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Channel: Cronaca Giudiziaria
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Omicidio nella tabaccheria: ergastolo definitivo al killer

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Alla quinta pronuncia diventa definitiva la sentenza di carcere a vita a carico di Mario Cavaliere, 47 anni di Casal di Principe, accusato dell’omicidio di Davide Orabona. La Corte di Cassazione ha, infatti, respinto il nuovo ricorso presentato dal legale difensore e pochi giorni fa ha reso note le motivazioni.
Cavaliere era stato condannato all’ergastolo con rito abbreviato e la sentenza venne confermata nel 2016 in Appello; ci fu un primo ricorso in Cassazione che rinviò il caso alla Corte Territoriale, che però ha riconfermato la condanna al carcere a vita. L’avvocato di Cavaliere ha ripresentato ricorso, ma stavolta lo stesso non è stato accolto.

Cronache della Campania@2019


Accusato di essere uomo del clan D’Amico infiltrato nella ricostruzione del ponte Morandi: ottiene i domiciliari

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Napoli. Il gip Luca Battinieri  del Tribunale di Napoli ha concesso gli arresti domiciliari a Ferdinando Varlese arrestato nel mese di giugno per la vicenda relativa alla società Tecnodem coinvolta nello smaltimento del Ponte Morandi a Genova. Il gip ha accolto la richiesta avanzata dall’avvocato Raffaele Chiummariello e ha concesso gli arresti in casa per Varlese. Secondo le accuse della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Genova, la Tecnodem, che si occupa di demolizione industriale di materiale ferroso, nel febbraio scorso é stata inserita tra le ditte sub-appaltatrici per la demolizione e la bonifica degli impianti tecnologici, per una cifra pari a 100.000 euro. Il committente è la Fratelli Omini S.p.a. Amministratrice e socio unico della Tecnodem s.r.l., secondo quanto reso noto dagli inquirenti, è Consiglia Marigliano. La donna, che sarebbe priva di titoli o esperienze professionali di settore, è consuocera di Ferdinando Varlese, 65enne di Napoli, noto alle forze dell’ordine e domiciliato a Rapallo, in Liguria, dipendente della Tecnodem s.r.l.

Cronache della Campania@2019

I Casalesi si compattano, il pentito: “Il clan non è finito, c’è un nuovo gruppo formato dai parenti dei vecchi boss’

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Arresti e collaborazioni con la giustizia “eccellenti” hanno modificato quelle che sono le strategie e la geografia del clan dei Casalesi e fatto superare le divisioni interne con il sodalizio che si è “unito” con la formazione di un gruppo compatto composto da giovani parenti dei vecchi esponenti del clan.
A rivelarlo ai magistrati della Dda è stato il collaboratore Salvatore Orabona parlando di Enrico Verso, il cognato di Raffaele Bidognetti, detto ‘o puffo, collaboratore di giustizia e figlio del capoclan Francesco Bidognetti, arrestato nell’ambito dell’inchiesta sulle società di vigilanza legate alla camorra. Secondo Orabona “il nuovo gruppo dei casalesi non è più interessato a faide interne, nè commettere omicidi, ma a gestire settori imprenditoriali e altre attività dalle quali trarre lauti guadagni. Di conseguenza, noi fazione Schiavone abbiamo operato unitamente al … gruppo Bidognetti anche se di quest ultimi in libertà sono rimasti in pochi. Tra questi vi è Enrico Verso”.
Verso, come conferma lo stesso collaboratore di giustizia, “è il cognato di Raffaele Bifognetti. Fa oggi parte di un gruppo che si può considerare unitario. In passato come è noto il gruppo Bidognetti era distaccato dagli altri ma ora non è più così ed in questo momento il gruppo si può considerare unico ed è sbagliato dire che il clan dei casalesi è finito. Vi è infatti un nuovo gruppo di soggetti, molti dei quali giovani e legati da rapporto dì parentela (fìgli) ai vecchi esponenti del clan. Ecco perché dico che Verso fa parte di un unico gruppo quello di cui riferisco essere il vertice. Voglio precisare che Verso insieme ad altre persone, che sono definibili come facendo capo a Bidognetti, controllano i Comuni di Parete e Lasciano per l’agro aversano e i comuni di Villa Literno e il litorale Domizio”.

