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Channel: Cronaca Giudiziaria
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Bimbi in schiavitù costretti a chiedere l’elemosina in tutto l’Agro: tre rom alla sbarra

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tribunale nocera

Tratta di persone e riduzione in schiavitù: processo i tre rumeni che portavo connazionali in Italia tenendoli come schiavi e sfruttarli come mendicanti. Il pm Rocco Alfano ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato per Zoltan Kozak, 48 anni, Mihaly Matyas, detto Miu, di 22 anni e Cornel Comaniciu, 56 anni, difesi dagli avvocati Giovanni Conte e Antonio De Donato. I tre con base in un campo nomadi a Nocera dovranno comparire a settembre prossimo dinanzi ai giudici del tribunale di Nocera Inferiore come stabilito dal gip Pietro Indinnimeo. Furono arrestati dai carabinieri del reparto territoriale di Nocera per aver fatto arrivare clandestinamente in Italia 32 persone, di cui due minori (alcuni dei quali affetti da menomazioni e disabilità fisiche e alloggiati nel campo nomadi) costretti a mendicare nei pressi di supermercati, chiese e incroci semaforici dell’Agro e della provincia e a consegnare il denaro ottenuto ai membri dell’organizzazione subendo violenze fisiche e privazioni in caso di rimostranze. Gli schiavi dovevano versare ai capi dell’organizzazione dai 10 ai 15 euro al giorno per estinguere il debito di viaggio e alloggio offerto dalla gang. I tre in concorso con altri tre connazionali, tra i quali anche il figlio minore di Kozak – secondo l’accusa – erano un vgruppo criminale che reclutavano connazionali in Romania per portarli in Italia e indurli a mendicare. Quando le povere vittime provavano a ribellarsi venivano picchiate e costrette a ritornare in strada per fornire ai capi la paga quotidiana. A occuparsi del trasporto in Italia dei connazionali Cornel Comaniciu che prendeva dai paesini più poveri del paese, diseredati ai quali paventava la possibilità di una vita migliore. Ma giunti in Italia, i rumeni – donne e uomini – venivano assegnati a una zona nella quale dovevano chiedere l’elemosina per pagare il viaggio in Italia e fornire al gruppo criminale lauti guadagni. Le vittime venivano ospitate in un campo nei pressi dello Stadio San Francesco, costretti all’accattonaggio e a vivere in una situazione di degrado e povertà. L’ospitalità e il viaggio in Italia dovevano essere pagati con turni estenuanti dinanzi ai semafori, o davanti ai luoghi di culto e negozi qualsiasi fossero le condizioni meteorologiche. Il debito non si estingueva mai e gli schiavi erano costretti per anni a sottostare alle richieste del gruppo criminale. Fino a febbraio scorso, quando i carabinieri arrestarono i tre. (r.f)

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Droga tra Napoli e Roma, arrestato a Orvieto l’uomo sfuggito all’operazione Bolero

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Polizia-Stradale-9

Roma/Napoli. Era uno dei 25 destinatari dei provvedimenti restrittivi, per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, firmati lo scorso marzo dai gip di Roma e Rieti nell’ambito di un’inchiesta della Dda, un 39enne di origini italiane, ma nato in Germania, arrestato dalla polizia stradale di Orvieto lungo l’A1. L’uomo – in base a quanto riferito – è stato bloccato nei pressi del casello della cittadina umbra, a bordo di una Volkswagen con targa tedesca che procedeva in direzione sud. Era in compagnia di un’altra persona risultata estranea ai fatti contestati. Il 39enne – che si trova ora nel carcere di Terni – era riuscito a sottrarsi, insieme ad altre due persone, all’operazione “Bolero”, fatta scattare il 3 marzo scorso dai carabinieri di Poggio Mirteto (Roma). L’indagine, partita dalla zona della Sabina, ha fatto emergere la presenza di un’organizzazione ritenuta dedita al traffico e allo spaccio di ingenti quantità di hascisc e cocaina, con base nel quartiere romano di Tor Bella Monaca, che si sarebbe rifornita anche da esponenti del clan camorristico Lo Russo di Napoli.

