Quantcast
Channel: Cronaca Giudiziaria
Viewing all 6090 articles
Browse latest View live

Killer di Budrio: ergastolo per Igor il Russo, risarcimento per i familiari delle vittime

$
0
0

Bologna. E’ stato condannato all’ergastolo Norbert Feher alias Igor il russo, il 38enne serbo imputato per i due omicidi commessi a Budrio e Portomaggiore in provincia di Ferrara, due anni fa. La sentenza è stata emessa con il rito abbreviato dal gup di Bologna, Alberto Ziroldi. E’ stata così accolta la richiesta dell’accusa che aveva chiesto il massimo della pena per Igor, omicida reo confesso del barista Davide Fabbri e della guardia ecologica Valerio Verri. Fabbri fu ucciso nel suo locale di Riccardina di Budrio in provincia di Bologna, il primo aprile 2017. Sette giorni dopo, Verri era impegnato in un servizio di pattuglia anti-bracconaggio, a Portomaggiore nel Ferrarese, quando fu vittima di un agguato mortale. ‘Igor’ era collegato in videoconferenza dalla Spagna, dove era stato arrestato il 15 dicembre 2017 e dove è detenuto nel carcere di massima sicurezza di Saragozza: alla lettura della sentenza è rimasto impassibile e immobile. In aula era presente per la prima volta Maria Sirica, vedova di Fabbri. C’erano anche i figli di Verri, Francesca ed Emanuele e l’agente di polizia provinciale Marco Ravaglia, rimasto gravemente ferito nell’agguato in cui perse la vita Verri. Undici i capi di imputazione contestati a Igor il russo: oltre ai due omicidi dell’aprile 2017, il tentato omicidio dell’agente di polizia provinciale, Marco Ravaglia, ed altri reati tra cui rapina a mano armata, furto, porto abusivo di armi e ricettazione. Feher fu arrestato il 15 dicembre 2017 a Teruel, in Aragona, al termine di una lunga latitanza e dopo aver ucciso ad El Ventorillo un allevatore e due agenti della guardia civile. La carriera criminale del ‘lupo solitario’ era finita in Spagna al termine di una sanguinosa sparatoria, ma in Italia l’uomo era stato a lungo ricercato. Una caccia all’uomo durata alcuni mesi, nei quali erano stati impegnati nella zona rossa tra Bologna e Ferrara diversi uomini dei reparti speciali dei carabinieri intenti a setacciare il territorio tra casolari e acquitrini, ma non fu trovata nessuna traccia dell’uomo se non bivacchi.
“Doveva andare così. La nostra battaglia prosegue. Andiamo avanti perché è doveroso nei confronti di nostro padre, è un primo passo”: lo ha detto Francesca Verri, figlia della guardia ecologica Valerio, una delle due vittime italiane di Igor il Russo.
“La signora Marianna Sirica è sollevata e soddisfatta della sentenza” ha detto l’avvocato Giorgio Bacchelli che ha assistito nel processo la vedova del barista Davide Fabbri. “Mi ha detto che è una gioia da poco – prosegue – perché comunque il marito è morto”. “E’ una sentenza che ci aspettavamo – spiega Bacchelli – il processo ha turbato la mia cliente, soprattutto l’arringa dell’avvocato difensore che ha cercato in tutti i modi di sgravare la posizione di Feher, ma era un’impresa disperata”. “Abbiamo ottenuto un risarcimento danni di poco meno di 500mila per la vedova di Fabbri e 300mila euro per il padre Franco, ma tanto sono soldi che i miei clienti non vedranno mai perché certo Feher non sarà in grado di corrisponderli” sottolinea. L’avvocato Bacchelli aveva chiesto un risarcimento danni di 1 milione di euro per la vedova Sirica e 500mila euro per il padre di Fabbri.
Ammonta, invece, a quasi 1,7 milioni di euro il risarcimento disposto dal gup di Bologna, Alberto Ziroldi, a favore delle parti civili. Il killer serbo è stato condannato a risarcire la vedova e il padre di Fabbri con, rispettivamente, 497mila e 300mila euro. Danni per 400mila euro ciascuno sono stati riconosciuti a Francesca ed Emanuele Verri, figli di Valerio. La moglie della guardia volontaria dovrà essere risarcita con 50mila euro. Infine, un danno di 30mila euro è stato riconosciuto alla Provincia di Ferrara e di 20mila euro al Servizio di vigilanza ambientale di Legambiente. Marco Ravaglia, invece, l’agente di polizia provinciale ferito gravemente da Feher, mentre era in servizio con Verri, sarà liquidato in separato giudizio: il giudice ha respinto la richiesta di provvisionale immediatamente esecutiva.
Il volontario Valerio Verri, l’8 aprile 2017, “non doveva essere lì”, di pattuglia nella zona frequentata da Igor il russo, “e non doveva essere esposto ai rischi a cui è stato esposto”. Lo ha detto l’avvocato che assiste i familiari della seconda vittima di Igor il russo, Fabio Anselmo, secondo cui “è sbagliato dire che è stato vittima del dovere: è un cittadino che è stato esposto a un rischio a cui non doveva essere esposto. Abbiamo già fatto ricorso a Strasburgo ed è stato ritenuto ammissibile quindi abbiamo avuto gia’ un bel primo successo. Questa sentenza avvalora la nostra tesi”. Anselmo, commentando la sentenza, ha infatti fatto notare come per l’omicidio Verri il giudice, che ha condannato Feher all’ergastolo, “ha escluso l’aggravante, per quanto riguarda l’omicidio della qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria. Non è un provvedimento sfavorevole ma che va verso la verità”.