 Gustavo Gentile

Cronache della Campania@2019

Rinviato a giudizio il parcheggiatore abusivo che aggredì il consigliere Borrelli, nessuna violazione della privacy nel documentare attività illegali

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Napoli. “Il parcheggiatore abusivo che mi aggredì il 15 settembre di due anni fa è stato rinviato a giudizio. Il delinquente mi prese a schiaffi mentre riprendevo la sua attività illegale. Il giudice ha evidenziato come non sussista alcuna violazione della privacy nel documentare delle attività criminali su suolo pubblico. Viene meno dunque il mantra di cialtroni, delinquenti e intrallazzatori che invocano il rispetto della riservatezza quando sono ripresi per continuare a fare i propri comodi. Il rinvio a giudizio del parcheggiatore è una prima vittoria nella nostra battaglia contro questi criminali ma non ci fermeremo. Anzi invitiamo tutti a fare come noi: denunciateli! Solo così sarà possibile estirpare gli estorsori della sosta dalle nostre strade”. Lo afferma il consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli. “Finora abbiamo denunciato 26 parcheggiatori abusivi e ne abbiamo segnalati 37. Nel frattempo stiamo preparando un nuovo dossier che presenteremo in Procura. Abbiamo individuato un estorsore della sosta addirittura all’interno del porto di Napoli, in corrispondenza della calata di Porta di Massa. Restiamo in attesa di un intervento legislativo che permetta di arrestare gli estorsori. Le nostre battaglie sarebbero state più semplici e immediate se l’oramai ex ministro dell’Interno Salvini si fosse dato una mossa ad approvare i decreti attuativi della norma che ne permetteva l’arresto”.

Cronache della Campania@2019

Pignorato il conto del liquidatore e non quello della società. L’Agenzia delle Entrate scambia il codice fiscale

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Si sono appresi altri particolari sulla vicenda del noto professionista T.F.  casertano, lasciato ad agosto senza pensione e con carte di credito, conti bancari, utenze  (telepass, bollette telefoniche, canoni di fitto, fatture per noleggio auto a lungo termine) bloccate, a causa di un errore di un impiegato della Agenzia delle Entrate Riscossione di Caserta.

Intanto il ricorso inoltrato dall’avvocato Antonio Cassino, con studio al Corso Giannone di Caserta, ha data già un primo risultato. Gli è stata, infatti, notificata l’altro giorno l’ordinanza che prevede la fissazione dell’udienza di discussione a breve:

TRIBUNALE DI SANTA MARIA CAPUA VETERE-III Sezione Civile. Nel procedimento n. 9368/2019 RG Esec. Il giudice dell’esecuzione dott.ssa Valeria Castaldo, designato per le sole attività urgenti relative al ricorso in opposizione, in sostituzione del G.E. titolare, visto il ricorso in opposizione a pignoramento presso terzi depositato in data 19.08.2019, ritenuto che non sussistano i presupposti per l’adozione del provvedimento di sospensione inaudita altera parte, occorrendo preliminarmente instaurare il contraddittorio; P.Q.M. rigetta l’istanza di sospensione della procedura esecutiva inaudita altera parte; fissa per la discussione dinanzi al Giudice Esecuzione titolare, dott.ssaElmelinda Mercuriol’udienza del 19.09.2019, ore 10:00”.  

L’annosa vicenda trae origine dalla attività svolta dal professionista con un incarico di liquidatore di una società di capitale della zona aversana.Il difensore del professionista nel ricorso introduttivo ha evidenziato, tra l’altro, l’opposizione    all’atto di pignoramento presso terzi dell’Agenzia delle Entrate – Riscossione di Caserta, al ricorrente nella qualità di debitore esecutato, nonché al terzo “Che Banca s.p.a.”, con il quale il medesimo debitore intrattiene rapporti finanziari in virtù di conto corrente; fino alla concorrenza di Euro 149.534,29. Il debito per cui si procede – spiega l’avv.Antonio Cassino – viene individuato dall’Agenzia delle Entrate quale accertamento esecutivo in danno della Partenopea Metalli s.r.l.

Con atto del 26 settembre 2017 la sopra indicata società veniva posta in liquidazione e veniva nominato liquidatore il debitore esecutato F.T. La medesima società veniva quindi cancellata in data 7 dicembre 2017. Allo stato, dunque, l’azione esecutiva avviata dall’Agenzia delle Entrate – Riscossione di Caserta vede quale soggetto passivo ed esecutato una persona giuridica – la Partenopea Metalli s.r.l. – che ha cessato di esistere e che precedentemente aveva concluso la fase di liquidazione della stessa. Pertanto alcuna azione di espropriazione può essere avviata contro soggetto inesistente.

L’azione esecutiva di cui al presente atto di opposizione è comunque parimenti infondata ed improcedibile,- precisa ancora il legale –  in quanto frutto di mero errore dell’Agenzia delle Entrate – Riscossione di Caserta.Dall’analisi degli esiti contabili dell’ente creditore, si ricava pacificamente che l’accertamento esecutivo di cui si discute, è riferito alla Partenopea Metalli s.r.l.. Dalla stessa analisi degli esiti contabili si ricava, altresì, che il codice fiscale dell’intestatario è errato. Infatti il codice fiscale della Partenopea Metalli è 03078770611, laddove nella scheda degli esiti contabili dell’Agenzia delle Entrate viene riportato il codice fiscale TRLFDN37E16I234U, che altro non è che il codice fiscale della persona fisica F.T., liquidatore della Partenopea Metalli s.r.l..

