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Channel: Cronaca Giudiziaria
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Napoli, software spia: 4 indagati. I dati venivano inviati su un server estero

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Sono 4 gli indagati da parte della Procura di Napoli nell’ambito dell’inchiesta che ha consentito di fare luce sull’architettura della piattaforma informatica Exodus che avrebbe consentito di carpire in maniera illecita i dati di centinaia di utenti in tutta Italia. La Procura ha chiesto e ottenuto il sequestro preventivo della piattaforma informatica e delle aziende E-surv, ideatrice dell’applicazione (di cui ha scritto oggi Repubblica) e la Stm che si occupava della commercializzazione. I quattro indagati sono il rappresentante legale e l’amministratore di fatto di una delle societa’ sequestrate, la Stm srl, l’amministratore legale e il direttore delle infrastrutture It della Esurv, la societa’ produttrice del spyware. L’indagine, radicata a Napoli in quanto sono stati proprio gli investigatori partenopei a individuare il software, ha portato alla definitiva cessazione di ogni attivita’ della piattaforma informatica Exodus. La procura ha affidato agli specialisti del Cnaipic, del Ros, e del nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche della Guardia di Finanza una serie di perquisizioni, sequestri e acquisizioni informative su tutto il territorio nazionale.

Lo spyware Exodus avrebbe trasferito “senza cautela e protezione” una serie di “dati sensibili di carattere giudiziario riguardanti intercettazioni telefoniche” su dei server ospitati all’estero. E’ quanto emerge dal decreto di sequestro emesso dal Gip di Napoli, Rosa de Ruggiero nei confronti della Esurv e della Stm, le due societa’ coinvolte nella produzione e distribuzione del malware. Proprio per verificare il percorso seguito dai dati – finiti su dei cloud affittati sui server di Amazon, in Oregon – e se si sia trattato di un errore o di un illecito, il pool cybercrime della procura di Napoli ha avviato una serie di contatti di cooperazione internazionale, anche per accertare che non vi siano ulteriori tracce di Exodus sul web. E’ partita 4 mesi fa l’indagine della Procura di Napoli su ‘Exodus’, un software spia utilizzato da forze di polizia e procure per le intercettazioni e con il quale sono stati intercettati per errore centinaia di italiani che non avevano nulla a che fare con inchieste e procedimenti penali. A scoprire l’utilizzo illecito del malware sono stati gli uomini del Nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche della Guardia di Finanza, nel corso di una verifica ad un server della procura di Benevento.

Cronache della Campania@2018


Software spia, la falla in Exodus scoperta dopo un guasto durante intercettazioni a Benevento

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Un guasto durante un’intercettazione disposta a Benevento ha permesso di scoprire una falla e le spiate nel sistema Exodus. Le continue interruzioni delle connessioni di rete tra client e server durante l’ascolto, hanno dato il via agli accertamenti grazie ai quali è stato poi possibile scoprire l’attività illegale dello spyware Exodus. In quell’occasione emerse che da qualsiasi dispositivo (pc, smartphone e tablet) era possibile arrivare e accedere, in maniera piuttosto semplice, a un server in Oregon sul quale confluivano i dati relativi anche a intercettazioni di altri uffici investigativi. Ai quattro indagati viene contestata, in concorso, la violazione delle norme sul trattamento dei dati personali e anche la frode in pubblica fornitura in quanto avrebbero violato, secondo gli inquirenti, il contratto tra una delle società sequestrate, la STM srl, e la Procura di Benevento, relativo a operazioni di intercettazione. Il contratto contempla la tutela della privacy dei dati anche dopo la loro conservazione. L’amministratore di fatto e il direttore delle infrastrutture IT della e-surv (società subaffidataria sul territorio nazionale del noleggio di strumentazioni a supporto delle attivita’ di intercettazione di diverse Procure) sono anche accusati di essersi introdotti sui cellulari di un numero imprecisato di utenti e di averne ascoltato le conversazioni. Si tratta di persone che non erano sottoposte ad intercettazione.

Cronache della Campania@2018

Il boss Zagaria trasferito nel carcere di massima sicurezza di Tolmezzo

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Da qualche giorno il boss Michele Zagaria, per motivi giudiziari, è stato trasferito dal carcere aquilano a quello di Tolmezzo in provincia di Udine. Un nuovo spostamento per il ‘re del cemento’ del clan dei Casalesi, dopo nemmeno un anno quando dalla casa circondariale di Opera a Milano fu trasferito nella prigione abruzzese. A Zagaria detenuto in regime 41 bis la Procura di Milano ha già contestato diversi episodi di violenza e minacce nei confronti del direttore e alcuni agenti del penitenziario di Opera. Fu questa la ragione del trasferimento ad ottobre del 2018 nel carcere aquilano. Non si conoscono i motivi dell’ultima decisione dei magistrati del Dap che lo hanno portato al passaggio immediato dal carcere abruzzese a quello friulano. Dal sette dicembre del 2011 è il sesto spostamento del boss  che ha  tre condanne all’ergastolo di cui una per essere risultato il mandante del delitto di Pasquale Piccolo ucciso a Gaeta (Latina). I fratelli di Zagaria: Pasquale, Beatrice e Elvira sono tutti detenuti per associazione camorristica tranne Carmine recentemente scarcerato.

