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Channel: Cronaca Giudiziaria
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Inchiesta Cisl Campania: rinvio a giudizio per Lina Lucci

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L’ex segretario generale della Cisl Campania, Lina Lucci, e’ stata rinviata a giudizio per violazione regolamento economico interno. A renderlo noto e’ l’ex sindacalista. “Affrontero’ il giudizio – ha commentato Lucci – con la serenita’ di chi e’ certo di non aver commesso alcun reato, senza celare la profonda amarezza, il dolore e la delusione per il comportamento spregiudicato e calunnioso di chi mi ha voluto trascinare, per ben altri interessi, in questa vicenda surreale”. Lo scorso 2 maggio l’ex segretario generale della Cisl Campania ha ricevuto un avviso di conclusione delle indagini dalla Procura di Napoli che ipotizzava nei suoi confronti il reato di appropriazione indebita. L’avviso di conclusione indagini venne notificato anche a Salvatore Denza, all’epoca funzionario amministrativo dell’organizzazione sindacale. Alla Lucci – che si e’ sempre professata innocente – veniva contestata l’appropriazione di 206mila euro, di cui parte utilizzata per l’affitto di un appartamento e parte relativa a compensi per incarichi presso Fondi interprofessionali (che, secondo quanto contestato dal pm, in base a una delibera della Cisl avrebbe dovuto versare al sindacato) nonche’ a spese varie effettuate in un negozio di Napoli. Stessa ipotesi di reato anche per Denza a cui si contestava l’appropriazione indebita di 172mila euro, in relazione ad incarichi svolti pressi fondi professionali e altri soggetti – come si precisa nel capo di imputazione – rientranti nelle attivita’ e nelle funzioni di sindacato.

Cronache della Campania@2018


Rigettata la nuova richiesta di scarcerazione per l’ex sindaco di Scafati, Pasquale Aliberti

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Resta in carcere l’ex sindaco di Scafati, Pasquale Aliberti e vi resterà almeno fino al prossimo 26 settembre quando nell’aula “Marcello Torre” del Tribunale di Nocera Inferiore si svolgerà la seconda udienza del processo che lo vede e imputato insieme con altre sei persone di voto di scambio politico mafioso. I suoi legali a fine luglio e alla vigilia di Ferragosto, avevano inoltrato, due richieste di scarcerazione dal penitenziario di Fuorni a Salerno dove è attualmente detenuto. I legali avevano ripresentato la richiesta di arresti domiciliari sempre per motivi di salute. Ma già a luglio il dottore  Carlo Pagano, il perito nominato dai giudici del Tribunale di Nocera Inferiore aveva stabilito che le condizioni di salute dell’ex sindaco di Scafati, sono compatibili con il regime carcerario. E ora è arrivata la nuova conferma da parte dei giudici nocerini.

Cronache della Campania@2018

Napoli, il Riesame mette ai domiciliari l’avvocato ‘falsa’ sorella di Cantone

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Il Tribunale di Napoli , dodicesima sezione riesame , in accoglimento del ricorso proposto dagli avvocati Dario Vannetiello e Sergio Clemente, hanno annullato la ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti dell’ avvocato Maria Virginia Cantone .
Plurime e gravi le truffe contestate, pari in totale ad oltre trecentomila euro, effettuate alterando provvedimenti giudiziari nonché falsamente spendendo il nome di uno dei più noti magistrati italiani , il dott. Raffaele Cantone .
Le indagini hanno anche accertato l’ invio di mail, scritte ed inviate dall’avvocato Cantone , ma fatte apparire come redatte dal Giudice Cantone viceversa ignaro e completamente estraneo ai fatti. Non solo.
L’ avvocato avrebbe anche falsamente inviato mail a firma di giudici del Consiglio di Stato .
Le motivazioni che hanno portato il Tribunale di Napoli a scarcerare l’avvocato saranno a breve note . Nel frattempo colei che si spacciava per essere la sorella del Giudice Cantone ha potuto lasciare le patrie galere per raggiungere la propria abitazione da dove seguirà le prossime mosse dell’accusa e dei suoi difensori i quali hanno indubbiamente ottenuto un risultato imprevisto