Droga tra Napoli e Roma, arrestato a Orvieto l’uomo sfuggito all’operazione Bolero
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ESCLUSIVA. Il racconto integrale dell’omicidio Tommasino. “Quel giorno dovevamo sparare anche al fratello di Pupetta Maresca”

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omicidio-tommasino-gino-castellammare-2

“Prima dell’omicidio di Tommasino, avevo parlato del parcheggio di Passarelli a Vico Equense con Liberato Paturzo il quale mi aveva detto che quelli di Pimonte (cioè i Di Martino) erano andati a cercare l’estorsione su quel parcheggio e che l’imprenditore si era lamentato con lui”. E’ Renato Cavaliere che parla. E’ il killer pentito del consigliere comunale del Pd di Castellammare di Stabia ucciso il pomeriggio del 3 febbraio del 2009. Parla con il pm Claudio Siragusa della Dda di Napoli titolare delle inchieste sul clan D’Alessandro e sulla camorra della zona stabiese. Le sue prime dichiarazioni (novanta pagine di verbali ricche di omissis) sono state depositate agli atti del processo bis in Corte d’Assise d’Appello iniziato la scorsa settimana dopo che  la Cassazione ha annullato l’ergastolo per lui e per l’altro killer Catello Romano (l’unico non pentito dei quattro del commando).

IL MOVENTE DELL’OMICIDIO

Racconta ancora Cavaliere: “Belviso Salvatore prima dell’omicidio di Luigi Tommasino mi aveva detto che con i parcheggi si guadagnava molto e io mi mettevo a ridere dicendogli che non dovevamo fare i parcheggiatori … il pomeriggio del giorno dell’omicidio di Luigi Tommasino, Belviso Salvatore mi ha detto che Liberato Cocò gli aveva riferito che Tommasino Luigi aveva un appuntamento alle ore 17 al parcheggio di Vico Equense per darlo in gestione all’imprenditore di Secondigliano che gestiva le strisce blu e i parcheggi di Castellammare di Stabia. Salvatore Belviso mi ha detto che non dovevamo fare arrivare Luigi Tommasino a quell’appuntamento perché il parcheggio ce lo dovevamo prendere noi tramite Liberato Liberato, che aveva i contatti con Passarelli (per il quale aveva realizzato in sub appalto i box del Viale Europa) e si sarebbe messo in mezzo per farci prendere il parcheggio…. Dopo l’omicidio, che è stato un delitto eclatante, avevamo le guardie addosso e ci siamo un po fermati. Non ho più parlato con Belviso Salvatore o con altri affiliati della gestione del parcheggio di Vico Equense. Penso che il progetto di prendere la gestione del parcheggio sia andato avanti… era Paturzo Liberato che doveva gestire questa cosa. Infatti Belviso Salvatore mi ha detto che si sarebbe visto tutto Paturzo Liberato”. Scenari inquietanti raccontati dal pentito che fanno capire come il clan D’Alessandro controlli tutta l’economia della zona in maniera militare mettendo propri uomini a gestire i business dove ci sono entrate di soldi e guadagni certi.

