Quantcast
Channel: Cronaca Giudiziaria
Viewing all 6090 articles
Browse latest View live

La vedova Cerciello: ‘L’assassinio di Mario non resti impunito’. Domani inizia il processo ai due americani

$
0
0

“Ricorre domani il settimo mese del barbaro assassinio di mio marito Mario, credente, valoroso Carabiniere, che aveva dedicato la propria vita cristiana al servizio del prossimo e in particolare degli ultimi, assassinio che non puo’ e non deve restare impunito”. Lo afferma in una nota Maria Rosaria Esilio, moglie del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega ucciso a Roma il 26 luglio scorso. “La nostra storia di giovani sposi – prosegue la donna – stroncata da mani criminali, ha commosso il mondo, ha scosso le coscienze e turbato la serenita’ delle tante persone umili, semplici, che sperano nella provvidenza come sperava l’amatissimo Mario, persone che debbono competere ogni giorno con una minoranza che tende ad avvelenare la societa’ con efferati delitti. Con la morte di Mario e’ finita anche la mia famiglia, perche’ nella tomba sono finiti anche i nostri figli mai nati e tutti i nostri sogni, di modo che l’esistenza si e’ ridotta a vivere di ricordi e immaginare come sarebbe stato straordinario vivere insieme”.
Compariranno in aula per la prima volta, salvo cambiamenti dell’ultima ora, i 20enni californiani Finnegan Lee Elder e Christian Gabriel Natale Hjort, in carcere da fine luglio per l’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, ucciso con 11 coltellate. Domani a Roma si apre il processo in corte d’assise che vede i due americani rispondere di concorso in omicidio, tentata estorsione, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni (in relazione alle ferite riportate nella colluttazione dal carabiniere Andrea Varriale, il collega della vittima); gli avvocati degli imputati sono pronti a dare battaglia per dimostrare che Elder non sapeva che l’uomo aggredito in bermuda e ciabatte fosse un militare dell’Arma e che Hjort era stato maltrattato quando venne portato in caserma al momento del fermo. L’udienza si annuncia affollata con decine di richieste di accredito pervenute alla corte d’assise da parte di giornalisti, fotografi ed emittenti televisive, soprattutto americane.
Cerciello Rega fu ucciso il 26 luglio scorso dopo essere stato aggredito nel quartiere Prati a pochi passi dall’hotel Le Meridien dove alloggiavano i due americani. Qualche ora prima, Elder e Hjort erano stati a Trastevere alla ricerca di un po’ di droga: imbrogliati da un pusher, i due se la presero con un intermediario, Sergio Brugiatelli, al quale portarono via uno zaino contenente soldi e documenti. Per la restituzione della borsa, in cambio di soldi, i due californiani concordarono con Brugiatelli un appuntamento nel quartiere Prati. All’incontro, pero’, si presentarono Cerciello Rega e Varriale che furono aggrediti da Elder e Hjort: il vicebrigadiere ebbe la peggio e mori’. Gli aggressori scapparono ma il loro arresto scatto’ dopo qualche ora.

Cronache della Campania@2020


Camorra, cronista diffamato dal boss La Torre: al via il processo a Napoli

$
0
0

Defini’ un giovane cronista “pseudo-giornalista” e “portavoce della Procura” nel corso di un intervista resa ad un sito. Il boss della camorra casertana Augusto La Torre e’ comparso oggi in Tribunale di Napoli per difendersi dall’accusa di diffamazione aggravata contestata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli sulla base della querela presentata dal cronista, il 31enne Giuseppe Tallino di Cronache di Caserta (difeso da Francesco Parente); non e’ stata pero’ contestata l’aggravante mafiosa. La Torre, detenuto dal 1996, si e’ presentato in aula con un cappotto color cammello, accompagnato da tre poliziotti dei Reparti speciali della Penitenziaria; recluso a Campobasso, avrebbe potuto, come tanti altri camorristi, collegarsi in video-conferenza, ma ha voluto essere presente. Il suo legale ha chiesto poi che il processo si svolgesse a porte chiuse “per la sicurezza del mio assistito e della parte offesa”, e il giudice monocratico Roberta Attena ha accettato; il legale del boss ha inoltre sollevato eccezione di incompetenza territoriale chiedendo al giudice di disporre lo spostamento del processo ad Ivrea, in quanto l’intervista fu resa da La Torre proprio nel carcere piemontese, o in subordine a Santa Maria Capua Vetere, dove e’ stata presentata la denuncia. Il giudice ha poi disposto la costituzione di parte civile per Tallino e il suo giornale Cronache di Caserta; il cronista e’ tuttora sottoposto a vigilanza dinamica da parte della Polizia di Stato

Cronache della Campania@2020

Bancarotta e riciclaggio, l’ex senatore Nespoli, referente della Lega in campania: condannato a 8 anni di carcere