Cronache della Campania@2018

L’assassino di Ciro Esposito ora chiede gli arresti domiciliari

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Daniele De Santis, detto Gastone  il tifoso ultras della Roma condannato a 16 anni di carcere per l’omicidio del tifoso del Napoli Ciro Esposito, ora chiede gli arresti domiciliari. La richiesta è stata presentata alla Corte di Assise d’appello di Roma, dai suoi legali, gli avvocati Tommaso Politi e David Terracina. La richiesta dei difensori, come si legge nel documento anticipato da napoliFanpage.it, si basa su una forma di “osteomenite”  alla gamba destra di cui sarebbe afflitto De Santis che è accusato di omicidio volontario. Nei mesi scorsi DeSantis è stato trasferito nel carcere di  Velletri. L’uomo è stato sottoposto a numerosi interventi chirurgici coadiuvati da una complessa terapia farmacologica per evitare l’amputazione dell’arto. Lo scorso 1 agosto, De Santis e’ stato operato alla gamba al Policlinico Gemelli di Roma, e sottoposto a un delicato intervento chirurgico e quindi trasferito a Velletri per effettuare la fisioterapia prescritta dai medici del Gemelli.  A supporto della richiesta di arresti domiciliari c’è una perizia medica di 14 pagine firmata dal dottor Stefano De Pasquale Cerrati.  A decidere sul destino di De Santis, che deve scontare altri 15 anni di carcere, sarà ora la Corte di Assise d’Appello di Roma che prenderà in esame la richiesta dei legali. La famiglia di Ciro Esposito e in particolare lo zio Vincenzo lancia un appello attraverso il sito napolifanpage: “La Napoli democratica e antifascista deve mobilitarsi per difendere un suo figlio assassinato da De Santis. La prima sentenza del tribunale è stata a nostro favore solo grazie all’esemplare comportamento del pm Eugenio Albamonte – spiega lo zio di Ciro Esposito – questo teppista fascista gode di protezioni grazie ai suoi trascorsi eversivi e grazie anche alla copertura che ha dato non svelando mai l’identità dei suoi complici che hanno teso l’agguato in cui è rimasto vittima mio nipote. Già nel primo grado di giudizio si è tentato a più riprese di inquinare il processo De Santis infatti non è stato nemmeno detenuto durante il periodo del processo”.

Cronache della Campania@2018

Violenze sulla sorellina disposto il confronto davanti al Tribunale per i minori

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Il Tribunale dei Minori ha emesso nei confronti di un sedicenne cavese un provvedimento di custodia cautelare per l’accusa di molestia nei confronti della sorelina di dieci anni. Ora si trova in una comunità per minori in attesa di essere ascoltato nelle sedi preposte da uno specialista. Si cerca di capire, anche con l’aiuto di consulenti tecnici, la veridicità delle dichiarazioni della sorellina, che come detto, con lui e l’altro fratellino di appena cinque anni, hanno vissuto una delicata situazione all’interno delle mure domestiche.
“Ogni parola, in questo momento, è inopportuna. Siamo in una fase embrionale. I familiari cercano di accertare la verità e tutelare i due fratellini”, dichiara l’avvvocato del sedicenne. Gli zii del ragazzo, orfano di madre, anche lei vittima di una violenza familiare, hanno deciso di affidarsi ad un avvocato per capire quello che è effettivamente accaduto.
La ragazzina, nel corso di incontri con psicologi che avrebbero dovuta aiutarla a superare il momento tragico per la perdita della madre, avrebbe parlato di comportamenti forti del fratello nei suoi confronti. “Al momento non possiamo parlare di un capo di accusa – spiega il legale -, è prematuro parlare di molestie così come di abusi. Ci sono delle dichiarazioni di quella che è la cosiddetta parte offesa che devono essere vagliate dagli inquirenti con l’aiuto di specialisti”. Gli inquirenti cercano in ogni modo di tener ben presente il contesto familiare, in cui si sono sviluppate le condotte dei due ragazzi.
La famiglia attende di conoscere la verità chiedendo il dovuto silenzio data la delicatezza della situazione in quanto i protagonisti di questa tristissima vicneda sono due ragazzini provati dalla loro storia familiare.

Cronache della Campania@2018

Camorra, si è pentito un ‘soldato’ dei Vastarella: scritte sui muri del quartiere: ‘Pandolfi pentito infame’

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Napoli. Le scritte sui muri del rione Sanità sono inequivocabili: “Pandolfi pentito infame”. Il neo collaboratore di giustizia è uno dei soldati più fedeli del clan Vastarella: Daniele Pandolfi, 25 anni scampato due volte alla morte. In carcere da sei mesi ha deciso di passare dalla parte dello stato: Era stato arrestato insieme con i vertici del clan Vastarella del 3 marzo scorso nel corso di un blitz che portò in carcere 18 persone tra cui tutto il vertice della cosca compreso il boss Patrizio Vastarella, la moglie, il figlio e il nipote. Daniele Pandolfi era tornato in libertà nel genanio scorso dopo una anno di arresti domiciliari e qualche giorno della sua libertà era stato accolto da una stesa sotto la sua abitazione. Ora la notizia del suo pentimento, anticipata dal quaotidiano Il Roma. Daniele Pandolfi, in passato aveva già subito due agguati. Nel 2013, quand’era ancora appena 17enne, rimase ferito tra i vicoli del rione Sanità insieme a Ciro Orlando. Allora infuriava la guerra tra i Della Corte e i “mianesi”, referenti in zona dei Lo Russo ( e ai quali Pandolfi era legato), e l’attacco fu addebitato ai primi, tanto che per la sparatoria furono arrestati due anni dopo i presunti responsabili. Ma almeno dal 2014 Daniele è passato con i Vastarella e negli ultimi mesi era amico inseparabile di Antonio Bottone, ucciso mentre i due erano insieme in un pub in viale dei Pini ai Colli Aminei il 6 ottobre 2016. Pandolfi nel marzo scorso fu beccato dai falchi della squadra mobile in  un cortile in via del Serbatoio e via Fontanelle mentre teneva un summit contro altri sei giovani pregiudicati tra cui Fabio Vastarella, nipote del boss che fu arrestato insieme con il pregiudicato Antonio Stella perché trovati in possesso di un revolevr 357 Magnum Phyton.