Cronache della Campania@2018


Stangata sul professore Iannelli: 9 anni di carcere, dirottava i pazienti dal Cardarelli alla clinica del Sole

$
0
0

Il Tribunale di Napoli, prima sezione penale (presidente Occhiofino), ha condannato a 9 anni l’ortopedico Paolo Iannelli che secondo l’accusa, rappresentata dal pm Henry John Woodcock, “dirottava” pazienti dall’ospedale Cardarelli, di cui era primario, verso la prestigiosa clinica Villa del Sole di via Tasso, a Napoli. La condanna disposta è più alta di un anno rispetto alla richiesta avanzata lo scorso 12 febbraio dal pm Woodcock. Iannelli era imputato di associazione per delinquere, 91 episodi di falso, 19 concussioni e due truffe. L’ortopedico (difeso dagli avvocati Maurizio Loiacono e Bruno Von Arx) ha sempre sottolineato la propria estraneita’ alle accuse. Il Tribunale ha inoltre condannato Marco Chiantera (difeso dall’avvocato Claudio Lanzotti) a due anni e 8 mesi; per lui il pm aveva proposto l’assoluzione. Disposta l’assoluzione per Massimiliano Mandato (difeso dall’avvocato Carlo Carandente Giarrusso), così come da richiesta del pm. Prescrizione infine per Marco Von Arx, ex amministratore di Villa del Sole, imputato per truffa. Paolo Jannelli, è stato uno degli ortopedici tra i più quotati a livello italiano negli anni scorsi tanto da essere stato al servizio del Napoli di Maradona.

Cronache della Campania@2018

San Giorgio, violenza nell’ascensore della Circum: il referto medico conferma gli abusi

$
0
0

San Giorgio. E’ arrivata la conferma che solleva dalle paure la 24enne di Portici, violentata a turno nell’ascensore della Circum di San Giorgio due settimane fa. Il referto della visita medica a cui si è sottoposta nei giorni scorsi la giovane donna sottolinea “l’assenza di consensualità”, e dunque conferma la violenza. La sera del 6 marzo sarebbe stata vittima di abusi nel vano ascensore della fermata della Circumvesuviana da tre giovani di San Giorgio a Cremano, due in carcere in attesa del Riesame e uno scarcerato nei giorni scorsi. La ragazza, secondo ipotesi degli inquirenti, avrebbe subito le violenze in preda al cosiddetto effetto “freezing”, un fenomeno naturale che viene innescato per difesa dal cervello e rende incapace la vittima di reagire. Intanto, domani, dopo la scarcerazione di Alessandro Sbrescia, il più giovane dei tre indagati, avvenuta la sera dello 21 marzo, un altro collegio del Tribunale del Riesame si dovrà pronunciare sul ricorso presentato dall’avvocato di un altro dei giovani coinvolti nella vicenda, Antonio Cozzolino. I legali di Alessandro Sbrescia, Antonio Cozzolino e Raffaele Borrelli, rispettivamente gli avvocati Edoardo Izzo, Antonio de Santis e Massimo Natale, secondo quanto si è appreso, avrebbero presentato il ricorso separatamente e in momenti diversi.

Cronache della Campania@2018

‘Don Michele a letto con la 14enne e la compagna’. Due lettere accusano il parroco

$
0
0

“Don Michele a letto con la 14enne e la compagna”. Due lettere accusano il parroco.
All’interno di una delle missive, entrambe indirizzate al sacerdote, la bambina ha parlato anche di un episodio, simile a quello vissuto da un’altra delle ragazze, in cui don Michele Barone avrebbe dormito nel letto con lei. La piccola ricorda che il sacerdote si si sarebbe messo in mezzo a lei ed alla sua segretaria e durante la notte si girò verso la 14enne ed iniziò a “muoversi avanti ed indietro”. Poi ricorda ancora che don Michele si recò in bagno e che lei sentì l’acqua scrosciare. Un ricordo che si interrompe qui: “era più turbata da quello che non ricordava che da quello che ricordava”, ha commentato la psicologa in aula.