Pertanto l’Agenzia delle Entrate – Riscossione ha avviato l’azione esecutiva in danno del soggetto che corrisponde al codice fiscale TRLFDN37E16I234U, vale a dire la persona e non già in danno dell’effettivo debitore Partenopea Metalli s.r.l.. E’ assolutamente evidente che la persona fisica non è il debitore relativo all’accertamento esecutivo, non potendosi far carico dei debiti di altro soggetto, nella specie la persona giuridica Partenopea Metalli s.r.l..

E’ appena il caso di evidenziare che il debitore è una società di capitali; i cui debiti non possono assolutamente estendersi ai soggetti che la rappresentano, che ne sono soci o che hanno qualsiasi altro tipo di rapporto con la società stessa.Peraltro è stato sottoposto ad esecuzione un conto corrente bancario nella sua totalità, per le somme sullo stesso giacenti e per tutte le altre somme che vi andranno a confluire, con la conseguenza che il ricorrente non può disporre di alcuna somma giacente sul proprio conto corrente, non potrà disporre di alcuna somma derivante dalle domiciliazioni delle entrate, si è visto revocare ogni domiciliazione passiva relativa ad utenze e telepass, si è visto revocare carta di credito e bancomat. Sta di fatto, tuttavia, che sull’indicato conto corrente grava la domiciliazione dell’assegno pensionistico del debitore esecutato.

Sicché le somme dovute al debitore esecutato a titolo di stipendio, salario, indennità relative al rapporto di lavoro ed a titolo pensionistico possono essere sottoposte a pignoramento dall’Agente della Riscossione in misura pari ad 1/10 dell’importo mensile accreditato, per pensioni o stipendi che non superino l’importo mensile di Euro  2.500,00, come nel caso che ci occupa.In ogni caso una eventuale esecuzione presso terzi poteva essere limitata solo ed esclusivamente ad un importo mensile di 1/10 della pensione percepita dal ricorrente e che viene accreditata mensilmente sul proprio conto corrente, atteso che sullo stesso conto corrente non vanno ad essere accreditati altri importi, neppure per rimessa diretta da parte del titolare.

Una decisione importante – per tanti professionisti – quella del giorno di san Gennaro (19 settembre p.v.) di una vicenda sgradevole e deprecabile –  che farà certamente giurisprudenza – ma che dovrà necessariamente e con rigore portare alla condanna e al successivo  risarcimento dei danni morali e materiali.  (ferdinando terlizzi)

Cronache della Campania@2019

Il padre di Simon Gautier: ‘Cinque domande ai pm sulla fine di mio figlio’

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“Perché, dove, come e a che ora è morto Simon? Perché la telefonata al 118 non ha permesso di geolocalizzarlo? Perché il 118 non l’ha aiutato a geolocalizzarsi da solo? Perché il 118 ha chiuso la telefonata? E infine, perché i soccorsi sono stati mobilitati con grande ritardo?”. Sono le cinque domande, secondo quanto riporta ‘La Repubblica’, che Dominique Gautier, padre di Simon, il 27enne escursionista morto dopo essere precipitato in un crepaccio in Cilento, il cui corpo è stato localizzato ben nove giorni dopo l’incidente, ha consegnato al procuratore di Vallo della Lucania Antonio Ricci che indaga sull’accaduto. “Vado avanti soltanto per sapere se qui è stato fatto tutto il possibile per salvare Simon”, ha aggiunto il papà del giovane.

Cronache della Campania@2019

Crollo del ponte di Ancona nel 2017: chiesto il processo per 22, ci sono anche i vertici della società napoletana Delabech