Cronache della Campania@2018

Cinque processi per il boss ‘collaboratore’ Augusto La Torre

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Cinque processi fissati in 18 giorni riguardanti tre omicidi, un duplice omicidio e la cosiddetta strage di Pescopagano. Sono tutte accuse vecchie – risalenti a fatti commessi tra il 1988 e il 1995 sul litorale Domizio – contestate all’ex boss Augusto La Torre, pentito dell’ex omonimo clan di Mondragone che verranno trattate in cinque udienze fissate davanti a quattro diversi giudici del Tribunale di Napoli a partire dal 13 settembre prossimo. A procedere con le accuse istruite in passato, è la Dda nella persona della pm antimafia Maria Laura Lalia Morra: nella prima udienza preliminare del prossimo 13 settembre si tratterà del duplice delitto dei rom Osvaldo e Teodoro De Rosa (quest’ultimo detto Maciste), ladri di bestiame, sui quali i bounty killer dell’ex clan La Torre – cosca smantellata da diverse operazioni di carabinieri e polizia, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia durante gli anni passati – avevano messo una taglia in stile far west. I due rom, infatti, si erano resi protagonisti di decine di furti di bestiame ai danni di titolari di aziende agricole in quanto, pur pagando il pizzo al clan, subivano i furti. Altre due udienze preliminari riguardano due distinti delitti commessi a Mondragone nell’ambito della faida camorristica tra cosche opposte (vittime Luigi Palumbo e Gaetano Broccoli, uccisi rispettivamente nel 1990 e nel 1995) mentre sono due i fatti di sangue che vedono vittime anche alcuni extracomunitari che spacciavano droga sul litorale. Una vera ossessione lo spaccio della droga per la cosca dei Chiuovi tant’è che punivano indistintamente spacciatori locali italiani ed immigrati presenti sulla Domiziana. Come nel caso di Juma Iddi Bayar, un tanzaniano che con altri spacciatori come lui aveva preso in affitto una villetta proprio nelle vicinanze della base del clan. Lo spaccio attirava le forze dell’ordine per i controlli anti droga e così la cosca decise di eliminare il fastidio uccidendo lo spacciatore di colore. O come l’episodio del 1990 noto come la strage di Pescopagano, in cui per gli stessi motivi morirono sette persone tra cui un italiano e furono feriti altri due italiani tra cui un ragazzino di 14 anni rimasto poi paralizzato. Augusto La Torre, psicologo, che si definisce Camorfista nel suo libro pubblicato di recente, pur avendo confessato una cinquantina di omicidi, non ha mai avuto una condanna all’ergastolo per aver usufruito della legge sui collaboratori di giustizia. Una collaborazione, la sua, inquinata da una condanna durante la fase di protezione ma che non gli ha sottratto il beneficio del cosiddetto articolo 8. I processi fissati da metà settembre fino agli inizi di ottobre lo vedono coimputato, in un paio di casi, con altre persone tra cui il cugino Francesco Tiberio La Torre e, per gli stessi, la difesa è intenzionata a chiedere il rito abbreviato. Per un ulteriore triplice omicidio, ovvero quello dei fratelli Ursino uccisi insieme ad una terza persona sempre negli anni della faida, è stata firmata la chiusura delle indagini lo scorso luglio dal pm antimafia Alessandro D’Alessio. (f.t.)

Cronache della Campania@2018

Salerno, Fonderie Pisano: chiesto il processo per un un dirigente della Regione e un ingegnere

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Salerno. Fonderie Pisano, a rischiare il processo un ingegnere redattore dell’ Aia, autorizzazione integrata ambientale e un dirigente della Regione Campania. Si tratta di Antonio Setaro, dirigente del settore provinciale ecologia, tutela ambientale, disinquinamento di Salerno e Luca Fossati. Per loro l’accusa è di concorso formale in abuso d’ufficio, falsità materia e ideologica con l’aggravante di aver compiuto reati nella loro funzione di pubblici ufficiali. A valutare la richiesta di rinvio a giudizio presentata dai sostituti procuratori che curano il caso sarà il gup Maria Zambrano. La richiesta riguarda anche i membri della famiglia Pisano: Roberto, Ciro, Ugo e Guido. La Procura ha individuato nelle parti lese il Ministero dell’Ambiente, Regione, Provincia e Comune di Salerno, il Comitato Salute e Vita e il Codacons. Fossati e Setaro sono accusati in concorso con il deceduto Luigi Pisano per aver “Procuato intenzionalmente ai titolari delle Fonderie Pisano un ingiusto vantaggio patrimoniale consistente nel rilascio del decreto Aia” che è ritenuto dai giudici “illegittimo perché fondato su documenti contenenti false attestazioni”. Le accuse ai Pisano da qui i quali “ senza la prescritta autorizzazione integrata ambientale, attesa l’illegittimità ed inefficacia di quella ottenuta, superavano i valori limite di emissione ed effettuavano illecitamente scarichi”. Inoltre, secondo la tesi accusatoria della Procura, gli stessi “gestivano e smaltivano illecitamente rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi, non risultando tracciabili gli smaltimenti» e inoltre «smaltivano illecitamente rifiuti utilizzandoli quale materiale di riempimento ai fini della realizzazione di un basamento di calcestruzzo armato di dimensioni di circa 80 metri quadrati”. “Le Fonderie Pisano tengono a ribadire la piena conformità della propria attività imprenditoriale – fanno sapere in una nota gli avvocati Lorenzo Lentini e Guglielmo Scarlato – alle autorizzazioni ambientali, così come già riconosciuto nelle competenti sedi giudiziarie di merito, sia amministrative che penali. Ribadiscono peraltro il pieno rispetto delle prescrizioni disposte dalla autorità amministrativa competente verso la quale si riservano di fornire ogni necessario chiarimento non solo sulle riduzioni apportate agli impatti ambientali, come del resto tecnicamente evincibili dai dati ufficiali già pubblici, ma anche sui recenti interventi e sulle procedure attivate per il pieno rispetto delle componenti ambientali”.