Cronache della Campania@2018

Il pentito Schiavone ai magistrati: ‘Ecco il mio tesoro’

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Il tesoro di Nicola Schiavone. Sei ville, case, 300.000 mila euro solo in orologi e molto molto altro. Il figlio di Sandokan fa ai magistrati la lunga lista del suo patrimonio
Case, terreni, preziosi ed orologi di lusso ed addirittura le quote di una discoteca ad Aversa. Nicola Schiavone svela ai magistrati della Dda i “gioielli” di famiglia facendo luce sulle sue disponibilità patrimoniali e finanziarie. Dai verbali resi dal figlio di Sandokan, divenuto collaboratore di giustizia, nonostante le numerose parti omissate su cui si sta concentrando l’interesse degli investigatori dell’Antimafia partenopea, si riesce a ricostruire un quadro abbastanza chiaro delle proprietà di Schiavone.
“Sono titolare di due villette in Casal di Principe, altresì sono proprietario di altre due villette sempre in Casal di Principe vicino alla rotonda in direzione Villa Literno”. Inoltre, “dopo l’arresto di Giuseppe Misso – prosegue il collaboratore di giustizia – mi occupai dell’ultimazione di due villette all’epoca a grezzo di sua proprietà anzi intestate alla nonna della moglie dopo l’ultimazione una delle due villette rimase nella sua disponibilità e l’altra diventò di mia proprietà benché formalmente intestata sempre alla nonna della moglie di Misso. Tali abitazioni furono ultimate dopo il mio arresto. Tali abitazioni si trovano nelle adiacenze di via San Donato di Casal Di Principe, in una delle traverse della strada suddetta”. Anche l’abitazione in cui fu tratto in arresto sarebbe stata di proprietà di Nicola Schiavone.
La lunga lista delle proprietà immobiliari di Schiavone tocca anche la frazione San Martino Secchia di San Prospero nel modenese dove era proprietario di “due appartamenti intestati a Giuseppe Corvino”, l’imprenditore sotto processo con l’accusa di associazione camorristica ed accusato da Schiavone di essere un suo prestanome. A questo si aggiungano anche numerosi terreni nelle mani di Nicola Schiavone: “sono proprietario di un suolo di circa 4000mq e di un terreno nel Comune di Casal di Principe”.
La partecipazione del figlio di Sandokan si estese anche ad una società di cui deteneva “una quota del valore di circa 300 mila euro” oltre ad essere “titolare del 25℅” delle quote di una discoteca di Aversa dove “l’investimento mi fu proposto da uno dei soci”.

Gustavo Gentile

Cronache della Campania@2018

Omicidio dell’avvocato Barbarulo: perizia psichiatrica per il boss Mariniello

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Omicidio dell’avvocato Barbarulo: conferito l’incarico per la perizia psichiatrica a Macario Mariniello, unico imputato nel procedimento che si sta celebrando in Corte d’Assise a Sa­lerno. Ieri mattina il presidente della Corte ha confe­rito gli incarichi ai consulenti di difesa e Pro­cura. L’esame dovrà stabilire lo stato psicofisico dell’imputato che secondo alcuni collaboratori di giustizia fu colui che il 29 lu­glio del 1980 ucciso l’ex sindaco con otto colpi di pistola 7,65. Per i collaboratori alla base dell’esecuzione vi era la volontà di Mariniello di punire l’avvocato per la relazione extraconiugale che aveva con la sorella.
E sempre nel corso dell’udienza di ieri mattina, in videoconfe­renza è stato anche ascoltato il collaboratore di giustizia Biagio Archetti. Nessun colpo di scena dalle sue di­chiarazioni. Il test ha confermato quanto già asserito a suo tempo nei verbali di collabora­zione.
Macario Mariniello, nel corso di dichiarazioni spontanee rese nel 2018 ha invece affermato “Ero in auto con Mario Prisco e Franchino Sor­rentino (entrambi morti qualche tempo fa) Stavamo passando per Nocera, per caso, quando ho visto il portone dell’avvocato aperto. Sono entrato, e c’era mia sorella in stato ipnotico, seminuda. L’avvocato si stava masturbando. È venuto contro di me per scusarsi, gli ho dato uno schiaffo. Nel frattempo che ho rivestito mia sorella, l’ho accom­pagnata fuori, ho visto l’avvo­cato a terra perché Sorrentino lo ha sparato”.