Gustavo Gentile

Cronache della Campania@2018

Omicidio stradale: chiesta in Appello la conferma della condanna per l’attore Domenico Diele

$
0
0

Il procuratore generale Elia Taddeo della Corte di Appello di Salerno ha chiesto la conferma della pena a sette anni e otto mesi di reclusione per l’attore Domenico Diele, accusato di omicidio stradale aggravato per la morte della quarantottenne salernitana Ilaria Dilillo che venne sbalzata dal suo scooter la notte tra il 23 e il 24 giugno 2017 nei pressi dell’uscita autostradale di Montecorvino Pugliano. Ieri si è svolta l’udienza a porte chiuse alla quale era presente l’attore. La sentenza, come ricorda Il Mattino, arriverà il 21 maggio dopo le arringhe dei legali di Diele che sperano nell’attenuante del risarcimento del danno ai familiari della vittima. La difesa punta inoltre a dimostrare che l’imputato quando si mise alla guida non aveva assunto sostanze stupefacenti ma il giorno prima l’incidente, così come Diele ha sempre dichiarato. Ma secondo il sostituto procuratore Elena Cosentino il giovane attore si pose alla guida della sua Audi A3 in stato di alterazione psicofisica a causa dell’uso di sostanze stupefacenti e per questo si tratta so “negligenza, imprudenza, imperizia, nonché inosservanza della normativa prevista dal codice della strada” – poiché, a parere della Procura, non avrebbe adottato una condotta di guida “consona” a evitare ogni pericolo per la sicurezza delle persone, “avendo condotto il veicolo a una velocità elevata e comunque non conforme allo stato dei luoghi senza rispettare le distanze di sicurezza dai veicoli che lo precedevano”. Ad aggravare la posizione di Diele si aggiunge il fatto che al momento del fatale impatto guidava senza patente perché sospesagli una prima volta nel 2009 e poi di nuovo nel 2016 perché scoperto alla guida sotto effetto di sostanze stupefacenti. Nonostante ciò aveva deciso di guidare la propria Audi per andare in Basilicata al matrimonio di una cugina. Al momento dell’incidente, l’attore, risultato positivo al test per cocaina e cannabinoidi, aveva della droga nel portacenere della sua auto e aveva affrontato un viaggio di 450 chilometri.

Cronache della Campania@2018

Confessione choc del pentito Giovanni Cascarino; “mi innamorai della prostituta e uccisi i protettori”

$
0
0

Mondragone In Corte di Appello a Napoli, un collaboratore di giustizia ha raccontato la verità sull’omicidio di un albanese e di un tentato omicidio del fratello avvenuti 20 anni fa a Mondragone. Oggi il procuratore generale, dopo la confessione, ha chiesto due condanne: 18 anni per l’esecutore materiale il pentito Giovanni Cascarino e 16 anni per Mario Cuoco il complice. I due legati ad ambienti camorristici del gruppo dei La Torre, furono assolti in primo grado per mancanza di prove, condannati in secondo grado. La Cassazione ha poi annullato le condanne con rinvio in Appello. Nel frattempo Giovanni Cascarino ha chiesto di collaborare con la giustizia ed ha ammesso i fatti. “Ho ucciso Halim Margiekai e ferito il fratello perché conobbi una ragazza di nome Sonia che faceva la prostituta in zona Capua con la quale ebbi una relazione fissa. I protettori non volevano però che lei uscisse dal giro e la sequestrarono e maltrattarono per diversi mesi per questo motivo decisi di punire i due fratelli albanesi”.

Gustavo gentile

Cronache della Campania@2018

Violentò una turista in Sardegna, condannato a 5 anni l’ambulante di cocco napoletano

$
0
0

E’ stato condannato a cinque anni il 30enne napoletano a processo a Nuoro con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di una turista toscana che l’estate scorsa trascorreva le vacanze in Sardegna. L’imputato, Michele Pelosi, napoletano di 30 anni – come riferisce il quotidiano La Nuova Sardegna – presente ieri in aula, e’ stato giudicato con rito abbreviato. Nel luglio del 2018 avrebbe stuprato una ventenne di Arezzo a Budoni, localita’ turistica sulla costa nord orientale della Sardegna. Il pm Giorgio Bocciarelli, concludendo la sua requisitoria, aveva chiesto per il giovane campano una condanna a quattro anni e sei mesi, condanna che e’ stata dunque aumentata di sei mesi dai giudici. Secondo la ricostruzione dell’accusa, l’estate scorsa i due giovani si erano conosciuti in spiaggia: lei in vacanza e lui venditore ambulante di cocco arrivato da Napoli per la stagione estiva. Poi una sera si sono rivisti e la violenza sessuale si sarebbe consumata in auto. Qualche ora dopo, ancora sotto choc ma incoraggiata dall’amica, la 20enne aveva trovato la forza di raccontare tutto ai carabinieri, che avevano subito rintracciato e arrestato il venditore di cocco