Cronache della Campania@2018


Inchiesta Cisl Campania: rinvio a giudizio per Lina Lucci

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L’ex segretario generale della Cisl Campania, Lina Lucci, e’ stata rinviata a giudizio per violazione regolamento economico interno. A renderlo noto e’ l’ex sindacalista. “Affrontero’ il giudizio – ha commentato Lucci – con la serenita’ di chi e’ certo di non aver commesso alcun reato, senza celare la profonda amarezza, il dolore e la delusione per il comportamento spregiudicato e calunnioso di chi mi ha voluto trascinare, per ben altri interessi, in questa vicenda surreale”. Lo scorso 2 maggio l’ex segretario generale della Cisl Campania ha ricevuto un avviso di conclusione delle indagini dalla Procura di Napoli che ipotizzava nei suoi confronti il reato di appropriazione indebita. L’avviso di conclusione indagini venne notificato anche a Salvatore Denza, all’epoca funzionario amministrativo dell’organizzazione sindacale. Alla Lucci – che si e’ sempre professata innocente – veniva contestata l’appropriazione di 206mila euro, di cui parte utilizzata per l’affitto di un appartamento e parte relativa a compensi per incarichi presso Fondi interprofessionali (che, secondo quanto contestato dal pm, in base a una delibera della Cisl avrebbe dovuto versare al sindacato) nonche’ a spese varie effettuate in un negozio di Napoli. Stessa ipotesi di reato anche per Denza a cui si contestava l’appropriazione indebita di 172mila euro, in relazione ad incarichi svolti pressi fondi professionali e altri soggetti – come si precisa nel capo di imputazione – rientranti nelle attivita’ e nelle funzioni di sindacato.

Cronache della Campania@2018

Rigettata la nuova richiesta di scarcerazione per l’ex sindaco di Scafati, Pasquale Aliberti

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Resta in carcere l’ex sindaco di Scafati, Pasquale Aliberti e vi resterà almeno fino al prossimo 26 settembre quando nell’aula “Marcello Torre” del Tribunale di Nocera Inferiore si svolgerà la seconda udienza del processo che lo vede e imputato insieme con altre sei persone di voto di scambio politico mafioso. I suoi legali a fine luglio e alla vigilia di Ferragosto, avevano inoltrato, due richieste di scarcerazione dal penitenziario di Fuorni a Salerno dove è attualmente detenuto. I legali avevano ripresentato la richiesta di arresti domiciliari sempre per motivi di salute. Ma già a luglio il dottore  Carlo Pagano, il perito nominato dai giudici del Tribunale di Nocera Inferiore aveva stabilito che le condizioni di salute dell’ex sindaco di Scafati, sono compatibili con il regime carcerario. E ora è arrivata la nuova conferma da parte dei giudici nocerini.

Cronache della Campania@2018

Napoli, il Riesame mette ai domiciliari l’avvocato ‘falsa’ sorella di Cantone

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Il Tribunale di Napoli , dodicesima sezione riesame , in accoglimento del ricorso proposto dagli avvocati Dario Vannetiello e Sergio Clemente, hanno annullato la ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti dell’ avvocato Maria Virginia Cantone .
Plurime e gravi le truffe contestate, pari in totale ad oltre trecentomila euro, effettuate alterando provvedimenti giudiziari nonché falsamente spendendo il nome di uno dei più noti magistrati italiani , il dott. Raffaele Cantone .
Le indagini hanno anche accertato l’ invio di mail, scritte ed inviate dall’avvocato Cantone , ma fatte apparire come redatte dal Giudice Cantone viceversa ignaro e completamente estraneo ai fatti. Non solo.
L’ avvocato avrebbe anche falsamente inviato mail a firma di giudici del Consiglio di Stato .
Le motivazioni che hanno portato il Tribunale di Napoli a scarcerare l’avvocato saranno a breve note . Nel frattempo colei che si spacciava per essere la sorella del Giudice Cantone ha potuto lasciare le patrie galere per raggiungere la propria abitazione da dove seguirà le prossime mosse dell’accusa e dei suoi difensori i quali hanno indubbiamente ottenuto un risultato imprevisto

