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“Prima dell’omicidio di Tommasino, avevo parlato del parcheggio di Passarelli a Vico Equense con Liberato Paturzo il quale mi aveva detto che quelli di Pimonte (cioè i Di Martino) erano andati a cercare l’estorsione su quel parcheggio e che l’imprenditore si era lamentato con lui”. E’ Renato Cavaliere che parla. E’ il killer pentito del consigliere comunale del Pd di Castellammare di Stabia ucciso il pomeriggio del 3 febbraio del 2009. Parla con il pm Claudio Siragusa della Dda di Napoli titolare delle inchieste sul clan D’Alessandro e sulla camorra della zona stabiese. Le sue prime dichiarazioni (novanta pagine di verbali ricche di omissis) sono state depositate agli atti del processo bis in Corte d’Assise d’Appello iniziato la scorsa settimana dopo che la Cassazione ha annullato l’ergastolo per lui e per l’altro killer Catello Romano (l’unico non pentito dei quattro del commando).
IL MOVENTE DELL’OMICIDIO
Racconta ancora Cavaliere: “Belviso Salvatore prima dell’omicidio di Luigi Tommasino mi aveva detto che con i parcheggi si guadagnava molto e io mi mettevo a ridere dicendogli che non dovevamo fare i parcheggiatori … il pomeriggio del giorno dell’omicidio di Luigi Tommasino, Belviso Salvatore mi ha detto che Liberato Cocò gli aveva riferito che Tommasino Luigi aveva un appuntamento alle ore 17 al parcheggio di Vico Equense per darlo in gestione all’imprenditore di Secondigliano che gestiva le strisce blu e i parcheggi di Castellammare di Stabia. Salvatore Belviso mi ha detto che non dovevamo fare arrivare Luigi Tommasino a quell’appuntamento perché il parcheggio ce lo dovevamo prendere noi tramite Liberato Liberato, che aveva i contatti con Passarelli (per il quale aveva realizzato in sub appalto i box del Viale Europa) e si sarebbe messo in mezzo per farci prendere il parcheggio…. Dopo l’omicidio, che è stato un delitto eclatante, avevamo le guardie addosso e ci siamo un po fermati. Non ho più parlato con Belviso Salvatore o con altri affiliati della gestione del parcheggio di Vico Equense. Penso che il progetto di prendere la gestione del parcheggio sia andato avanti… era Paturzo Liberato che doveva gestire questa cosa. Infatti Belviso Salvatore mi ha detto che si sarebbe visto tutto Paturzo Liberato”. Scenari inquietanti raccontati dal pentito che fanno capire come il clan D’Alessandro controlli tutta l’economia della zona in maniera militare mettendo propri uomini a gestire i business dove ci sono entrate di soldi e guadagni certi.
LA PREPARAZIONE DELL’OMICIDIO
Ecco nel dettaglio tutto il racconto sull’omicidio Tommasino: “…La mattina dell’omicidio Tommasino, noi (Polito Raffaele, Romano Catello, io e Belviso Salvatore) eravamo scesi da Scanzano per sparare alle gambe del fratello di Pupetta Maresca che gestiva un campo di calcetto e un ristorante nella stessa strada dove si trovava l’abitazione di Tommasino. Era stato Belviso a decidere quella gambizzazione perché l’uomo si era rifiutato di consegnare al clan la somma di sessantamila euro all’anno. Mentre io e Belviso aspettavamo che l’uomo uscisse dal campo di calcetto abbiamo visto arrivare la Lancia Musa dalla quale sono usciti un uomo e una donna. Belviso mi disse che l’uomo era Tommasino Luigi che stava facendo i soldi a Castellammare e che dovevamo ucciderlo prendendo due piccioni con una fava. Poichè erano usciti i bambini che frequentano le scuole ubicate in quella zona abbiamo deciso di rientrare a Scanzano. Dopo essere rientrati a Scanzano, Belviso Salvatore ci ha detto che doveva andare a Castellammare…quando è rientrato ci ha detto che Tommasino verso le 16,30 di quel giorno si doveva incontrare a Vico Equense per il parcheggio… Belviso Salvatore mi ha detto che l’omicidio di Tommasino doveva essere commesso da me personalmente e non da Polito Raffaele e Catello Romano (che invece dovevano gambizzare il fratello di Pupetta Maresca). Belviso ha detto che dovevo scaricare contro Tommasino tutta la pistola per rendere evidente che chi toccava i nostri interessi a Castellammare saltava in aria…Belviso mi ha detto che dovevamo scendere da Scanzano e fare ‘una via due servizi’ cioè sparare al fratello di Pupetta Maresca sorprendendolo mentre veniva ad