Cronache della Campania@2018

Ciclone voto di scambio a Torre del Greco: ecco chi sono i coivolti

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Torre del Greco. I due consiglieri comunali destinatari di misura cautelare sono Stefano Abilitato e Ciro Piccirillo, entrambi i consiglieri sono stati eletti tra le fila della maggioranza. Il primo è destinatario di un provvedimento restrittivo ai domiciliari, per il secondo invece è stato previsto il divieto di dimora. Ciro Piccirillo, agente di polizia in aspettativa per l’incarico istituzionale, è alla sua terza consiliatura. Piccirillo questa mattina è stato raggiunto da un divieto di dimora in quanto avrebbe, secondo gli investigatori, rivelato l’esistenza dell’inchiesta sul presunto voto di scambio. L’altro consigliere comunale indagato è Stefano Abilitato, ex rappresentante di Forza Italia, eletto nel giugno 2018 con la lista civica “Il Cittadino”. Abilitato è stato eletto con oltre 900 voti. E’ accusato di aver favorito l’assunzione di alcune persone con un contratto a tempo determinato nella ditta Gema – che fino alla settimana scorsa si è occupata della raccolta dei rifiuti in città – attraverso il programma nazionale Garanzia Giovani. Le elezioni nella città del corallo si sono tenute lo scorso anno ed hanno portato alla vittoria di Giovanni Palomba. La precedente consiliatura è stata interrotta a seguito delle dimissioni del sindaco Ciro Borriello arrestato nell’ambito di un’inchiesta su presunte tangenti per favorire la ditta dei Fratelli Balsamo nell’ambito del servizio Nettezza Urbana.
Ai domiciliari sono finiti Andreina Vivace, Francesco Sallustio e l’ex assessore Simone Onofrio Magliacano. In carcere invece Giuseppe Mercedulo, Gerardo Ramondo, Giovanni e Ciro Masella.
Divieto di dimora a Torre del Greco per Domenico Pesce, Salvatore Loffredo, Giuseppe Sdegno, Vincenzo Izzo e Gennaro Savastano.

Cronache della Campania@2018

Zagaria e Setola invertono le rispettive ‘case di villeggiatura’

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I due boss si sono invertiti: Zagaria nel carcere di Tolmezzo e Setola a L’Aquila. Michele Zagaria e Giuseppe Setola, I due boss dei Casalesi, entrambi detenuti al carcere duro, si sono, di fatto, invertiti con Zagaria che dal carcere di L’Aquila è stato trasferito a quello di Tolmezzo e Setola che ha fatto il medesimo percorso al contrario. Queste le disposizioni del Dap le cui motivazioni, per motivi giudiziari, sono ancora da chiarire.
Per Zagaria, al 41 bis dal giorno del suo arresto nel dicembre del 2011, si tratta del secondo “trasloco” deciso dall’amministrazione penitenziaria nel giro di pochi mesi. A maggio, infatti, il boss si era reso protagonista di 14 giorni di follia tra minacce, danneggiamenti ed aggressioni al carcere di Milano Opera, con tanto di schiaffi dati ad un poliziotto. Fatti per cui la Procura di Milano ha aperto una serie di fascicoli a suo carico con diversi processi che si andranno ad aprire.

Cronache della Campania@2018

Torre del Greco, anche due pacchi di ‘schede ballerine’ per Piccirillo e il sindaco

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Torre del Greco. Trema la politica nella città del corallo, questa mattina i carabinieri hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di sedici persone indagate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al voto di scambio elettorale, voto di scambio elettorale, attentati contro i diritti politici del cittadino, rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio, favoreggiamento, detenzione illegale di armi da sparo comuni e da guerra. Nelle oltre 50 pagine firmate dal gip del Tribunale di Torre Annunziata vi sono alcuni episodi che, secondo gli investigatori, avrebbero inquinato il voto in occasione della tornata elettorale del 10 giugno per l’elezione diretta del Sindaco e del Consiglio Comunale di Torre del Greco lo scorso anno. Tra i destinatari delle misure cautelari compaiono anche due consiglieri comunali: Stefano Abilitato indagato perché avrebbe promesso posti di lavoro a tempo determinato presso la ditta di gestione e smaltimento rifiuti cittadina attraverso il progetto nazionale Garanzia Giovani. L’altro esponente politico è Ciro Piccirillo, agente di polizia di Stato in servizio presso il Commissariato P.S. del Porto di Napoli. E’ accusato di favoreggiamento al sistema della compravendita dei voti per aver riferito a Giovanni Massella, intento ad effettuare una indiscriminata compravendita di voti, di un imminente controllo delle Forze di Polizia presso il seggio elettorale IPAM. “Giovà – disse – togliti da là fuori perché mò avite ‘nu controllo”. Informazione segreta e comunque riservata che non poteva essere divulgata. Piccirillo, secondo quanto riportato dall’ordinanza “aiutava a compiere reati ed ad eludere le investigazioni a carico degli stessi assicurandosi la loro impunità”.
L’impellente “necessità di impedire il protrarsi di medesime condotte criminose e che nel prossimo mese di maggio si svolgeranno le elezioni europee. Appare quindi, assolutamente indispensabile provvedere al più presto per impedire che anche per la prossima tornata elettorale – scrive il gip – nel comune di Torre del Greco si verifichi un analogo fenomeno criminale mercimonio di voti, assolutamente indegno in un paese civile!”.
Tra i vari elementi raccolti ai fini dell’inchiesta e presi in considerazione dal gip c’è il video inchiesta dei colleghi di fanpage.it che, il giorno dopo le elezioni, racconta episodi di compravendita di voti nei pressi del seggio elettorale dell’istituto IPAM di Corso Garibaldi. Questo filmato costituisce un’importante prova in seguito anche agli interrogatori delle persone indagate. Masella Giovanni per ben tre volte è stato ascoltato dagli investigatori. Masella ammetteva di essere il soggetto nel video di fanpage.it “detiene un paco di banconote e le distribuisce a persone per la compravendita del voto”. Masella raccontava agli investigatori tutti i dettagli dell’accordo con Magliacano Simone Onofrio (entrambi finiti ai domiciliari nell’ambito di questa inchiesta), partendo dall’inserimento del figlio Ciro e di altri nel progetto Nazionale “Garanzia Giovani” e della successiva assunzione nella ditta di Nu Gema, Giovanni Masella raccontava in modo dettagliato come era avvenuta la compravendita di voti, il modo in cui venivano avvicinati gli elettori e le somme di volta in volta richieste dallo stesso per poter procedere all’acquisto di preferenze, la prova del voto con le fotografie e il modo in cui operavano i 7 gruppi di soggetti che compravano i voti. Inoltre Masella riferiva che dopo la pubblicazione del video Ciro Masella e Andreina Vivace (entrambi indagati) si erano recati dal neo sindaco Palomba per esternare le proprie preoccupazioni e il primo cittadino li avrebbe rassicurati dicendo che avrebbe provveduto ad eventuali spese processuali. Parlava dei pacchi Unicef messi a disposizione da “Mimmo” Pesce. Nel corso dell’ultimo interrogatorio si soffermava sulle condotte dell’indagato Piccirillo e sul fatto che tale Franco Sannino (come appreso proprio da questi) gli aveva messo a disposizione due cartoni di cosiddette ‘schede ballerine’ per i voti al Piccirillo ed al sindaco Palomba. Le schede utilizzate nelle amministrative, infatti, non erano munite del talloncino antifrode.