Cronache della Campania@2018

L’assassino di Ciro Esposito ora chiede gli arresti domiciliari

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Daniele De Santis, detto Gastone  il tifoso ultras della Roma condannato a 16 anni di carcere per l’omicidio del tifoso del Napoli Ciro Esposito, ora chiede gli arresti domiciliari. La richiesta è stata presentata alla Corte di Assise d’appello di Roma, dai suoi legali, gli avvocati Tommaso Politi e David Terracina. La richiesta dei difensori, come si legge nel documento anticipato da napoliFanpage.it, si basa su una forma di “osteomenite”  alla gamba destra di cui sarebbe afflitto De Santis che è accusato di omicidio volontario. Nei mesi scorsi DeSantis è stato trasferito nel carcere di  Velletri. L’uomo è stato sottoposto a numerosi interventi chirurgici coadiuvati da una complessa terapia farmacologica per evitare l’amputazione dell’arto. Lo scorso 1 agosto, De Santis e’ stato operato alla gamba al Policlinico Gemelli di Roma, e sottoposto a un delicato intervento chirurgico e quindi trasferito a Velletri per effettuare la fisioterapia prescritta dai medici del Gemelli.  A supporto della richiesta di arresti domiciliari c’è una perizia medica di 14 pagine firmata dal dottor Stefano De Pasquale Cerrati.  A decidere sul destino di De Santis, che deve scontare altri 15 anni di carcere, sarà ora la Corte di Assise d’Appello di Roma che prenderà in esame la richiesta dei legali. La famiglia di Ciro Esposito e in particolare lo zio Vincenzo lancia un appello attraverso il sito napolifanpage: “La Napoli democratica e antifascista deve mobilitarsi per difendere un suo figlio assassinato da De Santis. La prima sentenza del tribunale è stata a nostro favore solo grazie all’esemplare comportamento del pm Eugenio Albamonte – spiega lo zio di Ciro Esposito – questo teppista fascista gode di protezioni grazie ai suoi trascorsi eversivi e grazie anche alla copertura che ha dato non svelando mai l’identità dei suoi complici che hanno teso l’agguato in cui è rimasto vittima mio nipote. Già nel primo grado di giudizio si è tentato a più riprese di inquinare il processo De Santis infatti non è stato nemmeno detenuto durante il periodo del processo”.

Cronache della Campania@2018

Violenze sulla sorellina disposto il confronto davanti al Tribunale per i minori

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Il Tribunale dei Minori ha emesso nei confronti di un sedicenne cavese un provvedimento di custodia cautelare per l’accusa di molestia nei confronti della sorelina di dieci anni. Ora si trova in una comunità per minori in attesa di essere ascoltato nelle sedi preposte da uno specialista. Si cerca di capire, anche con l’aiuto di consulenti tecnici, la veridicità delle dichiarazioni della sorellina, che come detto, con lui e l’altro fratellino di appena cinque anni, hanno vissuto una delicata situazione all’interno delle mure domestiche.
“Ogni parola, in questo momento, è inopportuna. Siamo in una fase embrionale. I familiari cercano di accertare la verità e tutelare i due fratellini”, dichiara l’avvvocato del sedicenne. Gli zii del ragazzo, orfano di madre, anche lei vittima di una violenza familiare, hanno deciso di affidarsi ad un avvocato per capire quello che è effettivamente accaduto.
La ragazzina, nel corso di incontri con psicologi che avrebbero dovuta aiutarla a superare il momento tragico per la perdita della madre, avrebbe parlato di comportamenti forti del fratello nei suoi confronti. “Al momento non possiamo parlare di un capo di accusa – spiega il legale -, è prematuro parlare di molestie così come di abusi. Ci sono delle dichiarazioni di quella che è la cosiddetta parte offesa che devono essere vagliate dagli inquirenti con l’aiuto di specialisti”. Gli inquirenti cercano in ogni modo di tener ben presente il contesto familiare, in cui si sono sviluppate le condotte dei due ragazzi.
La famiglia attende di conoscere la verità chiedendo il dovuto silenzio data la delicatezza della situazione in quanto i protagonisti di questa tristissima vicneda sono due ragazzini provati dalla loro storia familiare.

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Camorra, si è pentito un ‘soldato’ dei Vastarella: scritte sui muri del quartiere: ‘Pandolfi pentito infame’

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Napoli. Le scritte sui muri del rione Sanità sono inequivocabili: “Pandolfi pentito infame”. Il neo collaboratore di giustizia è uno dei soldati più fedeli del clan Vastarella: Daniele Pandolfi, 25 anni scampato due volte alla morte. In carcere da sei mesi ha deciso di passare dalla parte dello stato: Era stato arrestato insieme con i vertici del clan Vastarella del 3 marzo scorso nel corso di un blitz che portò in carcere 18 persone tra cui tutto il vertice della cosca compreso il boss Patrizio Vastarella, la moglie, il figlio e il nipote. Daniele Pandolfi era tornato in libertà nel genanio scorso dopo una anno di arresti domiciliari e qualche giorno della sua libertà era stato accolto da una stesa sotto la sua abitazione. Ora la notizia del suo pentimento, anticipata dal quaotidiano Il Roma. Daniele Pandolfi, in passato aveva già subito due agguati. Nel 2013, quand’era ancora appena 17enne, rimase ferito tra i vicoli del rione Sanità insieme a Ciro Orlando. Allora infuriava la guerra tra i Della Corte e i “mianesi”, referenti in zona dei Lo Russo ( e ai quali Pandolfi era legato), e l’attacco fu addebitato ai primi, tanto che per la sparatoria furono arrestati due anni dopo i presunti responsabili. Ma almeno dal 2014 Daniele è passato con i Vastarella e negli ultimi mesi era amico inseparabile di Antonio Bottone, ucciso mentre i due erano insieme in un pub in viale dei Pini ai Colli Aminei il 6 ottobre 2016. Pandolfi nel marzo scorso fu beccato dai falchi della squadra mobile in  un cortile in via del Serbatoio e via Fontanelle mentre teneva un summit contro altri sei giovani pregiudicati tra cui Fabio Vastarella, nipote del boss che fu arrestato insieme con il pregiudicato Antonio Stella perché trovati in possesso di un revolevr 357 Magnum Phyton.

