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Channel: Cronaca Giudiziaria
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‘Asino marocchino’, indagato per abbandono minorile il patrigno di un ragazzino di 11 anni

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Vittima di odio razziale è un ragazzino di undici anni, maltrattato dal patrigno, un uomo di quarantatrè anni di Battipaglia che lo umiliava e offendeva per le sue origini magrebine. Veniva lasciato da solo in casa per ore fin da piccolo. Ma alcuni mesi fa, grazie alla segnalazione del padre naturale, questa drammatica storia familiare è arrivata in Procura.
Sul caso di violenza e razzismo ai danni di un bambino succube da quando ne aveva otto, ora indaga anche la Procura minorile oltre che quella ordinaria e gli eventuali provvedimenti sarebbero anche a carico della madre del ragazzino, finita anch’ella sotto accusa. Il sostituto procuratore, Roberto Penna, emette due avvisi di garanzia per entrambi gli indagati che avevano la custodia del minore.Sono accusati entrambi di abbandono anche se la posizione dell’uomo è più complessa in quanto risponde anche di maltrattamenti, minacce e tentate lesioni. I fatti si riferiscono al periodo che va dal 2015 al 2018, periodo durante il quale il patrigno si rivolgeva a lui chiamandolo “asino marocchino” e tentantando di impedire i rapporti tra il bambino e il padre naturale per motivi di puro razzismo. La situazione è precipitata quando lo scorso 29 marzo, il padre naturale – presenatosi a Capaccio per vedere il figlio –  è stato aggredito dal quarantatreenne. Da qui le indagini che hanno portato alla luce il calvario che ha vissuto il minore. Chiuse le indagini a carico dei due indagati, ora potranno presentarsi davanti al magistrato per chiedere di essere sottoposti a interrogatorio. Presto potrebbero richiedere il rinvio a giudizio per approdare in tribunale. Sul fronte penale quindi, la vicenda è ad una svolta con l’avviso di conclusione dele indagini preliminari. Il tribunale per i minori invece, sta vagliando la posizione della madre che, per anni, avrebbe abbandonato il bambino in casa da solo incurante dei pericoli a cui era esposto.

Cronache della Campania@2018


Assaltarono il negozio del nipote del boss Rinaldi: il Riesame conferma il carcere per i 17 del clan Mazzarella

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Restano in carcere i 17 affiliati al clan Mazzarella di cui 14 finiti dietro le sbarre e tre agli arresti domiciliari coinvolti nel blitz del 18 luglio scorso. Il Tribunale del Riesame ha confermato la misura cautelare per tutti gli indagati accusati a vario  titolo  di associazione per delinquere di stampo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, tentato omicidio, estorsione, lesione personale, minaccia, violenza privata, danneggiamento, detenzione e porto illegale di arma, con l’aggravante prevista dall’art.416 bis 1. Le indagini della squadra mobile di napoli si sono concentrate sul trienni 2012 -2015 quando il boss nemico Ciro Rinaldi “My way” era in carcere. L’accusa riguarda il danneggiamento del negozio di telefonia gestito dalla famiglia Capodanno, un’estorsione ai dani di una rapinatore di banca e soprattutto  l’assalto al negozio del nipote del boss Rinaldi.
Era l’estate del 2015, il 22 giugno, precisamente. Alle ore 22 circa furono allertate le volanti del Commissariato San Giovanni Barra, perché non molto lontano da quelle stanze, sulla ‘Residenziale’ che congiunge la periferia est a Portici e San Giorgio a Cremano, c’erano appena stati due agguati fulminei. Obiettivi degli aggressori furono ‘Patagraff’ e ‘2B Service’. Alcuni uomini in sella a degli scooter, dopo essersi portati in prossimità dei due negozi, scesero incappucciati ed armati di mazze da baseball e sfondarono vetrine ed attrezzatture.
Quelle attività commerciali, in realtà, erano gestite, rispettivamente, dai figli di una sorella del boss ‘My way’, i figli di Gennaro Cunato detto ‘Mangiapastiera’, e dalla moglie di suo figlio Antonio.
La spiegazione dell’irruzione giungeva immediatamente, per bocca di alcuni confidenti, gli stessi o le stesse che riferirono i nomi di Salvatore Donadeo e Pasquale Troise, comparsi anche nei video poco chiari estrapolati dai sistemi di videosorveglianza di Via Repubbliche Marinare.
Quello stesso pomeriggio, un paio d’ore prima, ci fu una violenta lite tra donne dei Rinaldi della ’46’ del Rione Villa di San Giovanni a Teduccio ed altre, figlie e mogli di alcuni Mazzarella. Queste ultime furono accerchiate in Via Figurelle dalla figlia di Raffaele Oliviero detto ‘o Pop’, narcotrafficante di cui ha parlato anche il collaboratore di giustizia vollese Francesco Morino detto Bibì, insieme con la figlia di Ciro Grassia detto ‘Gibè’, fidanzata di Giovanni Pagano, e la figlia di ‘Nanassa’. Tutti uomini facenti parte della prima linea di fuoco degli alleati dei Reale del Rione Pazzigno, e promotori della triplice alleanza con gli Aprea di Barra e i De Luca Bossa del Lotto 0 a Ponticelli, pronti a spingersi anche oltre le palazzine di Caravita a Cercola.

 Questi i nomi dei 17 affiliati per i quali è stata confermata la misura cautelare.