Cronache della Campania@2018

Condannato in appello il “re del pane” di Santa Maria Capua Vetere che torna in carcere

$
0
0

Arriva la condanna in appello dell’imprenditore Gianni Morico finito in manette dopo la condanna in Appello. In carcere finisce anche Nicola De Villano. Il ‘re del pane’ di Santa Maria Capua Vetere è finito in manette nella serata di ieri, con il blitz dei carabinieri della Compagnia di Santa Maria Capua Vetere che lo hanno raggiunto nella sua abitazione della città del Foro, mentre Del Villano è stato tratto in arresto a Cancello ed Arnone, dove era ai domiciliari. Il provvedimento nei confronti di Morico e Del Villano è stato richiesto dal procuratore generale dalla Corte di Appello di Napoli e accolto dalla medesima corte dopo la sentenza di secondo grado che ha condannato Morico e Del Villano rispettivamente a 6 anni e 8 mesi di carcere e 11 anni. Il ‘re del pane’ era accusato dalla DDA di aver aiutato e sostenuto il clan dei Calesesi. Dopo l’assoluzione in primo grado, la deposizione del pentito Nicola Schiavone aveva “inguaiato” l’imprenditore, condannato infatti in Appello.

Cronache della Campania@2018


Napoli, omicidio dell’innocente meccanico di Forcella: annullata l’ordinanza a Contini ma resta in carcere per camorra

$
0
0

I giudici del Tribunale del Riesame di Napoli hanno annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Ciro Contini, nipote del boss Eduardo Contini “‘o romano” e anello di collegamento tra la cosca del Vasto e i Sibillo, emessa in relazione all’omicidio di Luigi Galletta, il meccanico (vittima innocente della camorra) ammazzato il 31 luglio del 2015 nell’ambito della faida scoppiata tra i Sibillo e i Buonerba. Contini, (difeso dall’avvocato Dario Vannetiello) arrestato due settimane fa nell’ambito del blitz sfociato in 27 arresti (indagati i Sibillo e due dei Buonerba), e’ accusato di essere stato l’esecutore materiale del delitto. Il Riesame ha pero’ confermato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere rispetto all’accusa di associazione di stampo mafioso per aver fatto parte dei Sibillo.

Cronache della Campania@2018

Scavone, Alma spa: “Nessuna fuga a Dubai” e la Olisistem precisa: “Siamo operativi, coinvolti indirettamente”

$
0
0

Napoli. Il board della Alma S.p.a., attraverso una nota, smentisce “con forza la notizia che vede Scavone coinvolto in un’ipotetica fuga verso Dubai con ingenti somme di denaro al seguito”. “Nel rispetto della forza lavoro impiegata”, viene ancora sottolineato nel comunicato, l’Alma spa si dice certa che “celermente e nelle opportune sedi giudiziali tutto verrà positivamente chiarito”.
Una precisazione arriva anche dalla Olisistem, una delle società individuata dalla Procura di Napoli come coinvolta nll’inchieta giudiziaria che ha portato all’arresto di Scavone per frode fiscale. “In riferimento all’articolo “Napoli, maxi frode fiscale: l’imprenditore Scavone stava scappando a Dubai con 200 mila euro nella valigia. TUTTI I NOMI E LE SOCIETÀ” del 26/3/2019 siamo a precisare che la OLISISTEM START S.r.l. – si legge nel comunicato – è indirettamente coinvolta rispetto ai fatti e alle vicende che costituiscono oggetto di indagine da parte della Procura di Napoli. La società è di contro pienamente operativa ed è autonoma e idonea a prendere ogni necessario provvedimento ordinario e straordinario relativo alla governance aziendale, per il tramite Amministratore e del board manageriale aziendale”.

Cronache della Campania@2018

Luci d’artista a Salerno, la Corte dei Conti rileva irregolarità nell’appalto: danno per 850mila euro

$
0
0

Salerno. Al termine degli accertamenti svolti dalla Guardia di Finanza di Salerno, la procura regionale della Corte dei conti per la Campania ha riscontrato irregolarità nell’assegnazione dell’appalto per i lavori relativi alla manifestazione natalizia “Lucid’artista” del Comune di Salerno. La procura ha accertato un danno erariale pari a 850mila euro di cui sono stati individuati come colpevoli due dirigenti ed un funzionario del Comune. Nei loro confronti sono stati notificati gli atti di contestazione degli illeciti rilevati. Le indagini del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria hanno riguardato gli appalti di forniture ed opere, ma anche le prestazioni rese ed i finanziamenti complessivamente erogati in occasione della decima (anno 2015/2016), undicesima (anno 2016/2017) e dodicesima edizione (anno 2017/2018) dell’evento.

