, Paparella, Viggiano, Marzano di impugnare le scarcerazione dei boss mafiosi e di camorra, non possiamo permettere che chi ha fatto male […]

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Cronache della Campania@2020

Scarcerazione del fratello di Zagaria, il ministro Bonafede dispone accertamenti

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Sulla scarcerazione di Pasquale Zagaria il ministro Bonafede ha disposto accertamenti. E l’amministrazione penitenziaria cerca di correre ai ripari per il futuro, con una circolare ai direttori degli istituti che punta a far passare al vaglio delle procure antimafia le istanze dei boss. E’ stato il Tribunale di Sorveglianza di Sassari a disporre la scarcerazione di Zagaria, 60 anni, recluso al 41 bis con una condanna definitiva a 20 anni, legato al clan dei Casalesi e fratello del superboss Michele Zagaria. La decisione è stata presa per l’impossibilita’ di garantirgli nelle strutture sanitarie dell’isola, alle prese con l’emergenza Covid-19, la […]

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Estorsioni, la Cassazione accoglie il ricorso della difesa del boss Di Martino sulla legittimità delle intercettazioni

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Castellammare di Stabia. Associazione mafiosa, estorsioni e droga: la Cassazione dà una nuova chance al boss Luigi Di Martino, ‘o profeta, il boss di Ponte Persica, detenuto in regime di 41 bis, destinatario a novembre scorso di un’ordinanza di custodia cautelare insieme a 19 presunti affiliati. Ieri la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’avvocato Dario Vannetiello, difensore di Di Martino, proposto contro il rigetto del Tribunale del Riesame di Napoli. Il Tribunale della Libertà aveva infatti negato ogni attenuazione della misura proposta dalla difesa anche in merito alla validità delle intercettazioni ambientali e telefoniche, poste a sostegno dell’ordinanza […]

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Carabiniere in pensione cade dall’albero e muore dopo le dimissioni dall’ospedale: c’è l’inchiesta

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Carabiniere muore in ambulanza dopo le dimissioni dall’ospedale: c’è l’inchiesta.Il 73enne era stato dimesso dall’ospedale di Battipaglia dopo la caduta da un albero. La figlia ha sporto denuncia per fare luce sulle cause del decesso. L’uomo si era fatto male dopo essere scivolato da un albero. Immediato il ricovero in ospedale a Battipaglia dove gli sarebbe stata diagnosticata una ferita all’inguine. Due giorni dopo le dimissioni e il ritorno a casa con la terapia da seguire. Soltanto che, nei giorni successivi, l’anziano si è aggravato. E, lo scorso 13 aprile, è stato necessario l’intervento di un’ambulanza del 118 per condurlo […]

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