Cronache della Campania@2018


Furbetti del cartellino in ospedale. Le intercettazioni: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”

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Sono 28 le persone indagate per truffa ai danni dello Stato, delle quali 18 destinatarie di un’ordinanza con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, nell’inchiesta che ha permesso di scoprire una serie di false attestazioni in servizio agli ospedale di Sessa Aurunca. A raccontare ciò che accadeva gli stessi ‘furbetti’ intercettati dalle forze dell’ordine. “Qua o ci arrestano a tutti quanti (ride) o stiamo tutti in grazia di Dio, tanto come si dice, chi è senza peccato scagli la prima pietra… (…) dice quello si rischia il posto di lavoro… e ho detto e allora l’ospedale rimane vuoto, ci licenziano a tutti quanti.., se per quello ci licenziano a tutti, se è per l’aggiornamento, perchè chi vuoi che non c’è arrivato vicino a quel marcatempo per fare…”. Questo il tenore delle conversazioni telefoniche tra dirigenti medici intercettate a corredo della misura di custodia cautelare eseguita questa mattina nei confronti di 18 persone colpite da obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. L’indagine, vede coinvolti complessivamente 28 persone, fra i quali, fra gli altri, 18 dirigenti medici, 3 infermieri e 6 unità di personale amministrativo, ha consentito di acquisire nei loro confronti un compendio gravemente indiziario in ordine alla falsa attestazione in servizio presso l’ospedale San Rocco di Sessa Aurunca. Due indagati lavorano al Policlinico dell’Università di Napoli Federico II. I ‘furbetti del cartellino’ avrebbero prodotto un danno all’Erario di oltre 21 mila euro, importo sottoposto a sequestro preventivo.

Cronache della Campania@2018

Ucciso per aver rubato delle bufale: condannati i boss dei Casalesi

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Caserta. Fu ucciso per aver rubato delle bufale, e il suo omicidio risale a trent’anni fa. Luigi Capone, fu ucciso nell’ambito della guerra di camorra tra il gruppo di Francesco Schiavone e Antonio Bardellino. Questa mattina sono stati condannati i mandanti ed esecutori dell’efferato delitto avvenuto a Grazzanise il 20 settembre del 1988. Il gup del tribunale di Napoli, dopo la richiesta di rito abbreviato, ha condannato a 10 anni i due collaboratori di giustizia Cipriano D’Alessandro, 10 anni Antonio Iovine o’ninno 20 anni invece a Francesco Schiavone alias Cicciariello che ha ammesso la sua partecipazione all’omicidio. Ha scelto invece il rito normale Walter Schiavone ed è stato rinviato a giudizio. La vittima, secondo le accuse, fu ammazzato perché aveva rubato dei capi di bestiame e la nuova fazione di Schiavone dopo la morte di Bardellino voleva il predominio sul territorio.