$
0
0

La terza sezione penale del Tribunale di Napoli(collegio A, presidente Amelia Primavera) ha condannato a otto anni di reclusione Vincenzo Nespoli (difeso dagli avvocati Rosario Pagliuca e Salvatore Pane) ex sindaco di Afragola, ex senatore di Alleanza Nazionale e attualmente referente della Lega in Campania. Nespoli è stato pure condannato alla confisca di circa 1,7 milioni di euro ed assolto dall’accusa dall’accusa di voto di scambio. La Procura di Napoli (pm Woodcock, Varone e Piscitelli, attualmente procuratore aggiunto) ha contestato a Nespoli i reati di voto di scambio (in relazione elezioni alle elezioni politiche 2001 e 2006), riciclaggio (per 4,5 milioni di euro) e bancarotta fraudolenta (della Sean Immobiliare spa, per 10 milioni di euro). Nespoli, durante l’udienza, ha chiesto e ottenuto la facoltà di rendere dichiarazioni spontanee durante le quali ha rinunciato alla prescrizione in riferimento al reato di bancarotta. I giudici hanno condannato anche il commercialista Maurizio Matacena, a 4 anni e 6 mesi di reclusione, per riciclaggio, all’interdizione dai pubblici uffici per una durata di cinque anni e alla confisca di beni per 306mila euro. Parzialmente accolte le richieste formulate dal pm Daniela Varone che, al termine della requisitoria, ha chiesto 8 anni e 6 mesi di reclusione per Nespoli; 5 anni per il commercialista Maurizio Matacena e 4 anni e 6 mesi per Tommaso Redine. Il pm ha chiesto l’assoluzione dei restanti imputati. Lo scorso 2 maggio la Corte di Cassazione (quinta sezione) ha rinviato ad altra sezione della Corte di Appello di Napoliil procedimento stralcio un’altra bancarotta fraudolenta l’istituto di vigilanza privata “La Gazzella” per 30 milioni di euro, per la quale Nespoli era stato condannato in primo e secondo grado a 5 anni di reclusione. Nel 2010 fu chiesto l’arresto (ai domiciliari) di Nespoli ma il Senato nego’ l’autorizzazione a procedere. Decaduto da senatore, tra il 2011 e 2012 rimase circa 9 mesi ai domiciliari. Il giudice ha deciso di assolvere i restanti imputati: Tommaso Redine, Enrico Esposito e Giuseppe Boemio. La difesa dell’ex senatore ha annunciato il ricorso in Appello.

Cronache della Campania@2020

Processo per l’omicidio Cerciello: in aula i due americani e la vedova

$
0
0

Il processo per l’omicidio di Mario Cerciello Rega si apre con oltre un’ora di ritardo, in un’aula, al primo piano della palazzina A di Piazzale Clodio, più che affollata, a dispetto delle raccomandazioni anti Coronavirus. I due imputati entrano in silenzio, nella stessa aula in cui siede la vedova del vicebrigadiere, Maria Rosaria Esilio. Attraverso i loro difensori chiedono di non esser ripresi, né fotografati. Finnegan Lee Elder indossa una felpa grigia e una camicia blu a quadri: in terza fila, dietro i tanti avvocati presenti, assistono all’udienza i genitori che arrivano e vanno via, mano nella mano, senza rilasciare alcuna dichiarazione. In aula c’è anche Gabriel Christian Natale Hjorth, maglione blu e camicia bianca, accusato, insieme all’amico, di omicidio aggravato ed estorsione.Sui banchi dell’accusa la pm Maria Sabina Calabretta e il procuratore aggiunto Nunzia D’Elia, mentre siedono tra le parti civili i legali dell’Avvocatura dello Stato, che rappresentano il ministero dell’Interno e della Difesa e, oltre alla vedova e ad alcuni familiari del militare ucciso, il collega Andrea Varriale, che lo accompagnava la notte dell’omicidio, l’Associazione vittime del dovere, e Sergio Brugiatelli, vittima della tentata estorsione messa in atto dai due imputati.Durante l’udienza la difesa chiede, l’ammissione di oltre cento testi, l’acquisizione del video che ritrae Hjorth bendato, in caserma, e quella di una serie di intercettazioni dei colloqui in carcere dei due imputati, sulle quali, già nei giorni scorsi, aveva evidenziato presunti errori di traduzione. L’omicidio risale alla notte del 26 luglio: dopo un tentato acquisto di droga da parte dei due ventenni, non andato a buon fine, i due rubarono lo zaino di Sergio Brugiatelli, l’uomo incontrato in strada, a Trastevere, che aveva indicato loro il pusher. Brugiatelli chiese aiuto al 112, e Cerciello e il collega Andrea Varriale intervennero all’appuntamento fissato da Elder e Hjorth, che avevano chiesto a Brugiatelli 100 euro per restituire il maltolto. Quando i militari cercarono di bloccare i due americani, Elder reagì colpendo Cerciello con 11 coltellate prima di darsi alla fuga con l’amico.La mattina dopo, i carabinieri fermarono i due americani, che avevano dormito in una camera dell’albergo Le Meridien, poco distante dal luogo dell’omicidio. Erano pronti a lasciare l’Italia e avevano nascosto in un controsoffitto l’arma usata nell’agguato: un coltello a lama fissa lunga 18 centimetri tipo ‘Trenknife’ Kabar Camillus, modello marines, che Eder aveva portato dagli Stati Uniti, imbarcandolo nella stiva dell’aereo durante il volo di andata.