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Per il crollo del ponte 167 lungo l’autostrada A14, avvenuto il 9 marzo 2017 tra i caselli Ancona sud e Loreto nel Comune di Camerano, che costò la vita a due persone e il ferimento di altre tre, la Procura di Ancona ha chiesto il processo per 22 indagati: 18 persone fisiche e quattro società coinvolte a vario titolo per aver commissionato i lavori, averli appaltati e poi subappaltati. Nella richiesta di rinvio a giudizio il pm Irene Bilotta contesta agli indagati anche l’omicidio stradale oltre all’omicidio colposo, il crollo colposo e la violazione delle norme in materia di sicurezza sul luogo di lavoro già emersi in fase di apertura del fascicolo. Sul ponte crollato era in corso una manovra di innalzamento quando l’impalcato obliquo fini’ sulla sede stradale provocando la morte dei coniugi Emidio Diomede e Antonella Viviani, originari dell’Ascolano (Spinetoli), che sopraggiungevano in auto, e il ferimento di tre operai. L’udienza preliminare si terrà il 9 dicembre davanti al gup di Ancona Francesca De Palma. Insieme a ingegneri, capi cantiere, responsabili della sicurezza e del procedimento, vari manager e progettisti rischiano un processo come società: Autostrade per l’Italia Spa, Spea Engeneering Spa e Pavimental Spa (entrambe del gruppo autostrade) e la Delabech Srl, l’impresa esecutrice dei lavori con sede a Napoli. Inizialmente il pm aveva indagato 37 persone e quattro società. Secondo l’ing. Gabriele Annovi, incaricato dalla Procura dei rilievi tecnici, il ponte sarebbe crollato, tra le concause, per una sottovalutazione dei rischi in fase di progetto e in fase di esecuzione dei lavori: non sarebbe stato previsto che durante la manovra di innalzamento il cavalcavia potesse ruotare distanziandosi dai punti fissi dove si sarebbe dovuto appoggiare.

Cronache della Campania@2019

Il pentito accusa: il servizio d’ordine del concerto di Gigi Finizio affidato al cognato di Bidognetti

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Anche il servizio d’ordine per il concerto di Gigi Finizio a Parete tra le attività della Roma Security, l’azienda di vigilanza facente capo ad Enrico Verso, cognato di Raffaele Bidognetti, il figlio (oggi collaboratore di giustizia) del capoclan dei Casalesi Cicciotto ‘e Mezzanotte.
E’ quanto emerge dalle pagine dell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato Verso, ritenuto da alcuni collaboratori di giustizia parte del clan, in manette. Era il 7 maggio del 2016 quando i carabinieri di Parete avviarono una serie di accertamenti sul personale in servizio per la festa di Parete che vedeva come punta di diamante l’esibizione del cantante partenopeo, estraneo completamente ai fatti, rimandata poi per le avverse condizioni atmosferiche.
Durante i controlli uno dei dipendenti contatta Antonio D’Abbronzo, anch’egli indagato per intestazione fittizia di alcune quote proprio della Roma Security, secondo i magistrati della Dda facente capo a Verso, che lo rassicura sul fatto che “lì non avete nessun problema” proprio per la presenza di Enrico Verso.
Un passaggio che per gli investigatori dell’antimafia è importante proprio per confermare la caratura criminale di Verso che secondo alcuni collaboratori di giustizia rappresenta l’espressione “di matrice bidognettiana” per il controllo nel Comune di Parete.

Cronache della Campania@2019


Delitto Romina Del Gaudio, interrogati i familiari: il padre invece è irreperibile

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Ore decisive per il delitto di Romina del Gaudio. Interrogati in Procura a Santa Maria Capua Vetere (CASERTA) alcuni parenti della giovane di 19 anni, promoter della Wind, residente ai Camaldoli a Napoli, il cui fu trovato senza vita nel bosco della reale tenuta di Carditello a San Tammaro (CASERTA), nel luglio di 15 anni fa. La Procura di Santa Maria Capua Vetere, diretta da Maria Antonietta Troncone, dopo riapertura del caso lo scorso aprile, e dopo che il pubblico ministero Geradina Cozzolino ha iscritto i primi tre nomi nel registro degli indagati sulla scorta di prove investigative, una lettera anonima e il Dna ritrovato su un indumento della ragazza, portate alla sua attenzione dall’avvocato di parte civile, Francesco Stefani, ingaggiato un anno fa dalla famiglia, ora sembra che sia vicina ad una svolta.
Infatti, nonostante sia agosto, alcuni familiari della giovane sono stati convocati dalla polizia giudiziaria perché ascoltati sulle frequentazioni della 19enne. I carabinieri della Procura inoltre stanno cercando da qualche settimana il padre della ragazza che si è reso irreperibile. Gennaro Del Gaudio,70 anni, secondo le ultime indiscrezioni vive in Germania. All’epoca fu interrogato dai militari, quando arrivò per il funerale della figlia. “Parlava un dialetto napoletano molto stretto, era ben vestito, capelli tinti, indossava persino una collanina di perle. E cosa importante che il padre di Romina nonostante lavorasse in Germania, l’uomo ammise di conoscere parecchi personaggi legati al clan dei Casalesi ed era ad Aversa, proprio nei giorni quando fu ammazzata la figlia’, ecco quello che dissero gli investigatori su di lui.