Cronache della Campania@2018

Forniture all’ospedale del Mare, al via il processo a 28 imputati

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Napoli. Irregolarità nelle forniture per le strumentazioni mediche all’ospedale del Mare: al via il processo a carico di 28 imputati. Oggi prima udienza, dinanzi ai giudici della prima sezione penale del Tribunale di Napoli (presidente Pellecchia) che dovranno giudicare i reati contestati agli imputati tra i quali figurano Loredana Di Vico, all’epoca dei fatti contestati responsabile Unità Operativa Complessa Acquisizione Beni e Servizi dell’Asl e l’imprenditore Vincenzo Dell’Accio, 50 anni, gestore, di fatto, insieme con alcuni familiari, di società per la rivendita di articoli medicali risultate amministrate da prestanome; Rosario, Antonio e Claudia Dell’Accio, parenti dell’imprenditore; Gennaro Ferrigno, collaboratore dei Dell’Accio. Durante l’udienza si sono costituite le parti civili, tra le quali anche l’asp Napoli 1. I giudici hanno disposto il rinvio del processo a martedì prossimo quando sarà conferito l’incarico all’ingegnere Porto di trascrivere le numerose intercettazioni che sono al cuore dell’inchiesta e che saranno terreno di ‘scontro’ tra le parti in causa. Le accuse contestate sono di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione di pubblici ufficiali alla turbata libertà degli incanti e alla turbata libertà del procedimento di scelta del contraente con riferimento a plurime forniture di apparecchiature elettromedicali. Il gruppo si aggiudicò anche le forniture in altri presidi medici dell’Asl napoletana.

Cronache della Campania@2018

Uccise l’ex della fidanzata: ‘solo’ 14 anni di carcere al killer del rione Traiano

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Ha avuto l’attenuante della provocazione, perchè secondo i giudici la vittima dell’agguato più volte lo aveva minacciato e in più occasione era stato in procinto di aggredirlo. Fino al 16 giugno 2014, quando il 44enne Ciro Paradisone, pregiudicato del rione Traiano a Napoli, fu ammazzato con un colpo di pistola alla nuca. Una precisione, così come descrissero i medici legali, da sicario. Il suo assassino ha evitato l’ergastolo in Corte d’Assise d’Appello grazie alle attenuanti, con una condanna a 14 anni di carcere. Roberto Finizio, l’uomo condannato, all’epoca dei fatti aveva 21 anni e fu arrestato subito dopo l’uccisione commessa di notte, mentre Paradisone era in auto, forse proprio a cercare Finizio che aveva una relazione con la sua ex compagna. In un primo momento l’omicidio fu ritenuto di stampo camorristico, ma successivamente si compresero i rilievi passionali della vicenda. Paradisone e Finizio avevano preso appuntamento probabilmente per discutere della questione in quanto l’assassino stava per diventare padre. Non ci fu nessuna riappacificazione però, e il 21enne uccise il pregiudicato probabilmente al culmine di una discussione. Paradisone morì durante il tragitto all’ospedale San Paolo nel vicino quartiere di Fuorigrotta.

Cronache della Campania@2018

Torre del Greco. “Stiamo operativi, stiamo con le macchine”, soldi e pacchi dell’Unicef per un voto al consiglio comunale

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Torre del Greco. Nella città del corallo si è eletti solo se si è disposti ad investire denaro in un sistema di corruzione elettorale diffusa. E’ quanto emerge nelle pagine dell’inchiesta della Procura di Torre Annunziata affidata ai carabinieri della Compagnia di Torre del Greco che ha portato, ad oggi, all’emissione di 16 ordinanze di misure cautelari personali sono tutti, a vario titolo, indagati di associazione per delinquere finalizzata al voto di scambio elettorale, voto di scambio elettorale, attentati contro i diritti politici del cittadino, rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio, favoreggiamento, detenzione illegale di armi da sparo comuni e da guerra. Tra le persone destinatarie della misura ci sono anche due consiglieri comunali di maggioranza. Nelle oltre 50 pagine firmate dal gip del Tribunale di Torre Annunziata vi sono alcuni episodi che, secondo gli investigatori, avrebbero inquinato il voto in occasione della tornata elettorale del 10 giugno per l’elezione diretta del Sindaco e del Consiglio Comunale di Torre del Greco lo scorso anno.
Alcuni elettori venivano prelevati per strada accompagnati con i motorini e forniti di telefonino per fotografare il voto espresso. E’ quanto ha dichiarato Massella Giovanni, anch’egli indagato nell’ambito della medesima inchiesta, nel corso di un interrogatorio. L’indagato ha raccontato che all’acquisto dei voti avevano contribuito tutti quelli assunti nella GEMA, azienda che si occupava fino a qualche settimana fa della gestione dei rifiuti in città, più lo zio di Loffredo Salvatore. Inoltre Massella ha dichiarato che Magliacano Simone Onofrio, finito ai domiciliari, aveva utilizzato altri soggetti assunti nella ditta in questione per procacciare voti ad altri candidati di altre liste in modo da poter sfruttare l’amicizia e l’influenza anche di altri candidati eletti nel consiglio comunale. Non solo soldi ma anche pacchi dell’Unicef per comprare i voti. Il centro di tutto sembrerebbe essere l’IPAM di Corso Garibaldi. “Ohee passa per l’Ipam, altrimenti gestiscimi tu dove dobbiamo stare. Io penso che “abbasc o mare” stiamo bene in due tre di noi, Ci stiamo dividendo. Siamo tutti operativi con i motorini e con la macchina. Abbiamo anche la macchina, quella di mio suocero. Siamo portando le persone”. Agli atti dell’inchiesta è stata fondamentale anche la testimonianza del collaboratore di giustizia di Torre del Greco Pellegrino Giuseppe e della cugina.
“Mia cugina – dice – mi ha anche detto che il giorno delle elezioni davanti alla scuola che è ubicata nei pressi del bar del Professore a Torre del Greco era attiva una squadra di soggetti che acquistava voti sempre per 80 euro in favore del candidato sindaco Giovanni Palomba e di un altro candidato consigliere che mi venne indicato unicamente per il suo nome di battesimo che è Simone, ma non potrei precisare altro a riguardo”. Mia cuigna mi disse che a capo di questa squadra c’era Giovanni Montella detto “ ‘a zi Pecchia”, e che con lui c’erano un “chiattone di vascio San Giuseppe”, “Peppe” Mercedulo dello “ ‘o Pezzotto” e pure la predetta “Andreina”. Mia cugina mi disse che anche il figlio di Giovanni Montella che si chiamava Ciro, e anche un suo “amico grasso”, dovevamo essere assunti nella nettezza urbana, come pure “Peppe” Mercedulo, i figli di Scala Gaetano, il figlio di un tale “Nicola ‘e Suele”, che si chiama Donato Liguoro, Salvatore Marrazzo, e altri hanno ricevuto la promessa di un lavoro nell’azienda di raccolta rifiuti urbani”.