Cronache della Campania@2020

In Senato la proposta di una commissione d’inchiesta sull’omicidio del ‘sindaco pescatore’

$
0
0

Un nuovo slancio all’inchiesta sull’omicidio del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, destinato a diventare un “Cold Case” potrebbe arrivare dal parlamento italiano. Il senatore Matteo Richetti di Azione ha infatti, presentato, lo scorso novembre, una proposta istitutiva di una commissione parlamentare d’inchiesta sull’omicidio del “sindaco pescatore”. La proposta è stata firmata anche dai senatori Pittella, Fedeli, Paragone, Lenzi e Garavini dimostrando “la trasversalità del sostegno alla proposta in questione e consentendo l’approvazione in Senato in tempi rapidi”. “E’ necessario che la capigruppo del Senato proceda con la calendarizzazione della legge in tempi rapidi – afferma Richetti – anche perché la durata prevista dalla legge, dei lavori della Commissione d’inchiesta é di 24 mesi e, a questo punto, la legislatura non può attendere oltre. Qui, è ora di dimostrare che c’è la volontà politica di fare luce rendendo giustizia alla memoria di Angelo Vassallo. Lo dobbiamo non solo alla famiglia del “sindaco Pescatore” ma a tutti gli italiani e in particolar modo a tutti quei sindaci impegnati in prima linea e che ci stanno chiedendo, nelle ultime settimane a gran voce, di procedere con la commissione d’inchiesta. Chiedo alla Presidente Casellati e a tutti i capigruppo di dare un segnale in questo senso”. “E’ fondamentale – afferma Dario Vassallo, presidente della fondazione Vassallo – approvare subito questa legge affinché i tempi che restano a questa legislatura siano sufficienti per approvare la legge e diventare, immediatamente, operativi. Il Parlamento ha l’occasione di riscattare 10 anni nei quali non é stato possibile fare luce sull’omicidio di Angelo e portare una verità giudiziaria ad uno dei casi di maggiore rilievo legati alla politica e all’amministrazione del mezzogiorno, in particolar modo della Campania”.

Cronache della Campania@2020

Confiscati beni per 25 milioni di euro all’imprenditore televisivo casertano Pasquale Piccirillo

$
0
0

All’esito di mirati accertamenti economico-patrimoniali, delegati dalla Procura della Repubblica e, dopo una prolungata istruttoria in contraddittorio con la parte, il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere – Sezione Misure di Prevenzione ha disposto la confisca di beni mobili e immobili, nonché di partecipazioni societarie e relativi compendi aziendali, per un valore stimato in circa 25 milioni di euro, nella disponibilità di Pasquale Piccirillo, di 56 anni, imprenditore operante nei settori sanitario, editoriale, delle telecomunicazioni e immobiliare, nei confronti del quale è stata, altresì, applicata la misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per la durata di anni 2. Il provvedimento è in corso di esecuzione da parte dei militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Caserta in Campania, Lazio, Veneto e Svizzera. L’odierna attività costituisce l’epilogo di un’articolata attività investigativa svolta dalle Fiamme Gialle e coordinata da questo Ufficio giudiziario, finalizzata alla ricostruzione del profilo di pericolosità sociale del Piccirillo e all’individuazione dei proventi illeciti che gli hanno permesso un ingiustificato arricchimento personale e l’accumulazione nel tempo di un ingente patrimonio. Il Piccirillo è stato, infatti, riconosciuto quale imprenditore connotato da una pericolosità sociale del tipo “economico-finanziaria” alla luce del suo coinvolgimento, nel periodo 2007-2017, in molteplici vicende giudiziarie concernenti, in particolare, numerosi e diversi delitti a sfondo patrimoniale, quali truffe aggravate per il conseguimento di erogazioni pubbliche. riciclaggio. appropriazione indebita e delitti tributari per evasione fiscale ed utilizzo ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Sulla base di queste evidenze, già nel marzo del 2018 veniva sequestrato il patrimonio nella disponibilità dell’imprenditore e iniziava così una prolungata fase istruttoria dinanzi al collegio giudicante che, esaminate le deduzioni difensive e gli esiti degli ulteriori approfondimenti investigativi svolti, riconosceva la pericolosità sociale del proposto, disponendo la confisca, delle quote societarie e relativi complessi aziendali di n. 2 imprese (tra cui la società “cassaforte”, utilizzata quale schermo per disporre del patrimonio illecitamente accumulato), n. 98 immobili (ubicati nelle province di Caserta, Napoli, Latina, Avellino, l’Aquila e in territorio svizzero), n. 15 autoveicoli e n. 1 motoveicolo nonché delle disponibilità finanziarie presenti in numerosi conti correnti, conti di deposito e altri investimenti finanziari, per un valore totale stimato superiore ai 25 milioni di euro. Gli esiti di questa attività, che per peculiarità, rilevanza e approccio investigativo, non ha precedenti sul territorio provinciale, costituiscono ulteriore chiara testimonianza del costante presidio esercitato da questa Procura, per l’aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati attraverso la commissione di gravi reati economico-finanziari.