1. RUSSO Ciro , nato a Napoli il 25.01.1961, libero;
2. SANTANIELLO Vincenzo, nato a San Giorgio a Cremano il 19.01.1993, libero;
3. SCOGNAMIGLIO Antonio, nato a Napoli il 03.03.1987, già in detenzione domiciliare;
4. NAPOLITANO Gennaro nato a Napoli il 11.03.1994,già in detenzione domiciliare;
5. COZZOLINO Vincenzo, nato a Napoli il 07.09.1982, già detenuto;
6. GITANO Luigi, nato a Napoli il 05.03.1987, già detenuto;
7. NOVELLINO Salvatore, nato a Massa di Somma il 13.07.1990, già detenuto;
8. SANTANIELLO RAFFAELE, nato a San Giorgio a Cremano il 22.01.1992, già detenuto;
9. TROISE Pasquale, nato a Napoli il 03.08.1982, già detenuto;
10. CIMMINIELLO Arcangelo, nato a San Giorgio a Cremano il 30.01.1997, già detenuto;
11. DONADEO Salvatore, nato a Napoli il 23.02.1976, già detenuto;
12. ESPOSITO MONTEFUSCO MARCO, nato a Napoli il 19.10.1978, già detenuto;
13. FUMMO Gianluca nato a Portici il 22.01.1976, già detenuto;
14. GUADAGNUOLO Rosario nato a Napoli il 14.03.1983, già detenuto;

Destinatari della misura cautelare degli arresti domiciliari

15. BOCCIA RAFFAELLA nata a Napoli il 12.02.1974, libera;
16. BONAVOLTA Mariano, nato a Napoli il 26.10.1975, libero;
17. BONAVOLTA LUGI, nato a Napoli il 21.08.1993, libero.

 (nella foto da sinistra Franco Mazzarella, Pasquale Troise, Arcangelo Cimminiello, Ciro Russo, Raffaele Santaniello, Vincenzo Santaniello, Mariano Bonavolta, Luigi Bonavolta)

Cronache della Campania@2018

Sequestrarono e picchiarono l’amante del padre: processo per due sorelle

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Rinchiusero l’amante del padre in un appartamento, la pestarono a sangue e le tagliarono anche ciocche di capelli. I protagonisti di questa storia sono due giovani sorelle di San Nicola di Centola, Maria e Veronica Di Vece. Le due ragazze di 29 e 24 anni il 31 agosto del 2015 segregarono in un appartamento, fittato per l’occasione, una consulente assicurativa di Maratea con la colpa di essere l’amante del padre. Entrambe, condannate a 2 anni e 8 mesi di reclusione per minaccia, rapina e lesioni personali, ritornano dietro al banco degli imputati con l’accusa di sequestro di persona. Maria e Veronica rinchiusero la donna nell’appartamento, le tolsero con la forza il cellulare e la pestarono violentemente causandole lesioni alla schiena alle gambe e al volto, le diedero dei morsi ad un braccio e infine le tagliarono i capelli. La donna non si perse di coraggio e denunciò tutto ai carabinieri.
E’ da capire cosa sia accaduto tre anni fa tanto da spingere le due sorelle, insospettabili e molto stimate nel paese, come riporta Il Mattino, anche per il loro impegno nel sociale, a compiere un atto del genere. Secondo quanto raccontato ai carabinieri la 40enne fu selvaggiamente picchiata. Le sorelle la afferrarono per la gola fino a farle mancare il respiro. La donna però riuscì a scappare approfittando di un momento di distrazione delle due. Lo scorso marzo furono condannate per minaccia, rapina e lesioni personali e al pagamento delle spese processuali. Il pubblico ministero aveva chiesto l’archiviazione per il reato di sequestro di persona ma l’avvocato della donna si è opposto evidenziando come sia stata privata alla sua cliente la libertà fisica per circa quattro ore. La richiesta è stata accolta, si ritornerà in aula il prossimo gennaio.

Cronache della Campania@2018

Folgorato dal lampione: due avvisi di garanzia per la morte di Giovanni

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Due avvisi di garanzia sono stati firmati dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere all’indirizzo dell’amministratore del condominio e del titolare della ditta che si occupa della manutenzione elettrica nel parco Solaria di Santa Maria Capua Vetere dove due giorni fa è morto folgorato da una scarica elettrica il 25enne Giovanni Cepparulo.
Si tratta di un atto dovuto, come già annunciato, per  consentire ai due indagati di nominare i propri consulenti in vista degli accertamenti tecnici che già da oggi avranno inizio e dell’autopsia che dovrebbe svolgersi nella giornata di domani. Secondo l’ipotesi investigativo la morte di Giovanni poteva essere evitata.autopsia sul corpo del 25enne rimasto ucciso dopo aver toccato un palo della luce all’interno del parco in cui vive la sua fidanzata.

Il giovane è stato folgorato da un lampione mentre cercava di scavalcare l’inferriata del parco della casa in cui vive la sua fidanzata. Ucciso sul colpo davanti agli occhi pietrificati della ragazza, che avrebbe dovuto sposare tra un mese. Giovanni stava scavalcando perche’ la fidanzata non trovava le chiavi per aprire il cancello del parco, e non voleva bussare per evitare che i genitori si svegliassero, essendo notte fonda.

Cronache della Campania@2018

Asso 28, esposto di artisti e politici per far luce sulla vicenda dei migranti

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Un esposto con la firma di personalità del mondo della cultura, come Moni Ovadia, della società civile, del mondo giuridico e della politica, come il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, è stato presentato negli uffici della Procura partenopea per chiedere ai magistrati di fare luce sulla vicenda della nave Asso 28che nelle scorse settimane ha soccorso e poi riportato in Libia un centinaio di migranti, tra cui 5 donne e 5 bambini. I firmatari del documento sono una trentina e chiedono ai pm napoletani di verificare se ci sia stato, o meno, un “respingimento” di migranti, in violazione delle convenzioni internazionali, in particolare della Convenzione Europea per i Diritti Umani e della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue. Nell’esposto viene anche chiesto all’autorità giudiziaria di verificare il ruolo che ha svolto il Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso Marittimo.

A depositare l’esposto sono stati gli avvocati Elena Coccia e Danilo Risi. “Lo presentiamo alla Procura di Napoli – spiegano – poiché la società armatrice ha sede a Napoli”. “Il nostro Paese – ricordano i due avvocati – è già stato condannato in passato per illegittimi respingimenti collettivi. Vogliamo che questo non si ripeta e che non si crei un precedente pericoloso che con sotterfugi e gioco dello scaricabarile, sottragga chicchessia, ministri, armatori o comandanti di navi, dal pieno rispetto della legge”. “Quando un cittadino del mondo mette piede in Italia o su una nave battente bandiera italiana – concludono i legali – deve sapere che sarà trattato come un essere umano pari agli altri e secondo le regole del diritto, nazionale e internazionale, è non secondo la legge del più forte che è la negazione del diritto”.