Cronache della Campania@2018

Il pentito Schiavone jr: “Il clan aveva una talpa all’interno dei Ros”

$
0
0

Caserta. Nuove rivelazioni del collaboratore di giustizia Nicola Schiavone, figlio del boss Francesco alias Sandokan: i verbali sono stati depositati dai pubblici ministeri della Dda di Napoli, Alessandro D’Alessio e Maurizio Giordano, nel procedimento giudiziario che ha portato in carcere l’ex sindaco di Capua Carmine Antropoli e nonché primario del Cardarelli di Napoli. E dalle dichiarazioni emergono delle pesanti accuse su altri insospettabili personaggi. L’ex rampollo del clan dei Casalesi ha spiegato ai giudici: ‘Il clan aveva una talpa all’interno dei Ros. Si tratta di un parente dell’ex sindaco di Trentola Nicola Pagano e dell’imprenditore Domenico Pagano. Questa persona ci dava le soffiate pure sugli arresti per gli omicidi come il triplice delitto Minutolo-Papa-Buonanno’. Il pentito Schiavone già nel processo Jambo ha parlato di altri professionisti e di sindaci “a disposizione” del clan, ed in particolare quelli di San Marcellino e Frignano nel 2007, e sulle ingerenze del boss Michele Zagaria nel centro commerciale di Trentola Ducenta che vede sotto accusa proprio Nicola Pagano.

Cronache della Campania@2018

Alma, la Svizzera nei progetti di Scavone: il ruolo del consulente Franco, ex presidente di Gragnano e Puteolana

$
0
0

Napoli. Luigi Scavone puntava a sbarcare in Svizzera. Emerge dalle intercettazioni telefoniche il tentativo del manager di Alma spa di costituire oltrefrontiera una società dal nome Italia Swisse, a parlare del progetto è Francesco Marconi nei colloqui telefonici intercettati dalla Guardia di finanza di Napoli nell’ambito dell’inchiesta per la maxi evasione fiscale da 70 milioni di euro che ieri ha portato all’arresto di Marconi insieme a Luigi Scavone e Francesco Barbarino i due amministratori di fatto di Alma Spa, la società di lavoro interinale finita nel mirino dell’Agenzia delle Entrate e della guardia di Finanza. Il colloquio che fa riferimento alla società svizzera è del 7 marzo 2017, a parlare sono Francesco Marconi (già indagato per bancarotta in un’altra inchiesta), rappresentante legale di diritto dell’Alma spa e di altre società del gruppo, e il titolare di una società di consulenza elvetica. I due parlano del nome della costituenda società, Italia Swisse, che non può essere adottato in quanto sul territorio svizzero già ne esiste una con lo stesso nome. Su questo aspetto i finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria di Napoli stanno facendo approfondimenti. Tra coloro che sono finiti agli arresti domiciliari figura anche il consulente del lavoro Carmine Franco che, secondo gli inquirenti, è colui che ha inviato, per via telematica, quasi tutti i modelli F24 destinati alle compensazioni. Franco è anche noto, in Campania, in quanto ex presidente di due squadre di calcio, la Puteolana 1902 e il Gragnano. Proprio quando era ai vertici della Puteolana si spinse fino a invitare il “genio” calcistico di Bari Vecchia Antonio Cassano a giocare per la società flegrea, che ha lasciato lo scorso mese di ottobre.
Secondo gli inquirenti, la maxi frode si è consumata a Napoli, centro dell’attività decisionale del gruppo, nonostante la sede legale di Alma spa fosse a Roma e nonostante vi siano società sparse in tutta Italia, coinvolte nel raggiro. Nel capoluogo partenopeo, infatti, risultano fiscalmente domiciliate la maggior parte delle società “cartiere” utilizzate per la presunta evasione fiscale. La sede legale di Alma nella capitale, sempre secondo gli investigatori, è di mera rappresentanza: nella capitale non risulterebbero strutture operative e amministrative come rilevato dai funzionari dell’Agenzia delle Entrate. Nel capoluogo partenopeo ha sede lo studio notarile dove sono stati stipulati gli atti con i quali venivano trasferiti i debiti fiscali. Da un’intercettazione del 13 aprile 2017 emerge che Scavone ha la sua sede decisionale e operativa a Napoli, infatti, il manager e Francesco Barberino si lamentano di una dipendente amministrativa che lavora in una filiale di Codroipo, in provincia di Udine, che si rifiuta di modificare la contabilità. “Mi ha chiamato Paoloni (indagato ai domiciliari, ndr) tutto incazzato che Stephanie se ne proprio andata, non ha fatto niente”, dice Luigi Scavone. “Hai visto, ma io te l’ho detto Guarda che quelle sono di m….. Non ti preoccupare tanto verra’ baffone. Questa è la scusa buona, prendiamo tutta la contabilità e ce la portiamo giù”, risponde Barbarino. Dalle intercettazioni emergono anche i tentativi di frode verso l’Inps trafugando della documentazione. Il colloquio intercettato è tra Carmine Franco e Luigi Scavone: “Noi purtroppo più di toglierci le carte da mano non potevamo fare tant’è che loro hanno aperto un altro verbale”, dice Franco a Scavone in un colloquio telefonico risalente al 20 aprile 2017.