Cronache della Campania@2020

Racket dei calzini sugli Autogrilli, per la Cassazione quella dei 9 nove napoletani è ‘un’associazione a delinquere’

$
0
0

Una banda di pregiudicati campani, inutilmente sottoposti a misure di prevenzione e fogli di via, per anni a partire almeno dal 2013, ha costretto con la forza gli automobilisti che si fermavano sulla A1 negli Autogrill tra Piacenza e Milano a comprare nelle piazzole di sosta calzini di pessima qualità a prezzi esorbitanti – anche 70 euro al paio -, e le minacce, in alcuni casi sfociate in aggressioni, avevano bersagliato anche i direttori e i funzionari della sicurezza dei punti di ristoro che hanno cercato di mandarli via. A dire che si tratta di una banda organizzata – che ha preso di mira soprattutto gli Autogrill di Somaglia (Lodi), San Zenone al Lambro (Milano) e Fiorenzuola d’Adda (Piacenza) – e non di soggetti ‘slegati’ che agiscono in modo “estemporaneo”, è la Cassazione che ha accolto il ricorso del pm di Piacenza Matteo Centini contro l’ordinanza del Tribunale di Bologna che in funzione di giudice del riesame, lo scorso due settembre, ha annullato gli ordini di carcerazione per nove persone collegate tra loro e dedite al racket del calzino ritenendo non provata l’associazione per delinquere. Invece, secondo gli ‘ermellini’ ci sono tutti gli elementi per dire che si tratta di una banda organizzata, come motivato in prima battuta dal gip di Piacenza che il sei agosto scorso li aveva messi tutti in carcere, e il riesame di Bologna “non risulta aver fatto buon governo dei principi di diritto” sui clan delinquenziali. In proposito, i supremi giudici evidenziano che agli atti ci sono cinque delitti di estorsione consumata e tentata, uno di danneggiamento aggravato dal metodo mafioso e “perlopiù in palese collegamento con una attività di vendita di calzini che risulterebbe essere soltanto la modalità di approccio per ottenere” soldi dagli automobilisti taglieggiati – numerose le denunce negli anni – “sulla base di molestie che spesso sfociavano in violenza e minaccia”. Oltre ai calzini, la banda voleva soldi per la sosta delle macchine. Inoltre la Cassazione ricorda che c’e’ la prova di “risalenti e protratte relazioni degli indagati” – tutti di Napoli e del napoletano, eccetto uno nato a Dortmund – che avevano “coordinato le loro attività” in modo da non essere mai più di tre nello stesso luogo e per “sottrarsi ai controlli della polizia”. Quella che per la Cassazione e’ una banda organizzata – cosa della quale adesso dovrà prendere atto anche il Tribunale di Bologna rivedendo la sua ordinanza – concordava anche “la destinazione dei proventi e la spartizione”. Insieme i nove indagati gestivano, tra l’altro, “il pagamento delle spese sostenute per gli spostamenti” dalla Campania. Tutti questi elementi, conclude la Cassazione (sentenze 8120, 8124 e 8125), “permettono di evidenziare la presenza di una pluralità di illeciti commessi da persone pacificamente collegate, che ben conoscevano l’attività reciproca come emerge dalle intercettazioni telefoniche, che rispondevano alle direttive dettate da alcuni di loro, che spartivano i profitti delle loro attività”.

Cronache della Campania@2020

Napoli, morta dopo il parto a Villa Betania: indagati sei medici

$
0
0

La Procura di Napoli ha iscritto nel registro degli indagati, per omicidio colposo in ambito sanitario, sei medici della struttura ospedaliera evangelica Villa Betania di Napoli, nell’ambito dell’indagine sulla morte di Rosa Andolfi, 29 anni, deceduta la notte tra il 19 e 20 febbraio dopo avere partorito un bambino (che sta bene). Lo rende noto il legale della famiglia della giovane mamma deceduta, l’avvocato Amedeo Di Pietro. Il prossimo 3 marzo ci sarà il giuramento dei quattro consulenti (un medico legale, un ginecologo, anestesista rianimatore e anatomopatologo) nominati dal sostituto procuratore titolare del fascicolo. Lo stesso giorno sarà fissata la data dell’autopsia alla quale assisteranno anche i consulenti nominati dall’avvocato Di Pietro (i professori Pietro Tarsitano e Domenico Caruso e il dottore Maurizio Municinò). Secondo la ricostruzione dell’accaduto fatta dal legale, alla luce di tre incontri con la paziente l’anestesista dell’ospedale Villa Betania incaricato di analizzare il caso della donna, affetta da una lieve forma di sindrome di Tourette (tic motori e fonatori incostanti), aveva deciso di evitare una anestesia parziale (attraverso l’ epidurale) in favore di quella totale, per evitare che eventuali spasmi dei muscoli laringo-faringei determinati dalla coscienza di quanto stava accadendo (il parto attraverso taglio cesareo) potessero determinare problemi respiratori. La donna, nei giorni di ricovero, è stata anche sottoposta, come da prassi, a una visita cardiologica dalla quale non sarebbero emersi problemi cardiologici ma una cosiddetta “fame d’aria”, di natura nervosa. Rosa Andolfi, il successivo mercoledì, venne sottoposta a un taglio cesareo con una anestesia locale (attraverso l’epidurale). Dopo essere entrata in sala operatoria alle 16,30 ha partorito il suo bambino alle 17,10. A mezzanotte i sanitari hanno comunicato al compagno, al fratello e a tutta la sua famiglia il decesso sul quale ora gli inquirenti stanno cercando di fare luce.

Cronache della Campania@2020


Clan Maiale, a processo imprenditore e direttore della Agenzia delle Entrate

$
0
0

Il gup del Tribunale di Salerno ha deciso, nell’ambito dell’inchiesta “tre stelle”, di rinviare a giudizio un imprenditore caseario, il direttore provinciale dell’Agenzia delle entrate di Salerno e Giovanni Maiale, l’ex collaboratore di giustizia per decenni a capo dell’omonimo clan camorristico operante nella Piana del Sele. Sono accusati di presunta corruzione messa in atto dall’imprenditore ebolitano nei riguardi del direttore dell’Agenzia delle entrate. Decisivo, anche il ruolo di Giovanni Maiale che avrebbe favorito l’imprenditore negli acquisti all’asta attraverso una serie di intimidazioni. Sempre secondo le accuse della Procura, il direttore delle Entrate avrebbe «aggiustato» in favore dell’imprenditore pendenze con il fisco in cambio di regalie.