Cronache della Campania@2019

Clan Belforte. Revocata la sorveglianza speciale e l’obbligo di soggiorno a Raffaele Bellopede

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Condannato per estorsione aggravata e continuata dalla metodologia mafiosa
Marcianise. La Corte di Cassazione ha revocato la sorveglianza speciale e l’obbligo di soggiorno in città nei confronti del sessantatreenne di Marcianise Raffaele Bellopede.
Si tratta di una delle persone condannateper i reati di estorsione per conto del clan Belforte.
L’unico procedimento aperto nei confronti del “professore” resta quello presso la sezione delle misure di prevenzione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere a seguito del sequestro effettuato dalla polizia lo scorso dicembre.
Bellopede espiò la condanna a 8 anni mezzo di reclusione per estorsione aggravata e continuata dalla metodologia mafiosa prevista ex art 7 della Legge 203/1991, ai danni di commercianti.

Cronache della Campania@2019

Pizzo nel Beneventano da parte dello ‘Zio d’America’: ai domiciliari esponente del clan Sparandeo

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Benevento. Ha ottenuto gli arresti domiciliari dopo solo un anno di carcere il 40enne Alberto Mincione esponente del clan Sparandeo di Benevento. Mincione era stato arrestato 12 febbraio del 2015 in esecuzione di un ordinanza di custodia cautelare in carcere richiesta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli per i reati di estorsione aggravata dal metodo mafioso in concorso nell’ambito della operazione di polizia giudiziaria denominata “Lo zio d’America”, dall’espressione utilizzata dal boss Saverio Sparandeo per chiedere le estorsioni ai titolari delle imprese commerciali del Beneventano. Mincione aveva poi ottenuto i domiciliari ed era stato arrestato di nuovo nell’ottobre del 2018  dopo la condanna in via definitiva ( sentenza del Tribunale di Benevento confermata dalla Corte d’Appello di Napoli ) alla pena della reclusione di anni 6. Il suo avvocato (Luca Russo) ha chiesto e ottenuto dal magistrato di Sorveglianza di Avellino, che Mincione sconti il residuo della pena in regime di detenzione domiciliare.

Cronache della Campania@2019

Camorra, boss La Torre a processo per frasi contro un cronista di Cronache di Caserta

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Rischia fino a sei anni di reclusione il boss Augusto La Torre. La procura di Napoli lo ha messo sotto processo per le frasi ingiuriose rivolte a Giuseppe Tallino, il giornalista che per Cronache di Caserta, negli ultimi anni, ha seguito le inchieste della Dda proprio sulla cosca fondata dal mondragonese. Quegli articoli, letti in carcere, avrebbero infastidito il capoclan al punto da spingerlo ad insultare ripetutamente il giornalista.Il processo, innescato dalla denuncia di Tallino, prenderà il via a febbraio dinanzi al tribunale di Napoli. Il boss dei Chiuovi risponde di diffamazione aggravata dall’uso del web. Le sue accuse al cronista comparvero in un’intervista pubblicata da un quotidiano di informazione on-line nel giugno del 2018.A seguire il caso è stato il pm della procura distrettuale antimafia Maria Laura Lalia Morra.Il camorrista sta scontando trenta anni di carcere per associazione mafiosa e omicidi.

Cronache della Campania@2019

Condanna in cassazione per i gregari di Bidognetti: “E’ camorra”

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Sono stati esattori di estorsioni ai danni di artigiani e commercianti e lo hanno fatto per aiutare un gruppo intraneo al clan dei Casalesi. E’ il cuore della motivazione con la quale la Quinta Sezione della Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di Massimo Gallucci, 37 anni di Trentola Ducenta, Luciano Mariniello, 51 anni di Luscinao, Manuel Verde, 27 anni di Trentola Ducenta, e Samir Sassaoui, 32 anni di Casaluce, accusati di estorsione aggravata dall’articolo 7 (aggravante esclusa per Sassaoui).
I quattro erano già stati condannati in primo grado ed in Appello ed hanno presentato ricorso in Cassazione contestando la ricostruizione dei giudici. In particolare per i tre italiani, gli avvocati difensori hanno tentato di far cadere l’aggravante camorristica, contestando le accuse del collaboratore di giustizia Palmiero e cercando di ‘staccare’ gli imputati dal gruppo che faceva capo a Giuseppe e Luciano Di Cicco, collegati, secondo la Dda, al gruppo Bidognetti.

Cronache della Campania@2019

Presunta violenza sessuale su una minore in Costiera: revocati gli arresti domiciliari a due dei quattro fermati

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Presunta violenza sessuale su una minore in Costiera: revocati gli arresti domiciliari a due dei quattro fermati.I presunti abusi e maltrattamenti sarebbero stati subiti da una minore residente in Costiera, a Tramonti
Violenza su minore in ambito familiare: due dei quattro indagati tornano in libertà. Sono stati revocati gli arresti domiciliari ad una coppia, indagata per violenza sessuale. Lo ha stabilito la Procura di Salerno. I presunti abusi e maltrattamenti sarebbero stati subiti da una minore residente in Costiera, a Tramonti.
I due indagati, di Nocera Inferiore, hanno ottenuto l’obbligo di dimora. Si tratta del fratellastro della piccola e di sua moglie. Restano invece in carcere il padre e la madre della bimba. La piccola avrebbe subito le angherie dall’età di 5 anni Sotto accusa ci sono i genitori, insieme ad altri parenti. Su questi ultimi, secondo i verbali, sarebbero emersi alcuni punti di contrasto. Le prime indagini risalgono al 2017: gli accertamenti continuano.

