Quantcast
Channel: Cronaca Giudiziaria
Viewing all 6090 articles
Browse latest View live

Chiesti oltre 100 anni di carcere per la banda dei 12 rapinatori del Casertano

$
0
0

Oltre un secolo di carcere. Questa la richiesta avanzata dal pubblico ministero nel processo a carico di 12 persone accusate a vario titolo di rapina, furti e simulazione di furti di furgoni noleggiati e rivenduti nei paesi dell’Est Europa.
Il pubblico ministero al termine della sua requisitoria, pronunciata stamattina al tribunale di Santa Maria Capua Vetere dinanzi al giudice Gianpaolo Guglielmo, ha chiesto 13 anni e 6 mesi per Antonio Negro, di Recale; 13 anni e 6 mesi per Mauro Ramaglia; 7 anni e 6 mesi per Antonio Nacca, di Caserta; 10 anni per Mario Gravante, di Recale; 10 anni per Pasquale Merola, di Marcianise; 7 anni e 3 mesi per Nicolina Sticco, di Santa Maria Capua Vetere; 9 anni e tre mesi a testa per Stjepan e Ivan Baricevic; 8 anni e 10 mesi per Pedrag Djordjevic; 9 anni e 3 mesi per Antonio Di Laora; 6 anni e 8 mesi per Carlo Storace; 3 anni per Elisabetta Borgogna.

 Gustavo Gentile

Cronache della Campania@2018


Napoli, rischio agguati: il boss Ciro Mariano non dovrà più andare a firmare nel registro dei sorvegliati speciali

$
0
0

Napoli. Il Tribunale di sorveglianza di napoli, ha accolto l’istanza presentata dal suo avvocato e così già dalla domenica appena trascorsa il boss Ciro Mariano non è andato a firmare nel registro dei sorvegliati speciali al commissariato di Montecalvario. Unica restrizione che gli era stata imposta dopo che nei mesi scorsi era tornato libero dopo circa 30 anni di carcere ininterrotto. Una misura di tutela per il fondatore del clan dei Picuozzi dei Quartieri Spagnoli alla luce dell’ultimo attentato con una stesa che aveva proprio lui come obiettivo preceduta da una protesta di tutti i capi famiglia dei clan dei Quartieri sotto la sua abitazione e le continue scorribande di giovani in sella alle moto che lo invitano ad andare via. Il rischio che il boss possa cadere vittima di un agguato c’è tutto e così i giudici hanno accolto la richiesta. Ciro Mariano, come ricorda Il Roma, deve scontare tre anni di libertà vigilata per una condanna riportata nel 1994 e un anno per un’altra risalente al 2002. sarà costretto per il prossimo anno ogni giorno a rincasare entro le 19 , trascorso il quale il tribunale di sorveglianza rivaluterà la situazione. Nel frattempo, oltre al rispetto degli orari, non può frequentare pregiudicati.

Cronache della Campania@2018

Omicidio Fortino, il giallo della lettera dal carcere

$
0
0

Durante il giudizio in appello per Davide Giorgio Sanzone, condannato in primo grado a sedici anni per l’omicidio dell’infermiere Maurizio Fortino, spunta una lettera indirizzata alla procura e scritta da un ex compagno di cella dell’imputato, nella quale viene riferito che la morte dell’infermiere di cinquantadue anni, sarebbe stata “commissionata da terze persone”. Un particolare non trascurabile che lo stesso detenuto avrebbe appreso da Davide Sanzone, quando condividevano la stessa cella. Preso atto della circostanza, il processo è stato rinviato a lunedì prossimo, data in cui verrà stabilito se ascoltare il detenuto e verificare il contenuto dello scritto e la sua attendibilità. Di origine siciliana, Davide Giorgio Sanzone è difeso dal legale Rosario Fiore mentre la famiglia di Fortino dall’avvocato Andrea Vagito. I fatti risalgono al 20 luglio 2017 intorno le 21.30, quando in via Origlia all’interno della casa della ex moglie dell’imputato, Fortino veniva colpito con un coltello con lama da cinque centimetri. Tornato da Milano, Sanzone rientrò prima in casa sua, poi si diresse verso casa della ex moglie, dalla quale era separato da cinque anni. Notando lo scooter dell’infermiere, bussò più volte alla porta di casa e una volta entrato si accorse della presenza in bagno della vittima che con la donna condivideva un rapporto sentimentale. Entrò in cucina e afferrò un coltello, per poi aggredire l’infermiere: Maurizio Fortino fu raggiunto da una coltellata che gli fu fatale. In sella al suo scooter, da solo, tentò poi di recarsi in ospedale. Caduto per strada, fu soccorso da una coppia e in pronto soccorso giunse esanime, morendo poco dopo. Prima di salire sullo scooter, Sanzone tentò anche di aiutarlo, pregandolo di non sporgere denuncia. Secondo la sentenza del gup del tribunale di Nocera Inferiore, Sanzone avrebbe perso il controllo perché non tollerava che la figlia che aveva avuto con la sua ex, vedesse altri uomini in casa della donna. Sempre dalla sentenza di primo grado, Sanzone riferì di aver avuto una colluttazione con Fortino e solo dopo, di averlo colpito. Una circostanza smentita dalla testimonianza della ex moglie. Secondo il giudice, l’uomo si impossessò di quel coltello “appositamente, accettando il rischio di causare la morte della vittima”.