Cronache della Campania@2018

Genny Cesarano, il pentito Mariano Torre pronto a svelare in aula i nomi degli altri complici

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Napoli. Fu condannato all’ergastolo per l’uccisione di Genny Cesarano e a dicembre scorso ha deciso di collaborare con la giustizia: Mariano Torre, ex giovane sicario del clan Lo Russo di Miano, sarà ascoltato tra due settimane in Corte d’Assise d’Appello nel corso del processo che si è aperto per la morte di Genny Cesarano, il ragazzo di 17 anni colpito da una pallottola vagante la notte 6 settembre del 2015, nel corso di una stesa nel cuore del rione Sanità che doveva servire ad “intimidire” i seguaci del clan nemico dei “Barbudos”, Torre è pronto a indicare i complici che con lui non solo hanno commesso l’omicidio di Cesarano ma anche altri delitti, almeno tre, come ricostruito dalla Dda di Napoli e dal pm Enrica Parascandolo. ma soprattutto di quelli che fino ad sono riusciti a sfuggire alle manette. E sarebbe almeno altri due rispetto a quelli condannati In primo grado la sentenza fu emessa dal gup Alberto Vecchione che al termine del processo con rito abbreviato ha condanno all’ergastolo Luigi Cutarelli, Ciro Perfetto, lo stesso Mariano Torre e Antonio Buono. Trecentomila euro di provvisionale ai familiari del ragazzo ucciso. Tutti, nel corso del processo, si erano dichiarati pentiti del gesto e avevano chiesto perdono ai familiari di Genny e Perfetto scrisse anche una lettera ai genitori di Genny. Il boss pentito Carlo Lo Russo, che di quel delitto è il mandante, perchè diede ordine di andare a sparare nella Sanità contro gli uomini del boss Pierino Esposito, ucciso poi nel dicembre successivo quasi allo steso punto, incassò invece 16 anni.

Cronache della Campania@2018

Appalti alle ditte dei Casalesi, Rfi: “Piena fiducia e collaborazione con i magistrati”

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Napoli. “In relazione alle notizie riportate oggi dai media circa le indagini della Procura della Repubblica di Napoli, Rete Ferroviaria Italiana garantisce la piena collaborazione per lo svolgimento dei necessari accertamenti da parte degli inquirenti e conferma la propria fiducia nell’autorità giudiziaria. In base agli sviluppi delle indagini, Rfi valuterà eventuali azioni a propria tutela”. E’ quanto si legge in una nota della società del gruppo Fs.

Cronache della Campania@2018


Sospettava che la moglie avesse un amante, il pm chiede 14 anni per l’uomo che investì un 42enne

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Caserta. Questa mattina, il pubblico ministero dinanzi al tribunale di Napoli Nord, al termine della requisitoria ha chiesto 14 anni di carcere  a carico di Giovanni Nucci, 40 anni, di Villa Literno (Caserta). L’uomo, attualmente detenuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, è accusato del tentato omicidio di Pasquale Santagata, 42 anni. Nucci, il 20 ottobre 2018, in Villa Literno, alla guida della propria autovettura Volkswagen Golf, per motivi passionali, investì volontariamente Santagata, per poi colpirlo con una coltellata all’addome. L’imputato, secondo la ricostruzione dei carabinieri, aggredì il 42enne perché convinto che fosse l’amante della moglie.