Cronache della Campania@2019

Video hard della ragazzina diffuso via chat: indagate altre due minorenni

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Hanno diffuso via chat il video hard di una coetanea, assieme ad altri tre amici che sono già indagati per diffamazione e divulgazione di materiale pedopornografico. Sono due ragazze di 16 e 17 anni che saranno interrogate nei prossimi giorni dalla squadra mobile della questura di Avellino che segue le indagini su mandato della procura presso il tribunale dei minori di Napoli. Si aggiungono quindi ad altri due ragazzini e una ragazza che nei giorni i scorsi sono stati ascoltati per chiarire i contorni della vicenda denunciata nelle scorse settimane dai genitori della vittima. Gli indagati fanno parte tutti della stessa cerchia di amici di un comune dell’hinterland avellinese. Secondo gli inquirenti il video con immagini della 16enne in effusioni con il fidanzato, riprese da terzi, sarebbe stato girato a più persone, ma l’avvio delle indagini avrebbe messo in allarme i ragazzi che hanno poi cercato di cancellare dagli smartphone la sequenza incriminata. La notizia dell’inchiesta avrebbe anche arginato la diffusione virale del video.

Cronache della Campania@2019


Morte del personal trainer di Scafati: 19enne indagata per omicidio colposo

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Scafati.Nel giorno di Ferragosto il personal trainer di Scafati, mentre era a bordo della sua moto, si scontrò con un’automobile (Fiat Panda) in via Nazionale a Nocera Superiore. Dopo 15 giorni il decesso. La Procura di Nocera Inferiore ha iscritto nel registro degli indagati, con l’accusa di omicidio colposo con violazione al Codice dalla Strada, la giovane di 19 anni che, il giorno di Ferragosto, travolse con la sua auto Raffaele Manna mentre stava percorrendo con il suo scooter via Nazionale a Nocera Superiore. Il personal trainer di Scafati, di 26 anni, è deceduto qualche giorno fa a causa delle gravi ferite riportate a seguito dell’incidente. Ora si attende l’autopsia per fare luce sui reali motivi del decesso.
La dinamica del sinistro è stata ricostruita dai carabinieri. Sembra che la 19enne, mentre percorreva l’arteria stradale, abbia svolto un sorpasso occupando l’altra corsia sulla quale stava viaggiando il povero Raffaele che, purtroppo, venne preso in pieno dalla Fiat Panda. Di qui la corsa in corsa in ospedale: due giorni fa il decesso e l’apertura di un fascicolo d’inchiesta da parte del sostituto procuratore Viviana Vessa.

Cronache della Campania@2019

Bidelli e falsi diplomi, sette napoletani indagati a Padova

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La Procura della Repubblica di Padova ha aperto sette fascicoli d’indagine a carico di altrettanti bidelli per cui si sospetta il reato di falso. Stando agli accertamenti, i sette denunciati avrebbero presentato un curriculum falsificato, certificando il possesso del diploma di scuole di formazione non parificate. L’inchiesta nasce da una serie di accertamenti fatti a Napoli e Salerno a inizio anno, in cui emersero migliaia di irregolarita’ legate proprio a scuole sospettate di essere dei “diplomifici” per bidelli e personale ausiliario, entrati cosi’ nelle graduatorie accedendo a sostituzioni e a posti fissi senza averne titolo. I nomi delle sette persone sospettate di aver falsificato il curriculum sono emersi nel corso di accertamenti fatti da almeno quattro scuole padovane, che avrebbero poi consegnato la documentazione in procura.