Cronache della Campania@2018

Avrà lo sconto di pena l’uomo che uccise la cagnolina Chicca

$
0
0

Uccise a calci una cagnolina di sei mesi a Pastena Antonio Fuoco e sarà giudicato con rito abbreviato. L’uccisione della cagnolina Chicca scosse l’intera città di Salerno. Nell’udienza celebrata nella giornata di ieri il giudice monocratico Paolo Valiante ha ammesso come parti civili nel processo le associazioni locali facenti capo al comitato Uniti per Chicca ed altre associazioni per poi rimandare l’udienza ad aprile quando avverrà il dibattimento con le dichiarazioni di accusa e difesa. Dopo una serie di rinvii il processo è entrato nel vivo, il giudice accolto la richiesta dell’avvocato di Antonio Fuoco di essere giudicato con rito abbreviato. Il responsabile dell’episodio reo confesso, dopo che la notizia fece il giro di Salerno e provincia, confessò e fu denunciato a piede libero. Da lì nacque il comitato Uniti per Chicca, composto da semplici cittadini e animalisti che non hanno mai abbassato la guardia sul tema tanto da scendere in piazza per chiedere giustizia e presentare formale denuncia alle forze dell’ordine.

Cronache della Campania@2018

Camorra: 18 anni di carcere per il boss pentito Augusto la Torre

$
0
0

Diciotto anni di carcere. E’ questa la sentenza emessa dal giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Napoli Tommaso Perrella a carico di Augusto La Torre, capoclan dell’omonimo gruppo criminale di Mondragone, poi diventato collaboratore di giustizia. La Torre è stato condannato per essere il mandante del duplice omicidio di due cugini di Sparanise, Teodoro ed Osvaldo De Rosa, ammazzati nel giugno 1990. Il processo col rito abbreviato si è chiuso, dunque, con l’accoglimento della richiesta avanzata dal pubblico ministero della Dda.

 Gustavo Gentile

Cronache della Campania@2018

Camorra: 3 secoli e mezzo di carcere per i clan di Mondragone

$
0
0

Oltre 350 anni di carcere complessivi. Questa la pena inflitta dalla Corte d’Appello di Napoli nei confronti di 39 persone accusate a vario titolo di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione, tentato omicidio in concorso, detenzione e porto illegale di armi da fuoco e ricettazione tutti aggravati dal metodo mafioso ed in particolare per il clan Fragnoli-Gagliardi-Pagliuca di Mondragone.
ECCO TUTTE LE CONDANNE
Carolina Aversano 1 anno e 9 mesi
Antonio Buonocore 14 anni
Marianna Cairo 8 anni
Costantino Cardillo 13 anni e 4 mesi
Nino Capaldo 9 anni e 4 mesi
Adriano Cecoro 11 anni e 4 mesi
Cosimo Ceraldi 6 anni e 4 mesi
Antonio Cerbone 2 anni e 10 mesi
Salvatore De Crescenzo 17 anni e 9 mesi
Giuseppe De Filippis 14 anni
Antonio De Lucia 12 anni e 4 mesi
Francesco De Rosa 11 anni e 1 mese
Antonietta Di Meo 1 anno e 9 mesi
Francesco Fiorino 10 anni e 4 mesi
Annunziata Gagliardi 11 anni e 8 mesi
Raffaele Gagliardi 17 anni e 9 mesi
Antonio Gallo 7 anni e 6 mesi
Giuseppe Galluccio 8 anni e 2 mesi
Francesco Guglielmo 10 anni e 4 mesi
Francesco Mercolino 10 anni e 4 mesi
Mario Messina 9 anni e 8 mesi
Antonio Neri 16 anni
Alberto Pacifico 13 anni e 2 mesi
Achille Pagliuca 14 anni e 4 mesi
Alessandro Sbordone 14 anni e 4 mesi
Fernanda Palumbo 1 anno e 9 mesi
Ciro Ranucci 15 anni
Maria Alessandra Paola Razzino 6 anni e 2 mesi
Francesco Junior Romano 9 anni
Salvatore Sabatino 8 anni e 8 mesi
Pasquale Tagliaferri 10 anni e 8 mesi
Antonio Veneziano 8 anni
Carlo Antonio Vento 9 anni e 4 mesi
Luca Volente 7 anni e 2 mesi
Federica Chiariello assolta
Mario Fargnoli assolto
Pietro Valente 2 anni e 8 mesi
Agostino De Lucia 4 anni e 8 mesi
Laura Longobardi 4 anni