Cronache della Campania@2018

Scafati, scarcerata dopo 24 ore ‘lady cocaina’ Teresa Cannavacciuolo

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Scafati. Scarcerata lady cocaina. Quella che per le forze dell’ordine è considerata la regina della droga. All’anagrafe Teresa Cannavacciuolo. Oggi è finita la detenzione nel carcere di Fuorni di quella che viene definita la “lady cocaina” dello sballo dell’area scafatese e nocerino sarnese sebbene era stata arrestata soltanto due giorni fa, precisamente nella serata di martedì. Questa volta gli agenti le contestavano la violazione delle prescrizioni della misura cautelare, essendo stata trovata con pregiudicati nella sua abitazione. Il Gip di Nocera Inferiore tenuto conto delle segnalazioni dei carabinieri aveva disposto l’aggravamento della misura cautelare. Non più la detenzione domiciliare ma il carcere perché non si era attenuta alle prescrizioni e non aveva dimostrato autodisciplina. Nella serata di martedì i Carabinieri della locale stazione di Scafati avevano accompagnato la pluripregiudicata presso il carcere di Salerno. A distanza di poche ore il giudice che aveva emesso il provvedimento ha disposto l’immediata scarcerazione della Cannavacciuolo, accogliendo l’istanza del suo difensore ovvero l’avvocato Gennaro De Gennaro. La pregiudicata risulta essere famosa alle cronache giudiziarie non solo per lo spaccio ma anche per il violento attentato subito al suo bar, il “my love” di Scafati. La Lady crack scafatese era stata arrestata più volte, in rapida successione, per aver venduto oltre 100 grammi di cocaina sul finire dell’anno 2016. Ora la regina dello spaccio sembra aver voltato pagina e raddrizzato completamente la sua vita. Ma era caduta nuovamente in un clamoroso errore, violando le regole e nonostante tutto il giudice l’ha “graziata” per l’ennesima volta, scarcerandola dopo appena 24 ore di carcere.

Cronache della Campania@2018

Asso 28, esposto di artisti e politici per far luce sulla vicenda dei migranti

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Un esposto con la firma di personalità del mondo della cultura, come Moni Ovadia, della società civile, del mondo giuridico e della politica, come il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, è stato presentato negli uffici della Procura partenopea per chiedere ai magistrati di fare luce sulla vicenda della nave Asso 28che nelle scorse settimane ha soccorso e poi riportato in Libia un centinaio di migranti, tra cui 5 donne e 5 bambini. I firmatari del documento sono una trentina e chiedono ai pm napoletani di verificare se ci sia stato, o meno, un “respingimento” di migranti, in violazione delle convenzioni internazionali, in particolare della Convenzione Europea per i Diritti Umani e della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue. Nell’esposto viene anche chiesto all’autorità giudiziaria di verificare il ruolo che ha svolto il Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso Marittimo.

A depositare l’esposto sono stati gli avvocati Elena Coccia e Danilo Risi. “Lo presentiamo alla Procura di Napoli – spiegano – poiché la società armatrice ha sede a Napoli”. “Il nostro Paese – ricordano i due avvocati – è già stato condannato in passato per illegittimi respingimenti collettivi. Vogliamo che questo non si ripeta e che non si crei un precedente pericoloso che con sotterfugi e gioco dello scaricabarile, sottragga chicchessia, ministri, armatori o comandanti di navi, dal pieno rispetto della legge”. “Quando un cittadino del mondo mette piede in Italia o su una nave battente bandiera italiana – concludono i legali – deve sapere che sarà trattato come un essere umano pari agli altri e secondo le regole del diritto, nazionale e internazionale, è non secondo la legge del più forte che è la negazione del diritto”.

Cronache della Campania@2018

Scafati, scarcerata dopo 24 ore ‘lady cocaina’ Teresa Cannavacciuolo

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Scafati. Scarcerata lady cocaina. Quella che per le forze dell’ordine è considerata la regina della droga. All’anagrafe Teresa Cannavacciuolo. Oggi è finita la detenzione nel carcere di Fuorni di quella che viene definita la “lady cocaina” dello sballo dell’area scafatese e nocerino sarnese sebbene era stata arrestata soltanto due giorni fa, precisamente nella serata di martedì. Questa volta gli agenti le contestavano la violazione delle prescrizioni della misura cautelare, essendo stata trovata con pregiudicati nella sua abitazione. Il Gip di Nocera Inferiore tenuto conto delle segnalazioni dei carabinieri aveva disposto l’aggravamento della misura cautelare. Non più la detenzione domiciliare ma il carcere perché non si era attenuta alle prescrizioni e non aveva dimostrato autodisciplina. Nella serata di martedì i Carabinieri della locale stazione di Scafati avevano accompagnato la pluripregiudicata presso il carcere di Salerno. A distanza di poche ore il giudice che aveva emesso il provvedimento ha disposto l’immediata scarcerazione della Cannavacciuolo, accogliendo l’istanza del suo difensore ovvero l’avvocato Gennaro De Gennaro. La pregiudicata risulta essere famosa alle cronache giudiziarie non solo per lo spaccio ma anche per il violento attentato subito al suo bar, il “my love” di Scafati. La Lady crack scafatese era stata arrestata più volte, in rapida successione, per aver venduto oltre 100 grammi di cocaina sul finire dell’anno 2016. Ora la regina dello spaccio sembra aver voltato pagina e raddrizzato completamente la sua vita. Ma era caduta nuovamente in un clamoroso errore, violando le regole e nonostante tutto il giudice l’ha “graziata” per l’ennesima volta, scarcerandola dopo appena 24 ore di carcere.