LA PREPARAZIONE DELL’OMICIDIO

Ecco nel dettaglio tutto il racconto sull’omicidio Tommasino: “…La mattina dell’omicidio Tommasino, noi (Polito Raffaele, Romano Catello, io e Belviso Salvatore) eravamo scesi da Scanzano per sparare alle gambe del fratello di Pupetta Maresca che gestiva un campo di calcetto e un ristorante nella stessa strada dove si trovava l’abitazione di Tommasino. Era stato Belviso a decidere quella gambizzazione perché l’uomo si era rifiutato di consegnare al clan la somma di sessantamila euro all’anno. Mentre io e Belviso aspettavamo che l’uomo uscisse dal campo di calcetto abbiamo visto arrivare la Lancia Musa dalla quale sono usciti un uomo e una donna. Belviso mi disse che l’uomo era Tommasino Luigi che stava facendo i soldi a Castellammare e che dovevamo ucciderlo prendendo due piccioni con una fava. Poichè erano usciti i bambini che frequentano le scuole ubicate in quella zona abbiamo deciso di rientrare a Scanzano. Dopo essere rientrati a Scanzano, Belviso Salvatore ci ha detto che doveva andare a Castellammare…quando è rientrato ci ha detto che Tommasino verso le 16,30 di quel giorno si doveva incontrare a Vico Equense per il parcheggio… Belviso Salvatore mi ha detto che l’omicidio di Tommasino doveva essere commesso da me personalmente e non da Polito Raffaele e Catello Romano (che invece dovevano gambizzare il fratello di Pupetta Maresca). Belviso ha detto che dovevo scaricare contro Tommasino tutta la pistola per rendere evidente che chi toccava i nostri interessi a Castellammare saltava in aria…Belviso  mi ha detto che dovevamo scendere da Scanzano e fare ‘una via due servizi’ cioè sparare al fratello di Pupetta Maresca sorprendendolo mentre veniva ad aprire i campi di calcetto ed uccidere Luigi Tommasino. Siamo quindi scesi io e Polito Raffaele in sella  ad una moto rubata, si trattava di un SH 150 di colore celestino metallizzato e aveva il parabrezza davanti… avevo una pistola Cz 750 calibro 9 che tenevo tra le gambe pronta all’uso e con la botta in canna… Belviso Salvatore aveva nella tasca del giubbotto la Glock 19 colpi mimetica che era diventata la sua pistola personale… Romano Catello aveva una pistola Cz 750 calibro 9 che teneva anche lui tra le gambe. Siamo scesi da Scanzano, abbiamo percorso il viale Europa e siamo andati verso le scuole e siamo arrivati vicino al campo di calcetto del fratello di Pupetta Maresca e ci siamo fermati un po più avanti prima del supermercato dove la mattina avevamo visto entrare Tommasino e la moglie… Polito si guardava intorno e dava nell’occhio. Io sono sceso dalla moto e ho messo la pistola sotto la cintura, Polito Raffaele si è spostato un po più avanti e io ho fumato una sigaretta insieme con Belviso. Gli ho chiesto di descrivermi Tommasino e lui ha detto che assomigliava a Ciccio ‘a bolla che era stempiato e aveva i capelli rossi e le orecchie un po a sventola. Belviso mi ha detto che quando sarebbe arrivata la Lancia Musa sarebbe passato vicino alla macchina e suonando il clacson della moto mi avrebbe segnalato la presenza di Tommasino…”

TUTTE LE FASI DELL’OMICIDIO

“… ad un tratto è uscita la Lancia Musa e Belviso mi ha avvertito. Polito voleva partire ma io gli ho detto di fermarsi perché c’era una piccola galleria e noi a causa del traffico correvamo il rischio di rimanere bloccati nella galleria. Ho detto a Polito di aspettare. abbiamo aspettato che il traffico di sbloccasse e quando Tommasino è uscito dalla galleria ho fatto partire Polito. Belviso si era anticipato e quando siamo passati vicino al bar  Italia mi ha guardato per segnalarmi la presenza del fratello di Michele Omobono (che però non era una persona alla quale dovevamo sparare)Sul viale Europa ho detto a Polito di rallentare, mi era parso di vedere vicino al Tribunale un carabiniere ed inoltre pensavo che fuori al Tribunale ci fossero le telecamere. Ho detto a Polito che quando si sarebbe accostato alla Lancia Musa doveva rimanere ad una distanza dal veicolo di un paio di metri. Ho visto Salvatore Belviso che si è avvicinato all’auto e ha guardato all’interno. Ha suonato il clacson e mi ha segnalato la presenza di Tommasino. Ho detto a Polito di accostarsi alla macchina e avvicinandomi al veicolo, mi sono girato e ho visto che alla guida c’era una persona che assomigliava a Ciccio ‘a bolla. Ho quindi iniziato a sparare esplodendo in rapida successione tre colpi. Il primo alla testa e il secondo al collo. Dopo i primi due colpi Tommasino ha abbassato la testa e il terzo colpo ho attinto il vetro del finestrino lato passeggero che si è rotto. Infatti il finestrino del lato del guidatore era abbassato. Ho sparato altri due colpi al petto. Polito ha accelerato e abbiamo superato la Lancia Musa, io mi sono girato alzandomi sul poggiapiedi della motocicletta e ho sparato altri 7-8 colpi mirando al petto… Ritengo che Tommasino non si sia nemmeno accorto di quello che stava succedendo. Quando mi sono girato per sparare alzandomi sul poggiapiedi della moto ho visto che accanto a Tommasino c’era un’altra persona che aveva i capelli lunghi biondi ed era alta. Ho pensato fosse la moglie. Ho continuato a sparare anche perché dovevo scaricare tutta la pistola addosso all’obiettivo. Ho visto che la persona che era accanto a Tommasino ( e che soltanto successivamente ho saputo essere il figlio) lo ha preso per il braccio destro e ha iniziato a scuoterlo. Poi ha preso lo sterzo con le mani, l’auto ha iniziato a sbandare andando a toccare le altre auto. Quando ci siamo allontanati con la moto ho visto che che la macchina è andata a finire dentro la vetrina di Unieuro…”. Qui finisce il drammatico e cruento racconto delle fasi dell’omicidio e inizia quello della fuga a Scanzano,del cambio d’abiti, e del nascondiglio delle armi…