Cronache della Campania@2019

Processo Olimpo, si torna in aula e Greco continua a rimanere in carcere

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Si ritorna in aula, dopo le vacanze estive, per il processo Olimpo Ordinario per gli indagati Adolfo Greco, Carolei Michele, Carolei Raffaele, Cuomo Umberto, Di Martino Luigi, Di Somma Attilio. L’appuntamento è per lunedì nell’Aula “Siani” del Tribunale di Torre Annunziata dove si riprenderà per la quarta udienza. Come da programma saranno ascoltati i primi testi dal collegio giudicante presieduto da Sena, Sabatino e Marano giudici a latere. Il pm titolare dell’inchiesta è Giuseppe Cimmarotta della Dda di Napoli. Nel corso delle prime udienze alla costituzione delle parti ha partecipato anche il Comune di Castellammare di Stabia che si è costituito parte civile nel processo e SOS Impresa. Una scelta quella del comune, guidato dal Sindaco Cimmino, per “tutelare l’immagine della città” che secondo l’amministrazione sarebbe stata lesa. Sono stati poi nominati i periti che dovranno valutare la veridicità delle intercettazioni telefoniche e ambientali che rappresentano le accuse principali in mano alla Procura. A costituirsi parte civile nel corso del processo anche Adolfo Greco contro i clan che hanno deciso di essere giudicati con rito abbreviato. I giudici hanno accolto, nel corso del primo dibattimento, la richiesta presentata da Stravino e Maiello, avvocati del Greco. Una scelta quella dell’imputato di spicco perché ritenuta, così come commentato in aula dagli avvocati, “una vittima. Un atto, quella della costituzione civile, in cui siamo soli visto che al nostro fianco non ci sono il Comune di Castellammare di Stabia né altre Associazioni”. Resta comunque in carcere Adolfo Greco, l’imprenditore da dicembre dello scorso anno è in custodia cautelare nel carcere di Secondigliano. I legali nel corso dell’ultima udienza hanno richiesto una rimodulazione della custodia, proponendo i domiciliari anche fuori regione per motivi di salute. Ma il Tribunale non ha accolto l’istanza presentata dalla difesa. Secondo i legali l’imprenditore deve essere considerato un malato psichico grave che avrebbe anche tentato il suicidio. “Il signor Greco – ha detto l’avvocato Maiello nel corso dell’ultima udienza – versa in una condizione di salute psichica penosa per cui la protrazione della custodia in carcere va a ferire il senso di umanità. Il punto – sostiene Maiello – non è se Adolfo Greco stia per uccidersi o meno. Il punto è qual è la qualità dello stato della sua salute mentale. Greco soffre di depressione maggiore collegata con lo stato di detenzione”. Tutto questo mentre l’imputato aveva deciso di non assistere all’udienza in videoconferenza. Per il Tribunale lo stato di salute del detenuto è compatibile con il carcere. Entra nel vivo il Processo calendarizzato fino a Novembre. La difesa chiede di procedere spediti e di fare presto, i legali giocheranno tutte le carte possibili per dimostrare l’infondatezza delle accuse rinchiuse in un’inchiesta che ha fatto clamore in città oltre che ha fatto tremare politici, imprenditori ed esponenti della società civile.

Cronache della Campania@2019

Schiaffi al bambino autistico, professore scarcerato ma sospeso dal servizio

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Maltrattamenti su minore autistico, scarcerato dai domiciliari il professore di sostegno V.S. 53 anni di Caserta è stato sospeso per tutto l’anno scolastico. E’ stata questa la decisione del giudice della 12esima sezione del tribunale del Riesame di Napoli.
Secondo le accuse l’insegnante della scuola Vanvitelli di Caserta avrebbe preso a schiaffi e a spintoni un alunno autistico di 14 anni. Il professore, assistito dagli avvocati Nando Letizia e Giacomo Tartaglione, si è sempre dichiarato innocente da queste accuse. L’indagine è partita nel marzo scorso, dopo la denuncia presentata dai genitori del ragazzo dopo aver notato il malessere del figlio che era diventato aggressivo, nonostante avesse un carattere solitamente mite, e non aveva più voglia di andare a scuola. Ad inchiodare il professore sarebbero state anche le immagini di alcune telecamere piazzate dai carabinieri nella classe frequentata dal docente.

Cronache della Campania@2019

Falsi permessi a costruire nell’Interporto di Marcianise: 5 misure cautelari e sequestro di capannoni