Cronache della Campania@2018


Asso 28, esposto di artisti e politici per far luce sulla vicenda dei migranti

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Un esposto con la firma di personalità del mondo della cultura, come Moni Ovadia, della società civile, del mondo giuridico e della politica, come il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, è stato presentato negli uffici della Procura partenopea per chiedere ai magistrati di fare luce sulla vicenda della nave Asso 28che nelle scorse settimane ha soccorso e poi riportato in Libia un centinaio di migranti, tra cui 5 donne e 5 bambini. I firmatari del documento sono una trentina e chiedono ai pm napoletani di verificare se ci sia stato, o meno, un “respingimento” di migranti, in violazione delle convenzioni internazionali, in particolare della Convenzione Europea per i Diritti Umani e della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue. Nell’esposto viene anche chiesto all’autorità giudiziaria di verificare il ruolo che ha svolto il Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso Marittimo.

A depositare l’esposto sono stati gli avvocati Elena Coccia e Danilo Risi. “Lo presentiamo alla Procura di Napoli – spiegano – poiché la società armatrice ha sede a Napoli”. “Il nostro Paese – ricordano i due avvocati – è già stato condannato in passato per illegittimi respingimenti collettivi. Vogliamo che questo non si ripeta e che non si crei un precedente pericoloso che con sotterfugi e gioco dello scaricabarile, sottragga chicchessia, ministri, armatori o comandanti di navi, dal pieno rispetto della legge”. “Quando un cittadino del mondo mette piede in Italia o su una nave battente bandiera italiana – concludono i legali – deve sapere che sarà trattato come un essere umano pari agli altri e secondo le regole del diritto, nazionale e internazionale, è non secondo la legge del più forte che è la negazione del diritto”.

Cronache della Campania@2018

Violentò una paziente in clinica: arrestato operatore socio sanitario

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Violentò una paziente straniera che era stata ricoverata nella clinica Malzoni di Agropoli per accertamenti. Ora operatore socio sanitario 57enne  è stato arrestato con l’accusa di violenza sessuale. I fatti risalgono al mese scorso e dopo un mese di indagini e di riscontri sono scattate le manette. L’uomo, sposato e con figlio, tra l’altro molto conosciuto nel Cilento per il suo impegno come volontario sulle ambulanze. Secondo le accuse della donna  l’infermiere durante il suo ricovero  aveva prima cominciato con apprezzamenti e con attenzioni particolari e poi con una scusa l’aveva fatta entrare nel bagno della stanza e violentata. Non contento del primo rapporto sessuale l’uomo sarebbe tornato una seconda volta dopo un’ora e costretta a masturbarlo. La donna, di nazionalità ucraina ma da anni residente a Castellabate, aveva segnalata la cosa alla direzione della clinica che le avrebbe detto di licenziare  l’infermiere ma di non fare alcuna denuncia per il buon nome della struttura. la donna però ha trovato il coraggio di farla e dopo un mese di indagine  di riscontri è scattata l’arresto per il violentatore.

Cronache della Campania@2018

Rientrata in patria la salma della turista indonesiana seconda vittima dell’incidente sul traghetto nel porto di napoli: 5 indagati

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E’ ritornata mestamente nel suo Paese martedì 7 agosto la salma di Ana Langsa, la seconda turista indonesiana, di 79 anni, vittima dell’assurdo incidente successo a bordo del traghetto Atlas, mentre era ormeggiato al molo 14 del porto di Napoli, lo scorso 17 giugno, alle 18. L’anziana, che era in vacanza a Napoli e che era salita sulla motonave della compagnia Grandi Navi Veloci per raggiungere Palermo, durante le operazioni d’imbarco era rimasta schiacciata, assieme a un connazionale che si trovava con lei, da una vettura, una Citroen C5, precipitata dal ponte superiore a quello inferiore mentre l’automobilista faceva manovra. L’uomo era deceduto praticamente sul colpo, mentre la donna era stata trasportata in condizioni disperate all’ospedale Carderelli, dove purtroppo, dopo quasi un mese e mezzo di agonia, il 26 luglio è spirata. Il Pubblico Ministero della Procura di Napoli titolare del fascicolo per omicidio colposo aperto all’indomani della tragedia, il dott. Ciro Capasso, da prassi ha disposto l’autopsia sulla salma della vittima per avere la conferma che il decesso sia legato ai gravissimi traumi riportati quel “maledetto” 17 giugno, incaricando come consulente tecnico la dott.ssa Anna Gargiulo: alle operazioni peritali, che hanno avuto luogo giovedì 2 agosto, ha preso parte, come consulente di parte della famiglia della turista, anche il medico legale dott. Orfeo Pinto, messo a disposizione da Studio 3A, la società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità in ogni tipologia di sinistro, a tutela dei diritti dei cittadini, a cui i congiunti della signora, attraverso la consulente personale Mila Tizzano, si sono affidati per fare chiarezza sull’inconcepibile incidente e per ottenere risposte.

Com’è noto, nel registro degli indagati, oltre all’automobilista della vettura, il poliziotto di origini siciliane Maurizio Ruggirello, di 38 anni, sono stati iscritti (per ora) quattro membri dell’equipaggio del traghetto: Gennaro Ilardo, 32 anni, il primo ufficiale di carico, Paolo Esposito, 29 anni, il secondo ufficiale di carico, Luigi Russo, 42 anni, nostromo, e Carlo Martusciello, 32 anni, caposquadra. Alla base del dramma, infatti, non vi sarebbe stato solo e tanto un errore umano da parte dell’automobilista, rimasto lievemente ferito, e che peraltro stava seguendo le indicazioni che gli venivano impartite per parcheggiare l’auto nell’anello superiore, quanto piuttosto il fatale mancato posizionamento da parte degli addetti della nave della ringhiera protettiva che avrebbe evitato la caduta della vettura nel ponte di sotto. Concluso l’esame autoptico, la Procura di Napoli ha dato il nulla osta e messo la salma a disposizione dei familiari della vittima. In particolare, il figlio e le sorelle sono rimasti per lunghi giorni al suo capezzale al Cardarelli sperando in un miracolo: purtroppo si sono dovuti attivare per il rimpatrio delle sole spoglie della loro cara. Partiti lunedì 6 agosto dall’aeroporto di Napoli, sono atterrati martedì a Giacarta, imbattendosi peraltro in una città paralizzata a causa del grave terremoto che ha colpito il Paese asiatico, e infine ieri, mercoledì, hanno raggiunto la loro città, Medan. L’amaro epilogo della vicenda è che l’incolpevole Ana Lansga, che era venuta in Italia per godersi una vacanza e le bellezze nostro Paese, è tornata in Indonesia su una bara, dopo quasi tre mesi: la sua famiglia, che proprio in queste ore sta celebrando il suo funerale, invoca ovviamente giustizia e che siano perseguiti i responsabili di un incidente senza precedenti (o quasi) nel mondo della moderna marineria italiana. E sarà questo l’impegno di Studio 3A.