Rosaria Federico

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Carcere duro per il boss del Vomero, Luigi Cimmino

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cimmino

Carcere duro per il boss del Vomero, Luigi Cimmino. Lo ha chiesto e ottenuto la Dda di Napoli perchè ritiene il capoclan capace di impartire ordini ai suoi affiliati anche dal carcere. Cimmino è detenuto ora in isolamento nel carcere torinese di Opera per lui un solo colloquio al mese e contatti limitati anche all’interno del mondo carcerario.Il boss del Vomero fu arrestato il 5 marzo scorso a Chioggia nel Veneto dove si era nascosto in seguito alla clamorosa scarcerazione del mese di agosto del 2015 decisa dal Riesame dopo il blitz ai danni del suo clan per le estorsioni sui cantieri della Tangenziale e della ristrutturazione dell’ospedale Cardarelli.

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Castello di Cisterna: arrestati killer e mandanti dell’omicidio Nunneri

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carabinieri blitz

I Carabinieri di Castello di Cisterna  hanno arrestato 3 persone ritenute responsabili di omicidio, porto abusivo di arma da fuoco, reati commessi con l’aggravante delle finalità mafiose. Le indagini si sono concentrate sull’omicidio di Corrado Nunneri, ritenuto vicino al clan Ianuale, ucciso a Castello di Cisterna il 22 gennaio 2011. La svolta nelle indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, è avvenuta solo a seguito delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, in particolare Marco Di Lorenzo, uno degli esecutori materiali, Maurizio Ferraiuolo, Mario Centanni e Gianluca Ianuale. Lo scenario nel quale collocare l’omicidio è quello della lotta per il controllo del territorio di Castello di Cisterna, in particolare il traffico di stupefacenti e la gestione delle piazze di spaccio. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, uccidendo Nunneri la fazione capeggiata da Salvatore Scappaticcio e Anna Libero, appoggiata all’epoca da frange del clan Lo Russo, intendeva colpire il gruppo avverso a sua volta appoggiato dal boss Maurizio Ferraiuolo, instaurando così nuovi equilibri criminali sul territorio. I Carabinieri della compagnia di Castello di Cisterna hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Napoli su richiesta della Dda partenopea.

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ESCLUSIVO. Castellammare, il pentito Cavaliere: “Pupetta Maresca fece costosi regali al boss per evitare che sparassimo al fratello”