Cronache della Campania@2018

Intestazioni fittizie per il boss Michele Zagaria, chiesti 6 anni di carcere per Inquieto

$
0
0

Intestazioni fittizie a favore del clan dei Casalesi. Questa mattina, dinanzi alla 26esima sezione penale del gup di Napoli, è stata chiesta la condanna a sei anni  e otto mesi di carcere, dopo il rito abbreviato, per Giuseppe Inquieto di Aversa mentre è stato chiesto il rinvio a giudizio per gli altri tre imputati:  Mario Nobis, 37 anni, il padre Salvatore, Giovanni Nobis, 57 anni e Rita Fontana, 52 anni tutti di San Cipriano. Si tratta di un altro stralcio del processo  nell’ambito dell’inchiesta sul clan Zagaria che ha portato in carcere i fratelli aversani Nicola (processo ancora in corso a Napoli Nord) e Giuseppe Inquieto (difeso dall’avvocato Nando Trasacco). Secondo la procura antimafia, Mario Nobis avrebbe fatto da tramite tra il padre ed altri affiliati del clan mentre lo stesso era detenuto ed ha collaborato con gli Inquieto per alcune iniziative imprenditoriali in Romania. Rita Fontana e Giovanni Nobis, invece, avrebbero reimpiegato fondi provenienti dal gruppo Zagaria nel caseificio di cui sono soci.

Cronache della Campania@2018

Trovato morto in mare: riaperto il caso di Roberto Straccia

$
0
0

Pescara, riaperto il caso di Roberto Straccia.Il gip del Tribunale di Pescara ha accolto l’opposizione all’archiviazione presentata dall’avvocato di famiglia, Marilena Mecchi. Lo studente universitario Roberto Straccia sparì misteriosamente da Pescara il 14 dicembre 2011, il suo cadavere fu ritrovato sul litorale barese, a ben 300 km di distanza, dopo 24 giorni, precisamente il 7 gennaio 2012. Il delitto Straccia è stato più volte archiviato come morte accidentale o suicidio, l’ultima archiviazione è avvenuta nel marzo del 2017, a questa ennesima chiusura delle indagini, l’avvocato che assiste la famiglia Straccia, Marilena Mecchi si è opposta presentando ricorso. I giudici della Corte di Cassazione hanno accolto il ricorso, hanno annullato l’archiviazione e riaperto il caso.

Le indagini sono state riaperte in seguito a nuovi elementi emersi e che trovano conferma in delle testimonianze: l’intercettazione in carcere di una conversazione tra un pentito, ex esponente di spicco della criminalità calabrese, e la sua compagna, e la testimonianza di un benzinaio di Pescara, il quale ha riferito ai carabinieri di essere stato avvicinato, circa due settimane prima che Roberto sparisse da un’auto con targa Catanzaro, con 4 persone a bordo. Uno di loro gli ha chiesto come si faceva ad arrivare a Moresco, paese di origine della vittima. Secondo gli inquirenti queste testimonianze sono attendibili, e farebbero pensare che l’omicidio del giovane Straccia sia stato uno scambio di persona. Secondo l’avvocato Mecchi molti elementi confermano l’ipotesi che il vero obiettivo fosse il figlio di un potente membro della ‘ndrangheta. Infatti gli inquirenti hanno messo a confronto le foto dei due giovani e la somiglianza è lampante. Gli investigatori indagano su questa nuova pista per far emergere finalmente la verità sul giallo di Roberto Straccia.

Francesca Moretti

Cronache della Campania@2018


Camorra, i pentiti ‘incastrano’ Ciro Contini come capo del clan Sibillo ma cade l’accusa per l’omicidio Galletta

$
0
0

I giudici del Tribunale del Riesame di Napoli hanno annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Ciro Contini, nipote del boss Eduardo Contini “‘o romano” e anello di collegamento tra la cosca del Vasto e i Sibillo, emessa in relazione all’omicidio di Luigi Galletta, il meccanico (vittima innocente della Camorra) ammazzato il 31 luglio del 2015 nell’ambito della faida scoppiata tra i Sibillo e i Buonerba. Contini, arrestato due settimane fa nell’ambito del blitz sfociato in 27 arresti (indagati i Sibillo e due dei Buonerba), era accusato di essere stato l’esecutore materiale del delitto. Il Riesame ha però confermato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere rispetto all’accusa di associazione di stampo mafioso per aver fatto parte dei Sibillo annullando in accoglimento delle approfondite questioni giuridiche formulate dagli avvocati Dario Vannetiello e Dario Procentese quella relativa all’omicidio Galletta.