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Cinque processi per il boss ‘collaboratore’ Augusto La Torre

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Cinque processi fissati in 18 giorni riguardanti tre omicidi, un duplice omicidio e la cosiddetta strage di Pescopagano. Sono tutte accuse vecchie – risalenti a fatti commessi tra il 1988 e il 1995 sul litorale Domizio – contestate all’ex boss Augusto La Torre, pentito dell’ex omonimo clan di Mondragone che verranno trattate in cinque udienze fissate davanti a quattro diversi giudici del Tribunale di Napoli a partire dal 13 settembre prossimo. A procedere con le accuse istruite in passato, è la Dda nella persona della pm antimafia Maria Laura Lalia Morra: nella prima udienza preliminare del prossimo 13 settembre si tratterà del duplice delitto dei rom Osvaldo e Teodoro De Rosa (quest’ultimo detto Maciste), ladri di bestiame, sui quali i bounty killer dell’ex clan La Torre – cosca smantellata da diverse operazioni di carabinieri e polizia, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia durante gli anni passati – avevano messo una taglia in stile far west. I due rom, infatti, si erano resi protagonisti di decine di furti di bestiame ai danni di titolari di aziende agricole in quanto, pur pagando il pizzo al clan, subivano i furti. Altre due udienze preliminari riguardano due distinti delitti commessi a Mondragone nell’ambito della faida camorristica tra cosche opposte (vittime Luigi Palumbo e Gaetano Broccoli, uccisi rispettivamente nel 1990 e nel 1995) mentre sono due i fatti di sangue che vedono vittime anche alcuni extracomunitari che spacciavano droga sul litorale. Una vera ossessione lo spaccio della droga per la cosca dei Chiuovi tant’è che punivano indistintamente spacciatori locali italiani ed immigrati presenti sulla Domiziana. Come nel caso di Juma Iddi Bayar, un tanzaniano che con altri spacciatori come lui aveva preso in affitto una villetta proprio nelle vicinanze della base del clan. Lo spaccio attirava le forze dell’ordine per i controlli anti droga e così la cosca decise di eliminare il fastidio uccidendo lo spacciatore di colore. O come l’episodio del 1990 noto come la strage di Pescopagano, in cui per gli stessi motivi morirono sette persone tra cui un italiano e furono feriti altri due italiani tra cui un ragazzino di 14 anni rimasto poi paralizzato. Augusto La Torre, psicologo, che si definisce Camorfista nel suo libro pubblicato di recente, pur avendo confessato una cinquantina di omicidi, non ha mai avuto una condanna all’ergastolo per aver usufruito della legge sui collaboratori di giustizia. Una collaborazione, la sua, inquinata da una condanna durante la fase di protezione ma che non gli ha sottratto il beneficio del cosiddetto articolo 8. I processi fissati da metà settembre fino agli inizi di ottobre lo vedono coimputato, in un paio di casi, con altre persone tra cui il cugino Francesco Tiberio La Torre e, per gli stessi, la difesa è intenzionata a chiedere il rito abbreviato. Per un ulteriore triplice omicidio, ovvero quello dei fratelli Ursino uccisi insieme ad una terza persona sempre negli anni della faida, è stata firmata la chiusura delle indagini lo scorso luglio dal pm antimafia Alessandro D’Alessio. (f.t.)

Cronache della Campania@2018


Rigettata la nuova richiesta di scarcerazione per l’ex sindaco di Scafati, Pasquale Aliberti

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Napoli, il Riesame mette ai domiciliari l’avvocato ‘falsa’ sorella di Cantone

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Il Tribunale di Napoli , dodicesima sezione riesame , in accoglimento del ricorso proposto dagli avvocati Dario Vannetiello e Sergio Clemente, hanno annullato la ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti dell’ avvocato Maria Virginia Cantone .
Plurime e gravi le truffe contestate, pari in totale ad oltre trecentomila euro, effettuate alterando provvedimenti giudiziari nonché falsamente spendendo il nome di uno dei più noti magistrati italiani , il dott. Raffaele Cantone .
Le indagini hanno anche accertato l’ invio di mail, scritte ed inviate dall’avvocato Cantone , ma fatte apparire come redatte dal Giudice Cantone viceversa ignaro e completamente estraneo ai fatti. Non solo.
L’ avvocato avrebbe anche falsamente inviato mail a firma di giudici del Consiglio di Stato .
Le motivazioni che hanno portato il Tribunale di Napoli a scarcerare l’avvocato saranno a breve note . Nel frattempo colei che si spacciava per essere la sorella del Giudice Cantone ha potuto lasciare le patrie galere per raggiungere la propria abitazione da dove seguirà le prossime mosse dell’accusa e dei suoi difensori i quali hanno indubbiamente ottenuto un risultato imprevisto