Cronache della Campania@2020

In malattia giocava a calcio: confermato il licenziamento del dipendente Eav di Napoli pedinato da un investigatore

$
0
0

Napoli. Assente per malattia dal lavoro andava al supermercato e a giocare a calcio: i giudici confermano il licenziamento del dipendente Eav cacciato dall’azienda. La Corte d’ Appello di Napoli ha confermato la legittimità del licenziamento disciplinare di un dipendente dell’EAV, Azienda regionale dei Trasporti, che aveva partecipato ad una partita di calcio mentre risultava in malattia per l’ Azienda. Il dipendente, ufficialmente in malattia, si era assentato due volte, il 27 e 28 Ottobre 2017 dalla sua abitazione. La prima volta per oltre quattro ore, per fare la spesa ed intrattenersi in compagnia di altre persone; la seconda per recarsi in auto a Cardito in provincia di Napoli e partecipare ad una partita di calcio della Prima Categoria. L’EAV aveva accertato il comportamento del dipendente facendolo pedinare da investigatori privati. La Corte di Appello di Napoli, confermando la sentenza del giudice del Tribunale ha osservato che “la slealtà del lavoratore si evince dalla circostanza che, trattandosi di una partita di calcio professionale, evidentemente la partecipazione del calciatore alla stessa era programmata e quindi l’assenza dal servizio era stata finalizzata allo svolgimento di un’attività cui il lavoratore teneva molto ed era sicuramente più piacevole dell’attività lavorativa” . L’Eav è stata assistita in giudizio dall’avvocato Marcello D’Aponte. “Dalla magistratura del lavoro – commenta il presidente dell’EAV, Umberto De Gregorio – giunge una chiara conferma della legittimità dell’azione volta a contrastare fenomeni negativi quali l’assenteismo in orario di lavoro e la repressione di gravissimi fenomeni di malcostume a danno dei cittadini e degli utenti dei servizio pubblico”.

Cronache della Campania@2020

Scarcerato don Barone, il prete falso esorcista

$
0
0

Il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) ha disposto la scarcerazione di Michele Barone, ex parroco del Tempio di Casapesenna (Caserta), lo scorso febbraio assolto dall’accusa di violenza sessuale ma condannato a 12 anni di reclusione con l’accusa di maltrattamenti e lesioni nei confronti di tre donne, tra cui una minorenne, mentre praticava riti di esorcismo non autorizzati. Nei giorni scorsi i legali dell’ex parroco, gli avvocati Maurizio Zuccaro e Camillo Irace, hanno presentato l’istanza di scarcerazione, accolta oggi. Disposto dai giudici il divieto di dimora nel comune di Casapesenna. La Procura di Santa Maria Capua Vetere, al termine della requisitoria dei pm titolari del fascicolo, aveva chiesto ai giudici una condanna a 24 anni di reclusione per l’ex parroco. Don Barone fu arrestato nel febbraio 2018 dalla Squadra Mobile di Caserta all’aeroporto napoletano di Capodichino, di ritorno da un viaggio religioso in Polonia, a Cracovia. Da quel momento e’ sempre rimasto in carcere.

Cronache della Campania@2020

Hacker chiedono 100mila euro in criptovalute ad azienda di rifiuti di Caivano

$
0
0

Centomila dollari in criptovaluta in cambio di un programma per riavere i propri file attaccati da un virus, sono stati chiesti ad un’azienda che si occupa del trattamento di rifiuti non pericolosi a Caivano. Una richiesta che, se non evasa, raddoppiera’ tra sei giorni. Ad essere sotto attacco informatico, la ‘Di Gennaro Spa’, il cui titolare, Giuseppe Di Gennaro, oggi ha sporto formale denuncia alla Procura della Repubblica di NAPOLI, per segnalare la richiesta di riscatto. ”Per decriptare i tuoi file – si legge nella richiesta dei pirati informatici – devi acquistare il nostro software speciale”.

I criminali hanno anche allegato istruzioni ed una decodifica di prova nel caso si avesse bisogno ”di garanzie” circa il funzionamento del software, e le istruzioni per acquistare i XMR (monero), moneta virtuale. ”Se hai problemi con l’acquisto di xmr – si legge ancora nel messaggio – puoi acquistare Bitcoin e scambiarlo con xmr”, con tanto di esempi. “Il nostro tecnico informatico – ha spiegato Di Gennaro nella denuncia – ha cercato di contrastare l’attacco informatico, ma alcune cartelle del disco di rete sono state danneggiate”. “Naturalmente non intendiamo accettare l’estorsione – ha concluso Di Gennaro – e non pagheremo alcuna somma, anche se resta il timore per possibili attacchi e il dubbio del perche’ sia stato aggredito il nostro server”.