L’azione omicidiaria, avvenuta il 31.07.15, si inserisce nella violenta faida tra il clan Sibillo ed il clan Buonerba, gruppi contrapposti ed operanti nel centro storico di Napoli, luogo questo dove sono avvenute le estorsioni alle  note pizzerie napoletane Sorbillo e De Matteo, vicende queste agli onori della  cronaca negli ultimi mesi.Due giorni prima dell’omicidio,  la vittima,  un giovane meccanico, fu picchiato violentemente sulla testa con il calcio di una pistola, con conseguente  trauma cranico, in quanto non volle rivelare il luogo ove si trovava suo cugino, Criscuolo Luigi, ritenuto affiliato al contrapposto clan Buonerba.

Purtroppo, due giorni dopo il pestaggio, i killer ritornarono presso l’officina colpendo Galletta  mortalmente  con plurimi colpi  di arma da fuoco diretti in zone vitali.Nonostante  agli atti già vi era la ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di Napolitano Antonio  “o Nannone”, seguita anche dalla sentenza di condanna in primo grado, la difesa di Ciro Contini è riuscita ad incrinare quello che appariva un solidissimo impianto accusatorio, sia con riferimento all’episodio delle lesioni gravissime sia con riferimento al brutale omicidio.

L’accusa poteva far leva, oltre che sulla intervenuta condanna  del correo Napoletano Antonio,   sul contenuto di numerosissime ed allarmanti  intercettazioni avvenute tra gli appartenenti al clan Buonerba  nonché sulle dichiarazioni del pentito Orefice Pasquale.Infine, vi erano  le immagini del sistema di video sorveglianza di due bar adiacenti al luogo in cui avvenne il delitto le quali ritraevano in sella dello scooter utilizzato per l’omicidio un uomo con caratteristiche  fisiche compatibili con quelle di Ciro Contini.Tutto questo, per sofisticate ragioni giuridiche sollevate dalla difesa del giovane e spietato boss, non è bastato per incastrare il nipote di Edoardo Contini, detto “o romano”, cofondatore della cosiddetta “Alleanza di Secondigliano”.

Viceversa, grazie ad un certosino degli inquirenti, ha retto l’altra  accusa mossa  dalla Direzione distrettuale antimafia, quella di aver Ciro Contini diretto ed organizzato negli anni 2013-2018 il clan Sibillo, anche e soprattutto dopo la morte di Emanuele Sibillo e la latitanza del fratello di quest’ultimo. A  suffragare il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso un  numero impressionante di collaboratori di giustizia, ben dodici :  Esposito Bruno, Amirante Vincenzo, Esposito Domenico, Overa Maurizio, Scuotto Claudio, Esposito Carmine, Monteano Nunzio, Baldassare Assuntina, Orefice Pasquale, Piezzo Cristiano, Campanile Carmine, Buonocore Gennaro. Le dichiarazioni  dei pentiti appaiono riscontrate dalle intercettazioni avvenute presso la casa  di Adriano Contini, padre di Ciro, nonchè dalle intercettazioni avvenute  presso le abitazioni dei sodali del contrapposto clan Buonerba.

Inoltre, dagli atti investigativi  e dalle propalazioni di qualche  pentito emergerebbe   che, nel corso dell’anno 2018,  elementi di  vertice del clan Contini  avrebbero affidato proprio  a Ciro Contini, anche alla luce del pesante cognome che porta, la direzione ed organizzazione  dell’omonima  e storica consorteria camorristica, autorizzando costui a girare armato ovunque.Non a caso, proprio di recente, in data 24.11.18, Ciro Contini fu inseguito e, dopo una spettacolare inseguimento, fu tratto in arresto per aver portato in luogo pubblico  una pistola 357 magnum con colpo in canna, pistola di cui cercò inutilmente di disfarsi durante la fuga. Non resta che attendere il deposito della motivazione della sorprendente decisione con la quale il Tribunale di Napoli renderà note le ragioni per le quali ha condiviso le efficaci tesi difensive in merito alla  estraneità di Ciro Contini  all’omicidio  di Luigi Galletta.     

Cronache della Campania@2018

Violenza in Circum, il Riesame si esprime: libero un altro dei tre indagati

$
0
0

San Giorgio a Cremano. Torna in libertà un altro dei tre presunti violentatori della 24enne di Portici nel vano ascensore della Circumvesuviana di San Giorgio a Cremano. Dopo la scarcerazione di Alessandro Sbrescia, il Riesame si esprime sul 19enne Antonio Cozzolino. Il tribunale delle Libertà ha accolto il ricorso del legale del giovane ed ha scarcerato il giovane. Intanto la perizia medica confermerebbe la violenza sessuale anche se gli inquirenti avrebbero trovato difformità tra quanto raccontato dalla giovane, le immagini del sistema di videosorveglianza e il racconto dei tre ritenuti presunti stupratori. Resta per ora in carcere solo Raffaele Borrelli in attesa che il riesame si esprima anche su di lui. I tre indagati hanno presentato istanze diverse in momenti diversi.