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L’assassino di Ciro Esposito ora chiede gli arresti domiciliari

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Daniele De Santis, detto Gastone  il tifoso ultras della Roma condannato a 16 anni di carcere per l’omicidio del tifoso del Napoli Ciro Esposito, ora chiede gli arresti domiciliari. La richiesta è stata presentata alla Corte di Assise d’appello di Roma, dai suoi legali, gli avvocati Tommaso Politi e David Terracina. La richiesta dei difensori, come si legge nel documento anticipato da napoliFanpage.it, si basa su una forma di “osteomenite”  alla gamba destra di cui sarebbe afflitto De Santis che è accusato di omicidio volontario. Nei mesi scorsi DeSantis è stato trasferito nel carcere di  Velletri. L’uomo è stato sottoposto a numerosi interventi chirurgici coadiuvati da una complessa terapia farmacologica per evitare l’amputazione dell’arto. Lo scorso 1 agosto, De Santis e’ stato operato alla gamba al Policlinico Gemelli di Roma, e sottoposto a un delicato intervento chirurgico e quindi trasferito a Velletri per effettuare la fisioterapia prescritta dai medici del Gemelli.  A supporto della richiesta di arresti domiciliari c’è una perizia medica di 14 pagine firmata dal dottor Stefano De Pasquale Cerrati.  A decidere sul destino di De Santis, che deve scontare altri 15 anni di carcere, sarà ora la Corte di Assise d’Appello di Roma che prenderà in esame la richiesta dei legali. La famiglia di Ciro Esposito e in particolare lo zio Vincenzo lancia un appello attraverso il sito napolifanpage: “La Napoli democratica e antifascista deve mobilitarsi per difendere un suo figlio assassinato da De Santis. La prima sentenza del tribunale è stata a nostro favore solo grazie all’esemplare comportamento del pm Eugenio Albamonte – spiega lo zio di Ciro Esposito – questo teppista fascista gode di protezioni grazie ai suoi trascorsi eversivi e grazie anche alla copertura che ha dato non svelando mai l’identità dei suoi complici che hanno teso l’agguato in cui è rimasto vittima mio nipote. Già nel primo grado di giudizio si è tentato a più riprese di inquinare il processo De Santis infatti non è stato nemmeno detenuto durante il periodo del processo”.

Cronache della Campania@2018

Processo ‘Mondo di mezzo’ riconosciuta l’associazione mafiosa. TUTTE LE CONDANNE

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Due patteggiamenti e otto assoluzioni. E’ quanto deciso dai giudici della III corte d’Appello nel processo di secondo grado al Mondo di mezzo. In particolare Luca Odevaine, ex componente del tavolo sull’immigrazione, ha patteggiato una pena complessiva a 5 anni e 2 mesi. Claudio Turella, ex funzionario del Comune di Roma, ha concordato una pena a 6 anni per corruzione. I giudici hanno, invece assolto Stefano Bravo, Pierino Chiaravalle, Giuseppe Ietto, Sergio Menichelli, Daniele Pulcini, Nadia Cerrito, Rocco Ruotolo e Salvatore Ruggiero. I giudici del tribunale di Roma hanno rinocosciuto l’accusa di mafia, articolo 416 bis del codice di procedura penale, per i principali imputati del processo Mafia Capitale-Mondo di Mezzo e  hanno condannato a 18 anni e 4 mesi il cosiddetto Ras delle cooperative, Salvatore Buzzi. Nei confronti di Massimo Carminati, già terrorista dei Nar, è stata adottata una pena di 14 anni e sei mesi. “Abbiamo sempre detto che le sentenze vanno rispettate. Lo abbiamo fatto in primo grado e lo faremo anche adesso. La corte d’appello ha deciso che l’associazione criminale che avevamo portato in giudizio era di stampo mafioso e utilizzava il metodo mafioso. Era una questione di diritto che evidentemente i giudici hanno ritenuto fondata”. E’ il primo commento del procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, in aula assieme al pm Luca Tescaroli in applicazione ai sostituti procuratori generali Antonio Sensale e Pietro Catalani. A luglio del 2017 i giudici di primo grado avevano escluso l’aggravante mafiosa per tutte le persone coinvolte dall’inchiesta, riconoscendo invece la corruzione e l’esistenza di due gruppi criminali. Per questo Massimo Carminati e Salvatore Buzzi erano stati condannati a 20 e 19 anni di reclusione in una sentenza che ha riguardato altre 44 persone, tra cui politici e uomini dell’amministrazione. Una sentenza storica in cui sono state inflitte pene pesanti proprio per gli episodi di corruzione con condanne, in alcuni casi, superiori alle richieste della Procura. Il collegio giudicante della III corte d’appello DI Roma, presieduto dal magistrato Claudio Tortora, con la sentenza di questa mattina ha riconosciuto l’associazione a delinquere DI stampo mafioso, l’aggravante mafiosa o il concorsoesterno, a vario titolo, oltre che a Massimo Carminati (14 anni e 6 mesi) e Salvatore Buzzi (18anni e 9 mesi), anche per altri 16 imputati: Claudio Bolla (4 anni e 5 mesi); Riccardo Brugia (11 anni e 4 mesi); Emanuela Bugitti (3 anni e 8 mesi); Claudio Caldarelli (9 anni e 4 mesi); Matteo Calvio (10 anni e 4 mesi); Paolo DI Ninno (6 anni e 3 mesi); Agostino Gaglianone (4 anni e 10 mesi); Alessandra Garrone (6 anni e 6 mesi); Luca Gramazio (8 anni e 8 mesi); Carlo Maria Guaranì (4 anni e 10 mesi); Giovanni Lacopo (5 anni e 4 mesi); Roberto Lacopo (8 anni); Michele Nacamulli (3 anni e 11 mesi); Franco Panzironi (8 anni e 4 mesi); Carlo Pucci (7 anni e 8 mesi); Fabrizio Franco Testa (9 anni e 4 mesi).