Cronache della Campania@2018

Napoli, Antonio Bocchetti pentito per aver accoltellato Morena ma il gip conferma il carcere

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Napoli. Antonio Bocchetti, il 25enne napoletano accusato di aver accoltellato sei volte Morena Albino, la sua ex compagna 19enne, si e’ avvalso della facolta’ di non rispondere davanti al gip Chiara Bardi che ha convalidato l’arresto e ordinato il trasferimento al carcere di Napoli di Poggioreale. Si e’ mostrato pero’ pentito e ha spiegato, ancora con molta confusione, di non aver capito perche’ abbia usato tanta violenza e soprattutto ha riferito al suo avvocato di essere addolorato per il gesto. Due mattine fa ha aspettato la madre di suo figlio, di appena 13 mesi, davanti alla spiaggia del Lungomare di Napoli. Quando l’ha vista arrivare gli si e’ parato contro chiedendole di tornare assieme. Un ennesimo tentativo dopo i continui ‘no’ rimediati da Morena Albino, 19 anni. Quando gli amici con i quali la ragazza era arrivata al mare si sono tuffati, lui ha estratto un coltello e l’ha colpita sei volte perforandole un polmone. E’ accusato di tentato omicidio e sia ai carabinieri che lo avevano fermato pochi istanti dopo, sia al gip, non ha saputo spiegare il motivo per il quale ha commesso questo reato. Morena sa che lo ha fatto per gelosia e sul suo profilo Facebook scrive: “Deve pagare per quello che ha fatto”.  Intanto il fratello di Antonio attraverso i social sta facendo circolare alcune foto secondo le quali lo scorso anno alla festa dei 18 anni di Morena che si è svolta in un locale a Giugliano, Antonio sarebbe stato accoltellato al torace da qualcuno legato alla famiglia Albino o amico e poi lasciato sanguinante e ferito all’esterno del locale senza che gli venisse dato il permesso di entrare.

Cronache della Campania@2018

L’ex lady camorra Rosa Amato al pentito Schiavone jr: “Parli dell’omicidio di mio fratello”

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L’appello lo ha lanciato dall’emittente televisiva Tv Luna, Rosa Amato, sorella di Carlo ucciso in discoteca nel 1999, durante una gesta del liceo e donna di camorra poi pentita si rivolge a Nicola Schiavone, figlio di Sandokan, per chiedere ‘verità e giustizia’ per il fratello. “Nicola Schiavone, spero tu possa pentirti sinceramente e raccontare finalmente la verità. Così anche la mia famiglia potrà tornare a vivere”. Dice la donna, oggi 40enne, con un passato tormentato da donna di camorra a pentita. Si rivolge a Nicola Schiavone, primogenito di Francesco detto “Sandokan”, boss del temibile clan dei Casalesi e che nei giorni scorsi ha comunicato la decisione di voler collaborare con i magistrati, in un’intervista all’emittente Tv Luna – che ne ha diffuso una sintesi – per chiedergli di alzare il velo sull’omicidio del fratello, Carlo, ucciso a 19 anni a coltellate il 19 marzo del 1999 in una discoteca a Santa Maria Capua Vetere dove era in corso la festa del liceo. “Il pentimento di Nicola Schiavone può rappresentare l’ultima tappa della mia vita”, ha dichiarato Rosa che insieme al padre Salvatore Amato, per dieci anni circa, ha retto le redini dell’omonimo clan attivo a Santa Maria Capua Vetere. Un clan nato “per vendetta”, per contrastare gli affari dei casalesi, colpevoli secondo gli Amato di aver contribuito a erigere il muro di omertà seguito alla morte di Carlo: “Di tutti i presenti a quella tragedia nessun testimone”, ha proseguito Rosa. Intanto sul delitto del diciannovenne pesano ancora gravi ombre: “Nicola, solo lui – ha aggiunto l’ex collaboratrice di giustizia -, è in grado di fare luce sulla uccisione di mio fratello” visto che viene dato per certo che in quella discoteca fosse presente anche il figlio di ‘Sandokan’. Alla domanda se un uomo può cambiare, Rosa Amato risponde: “Un uomo può cambiare soltanto se passa attraverso un altro dolore. Non so quale sia stato il motivo del pentimento di Nicola. Ma so che, in ogni caso, l’omicidio di mio fratello ha scosso molte coscienze. E questo malgrado l’omertà. Sono convinta – ha concluso -, che anche i Casalesi, a loro modo, rimasero toccati dalla fine di mio fratello. Ed è per questo motivo che sono convinta che sì, lui lo farà. Nicola Schiavone dirà finalmente la verità”.

Cronache della Campania@2018

Napoli, Antonio Bocchetti pentito per aver accoltellato Morena ma il gip conferma il carcere