Gustavo Gentile

Cronache della Campania@2018

Processo immediato per il ristoratore di Sorrento accusato di stupro

$
0
0

Non ci sarà udienza preliminare, si passerà direttamente al processo. La Procura della Repubblica di Torre Annunziata accelera e chiede il giudizio immediato per il ristoratore di Sorrento, Mario Pepe, in carcere dallo scorso 4 dicembre con l’accusa di aver drogato ed abusato di una ragazza di Piano di Sorrento all’interno del suo locale. Pepe, secondo quanto emerso dalle indagini, si sarebbe avvalso anche di una complice: Chiara Esposito, 23enne che è attualmente agli arresti domiciliari. I due si ritroveranno il prossimo aprile davanti al collegio del Tribunale di Torre Annunziata per la prima udienza del processo. Era il 12 novembre del 2016 quando una 22enne di Piano di Sorrento avrebbe cenato e sniffato cocaina nel ristorante di Pepe. In un secondo momento la giovane avrebbe accusato un malore e si sarebbe svegliata nuda sul bancone del locale. Solo dopo qualche settimana la scoperta agghiacciante. A rivelare i fatti alla ragazza un amico. “Chiara ti ha venduto a Mario per 100 euro, non volevi fare sesso con lui così ti ha sciolto la cd. ‘droga da stupro’ nel vino e sei stata violentata”. Il caso è seguito dagli agenti del commissariato di Sorrento che hanno sequestrato i cellulari dell’imprenditore e della 23enne e si sono avvalsi anche di perizie tecniche come quella tossicologica sul capello della vittima.

Cronache della Campania@2018

Dirottava i pazienti dal Cardarelli alla Clinica del Sole: chiesti 8 anni di carcere per Paolo Jannelli

$
0
0

Chiesti otto anni di reclusione per concussione per l’ex primario del Cardarelli, Paolo Jannelli, ortopedico tra i più quotati negli anni scorsi tanto da essere stato al servizio del Napoli di Maradona. Jannelli è accusato di aver “dirottato” i pazienti dal Cardarelli alla sua casa di cura privata, la Villa del Sole, “approfittando delle loro condizioni fisiche precarie, del loro stato di soggezione e di diminuita capacità di discernimento”. Nel blitz della Guardia di Finanza del 2012 gli indagati in tutto furono 43 tra dirigenti e medici. Per una semplice ingessatura, si sarebbe arrivati a far pagare anche 4.000 euro. Il tutto senza fattura. E spunta anche il morto che cammina (in ambulanza). E’ il 29 gennaio 2009: un uomo, Gennaro M., affetto da obesità, ricorre al chirurgo di Villa del Sole per un by-pass gastrico in anestesia totale. Il paziente muore sotto i ferri e i medici, che lo stavano operando (secondo l’accusa) in assenza delle attrezzatura per l’emergenza, fanno trasferire il cadavere al Policlinico fingendo che ci sia una crisi respiratoria in corso. Ai parenti viene fatto credere che l’uomo sia ancora in vita. “Una vera e propria messa in scena – scrive il gip Ludovica Mancini – attuata probabilmente per mantenere il buon nome della clinica”. Al Policlinico dopo poco tempo il paziente fu dichiarato morto.

“Truoveme ‘e carte, verimmo bbuono ‘e cazzi nuosti perché io non voglio scrivere insomma..”: così si rivolge Iannelli a Bruno Von Arx in una intercettazione finita negli atti dell’inchiesta, successiva alla morte di un paziente nella clinica Villa del Sole. Secondo il gip “Iannelli per evitare di dover scrivere in cartella dell’avvenuto decesso di un paziente in clinica pensava a mettere a posto le carte (cosa poi affettivamente realizzata attraverso la redazione sia della cartella clinica falsa, in cui non viene dato atto della morte del paziente)”.Il pm, come riporta Il Mattino, ha chiesto l’assoluzione nel merito per Massimiliano Mandato e per Mario Chiantera; prescrizione invece per l’imputato Marco Von Arx. Paolo Iannelli ha sempre sottolineato la propria estraneità alle accuse.