Cronache della Campania@2020

Caserta, 3 mila euro per ingiusta detenzione. L’ex sindaco Del Gaudio: ‘Un risarcimento ridicolo’

$
0
0

“Ho ricevuto un risarcimento ridicolo nel quadro di un iter burocratico paradossale”. Questo il commento  dell’ex sindaco di Caserta, Pio Del Gaudio dopo la comunicazione ricevuta dal Ministero dell’Economia e relativo alla liquidazione del risarcimento di poco meno di tremila euro (2.948 euro) riconosciuto per l’ingiusta detenzione in carcere sofferta per undici giorni dal 14 al 25 luglio 2015. Del Gaudio, che allora aveva lasciato l’incarico di sindaco da un mese, fu arrestato dai carabinieri, con tanto di elicottero che sorvolava la sua abitazione di Caserta, nell’ambito di un’indagine della Direzione Distrettuale antimafia di Napoli, da cui e’ uscito totalmente “pulito” già in primo grado, in sede di rito abbreviato, quando fu la stessa Procura Antimafia a chiedere l’archiviazione poi concessa dal Gip di Napoli e divenuta definitiva. Del Gaudio, che ha scritto anche un libro sulla sua vicenda dal titolo emblematico “Guai a chi ci capita”, sapeva già da mesi dell’esiguo risarcimento, che era stato disposto nell’udienza tenutasi presso la Corte d’Appello di Napoli del giugno 2019, a cui non mi sono “mai opposto per stanchezza” spiega, e per “non essere costretto a sopportare un’altra spesa che mi non sarebbe stata riconosciuta”. “Un risarcimento – prosegue – cui i giudici sono arrivati sulla base di un mero calcolo matematico, ovvero moltiplicando la somma di 200 euro per i giorni che ho patito in carcere, senza tener conto delle sofferenze psico-fisiche, delle tante medicine prese, dei danni morali e alla mia attività professionale di commercialista”.

E aggiunge ancora Del Gaudio: “Ma tant’è, ormai mi ero rassegnato, solo che due giorni fa mi è arrivata una carta del Ministero delle Finanze in cui si dice che il mandato di pagamento è stato trasmesso all’Ufficio Centrale di Bilancio per i Servizi del Tesoro per ‘i controlli di legge’. Ciò mi ha fatto infuriare – racconta – Ma quali controlli? Ancora? Dopo sei anni che questa vicenda giudiziaria e’ iniziata?”. Del Gaudio, nei mesi scorsi, aveva anche fornito il suo Iban per ricevere i 2498 euro. “Pensavo di essermi buttato questa storiaccia alle spalle, eppure così non è. Ricordo ancora che appena nel novembre scorso, a più di cinque dall’arresto e dopo essere stato assolto definitivamente, fui candidamente chiamato dagli investigatori perché dovevano togliere le cimici dimenticate nella mia auto. Ritengo tutto ciò schifosamente meschino ed irrispettoso della dignità di un cittadino, che ha sempre sperato di avere le istituzioni dalla propria parte e non sempre contro, e soprattutto non curanti del disagio che una disastrosa vicenda carceraria comporta”, conclude Del Gaudio.

Cronache della Campania@2020

Troppi morti e mancanza di materiale sanitario: la Procura apre un’inchiesta sull’ospedale Covid-19 di Boscotrecase. Bloccati i ricoveri

$
0
0

La procura di Torre Annunziata diretta dal procuratore Pierpaolo Filippelli ha aperto un fascicolo dopo le denunce di diversi medici che hanno raccontato a organi di stampa, tra cui Repubblica, le condizioni del Covid Hospital di Boscotrecase . I medici hanno descritto l’ambiente come un ‘lazzaretto’ dove mancano “mancano i kit per la tracheotomia, le pompe infusionali, la nutrizione enterale e parenterale, i reagenti per gli esami, i sistemi di monitoraggio della pressione arteriosa invasiva. E mancano i farmaci: sia gli antivirali sia gli antibiotici. Perfino i sedativi ci mancano”. Degli 11 ricoverati, 5 sono morti e anche su questo la procura vorrà vederci chiaro e potrebbe chiedere a breve le cartelle cliniche.

Per ora sono stati bloccati i ricoveri nel vecchio ospedale Sant’Anna e Santa Maria della Neve per la “gravissima carenza di presidi strutturali e computerizzati”. Tutto è nato da una lettera che i medici hanno inviato all’Asl, nella quale hanno raccontato come lavorano in quell’ospedale mettendo a rischio la loro stessa incolumità. Al momento quella della Procura sarà un’attività di carattere conoscitivo, che non potrà interferire ovviamente con il lavoro di chi e’ impegnato in prima linea. L’Asl Napoli 3 in una nota invece sostiene che le polemiche dei medici “sono sterili” e che il “blocco dei ricoveri e’ stato determinato esclusivamente dalla saturazione dei posti disponibili”.

Cronache della Campania@2020

Castellammare, scarcerato l’imprenditore Adolfo Greco

$
0
0

Castellammare di Stabia. Scarcerato l’imprenditore Adolfo Greco, in carcere da oltre un anno nell’ambito dell’Inchiesta Olimpo che coinvolge gli esponenti della criminalità organizzata egemone sul territorio di Castellammare di Stabia e dintorni. A stabilire la scarcerazione dell’Imputato è stato il gip del Tribunale di Napoli che ha accolto l’istanza della difesa, rappresentata da Maiello e Stravino. Il giudice per le indagini preliminari ha disposto la rimodulazione della detenzione cautelare del re del latte per “attenuazione delle esigenze cautelari”.