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Operazione all’alba della Guardia di Finanza di Caserta che ha portato all’arresto di quattro persone a Marcianise, tra cui anche un dirigente del Comune.
I militari proprio in questi minuti stanno provvedendo a notificare le ordinanze cautelare ai diretti interessati. Il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Caserta ha posto in esecuzione un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.l.P. del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, su richiesta di questa Procura, con la quale è stata disposta la misura degli arresti domiciliari nei confronti di  Gennaro Spasiano, dirigente del Comune di Marcianise,  Giuseppe Barletta, legale rappresentante della società “Agli Antichi Splendori” a.r.l. e amministratore dell’omonimo gruppo imprenditoriale, nonché di Antonio Campolattano, amministratore delegato della società per azioni “Interporto Sud Europa”. È stato altresì disposto l’obbligo di dimora nei confronti di Nicola Berti, amministratore unico della società “residenza dei Borboni” a.r.l..
Contestualmente è stata data esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo di un edificio a destinazione commerciale (“Intervento Box 3”) facente parte del Polo Commerciale “Campania” e di tre capannoni preefabbricati con relativi piazzali di accosto facenti parte del Polo Logistico, situati all’interno dell’area interportuale di Marcianise.
L’ordinanza cautelare fonda su un compendio gravemente indiziario a carico dei predetti indagati, coinvolti, a vario titolo e in concorso fra di loro, in reiterate condotte di abuso d’ufficio, connessi delitti di falso ideologico e di violazione delle nonne urbanistiche. Gli abusi e le irregolarità riscontrate attengono alle procedure di rilascio, da parte del dirigente del Comune di Marcianise (Spasiano) di alcuni permessi a costruire a favore delle società sopra richiamate, tutte facenti parte del gruppo imprenditoriale “Barletta”, già oggetto di recenti approfondimenti investigativi condotti da questo stesso ufficio giudiziario relativamente a plurime condotte di bancarotta fallimentare e concordataria e di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte con riguardo a sei società del gruppo.
Attraverso la prosecuzione delle attività di indagine, sono stati raccolti significativi elementi probatori che hanno consentito di contestare a Gennaro Spasiano nella qualità di Dirigente del III Settore del Comune di Marcianise, di aver illegittimamente rilasciato, tra il mese di aprile 2017 e quello di gennaio 2018, n. 3 permessi a costruire a favore di società del gruppo “Barletta”, in assenza della necessaria preventiva approvazione della variante urbanistica. La contestata illegittimità dei permessi a costruire muove dalla constatazione, da parte della Procura, circa il fatto che il medesimo Dirigente amministrativo ha fondato i permessi adottati su una delibera del Commissario Straordinario del Comune di Marcianise datata 3 giugno 2016, non potendolo fare, posto che tale delibera era ed è in realtà priva di valore provvedimentale. L’altro profilo di illegittimità dei permessi a costruire attiene al fatto che il dirigente comunale li aveva adottati sulla base di una convenzione stipulata il 29 giugno 2016 dallo stesso dirigente comunale con i rappresentanti delle società del gruppo interessate, illegittima appunto perché, a sua volta, non approvata dall’organo consiliare dell’ente locale.
In pratica lo Spasiano, in accordo e in concorso con le parti private interessate, ben consapevole di operare in contrasto al piano urbanistico vigente e perfino in deroga al piano particolareggiato previsto in sede di originaria progettazione dell’Interporlo di Marcianise (a tacere del fatto che l’accordo di programma era divenuto inefficace per lo scadere, nel 2006, del termine decennale previsto per la sua realizzazione), rilasciava i citati permessi a costruire per la realizzazione di importanti opere infrastrutturali da adibire non solo a depositi e logistica, ma anche a finalità meramente commerciali; determinando così un ingiusto profitto consistente, per il gruppo imprenditoriale beneficiato, in una nuova speculazione edilizia all’interno dell’area interportuale, eludendo peraltro il coinvolgimento, nelle necessarie procedure autorizzatorie, di tutti gli altri attori pubblici inizialmente coinvolti nella progettualità internodale.
Dall’illegittimità dei suddetti permessi a costruire ne è scaturita anche la esigenza di procedere al sequestro dei manufatti nel frattempo già realizzati, consistenti in: un edificio commerciale di circa 10.000 mq realizzato in cemento armato su un’area pertinenziale
di circa 30.000 mq adiacente al parco commerciale “Campania”, già oggetto di cessione ad un primario operatore commerciale del settore dell’hobbistica per la realizzazione di una grande struttura di vendita al dettaglio (permesso a costruire n.1009/2018); due capannoni prefabbricati facenti parte del Polo Logistico Ovest di ampiezza rispettivamente di 30.000 e 20.000 mq, dei quali il primo già realizzato ed il secondo in fase di ultimazione (permesso a costruire n. 972/2017); un capannone prefabbricato facente parte del Polo Logistico Est di ampiezza di circa 50.000 mq, ancora in fase di ultimazione strutturale (permesso a costruire n.965/2017). li consistente quadro indiziario raccolto attraverso – fra l’altro – attività intercettive, consulenze tecniche e diverse testimonianze, ha quindi permesso l’emanazione dei provvedimenti cautelati in corso di esecuzione, con i quali si è neutralizzato un progetto speculativo posto in essere grazie ali’ asservimento di dirigenti pubblici agli interessi di un gruppo imprenditoriale privato che ha così potuto aggirare i vincoli, anche urbanistici, gravanti sulle aree interessate e superare lo stallo esecutivo determinatosi a seguito dello scadere del tenni.ne originariamente previsto per la realizzazione del progetto infrastrutturale.
Gli esiti di questa attività costituiscono una chiara, ulteriore testimonianza del costante presidio esercitato da questa Procura, in stretta sinergia con il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caserta, per il rispetto della legalità nell’attività delle pubbliche amministrazioni in generale, e degli enti locali in particolare.

Cronache della Campania@2019

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