Cronache della Campania@2018

Peculato per le tasse automobilistiche, assolta titolare agenzia di Angri

$
0
0

Angri. Era accusata di essersi appropriata di 573mila euro destinati all’ACI per le tasse automobilistiche: dopo sette anni F. N. 52enne di Angri è stata assolta ‘perchè il fatto non sussiste’. La titolare dell’agenzia N& F consulting di via Stabia era stata denunciata dall’Aci per non aver versato il corrispettivo delle tasse pagate dagli automobilisti. A formulare il capo di imputazione la Procura di Nocera Inferiore dopi i riscontri fatti con accertamenti incrociati nelle banche dati e nel registro automobilistico italiano. Nei giorni scorsi, i giudici del Tribunale di Nocera Inferiore, dopo aver seguito tutto l’inter dibattimentale hanno assolto l’imputata – difesa dagli avvocati Francesco Matrone e Vincenzo Barbato – perchè il fatto non sussiste dall’accusa di peculato. Infatti, secondo l’accusa, la donna – incaricata di pubblico servizio per la riscossione delle tasse si era appropriata per anni.
La Procura sosteneva che la titolare dell’agenzia non aveva versato quanto incassato per alcuni anni. Dopo sette anni i giudici l’hanno assolta. 

Cronache della Campania@2018

Nessun legame con Zagaria: assolto Giuseppe Inquieto

$
0
0

Colpo di scena al processo a carico dell’imprenditore di Aversa, Giuseppe Inquieto. Il gup del tribunale di Napoli, infatti lo ha assolto dall’accusa di intestazioni fittizie a favore del clan dei Casalesi (416 bis) e in maniera particolare col boss Michele Zagaria ‘capastorta’. Giuseppe Inquieto era rimasto coinvolto insieme al fratello Nicola, impegnato in affari in Romania e con il quale condivideva la stessa accusa. Il giudice ha ribaltato la condanna chiesta dal pm antimafia Maurizio Giordano (6 anni e otto mesi) ritenendo insufficienti le prove relative al coinvolgimento di Inquieto nell’inchiesta. A giudizio, con il rito ordinario,  invece Mario Nobis, 37 anni, il padre Salvatore, Giovanni Nobis, 57 anni e Rita Fontana, 52 anni tutti di San Cipriano d’Aversa. Si trattava di un altro stralcio del processo  nell’ambito dell’inchiesta sul clan Zagaria che aveva portato in carcere i fratelli aversani Nicola (in carcere e sotto processo a Napoli Nord) e Giuseppe Inquieto, a piede libero. Secondo la procura antimafia, Mario Nobis avrebbe fatto da tramite tra il padre ed altri affiliati del clan mentre lo stesso era detenuto ed ha collaborato con gli Inquieto per alcune iniziative imprenditoriali in Romania. Rita Fontana e Giovanni Nobis, invece, avrebbero reimpiegato fondi provenienti dal gruppo Zagaria nel caseificio di cui sono soci.

Cronache della Campania@2018

Omicidio dell’ex assessore: assolto Francesco Schiavone ‘Cicciariello’

$
0
0

Il Gup di Napoli ha assolto dall’accusa di omicidio con l’aggravante mafiosa l’esponente di vertice dei Casalesi, Francesco Schiavone alias “Cicciariello”, cugino del capoclan omonimo Francesco Schiavone conosciuto come “Sandokan”. In sede di requisitoria, il pm della Dda partenopea Graziella Arlomede aveva chiesto l’ergastolo per l’imputato. Il delitto per cui Cicciariello era finito sotto processo, è quello dell’imprenditore ed ex assessore del comune di San Nicola la Strada, Vincenzo Feola, ucciso in un agguato nel 1992 in viale Carlo III, per il quale in passato sono stati già condannati altri mandanti ed esecutori, come il capoclan Francesco Bidognetti. Per l’accusa, sostenuta dalla dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Nicola Panaro e Cipriano D’Alessandro – entrambi condannati a 12 anni per questo delitto – Schiavone sarebbe stato tra i mandanti dell’agguato mortale, deciso perché Feola avrebbe deciso di uscire dal Cedic, il consorzio del cemento creato dall’ex fondatore del Casalesi Antonio Bardellino e a cui tutti i costruttori dovevano aderire e rifornirsi. Il legale dell’imputato, Pasquale Diana, ha invece sostenuto che Cicciariello non avrebbe fornito alcun contributo morale al delitto, e che il fatto era avvenuto fuori alla sua area di competenza. Da qualche anno il boss ha deciso di dissociarsi dal clan, ovvero di prenderne le distanze, senza però collaborare con la giustizia.

Cronache della Campania@2018

Viewing all 6090 articles
Browse latest View live