Cronache della Campania@2018

Violenza circum, togati Unicost al Csm: “Le parole di Di Maio sono imprudenti”

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Napoli. Le dichiarazioni del ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio che ha definito “una vergogna l’annullamento da parte del Tribunale del Riesame di Napolidell’ordinanza di custodia cautelare a carico di due indiziati per il reato di violenza sessuale nei confronti di una giovane donna” sono “parole imprudenti” che “oltrepassando nettamente i limiti del legittimo potere di critica e associando la parola vergogna alla figura di valorosi colleghi da sempre impegnati in una difficilissima attività giudiziaria in territori sensibili, finiscono per porre in dubbio la professionalità e la stessa legittimazione della magistratura, anche in questo caso incarnata da uomini e donne dalla lunga e specchiata carriera”. E’ quanto sottolineano i togati di Unicost al Consiglio superiore della magistratura nella richiesta di apertura di pratica a tutela per i giudici del Tribunale del Riesame di Napoli. “Pur premettendo di non voler entrare nel merito della decisione, cosa del resto impossibile visto che i motivi dell’ordinanza, nel pieno rispetto delle norme procedurali, non sono stati ancora depositati, il ministro ha tuttavia stigmatizzato che due di quei tre delinquenti sono già liberi di andarsene in giro a fare i cavoli propri”, denunciano i togati, che definiscono quelle di Di Maio “parole intempestive, dovendosi ancora tenere l’udienza relativa alla posizione di un ulteriore soggetto indagato” e alle quali “sono seguiti su numerosi giornali e programmi televisivi commenti denigratori dell’operato della magistratura”. “Il doveroso silenzio e riserbo cui sono tenuti i colleghi rende indispensabile che sia la voce del Consiglio Superiore a manifestare nei loro confronti una forte espressione di solidarietà, a salvaguardia della Magistratura tutta” sottolineano i consiglieri che chiedono “un intervento urgente e forte di questo Consiglio, prima che i fondamentali principi di indipendenza e autonomia della magistratura, oltre che di presunzione di innocenza di ogni imputato, siano irreversibilmente indeboliti da dichiarazioni rese dagli stessi soggetti che la Costituzione pone, con vincolo di giuramento, a loro salvaguardia”.

Cronache della Campania@2018

Pizzo al polo calzaturiero: 10 anni di carcere per Michele Zagaria

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La Corte di Appello di Napoli ha confermato la condanna a dieci anni di carcere per il boss dei Casalesi Michele Zagaria in relazione all’estorsione al Polo Calzaturiero di Carinaro. Piccolo sconto di pena per l’altro imputato Salvatore Verde, condannato a 10 anni rispetto ai 13 avuti in primo grado. Zagaria, che in questo processo ha rinunciato alla difesa, era accusato di aver estorto un miliardo delle vecchie lire tra il 1997 e il 2000 all’azienda che stava realizzando le strutture del Polo calzaturiero; un’estorsione poi proseguita dopo che il Polo era stato terminato, e commessa a danno degli imprenditori che vi operavano fino al 2010, costretti a pagare decine di migliaia di euro annue.

Cronache della Campania@2018

Pazienti Opg di Aversa maltrattati: assolto l’ex direttore

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Il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) ha assolto, “perche’ il fatto non sussiste” l’ex direttore dell’O.P.G. di Aversa, Adolfo Ferraro, imputato dei reati di maltrattamenti e di sequestro di persona nei confronti di alcuni pazienti internati nella struttura. “Grande soddisfazione” e’ stata espressa dall’avvocato Domenico Ciruzzi, che insieme con l’avvocato Alessandro Motta assiste Ferraro, “per una sentenza che restituisce giustizia nei confronti di chi, come Ferraro, e’ stato tra i pochissimi a denunciare le distorsioni e le vere e proprie mostruosita’ di istituzioni totali quale erano gli O.P.G. e che quotidianamente hanno operato per rendere meno gravose le condizioni di cura degli sventurati internati”

Cronache della Campania@2018

Ecco come il nuovo clan Moccia imponeva il pizzo a tutti. I NOMI DEI 27 INDAGATI

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Erano ventisette le richieste di misura di custodia cautelare della Dda di Napoli nell’ambito dell’indagine su un gruppo criminale di Afragola dedito alle estorsioni, ma il gip Luisa Miranda ha ritenuto di rigettarne diciannove. La richiesta di misura cautelare del pubblico ministero e’ datata 13 dicembre del 2018, l’informativa finale e riepilogativa della compagnia dei carabinieri Casoria e’ del 2013, protocollata due anni dopo, cioè nel 2015. Dunque, sostiene il giudice, “pur trovandosi davanti a reati aggravati dal metodo mafioso, non sussiste più l’attualità”. Inoltre c’è una sorta di indagine fotocopia, risalente al 2014, questa volta della Squadra mobile che con un decreto di fermo aveva portato all’arresto di esponenti di spicco dei Moccia che sono stati coinvolti anche in questa inchiesta che ha portato all’esecuzione di otto provvedimenti restrittivi. Per il gip nell’informativa del 2014, “c’erano già elementi dai quali si poteva desumere le fonti di prova che hanno coinvolto gli indagati della misura cautelare odierna”. L’indagine comunque colpisce un gruppo legato al potente clan Moccia, che per anni ha gestito gli affari criminali della zona a Nord di Napoli e in particolare Afragola, Frattamaggiore, Cardito, Caivano, Arzano. Ogni zona aveva un sottogruppo, che il gip definisce “distinte articolazioni territoriali”. A Casoria quella che si crea alla morte improvvisa del boss Michele Angelino, il 13 luglio 2012 per cause naturali. Il colpo decisivo per l’intera inchiesta è stata l’installazione di una telecamera nascosta all’interno del ‘Mega Garage 2000’, dei fratelli Mauro e Raffaele Bencivenga, ritenuti i referenti della ‘paranza di Casoria’, e del loro socio in affari Salvatore Barbato l’uomo che ha riorganizzato il gruppo di Angelino legato ai Moccia.

