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Torre Annunziata. Corruzione, falso, rivelazione del segreto d’ufficio, favoreggiamento: il sistema di corruzione e favori orchestrato da un gruppo di giudici di pace in servizio al Tribunale di Torre Annunziata è stato smascherato. Diciotto le persone finite in carcere, cinque ai domiciliari, una misura cautelare è stata rigettata, mentre tre sono indagati a piede libero. Un sistema smascherato grazie ad una telecamera nascosta nello studio professionale dell’avvocato Antonio Iannello, 55 anni, civilista di Scafati e giudice di pace a Torre Annunziata. In 45 giorni di video riprese, i finanzieri che hanno seguito le indagini hanno registrato 37 episodi delittuosi. Bustarelle per stabilire risarcimenti nell’ambito di procedimenti civili di risarcimento danno per sinistri stradali, percentuali sulla nomina di Ctu del Tribunale, favori per aggiustare sentenze presso giudici amici come Raffaele Ranieri, arrestato anch’egli e finito in carcere, e Paolo Formicola – ai domiciliari -. “Non solo è emerso che Iannello continui ad esercitare la professione di avvocato difensore nonostante la nomina a Giudice onorario comporti il divieto assoluto di svolgere l’attività – scrive il Gip Costantino De Robbio che ha spedito Iannello nel carcere di Poggioreale – ma l’indagato, noncurante del giuramento di fedeltà alla Costituzione ed allo Stato, ha sistematicamente preteso ed accettato compensi dai legali delle parti nelle controversie a lui affidate per favorirne gli interessi, ha preso denaro da consulenti tecnici per nominarli CTU nei procedimenti inerenti sinistri stradali, è giunto al punto di farsi dettare dagli avvocati i provvedimenti giurisdizionali lascianclo ai patrocinatori di parte la decisione sul quantum, la determinazione delle percentuali di responsabilità da attribuire a ciascuno dei soggetti coinvolti nel sinistro e la determinazione di spese ed onorari in favore di avvocati e legali”.
Il sistema messo su da Iannello prevedeva, inoltre, secondo quanto emerso dalle indagini l’esclusione sistematica di tutti coloro – avvocati e consulenti tecnici – che non si mostravano pronti al versamento della tangente. Erano persone ‘poco perbene’ come li definiva lui nel corso delle conversazioni intercettate dai finanzieri.
Il sistema è stato scoperto e il sistema Iannello è stato distrutto, ma non si può pensare, che sia finito del tutto. Ad aiutare l’avvocato giudice di Pace ad eludere le investigazioni anche esponenti delle forze dell’ordine. Dopo la notifica della proroga delle indagini a suo carico, il giudice ha iniziato una vera e propria bonifica delle prove. Ed ha chiesto ad amici-esponenti delle forze dell’ordine di aiutarlo ad eludere le indagini. Nel registro degli indagati sono finiti per rivelazioni del segreto istruttorio un finanziere: Tommaso Forte (indagato), un maresciallo in servizio presso la sezione della Polizia giudiziaria di Salerno, Gennaro Amarante, e un maresciallo in servizio al nucleo operativo di Torre Annunziata Antonio Cascone (gli ultimi due finiti agli arresti domiciliari).
Dopo essere venuto a conoscenza dell’indagine a suo carico e del procedimento pendente presso la Procura di Roma, Antonio Iannello e i suoi coindagati hanno fatto di tutto per eludere le indagini. Su consiglio del collega Paolo Formicola ha tentato ben due bonifiche da ‘cimici’ nel suo studio: tutto mentre i finanzieri assistevano – attraverso una telecamera nascosta – alle operazioni.
A marzo scorso, Formicola inviò un tecnico di sua fiducia nell’ufficio del collega e ad una prima analisi con un metal detector sembrava che fosse tutto tranquillo, salvo poi scoprire pochi giorni dopo, grazie ad un elettricista che nelle prese della corrente vi era una ‘cimice’ audio, prontamente resa inattiva dagli inquirenti. Ma l’occhio ‘segreto’ dei finanzieri ha funzionato abbastanza per scoprire come Iannello intascava mazzette di banconote da 50 euro e le nascondeva, affidando danaro contante e agende ad alcuni complici come un’avvocatessa sua collega di studio Rosaria Giorgio, per nascondere tutto nel ‘garage’. L’avvocatessa è finita agli arresti domiciliari stamane. Di soldi i finanzieri che hanno eseguito le misure cautelari e le perquisizioni ne hanno già trovato, e tanto. Sarebbero il frutto di mesi, forse anni, di corruttele.
In carcere sono finiti avvocati, consulenti tecnici e i giudici di pace corrotti:
1. AFELTRA Francesco
2. BASILE Nicola
3. COPPOLA Luigi
4. CUOMO Eduardo
5. DONNARUMMA Fabio
6. ELEFANTE Vincenzo
7. ESPOSITO Liberato
8. GUIDA Ciro
9. GUARNACCIA Aniello
l0.IANNELLO Antonio
11.LUZZETTI Dario
12. OSTRIFATE Rodolfo
L3. RANIERI Raffaele
14. TRAMONTANO GUERRITORE Enrico
15. VARCACCIO GAROFALO Guido
L6. VARCACCIO GAROFALO lvo
17. VERDE Salvatore
18. VOLLONO Marco
Ai domiciliari invece ci sono:
l. AMARANTE Gennaro
2. CASCONE Antonio
3. COPPOLA Carmela
4. FORMICOLA Paolo
5. GIORGIO Rosaria
E’ stata rigettata la misura cautelare chiesta dal pm Maria Letizia Golfieri per il nocerino Vincenzo Calvanese.
Rosaria Federico
Cronache della Campania@2018