La decisione tiene sicuramente conto anche delle condizioni di salute dell’imputato ritenute non compatibili con il carcere e l’età. Il prossimo aprile compirà 70 anni.  Lo scoro Gennaio i difensori riuscirono ad ottenere il trasferimento in una clinica specializzata ma l’imprenditore fu destinatario di un ulteriore ordinanza di custodia cautelare che non gli consentì di uscire dal penitenziario di Secondigliano cosa che poi è avvenuta dopo qualche settimana. Ora invece per Greco ci saranno gli arresti domiciliari presso il suo domicilio di Castellammare, in via Tavernola dove fu trovato il tesoro.

Cronache della Campania@2020


Sarno: detenuto stroncato da un malore in comunità, indaga la procura

$
0
0

La magistratura cosentina ha aperto un’inchiesta per chiarire la morte di V.S. 57 anni di Sarno. L’uomo è deceduto lo scorso 31 marzo in una comunità di recupero in Calabria, dove stava scontando una misura alternativa al carcere. Secondo i familiari da alcuni giorni il 57enne lamentava forti dolori al petto, la situazione sarebbe stata sottovalutato dagli operatori della comunità che si sarebbero limitati a chiedere l’intervento “telefonico” di un medico di guardia, martedi’ il decesso, avvenuto probabilmente a seguito di un arresto cardiaco. La famiglia, assistita dall’avvocato Walter Giordano, sporge denuncia presso la caserma dei carabinieri di Sarno. La Procura della Repubblica ha aperto un’inchiesta e disposto il sequestro della salma con lo scopo di effettuare nei prossimi giorni un esame autoptico.

Cronache della Campania@2020

Camorra, clamorosa scarcerazione del boss Raffaele Teatro

$
0
0

Neppure la pandemia ha arrestato la determinazione della difesa di chi, secondo numerosi pentiti di camorra, ha ricoperto il ruolo di vertice sia del gruppo mafioso Amato-Pagano sia quello di narcotraffico, diretta promanazione del primo.Infatti, in accoglimento della richiesta formulata dalla difesa dell’accusato, oggi, in un Palazzo di Giustizia completamente deserto, con i giudici e le parti munite di mascherina, si è svolto il giudizio a carico di Raffaele Teatro, da sempre forte del rapporto di parentela con il capo clan Raffaele Amato. Era l’unico imputato, a fronte dei ventidue iniziali, in quanto la Suprema Corte di cassazione in data 7 novembre del 2019 solo nei suoi confronti aveva annullato la sentenza di condanna, viceversa confermando il verdetto nei confronti di tutti gli altri sodali delle due compagini criminali, quella mafiosa e quella di narcotraffico.
Ad emettere il sorprendente verdetto sono stati i giudici della quinta sezione della Corte di appello di Napoli, i quali, oltre a ridurre la pena ad anni 12 rispetto agli anni 14 inflitti in primo grado, hanno clamorosamente accolto in pieno la richiesta la richiesta di remissione in libertà, ordinando al Teatro il solo obbligo di presentazione ai carabinieri competenti sul territorio.

Trattasi di una scarcerazione inusuale, avvenuta in un processo che è stato caratterizzato da ben due annullamenti decisi dalla Suprema Corte, in accoglimento di arringhe difensive sviluppate innanzi ai giudici capitolini, nel 2017 e nel 2019, dal cassazionista Dario Vannetiello, fondate unicamente su puri cavilli giuridici sul tema del trattamento sanzionatorio.Residua ancora una porzione consistente di pena da scontare, circostanza che porterà la difesa del Teatro ad inoltrare il terzo ricorso per cassazione nell’ambito del medesimo procedimento, evenienza questa del tutto eccezionale. Ora, però, il boss è ritornato a casa, lasciando il carcere, luogo questo che in questo periodo, per la paura del contagio del virus Covid 19, nella consapevolezza delle carenze sanitarie.

Cronache della Campania@2020

Coronavirus: processi sospesi, c’è la proroga fino all’11 maggio

$
0
0

Il consiglio dei ministri ha approvato la proroga del rinvio di udienze e sospensione dei termini su tutto il territorio nazionale fino al prossimo 11 maggio.  Come negli interventi precedenti sono esclusi tutti i procedimenti urgenti che si svolgono, in molti casi, da remoto grazie al ricorso alle tecnologie telematiche. “Abbiamo valutato di attuare questa misura, sentiti anche gli addetti ai lavori, per tutelare la salute di tutti gli utenti della giustizia ed essere pronti a ripartire” ha spiegato il Guardasigilli, Alfonso Bonafede.

Un provvedimento sollecitato nei giorni scorsi dall’Associazione nazionale magistrati, che aveva prospettato il rischio, con la piena riapertura dei palazzi di giustizia, di esporre migliaia di persone al contagio da Coronavirus. Un pericolo tanto piu’ grave, secondo il sindacato delle toghe, vista “l’assenza di dispositivi e misure di protezione”. L’allarme e’ stato evidentemente condiviso dal governo, che su proposta del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, ha deciso di prorogare lo stop a tutti i processi.