Gli esisti delle indagini hanno portato a scoprire numerosi episodi di estorsione ai danni imprenditori e commercianti della zona. Uno dei commercianti, il titolare di una caffetteria, decide di raccontare tutto ai carabinieri. “Un uomo arrivò con un foglio e mi disse ‘fai parte di Casoria e devi pagare a noi’ e mi chiese mille euro di estorsione nelle tre rate canoniche di Natale, Pasqua e Ferragosto”. Sotto ricatto della cosca semplici cittadini che subivano richieste anche di 1.700 euro per la restituzione di auto rubate, ma anche costruttori incaricati di appalti pubblici, come un imprenditore di Casoria che aveva vinto un bando per la riqualificazione delle strade del Comune e che subisce diversi tentativi di richieste di “denaro per i carcerati”, o il titolare di un distributore di carburanti che, di fronte a una richiesta di 200 euro al mese, cerca un suo conoscente che attua una mediazione con la cosca e gli fa ‘togliere’ la richiesta estorsiva in cambio della sua rinuncia a prendersi una licenza per la vendita di tabacchi. C’e’ chi è taglieggiato per 1000 o 2000 euro al mese e chi invece riceve una richiesta annuale di un migliaio di euro. Ma soprattutto c’e’ l’intento di imporre una ditta di pompe funebri, come monopolista in due comuni, attuato con atti intimidatori anche con l’uso della dinamite, minacce più o meno velate, e persino il tentativo riuscito di far chiudere la succursale di un imprenditore del settore costringendolo ad accettare 50mila euro come ‘risarcimento’, dopo averlo intimidito prospettandogli una una morte violenta nel caso in cui il suo negozio fosse rimasto aperto. E quando la ditta ‘amica del clan e’ destinataria di una interdittiva, si produce falsa documentazione per aggirare l’ostacolo.

GLI INDAGATI

1. AVERSANO Raffaele, Grumo Nevano, 45 anni residente in Casoria

2. BARBATO Aniello, Napoli 40 anni, residente in Afragola

3. BARBATO Carlo, Napoli 38 anni, residente in Afragola

4. BARBATO Mariano, Napoli 30 anni, residente in Afragola

5. BASSOLINO Gennaro, Acerra 34 anni, residente ad Afragola

6. BASSOLINO Giovannì, Afragola 55 anni, residente ad Anagni (Fr)

7. BENCIVENGA Mauro, Casoria 50anni, ivi residente

8. BENCIVENGA Raffaele, Casoria 54 anni, ivi residente

9. BEVILACQUA Giuseppe, Napoli 29 anni, residente in Casoria

10. CAIAZZO Domenico, Casoria 45 anni, residente in Casavatore

11. CAIAZZO Salvatore, Napoli 38 anni, residente in Casavatore

12. CASTALDO Tommaso, Napoli 26 anni, residente in Afragola

13. CERVO Amilcare, Napoli 42 anni, residente in Casoria

14. CERVO Antonio, Napoli 36, residente in Casoria

15. DE ROSA Giustino, Casoria 50 anni ivi residente

16. FELLI Sabato, Napoli 34 anni, residente in Casoria

17. FERRARA Davide, Casoria 38 anni, ivi residente

18. GALLO Ciro, Afragola 43 anni, residente in Frattamaggiore

19. GALLO Giuseppe Afragola 53 anni residente in Cardito

20. IANNOTTA Sandro s. Agata de Goti, 39 anni ed ivi residente

21. MALDARELLI Federico, Napoli 36 anni, residente in Casoria

22. PACILIO Carmine, Acerra 60 anni ivi residente

23. PISCITELLI Dario, Napoli 46 anni, residente in Afragola

24. SODANO Roberto, Napoli 38 anni, residente a Cusoria

25. SOLLO Mario, Napoli 72 anni, residente in Casoria

26. VARRIALE Pasquale, Napoli 40 anni, residente in Casoria

27. VIZiOLA Mauro, Formia, 35 anni residente in Casoria

IN CARCERE

1.AVERSANO RAFFAELE

2. BENCIVENGA RAFFAELE

3. BENCIVENGA MAURO

4. BEVILACQllA GlUSEPPE

5. CASTALDO TOMMASO

6. DE ROSA GIUSTINO

7. FERRARA DAVIDE

8. PISCITELLI DARIO

Cronache della Campania@2018

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