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Pupetta Maresca fece costosi regali al boss Vincenzo D’Alessandro per evitare che sparassero al fratello. E’ uno dei tanti episodi non coperti da omissis raccontati dal pentito del clan D’Alessandro, Renato Cavaliere e contenuto nelle 90 pagine di verbali depositate agli atti del processo bis in Corte di Assise d’Appello a Napoli per l’omicidio del consigliere comunale dl Pd stabiese, Gino Tommasino. Cavaliere ha parlato dell’episodio a margine del racconto fatto sull’omicidio Tommasino. Episodio che merita di essere raccontato per la particolarità dei personaggi coinvolti e per il gesto. Una dimostrazione di “sudditanza” nei confronti di chi ha sempre controllato la criminalità organizzata a Castellammare e dintorni. Ha spiegato Cavaliere: “…io e salvatore Belviso dopo aver deciso la gambizzazione del fratello di Pupetta Maresca ne abbiamo parlato con Vincenzo D’Alessandro, che peraltro non era in buoni rapporti con quell’uomo. Dopo l’omicidio Tommasino, Vincenzo D’Alessandro ha incontrato a casa di Nunzio Martone che abitava nello stesso palazzo di Pupetta Maresca, sia la stessa che il fratello. Durante quell’incontro D’Alessandro ha ricevuto un Rolex con un bracciale di diamanti…”. In precedenza lo stesso Cavaliere aveva spiegato che il giorno dell’omicidio Tommasino dovevano fare “una via, due servizi”. Ovvero sparare al fratello di Pupetta Maresca che gestisce dei campi di  calcetto e un ristorante vicino all’abitazione del consigliere ucciso e quindi eliminare Tommasino questo perché: “… Era stato Belviso a decidere quella gambizzazione perché l’uomo si era rifiutato di consegnare al clan la somma di sessantamila euro all’anno”. I racconti di Renato Cavaliere sono tutti al vaglio del pm Claudio Siragusa della Dda di Napoli. Il pentito il prossimo 22 giugno comparirà in video conferenza all’udienza in Corte d’Assise d’Appello. Udienza che darà il vero via al processo bis contro l’esecutore materiale dell’omicidio ovvero il pentito Renato Cavaliere e Catello Romano, l’unico non pentito dei quattro del commando di morte. Gli altri due sono Salvatore Belviso e Raffaele Polito (entrambi pentiti) e che hanno in cassato in abbreviato 18 anni e 10 anni di carcere.

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Il pentito Di Lorenzo legato ai Lo Russo e agli Stolder è anche l’assassino dell’ucraino eroe di Castello di Cisterna

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anatoljkorol

Ha aiutato gli inquirenti a fare luce su un cold case del 2011, ma e’ in carcere per essere uno dei due killer di Anatolij Korol, il 38enne operaio ucraino medaglia d’oro al valor civile che l’anno scorso perse la vita difendendo la cassiera di un supermercato di Castello di Cisterna, nel Napoletano, dalla violenza dei malviventi. Marco Di Lorenzo, 32 anni, in cella come il fratellastro 20enne Gianluca Ianuale, per quella rapina finita nel sangue nel settembre del 2015 si e’ pentito e, oltre a raccontarne gli scenari e la dinamica, si e’ autoaccusato di aver fatto parte del commando che il 22 gennaio 2011 ha ucciso Corrado Nunneri, affiliato a uno dei due gruppi camorristici che si contendevano gli affari di droga ed estorsioni a Castello di Cisterna legati a due diversi clan di NapoliDi Lorenzo non e’ l’unico collaboratore di giustizia che ha orientato le indagini dei carabinieri (ci sono infatti anche il fratellastro e il boss Maurizio Ferraiuolo, reggente del clan Stolder), ma le sue dichiarazioni ben si incastrano con intercettazioni ambientali e risultati delle prime indagini. Cosi’ il gip Giuliana Pollio ha potuto firmare una misura cautelare a carico di Salvatore Scappaticcio, leader di un gruppo locale legato alla cosca partenopea dei Lo Russo, Anna Libero, con lui mandante dell’esecuzione di Nunneri ma anche la donna che forni’ appoggio logistico ai sicari in casa della sorella Rosa, e Mario Ischero, l’uomo che giudava la Ford Focus utilizzata per l’agguato. Alle 19 di una sera di gennario di 5 anni fa, Scappaticcio e i suoi, compreso Di Lorenzo, attesero sotto casa sua, in via Madonna delle Stelle, Nunneri, che arrivo’ a bordo di una Fiat Punto insieme ad Antonio Mannala’, rimasto illeso perche’ i sicari ritennero non potesse individuarli. La vittima parcheggio’, ando’ nel suo appartamento e torno giu’ in pochi minuti, senza sapere che all’ingresso, come racconta Marco Di Lorenzo in due verbali del 5 e del 25 settembre 2015, lo attendevano Scappaticcio e un’altra persona (Rosario Guadagnolo) per ucciderlo. Una pistola si inceppo’ (quella di Guadagnolo) mentre lo feriva, e, quando Nunneri era in ginocchio, arrivo’ la gragnuola mortale di colpi sparata da Scappaticcio. Sul luogo del delitto, la Scientifica trovo’ 10 bossoli calibro 9×9 e due calibro 9×21. Corrado Nunneri era nel gruppo di Giuseppe D’Ambrosio, detto Peppe ‘a cacaglia, legato agli Stolder, che Scappaticcio voleva eliminare per prendere il controllo delle attivita’ illecite a Castello di Cisterna.