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Napoli. Antonio Bocchetti, il 25enne napoletano accusato di aver accoltellato sei volte Morena Albino, la sua ex compagna 19enne, si e’ avvalso della facolta’ di non rispondere davanti al gip Chiara Bardi che ha convalidato l’arresto e ordinato il trasferimento al carcere di Napoli di Poggioreale. Si e’ mostrato pero’ pentito e ha spiegato, ancora con molta confusione, di non aver capito perche’ abbia usato tanta violenza e soprattutto ha riferito al suo avvocato di essere addolorato per il gesto. Due mattine fa ha aspettato la madre di suo figlio, di appena 13 mesi, davanti alla spiaggia del Lungomare di Napoli. Quando l’ha vista arrivare gli si e’ parato contro chiedendole di tornare assieme. Un ennesimo tentativo dopo i continui ‘no’ rimediati da Morena Albino, 19 anni. Quando gli amici con i quali la ragazza era arrivata al mare si sono tuffati, lui ha estratto un coltello e l’ha colpita sei volte perforandole un polmone. E’ accusato di tentato omicidio e sia ai carabinieri che lo avevano fermato pochi istanti dopo, sia al gip, non ha saputo spiegare il motivo per il quale ha commesso questo reato. Morena sa che lo ha fatto per gelosia e sul suo profilo Facebook scrive: “Deve pagare per quello che ha fatto”.  Intanto il fratello di Antonio attraverso i social sta facendo circolare alcune foto secondo le quali lo scorso anno alla festa dei 18 anni di Morena che si è svolta in un locale a Giugliano, Antonio sarebbe stato accoltellato al torace da qualcuno legato alla famiglia Albino o amico e poi lasciato sanguinante e ferito all’esterno del locale senza che gli venisse dato il permesso di entrare.

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Sesso nell’auto blu a Napoli: la Procura apre un’inchiesta sui dipendenti della Regione

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Napoli. Peculato d’uso e truffa allo Stato: rischia un’inchiesta penale il dipendente della Regione scoperto nei giorni scorsi dai carabinieri della compagnia Vomero-Arenella, mentre faceva sesso in auto con l’amante. A mettere nei guai l’uomo, 61enne autista di un dirigente della Giunta Regionale, non è stato tanto il momento di passione vissuto con la donna – anch’essa dipendente regionale di 57 anni –  in un luogo pubblico e in pieno giorno ma l’utilizzo dell’auto di servizio per recarsi sul luogo dell’appuntamento e anche la circostanza, accertata dai carabinieri, che l’uomo è uscito dall’ufficio senza timbrare il cartellino, così come la donna che lo accompagnava. Una fuga d’amore dal lavoro che rischia di costare caro ai due amanti, formalmente in servizio mentre invece erano al Vomero, per un fulmineo incontro amoroso.  I carabinieri hanno inviato la relazione alla Procura di Napoli che valuterà gli aspetti penali della vicenda e qualora venissero definitivamente accertate le responsabilità, entrambi rischiano un processo per truffa allo Stato. Per lui, invece, si profila anche l’accusa di peculato d’uso, visto che ha usato l’auto di servizio della Giunta Regionale per questioni personali. Oltre al procedimento penale, potrebbe anche aprirsi un procedimento interno per un’azione disciplinare nei confronti di entrambi. 
A scoprire i due, i carabinieri della compagnia Vomero-Arenella, in pattuglia in viale Raffaello, nel cuore del Vomero, verso le 15,30 del 31 luglio scorso. I militari hanno notato l’auto blu sotto agli alberi che destava sospetto. All’interno c’erano delle persone in strani atteggiamenti hanno pensato ad un tentativo di furto. Ma quando si sono avvicinati hanno capito tutto. C’era un uomo disteso sul seggiolino e una donna che praticava sesso orale. Lui 61 anni e lei 57, entrambi dipendenti della Giunta regionale, anche se lavorano in due uffici differenti. Nel verbale, i militari descrivono la scena come ‘riprovevole’. Sono partiti gli accertamenti, l’uomo doveva essere al lavoro, ma – probabilmente approfittando un un momento in cui il suo capo non aveva bisogno dell’auto di servizio – ha pensato bene di fare una fujtina con la sua amica del cuore. E, quindi, una passeggiata in auto blu verso una zona tranquilla, ma in pieno centro cittadino, via Raffaello, una zona spesso utilizzata da coppie per fugaci incontri amorosi. Quando i carabinieri li hanno identificati, l’uomo ha spiegato di non essere in possesso dei documenti dell’auto, forse per paura di essere scoperto, e quindi sono partiti gli accertamenti con la scoperta che l’auto è in uso alla Regione Campania. L’annotazione di servizio è stata inoltrata alla Procura di Napoli che valuterà se esistono ipotesi di truffa e peculato d’uso nei confronti del 61enne, mentre per la donna che aveva finito il turno di lavoro ma non aveva marcato il cartellino si valuta l’ipotesi di truffa. 

I carabinieri dovranno anche verificare se l’auto di servizio sia stata usata altre volte per medesimi scopi. E quindi la storia clandestina tra i due amanti potrebbe trasformarsi in un’altra, anche questa classica, fuga da ‘furbetti del cartellino’. Insomma una storia d’amore a spese dello Stato! 