Cronache della Campania@2020

Omicidi nel centro estetico ed estorsioni ad Arzano: clamorosa scarcerazione di Pasquale Cristiano, soprannominato “picstik”

$
0
0

In primo grado la direzione distrettuale antimafia aveva invocato la condanna all’ergastolo nei confronti di Pasquale Cristiano, per l’omicidio di Ciro Casone, avvenuto ad Arzano il 28.02.14 durante il quale perse la vita anche Ferrante Vincenzo che si trovava in compagnia del primo.
Il commando fu composto da quattro persone e l’omicidio trova la sua collocazione per la lotta per il predominio camorristico nella città di Arzano.
Clamorosamente, in accoglimento delle argomentazioni giuridiche formulate dalla difesa, il Giudice dell’udienza preliminare presso il Tribunale di Napoli, dott. Vertuccio, ritenne che non vi fossero prove sufficienti per giungere alla conclusione che “Picstik” fosse uno degli esecutori materiali.
Scelta vincente per la difesa del ritenuto killer, quindi, fu quella di definire il processo con le forme del rito abbreviato, puntando a valorizzare in particolare la genericità delle accuse dei pentiti e le divergenze tra le dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia Salvatore Abate e da Domenico Esposito con le dichiarazioni dei testi oculari che erano nei pressi ed all’interno del centro estetico dove avvenne l’agguato.
Non fu decisivo per incastrare Pasquale Cristiano dimostrare che, dopo l’omicidio di Casone, la lista delle vittime delle estorsioni sarebbe passata proprio nelle sue mani, circostanza questa concordemente riferita da plurimi collaboratori di giustizia che individuavano proprio in Cristiano il boss emergente.
La assoluzione dall’omicidio non fu impugnata dalla Procura della Repubblica e quindi divenne irrevocabile per Cristiano, mentre è ancora in corso l’istruttoria dibattimentale innanzi alla Corte di assise di Napoli relativa al processo a carico degli altri ritenuti esecutori materiali del duplice omicidio cioè Napoleone Renato, Russo Francesco Paolo e Gambino Angelo, i quali scelsero la strada del giudizio ordinario.
Ma oggetto del giudizio innanzi svoltosi innanzi al Giudice Vertuccio erano anche alcuni reati di estorsione con modalità mafiose per i quali vi fu emessa condanna in primo grado di Cristiano Pasquale ad anni 8 e mesi 8 per due episodi estorsivi, di Liguori Raffaele ad anni sei di reclusione e di Russo Domenico ad anni cinque e mesi quattro, condanne che impedirono a “Pikstic” di essere rimesso in libertà nonostante il venir meno della gravissima accusa di aver cagionato la morte di due persone.
Degna di nota è anche la circostanza che tra le vittime delle estorsioni vi era anche di Giuseppe Orlando, quest’ultimo assassinato in un agguato di camorra alcuni mesi fa.
E così veniamo ad oggi, al processo di appello che si è svolto nonostante la pandemia in corso, ove si è verificato un ulteriore colpo di scena.
Infatti, nel corso del giudizio di secondo grado, dopo che il Procuratore Generale ha chiesto la conferma delle condanne inflitte, e udite le arringhe difensive, la Corte avrebbe dovuto emettere il verdetto finale. Diversamente da come accade ritualmente, dopo ben tre ore di camera di consiglio, il presidente della quarta sezione della Corte di appello di Napoli, dott. Nicola Russo, invece, ha letto una ordinanza con la quale ha disposto di acquisire ulteriori atti con rinvio per il prosieguo del processo e per la sentenza al giorno 21 aprile.
Inoltre, quel che ancor più rileva, la Corte di appello, in attesa della decisione finale, in accoglimento della richiesta avanzata dagli avvocati Dario Vannetiello e Vincenzo Di Vaio, ha disposto la immediata scarcerazione del pregiudicato Pasquale Cristiano, con sottoposizione di costui agli arresti domiciliari presso la propria abitazione.
E così nel giro di soli due anni “Picstick”, grazie alle sapienti scelte difensive, è passato dal rischio dell’ergastolo al focolaio domestico, allorquando lo “stare a casa” è di fatto imposto a tutti i cittadini in questo periodo di pandemia.
Inoltre, la Corte di appello, sempre in accoglimento di istanze difensive, ha deciso la remissione in libertà di coloro che avevano una posizione meno gravata e che erano stati condannati a pene minori rispetto a quella inflitta a Pasquale Cristiano: Liguori Raffaele, difeso dagli avvocati Antonio Pollio e Fabio Segreti, e Russo Domenico difeso dall’ avvocato Antonio Mormile.

Cronache della Campania@2020

Rivolta anti contagio nel carcere di Santa Maria Capua Vetere: aperta un’inchiesta

$
0
0

La Procura di Santa Maria Capua Vetere sta indagando su quanto e’ avvenuto nei giorni scorsi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere dove, il 6 aprile e’ scattata una rivolta da parte dei detenuti legata all’emergenza coronavirus e, in particolare, ad alcuni casi di contagio che si sono verificati nell’istituto penitenziario. Dopo la rivolta fu disposta una perquisizione nelle celle, con il ritrovamento strumenti atti a offendere, sfociata in tensioni durante le quali rimasero contusi alcuni poliziotti.

L’ufficio inquirente e’ impegnato ad accertare se ci siano state o meno presunte violenze sia ai danni dei detenuti sia nei confronti della Polizia Penitenziaria. Il garante dei detenuti di Napoli e l’associazione Antigone hanno denunciato nei giorni scorsi presunte violenze sui carcerati pubblicando file audio e foto di un detenuto con addosso i segni di presunte manganellate.

CronachedellaCampania@2020

Viewing all 6090 articles
Browse latest View live


<script src="https://jsc.adskeeper.com/r/s/rssing.com.1596347.js" async> </script>