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Chiedono lo sconto di pena i boss di Ercolano e di Miano per gli omicidi del “traditore” Di Giovanni e del suo guardaspalle

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Ercolano: per  gli omicidi della faida tra gli Ascione-Papale e i Birra -Iacomino aiutati dai killer in trasferta dei Lo Russo di Miano in dodici hanno scelto di essere processati rito abbreviato. Processo fissato per il 21 giugno prossimo. Si tratta dei boss Giovanni Birra, Stefano Zeno e Antonio Birra, e i “mianesi” Vincenzo Buonavolta, Raffaele […]


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Sterminò i vicini per un parcheggio sbagliato: ergastolo alla guardia penitenziaria

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Il Gup del tribunale di Napoli Nord ha condannato all’ergastolo Luciano Pezzella, 51 anni, agente della penitenziaria responsabile della cosiddetta strage di Trentola Ducenta (Caserta), avvenuta nel luglio del 2015, nel corso della quale uccise a colpi di pistola quattro persone per una banale lite di parcheggio, tra cui tre componenti di uno stesso nucleo […]


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ESCLUSIVA. Castellammare, il pentito Cavaliere parla dei soldi consegnati agli avvocati

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Sta vuotando il sacco su tutto il pentito del clan d’Alessandro di Castellammare, Renato Cavaliere. Le sue dichiarazioni fatte al pm Claudio Siragusa della Dda di Napoli stanno creando preoccupazioni e imbarazzo anche a due avvocati stabiesi. Il retroscena è nelle 90 pagine del verbale depositato agli atti della Corte di Assise d’Appello di Napoli dove […]


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Torre Annunziata: tre medici del San Leonardo di Castellammare indagati per la morte del piccolo Salvatore

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sala parto castellammare

Ci sono tre medici dell’ospedale San Leonardo di Castellammare indagati con l’accusa di omicidio colposo per la morte del piccolo Salvatore. Il neonato di Torre Annunziata morto domenica sera all’ospedale Monaldi di Napoli sette ore dopo il parto avvenuto nel pomeriggio nella struttura sanitaria stabiese. Il pm Sergio Raimondi della Procura di Torre Annunziata ha […]


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Walter Mallo e la divisione “democratica” dei soldi: “…Tutto quello che entra è di tutti quanti noi…”. Le nuove intercettazioni

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Il boss “idealista” Walter Mallo da Miano che su facebook citava il Che e Fidel Castro, icone della sinistra mondiale, credeva veramente (a modo suo naturalmente) nella “democrazia partecipativa” e per questo divideva in parti uguali i guadagni senza scontentare , o quasi, nessuno dei suoi affiliati. Ma era anche stato in grado di avvalersi […]


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Clan Esposito: oltre un secolo di carcere per droga, estorsioni e racket dei video giochi da Pontecagnano alla Piana del Sele

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Oltre un secolo di carcere per gli uomini del clan capeggiato da Cataldo Esposito che aveva tentato di monopolizzare il traffico di droga, estorsioni e videopoker tra Salerno, Pontecagnano e la piana del Sele. La sentenza è arrivata poco prima delle 22 di ieri quando, dopo una lunghissima camera di consiglio, i giudici della seconda sezione penale hanno […]