Cronache della Campania@2018


Stupro a 5 stelle a Capri: dai video la verità sulla vicenda

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Nel suo drink era stata versata la cosiddetta “droga dello stupro” e quando fa rientro in albergo fatica anche a reggersi in piedi.
Sono queste le immagini  di una giovane donna, trentatrè anni, manager francese di una importante casa di moda, ospite di un lussuoso albergo caprese che gli investigatori hanno visto dopo la sua denuncia.
Una notte sull’isola di Capri, qualche drink in più e quella polvere sintetica:  sono questi i punti cardine di un’inchiesta condotta dalla Procura di Napoli, sull’onda della denuncia presentata dalla turista francese poche ore dopo aver subìto il presunto, al momento, stupro consumato all’interno della suite dove la donna, assieme alla sua compagna di viaggio, aveva deciso di pernottare per un improvviso incidente che aveva manomesso il sistema di aria condizionata della villa presa in fitto. Lo ha spiegato agli agenti del commissariato locale quando ha sporto denuncia: “Ho la certezza di essere stata drogata”.
Il presunto stupratore è un cittadino americano di cui sono note le generalità, la professione e la provenienza. L’indagine è coordinata dal pm Barbara Aprea, magistrato in forza al pool reati contro le fasce deboli del procuratore aggiunto Raffaello Falcone. Nei prossimi giorni, la manager francese dovrà confermare ai pm, la versione resa in commissariato. Come sembra essere oramai da “prassi”, la violenza sarebbe stata consumata a poche ore dalla partenza, quando anche la decisione di rivolgersi in commissariato può essere compromessa dalla necessità di non perdere il volo di rientro. L’inchiesta al momento fa leva sull’esito dei tamponi (non ancora disponibile) e sulle immagini che riprendono la turista all’ingresso dell’hotel a 5 stelle nell’isola. Il caso risale al luglio scorso. Secondo quanto ha raccontato alla polizia al suo risveglio e in pieno stato confusionale, non ricordava nulla della sera prima ma di essere certa di aver subito durante la notte una violenza sessuale.E’ stata accompagnata al vicino ospedale Capilupi dove le sono stati fatti alcuni tamponi, e i necessari prelievi per accertare la violenza, la quantita’ di alcool presente e di eventuali sostanze chimiche che potevano essere state sciolte nelle bevande alcoliche servite nel locale. Dopodiche’ la manager francese e la sua amica hanno lasciato l’isola per recarsi in Sardegna. E’ stato qui, dopo aver raccontato l’episodio al suo fidanzato, che si e’ recata nella stazione dei Carabinieri per sporgere una ulteriore denuncia dettagliata dei fatti. La Procura di Napoli ha aperto immediatamente un fascicolo sul caso e l’inchiesta, coordinata dal pm Barbara Aprea, magistrato in forza al pool ‘Reati contro le fasce deboli’, ha portato al sequestro degli impianti di video sorveglianza dell’hotel e del locale dove le due turiste e l’americano hanno trascorso la serata. Intanto, anche se l’uomo ha lasciato l’Italia, i magistrati hanno gia’ provveduto alla sua identificazione e stanno visionando gli impianti di video sorveglianza per poter risalire alla dinamica dei fatti. La vittima verra’ ascoltata dagli inquirenti nei prossimi giorni.

Cronache della Campania@2018

Fidanzati uccisi: fissato ad ottobre il processo per Giosuè Ruotolo

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 Il 12 ottobre prossimo sara’ celebrata la prima udienza del processo d’appello a carico di Giosue’ Ruotolo, di 29 anni, ex caporal maggiore dell’Esercito, originario di Somma Vesuviana , condannato all’ ergastolo l’8 novembre scorso, con isolamento diurno per due anni, perche’ ritenuto colpevole del duplice delitto di Trifone Ragone, di 28 anni e della sua fidanzata Teresa Costanza, di 30, uccisi la sera del 17 marzo 2015 nel parcheggio del palazzetto dello Sport di Pordenone. Ruotolo, che e’ difeso dagli avvocati Roberto Rigoni Stern e Giuseppe Esposito, sta scontando la pena nel carcere di Belluno. 

Cronache della Campania@2018

Neonata muore subito dopo il parto: coppia pompeiana denuncia i medici dell’ospedale di Caserta

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‘Vola più in alto che puoi angioletto mio, sarai l’angelo di mamma e papà’: la gioia per la nascita della loro prima figlia si è trasformata in un dolore immane per Salvatore Gallo e Carolina Izzo, una coppia di giovani pompeiani. Il papà della piccola Iole, questo il nome scelto per la bambina, saluta con un post su facebook la sua bambina morta al momento del parto. E’ scattata subito l’inchiesta della magistratura su richiesta dei familiari sulla tragedia che ha colpito la giovane coppia di Pompei nella tarda serata di ieri. Salvatore Gallo e Carolina Izzo chiedono sia fatta chiarezza su quanto accaduto all’ospedale Sant’Anna di Caserta nel pomeriggio di ieri. La giovane Carolina, 29 anni, al nono mese di gravidanza avrebbe dovuto partorire il 4 agosto scorso, ma la bambina ancora non era ancora in posizione e ieri mattina, è andata all’ospedale di Caserta dove lavora Pasquale Parisi, il  ginecologo che l’ha seguita per l’intera gravidanza, per un controllo. Il parto era stato programmato per stamane. Ma ieri mattina, dopo il tracciato di controllo le hanno detto di attendere. E’ stata in piedi nel corridoio del reparto per molte ore, fino al pomeriggio quando alle 17 è stata nuovamente monitorata. A quel punto pare che la situazione sia precipitata, è emerso che il battito cardiaco della nascitura era debole e la giovane e i suoi familiari hanno insistito più volte per accelerare la nascita della bambina. Ma il personale dell’ospedale ha sostenuto che bisognava aspettare: “Siamo in contatto con il vostro dottore teniamo sotto controllo – hanno detto ai familiari – la bambina si è girata, è tutto sotto controllo fateci fare il nostro lavoro”. Alle 18, Carolina Izzo è stata portata in sala parto, ma la bambina è morta. Pare che i medici abbiano fatto un tentativo per rianimarla dopo la nascita ma non c’era già nulla da fare. Non è chiaro se la piccola sia nata già morta o sia deceduta poco dopo essere venuta alla luce. Proprio le circostanze del decesso, ma anche quello che è accaduto nelle ore precedenti al parto sono ora oggetto di un’inchiesta della magistratura. Il marito della donna, Salvatore Gallo, titolare di una pizzeria a Pompei, in via Lepanto, ha allertato le forze dell’ordine e la polizia ha sequestrato la cartella clinica della donna per stabilire le cause del decesso della bambina e la correttezza dell’operato del personale medico che l’ha seguita per tutto il giorno.

Il sospetto è che i medici abbiano sottovalutato la situazione e il tempo intercorso tra il controllo del mattino e quello del pomeriggio sia stato fatale, con la bambina che è andata in sofferenza respiratoria. 

Teresa Gallo, la zia della bambina, chiede sia fatta chiarezza: “Vogliamo capire cosa è accaduto – dice – non sappiamo neppure se la bambina era già morta al momento della nascita o è morta subito dopo come dicono i medici. Carolina è stata tenuta tutto il giorno in piedi nel corridoio con una flebo. Poi, tutto è precipitato nel pomeriggio quando hanno visto che il battito della piccola era debole. Ma anche a quel punto non si capisce perchè non l’hanno fatta nascere subito”. La giovane zia non si dà pace: “Non si capisce perchè dalle 17, momento in cui è stato fatto l’ultimo tracciato, sia stata portata in sala parto solo un’ora dopo. E cosa sia accaduto dopo la nascita”. 