Cronache della Campania@2018

Compravendita di senatori da parte di Berlusconi: la Cassazione ritiene ‘attendibile’ il racconto di Sergio De Gregorio

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Le dichiarazioni di Sergio De Gregorio sono da “reputarsi nel loro nucleo essenziale connotate da credibilita’”. Lo sottolinea la sesta sezione penale della Cassazione nelle motivazioni della sentenza, depositate oggi, con la quale, nel luglio scorso, confermo’ la prescrizione per Silvio Berlusconi nell’ambito del processo sulla compravendita dei senatori, riqualificando il reato in quello di corruzione impropria. “I giudici del merito hanno proceduto alla ricostruzione della vicenda sulla base di plurimi elementi probatori, ma in primo luogo sulla base delle dichiarazioni rese da Sergio De Gregorio” che “in base alla sua narrazione dei fatti, era stato individuato, nella sua veste di senatore, come il pubblico ufficiale che aveva stretto con un privato corruttore, indicato in Berlusconi, avvalsosi anche dell’intermediazione di Valter Lavitola, il ‘pactum sceleris’ oggetto della verifica processuale”. Il tribunale di Napoli, ricorda la Cassazione, ha posto in luce “le connotazioni personologiche di De Gregorio, manifestatesi nelle modalita’ e nell’enfasi del racconto”, ma anche “le ragioni per cui i tratti essenziali del narrato, funzionale alla ricostruzione della vicenda corruttiva avrebbero dovuto delinearsi attendibili e capaci di resistere alle svariate censure difensive”. Cosi’, si legge ancora nella sentenza depositata oggi, “e’ stata delineata la figura di un esponente politico spregiudicato, capace di attirare consenso al punto da farsi eleggere nelle file del centrosinistra, nonostante un passato che lo legava al centrodestra e comunque effettivamente inserito nelle vicende narrate, in contatto con i suoi protagonisti e in grado di interloquire con essi con le modalita’ da lui specificamente indicate”. Il contenuto fondamentale del suo “complesso racconto”, secondo i giudici, e’ “sempre rimasto aderente ad un filo conduttore nitidamente indicato, costituente il vero fulcro delle dichiarazioni e il vero oggetto della relativa valutazione” e cosi’ “e’ stato dato conto della genesi dei rapporti con Berlusconi e del loro sviluppo, culminato dapprima nel patto corruttivo su cui si incentra l’imputazione e poi nella concreta attuazione di esso, con l’intervento necessario di Lavitola”.

Al centro del processo, la cosiddetta “Operazione liberta’”, una sorta di ‘sottrazione’ di senatori alla maggioranza di centrosinistra che, tra il 2006 e il 2008, sosteneva il governo Prodi a Palazzo Madama. All’ex senatore Sergio De Gregorio – che ha patteggiato una condanna a 20 mesi nel luglio del 2013 – secondo la ricostruzione degli inquirenti, furono versati tre milioni di euro. Nel settembre 2006, De Gregorio lascio’ l’Italia dei Valori, che faceva parte dello schieramento di centrosinistra, fondo’ il movimento Italiani nel Mondo e aderi’ a Forza Italia. Nel 2008, grazie anche al voto contrario di De Gregorio sulla fiducia, il governo Prodi cadde, perdendo la maggioranza al Senato. La sentenza di primo grado, che condanno’ Berlusconi e l’ex direttore dell’Avanti Valter Lavitola a 3 anni di reclusione e all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni, oltre a stabilire un risarcimento per il Senato della Repubblica, venne pronunciata l’8 luglio 2015 dai giudici napoletani. In appello, il 20 aprile dello scorso anno, la Corte partenopea dichiaro’ l’intervenuta prescrizione del reato per entrambi gli imputati. Contro questo verdetto, Berlusconi e il responsabile civile Forza Italia avevano quindi presentato i ricorsi in Cassazione rigettati con la sentenza depositata oggi.

Cronache della Campania@2018

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