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Duplice omicidio stradale della Tangenziale: chiesti 20 anni di carcere per Mormile. GUARDA IL VIDEO

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Venti anni di carcere: è questa la condanna che il pubblico ministero Salvatore Prisco ha chiesto per Aniello Mormile, il giovane dj di Pozzuoli che la notte del 25 luglio scorso guidó contromano in Tangenziale provocando l’incidente in cui morirono la sua fidanzata Livia Barbato e l’imprenditore di Torre del Greco, Aniello Miranda, che stava andando […]


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ESCLUSIVA. Castellammare, il killer pentito Cavaliere: “Il boss Michele mi propose di proteggere la sua famiglia e mi regalò soldi e un borsone di armi”

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L’affiliazione al clan D’Alessandro di Castellammare da parte del killer pentito Renato Cavaliere risale alla fine degli anni Ottanta. Il collaboratore di giustizia lo ha spiegato al pm della Dda di Napoli, Claudio Siragusa, in un lunghissimo e dettagliato racconto. Eccolo: “Quando avevo 19 o 20 anni ho conosciuto Luigi D’Alessandro, figlio di Michele, e […]


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Condannato a 30 anni di carcere Nicola Torino, figlio del vecchio boss pentito della Sanità. Salvatore ‘o gassusaro

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aula tribunale

Si è salvato dall’ergastolo Nicola Torino, il figlio del vecchio boss della Sanità, Salvatore ‘o gassusaro che è pentito da tempo. Solo trenta anni di carcere in continuazione della pena per quattro omicidi. Così ha deciso la Corte di Assise d’Appello di Napoli che ha accolto la richiesta dei suoi difensori. Gli omicidi contestati sono quelli della […]


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Il boss pentito Mario Lo Russo svela: “Così dividemmo le tangenti sui cantieri della Metropolitana collinare di Napoli”

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mario lo russorusso

Per la realizzazione della linea Collinare della Metropolitana di Napoli sono state pagate le tangente ad tutti i clan della camorra a secondo della tratta e del quartiere nel quale si svolgevano i lavori. Lo ha svelato il boss Mario Lo Russo, uno dei fondatori del clan dei “capitoni” di Miano che da circa due […]


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Il boss pentito Mario Lo Russo svela: “Così dividemmo le tangenti sui cantieri della Metropolitana collinare di Napoli”
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Arrestato il carabiniere infedele che “favoriva” il clan Polverino. Manette anche per Angelo Di Maro

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arresto_carabinieri

I Carabinieri hanno eseguito oggi una serie di misure cautelari, fra le quali una nei riguardi del carabiniere Angelo Cantone accusato di aver passato, in cambio di soldi e regali, notizie riservate ad Angelo Di Maro, ritenuto coinvolto in un traffico di stupefacenti gestito dal clan di camorra “Polverino” a Marano . Le manette sono […]


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Arrestato il carabiniere infedele che “favoriva” il clan Polverino. Manette anche per Angelo Di Maro
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Omicidio Malapena: chiesto l’ergastolo per il boss D’amico “fraulella”

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combo omicidio malapena

Chiesta la conferma della condanna all’ergastolo per Giuseppe D’Amico detto “fraulella” esponente di spicco del clan dominante nel rione Conocal di Ponticelli. La richiesta è venuta da parte del procuratore generale Ricci nel corso del processo in Corte di assise d’Appello a Napoli per l’omicidio di Giovanni Malapena, detto “cipolla” uomo dei “bodos” i potenti De […]


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Omicidio Malapena: chiesto l’ergastolo per il boss D’amico “fraulella”
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Coppia di Torre del Greco residente a Terzigno vende il proprio figlio con la mediazione di una trans napoletana

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Un bimbo ‘venduto’ ad una coppia di Milano con il solito escamotage del riconoscimento da parte del padre naturale. Una mamma poco più che maggiorenne e un intermediatore. I tre protagonisti di una vicenda per la quale saranno processati M.A. S., 21enne di Torre del Greco ma residente a Terzigno, S. F. , 56 anni […]


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Coppia di Torre del Greco residente a Terzigno vende il proprio figlio con la mediazione di una trans napoletana
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