Le indagini disposte dalla Procura di Caserta dovranno chiarire gli aspetti dell’intera vicenda. Resta l’immane dolore per la giovane coppia di Pompei. Salvatore Gallo e Carolina Izzo si erano sposati a maggio scorso, un matrimonio già programmato dallo scorso anno. Nei primi mesi del 2018 era arrivata poi anche la felice notizia dell’arrivo della piccola Iole.  Una gioia che avrebbe completato la storia d’amore di Salvatore e Carolina. Ma ieri sera quella favola si è infranta e ora i familiari della piccola chiedono sia fatta chiarezza e giustizia. (ro.fe.)

Cronache della Campania@2018

Truffa del falso crowdfunding: ci sono anche 8 avellinesi tra i 40 indagati

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Ci sono anche gli avellinesi Gerardo Vozza e Massimo Mallardo della Gm Consulting (con sede a Lefkosia, Cipro e ad Avellino) insieme ad altri 6 irpini tra le  40 persone indagate ì nell’operazione coordinata dalla Procura di Como, che ha smantellato una presunta associazione a delinquere di natura transnazionale finalizzata a commettere delitti di riciclaggio e di abusiva attività di raccolta del risparmio con il cosiddetto schema «Ponzi», il cui nome deriva da un immigrato italiano negli Stati Uniti che aveva trovato il modo di raggirare un gran numero di persone. le accuse sono di riciclaggio, associazione a delinquere, truffa e abusiva attività di raccolta fondi tramite crowdfunding.

L’attivita’, diretta dalla Procura di Como e condotta dai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Como in diverse regioni, e’ tesa a dare esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo emesso dal dip di Como per circa 34 milioni di euro. L’operazione e’ scaturita dalle indagini sull’omicidio dell’architetto Alfio Molteni, ucciso a Carugo nel 2015 da un gruppo di sicari secondo l’accusa incaricati dalla moglie e dal suo amante. Ulteriori dettagli saranno resi noti nel corso della conferenza stampa, presieduta dal procuratore della Repubblica di Como, Nicola Piacente alle 10 e 30 nel Palazzo di Giustizia.

L’associazione a delinquere, formata da 19 persone, era operativa sin dal 2014 in vari stati tra cui Austria, Lussemburgo, Malta, Regno Unito, Confederazione Elvetica, Cipro (oltre che in numerose citta’ italiane) ed era finalizzata a commettere delitti di abusivismo finanziario e riciclaggio messi a segno in attraverso le societa’ estero vestite, con strutture anche a Lugano, W&H CONSULTINO Sa (di diritto lussemburghese), M.g.A. Consulting Gmbh (di diritto austriaco ma operativa a Modena) e LAREFER ltd (di diritto cipriota ma operativa ad Avellino). Tutte erano prive di abilitazione ad operare in Italia in quanto mai iscritte all’albo dei soggetti autorizzati dalla Consob che hanno collocato prodotti finanziari abusivi (quote di crowdfunding) sul territorio italiano Le somme di denaro raccolte con la collocazione dei prodotti finanziari non erano destinate alle attivita’ di investimento proposte, ma divise tra i componenti della associazione e in parte utilizzate per pagare gli elevati rendimenti sugli investimenti sottoscritti dai vari clienti per stimolare la raccolta di ulteriori somme di denaro. Il collocamento dei prodotti finanziari era altresi’ realizzato, utilizzando una piattaforma finanziaria chiusa denominata ASAP Vip Club che consentiva la gestione di operazioni monetarie di trasferimento anche all’Estero delle somme di denaro con gli investitori italiani in modo non tracciabile. L’indagine e’ stata condotta, anche con attivita’ di intercettazione, dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Como, e si e’ avvalsa del significativo contributo fornito dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Avellino, dalle Autorita’ di vigilanza Consob e Banca d’Italia, da Eurojust e dalle Autorita’ di Austria e Bulgaria.

Cronache della Campania@2018

La Procura vuole il processo immediato per gli stupratori della turista inglese a Meta

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La procura di Torre Annunziata è pronta a chiedere il processo immediato per gli otto presunti violentatori della turista inglese nell’hotel Alimuri di Meta (estraneo alla vicenda). In cinque sono in carcere dal mese di maggio mentre tre sono stati individuati il mese scorso e sono a piede libero. Ma la difesa degli indagati dopo che i magistrati oplontini hanno firmato la chiusura delle indagini si preparano a presentare il ricorso in Cassazione per ottenere la scarcerazione dei loro assistiti. Per loro mancherebbero infatti, i presupposti della custodia cautelare in carcere, tantomeno sussisterebbe il pericolo di fuga, visto che gli indagati non avrebbero gli appoggi né il denaro per affrontare un’ipotetica latitanza; stesso discorso per il rischio di inquinamento delle prove, visto che l’indagine è ormai conclusa; da escludere anche la reiterazione del reato, visto che gli indagati sono incensurati e non si sono macchiati di altri misfatti dal 2016 a oggi. Ma gli avvocati Alfredo e Mariorosario Romaniello legali del  bar di Vico Equense, Fabio De Virgilio si preparano a giocare una carta importante visto che hanno commissionato una perizia a un esperto di tossicologia. L’obiettivo é quello di smontare la tesi dell’accusa secondo la quale il barman, con il collega di Portici, Antonino Miniero, avrebbe drogato la turista inglese prima di abusarne sessualmente in piscina e poi lasciarla “in pasto” agli altri. La donna il mese scorso ha confermato le accuse nel corso di un drammatico incidente probatorio svoltosi davanti al gip Emma Aufieri. In aula erano presenti anche i cinque arrestati: Antonino Miniero,di Portici, Gennaro Davide Gargiulo di Massa Lubrense, Raffaele Regio e Francesco Ciro D’Antonio entrambi di Torre del Greco e Fabio De Virgilio di Vico Equense e i tre indagati a piede libero Catello Graziuso di Castellammare di Stabia, Vincenzo Di Napoli di Meta di Sorrento e Francesco Guida di Sant’Agnello.

 

 

Cronache della Campania@2018

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