aprire i campi di calcetto ed uccidere Luigi Tommasino. Siamo quindi scesi io e Polito Raffaele in sella ad una moto rubata, si trattava di un SH 150 di colore celestino metallizzato e aveva il parabrezza davanti… avevo una pistola Cz 750 calibro 9 che tenevo tra le gambe pronta all’uso e con la botta in canna… Belviso Salvatore aveva nella tasca del giubbotto la Glock 19 colpi mimetica che era diventata la sua pistola personale… Romano Catello aveva una pistola Cz 750 calibro 9 che teneva anche lui tra le gambe. Siamo scesi da Scanzano, abbiamo percorso il viale Europa e siamo andati verso le scuole e siamo arrivati vicino al campo di calcetto del fratello di Pupetta Maresca e ci siamo fermati un po più avanti prima del supermercato dove la mattina avevamo visto entrare Tommasino e la moglie… Polito si guardava intorno e dava nell’occhio. Io sono sceso dalla moto e ho messo la pistola sotto la cintura, Polito Raffaele si è spostato un po più avanti e io ho fumato una sigaretta insieme con Belviso. Gli ho chiesto di descrivermi Tommasino e lui ha detto che assomigliava a Ciccio ‘a bolla che era stempiato e aveva i capelli rossi e le orecchie un po a sventola. Belviso mi ha detto che quando sarebbe arrivata la Lancia Musa sarebbe passato vicino alla macchina e suonando il clacson della moto mi avrebbe segnalato la presenza di Tommasino…”
TUTTE LE FASI DELL’OMICIDIO
“… ad un tratto è uscita la Lancia Musa e Belviso mi ha avvertito. Polito voleva partire ma io gli ho detto di fermarsi perché c’era una piccola galleria e noi a causa del traffico correvamo il rischio di rimanere bloccati nella galleria. Ho detto a Polito di aspettare. abbiamo aspettato che il traffico di sbloccasse e quando Tommasino è uscito dalla galleria ho fatto partire Polito. Belviso si era anticipato e quando siamo passati vicino al bar Italia mi ha guardato per segnalarmi la presenza del fratello di Michele Omobono (che però non era una persona alla quale dovevamo sparare)Sul viale Europa ho detto a Polito di rallentare, mi era parso di vedere vicino al Tribunale un carabiniere ed inoltre pensavo che fuori al Tribunale ci fossero le telecamere. Ho detto a Polito che quando si sarebbe accostato alla Lancia Musa doveva rimanere ad una distanza dal veicolo di un paio di metri. Ho visto Salvatore Belviso che si è avvicinato all’auto e ha guardato all’interno. Ha suonato il clacson e mi ha segnalato la presenza di Tommasino. Ho detto a Polito di accostarsi alla macchina e avvicinandomi al veicolo, mi sono girato e ho visto che alla guida c’era una persona che assomigliava a Ciccio ‘a bolla. Ho quindi iniziato a sparare esplodendo in rapida successione tre colpi. Il primo alla testa e il secondo al collo. Dopo i primi due colpi Tommasino ha abbassato la testa e il terzo colpo ho attinto il vetro del finestrino lato passeggero che si è rotto. Infatti il finestrino del lato del guidatore era abbassato. Ho sparato altri due colpi al petto. Polito ha accelerato e abbiamo superato la Lancia Musa, io mi sono girato alzandomi sul poggiapiedi della motocicletta e ho sparato altri 7-8 colpi mirando al petto… Ritengo che Tommasino non si sia nemmeno accorto di quello che stava succedendo. Quando mi sono girato per sparare alzandomi sul poggiapiedi della moto ho visto che accanto a Tommasino c’era un’altra persona che aveva i capelli lunghi biondi ed era alta. Ho pensato fosse la moglie. Ho continuato a sparare anche perché dovevo scaricare tutta la pistola addosso all’obiettivo. Ho visto che la persona che era accanto a Tommasino ( e che soltanto successivamente ho saputo essere il figlio) lo ha preso per il braccio destro e ha iniziato a scuoterlo. Poi ha preso lo sterzo con le mani, l’auto ha iniziato a sbandare andando a toccare le altre auto. Quando ci siamo allontanati con la moto ho visto che che la macchina è andata a finire dentro la vetrina di Unieuro…”. Qui finisce il drammatico e cruento racconto delle fasi dell’omicidio e inizia quello della fuga a Scanzano,del cambio d’abiti, e del nascondiglio delle armi…
Rosaria Federico
ESCLUSIVA. Il racconto integrale dell’omicidio Tommasino. “Quel giorno dovevamo sparare anche al fratello di Pupetta Maresca”
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