Cronache della Campania@2018


Armato di coltello rapinò un automobilista a Casapulla, arrestato un 23enne

$
0
0

Maddaloni. Rapinò un automobilista a Casapulla, in provincia di Caserta, arrestato un 23enne. I Carabinieri della Stazione di San Prisco hanno arrestato e portato ai domiciliari Rosario Mandato, 23 anni, indagato per rapina e tentata rapina aggravata. L’ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere su richiesta della locale Procura per una rapina avvenuta nel dicembre del 2017 nei confronti di un automobilista, in via Martiri di Nassirya a Casapulla. In particolare la vittima denunciò che mentre era a bordo della propria autovettura fermo sul lato della strada intento a conversare con una sua conoscente, era stato minacciato da un giovane – successivamente identificato come Rosario Mandato – armato di coltello del tipo a serramanico giunto a bordo di un’altra autovettura, che dietro minaccia dell’arma si impossessava della borsa a tracolla in suo uso – contenente documenti personali, telefono cellulare e somma contante di euro 70,00 —per, poi, tentare di appropriarsi anche della borsa della sua conoscente. La vittima riconobbe il rapinatore attraverso un riconoscimento fotografico. Il Gip, concordando con la richiesta di misura coercitiva avanzata da quest’Ufficio anche per quanto riguarda la sussistenza di concrete ed attuali esigenze cautelari, ha disposto per il predetto indagato la misura cautelare degli arresti domiciliari.

Cronache della Campania@2018

Accusato di estorsione e legami con clan Massaro-Lettieri: assolto 49enne del Beneventano

$
0
0

Il GUP del Tribunale di Napoli Dott. Claudio Marcopido, accogliendo la tesi degli avvocati Vittorio Fucci  e Fiorita Luciano, ha assolto Vincenzo D’Onofrio, di 49 anni, di Arpaia in provincia di Benevento, dal reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso, commesso tra il 2015 e il 2016, ai danni di un imprenditore, nell’ambito delle vicende che hanno riguardato il clan Massaro-Lettieri. Le indagini, che portarono a diverse ordinanze di custodia cautelare, emesse dal GIP di Napoli, su richiesta della Procura Distrettuale, erano supportate da intercettazioni telefoniche e ambientali, da appostamenti e dalle dichiarazioni di diversi imprenditori. Il GUP ha, però, assolto Vincenzo D’onofrio, ritenendolo estraneo ai fatti contestati.

 

Cronache della Campania@2018

Ospedale di Caserta, apparecchio per laparoscopia pagato il 330% in più: Il pm ha chiesto 26 rinvii a giudizio

$
0
0

Apparecchio per laparoscopia per l’ospedale Di Caserta pagato il 330% in più. Il pm ha chiesto 26 rinvii a giudizio. Il pubblico ministero della Procura presso il Tribunale di Napoli Walter Brunetti ha chiesto il rinvio a giudizio per 26 imputati. Il gip  ha fissato l’udienza preliminare per il prossimo 21 febbraio.
Il reato ipotizzato è quello di turbativa d’asta in concorso. Questo l’elenco di coloro per i quali la Procura di Napoli ha chiesto il processo: Domenico Ovaiolo, ex direttore amministrativo dell’Azienda ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta, Nicola Tufarelli, dirigente della stessa azienda, Loredana Di Vico, Vincenzo Dell’Accio, Rosario Dell’Accio, Gennaro Ferrigno, Antonio Dell’Accio, Claudia Dell’Accio, Giuseppe Tortoriello, Gaetano Iorio, Elena Dell’Accio, Giovanni Ruggiero, Vincenzo De Vincenzo, Antonio Ippolito, Corrado Ursumando, Lorenzo Rocco, Salvatore Bellofiore, Antonio Carotenuto, Luca Russo, Luigi Moramarco, Maria Bianchi, Antonio Pace, Francesco Carafa, Maurizio Postiglione, Angela Maddalena.

Cronache della Campania@2018

Maestro di musica molestava i suoi allievi: condannato a 6 anni e 8 mesi di carcere

$
0
0

Accadeva durante le lezioni di pianoforte, in una scuola media della perifieria ebolitana. Accarezzava nelle parti intime i suoi giovani alunni e per il professore di musica, agli arresti domiciliari da marzo del 2017, con l’accusa di violenza sessuale ai danni di cinque allievi, è stato condannato a sei anni e otto mesi di reclusione. La sentenza è stata pronunciata ieri dal gup del tribunale di Salerno, Marilena Albarano che, all’esito del rito con il giudizio abbreviato, ha comminato all’uomo, assistito dall’avvocato Luigi Gargiulo, una pena più alta rispetto a quella avanzata dal pubblico ministero al termine della sua requisitoria. E’ stata invece concessa una provvisionale di cinquemila euro al sedicenne adescato sul bus dal quale sono partite le indagini. Il professore è stato incastrato grazie ad una complessa attività investigativa partita dalla denuncia del sedicenne, parte civile nel procedimento attraverso l’avvocato Luigi Spanpinato, molestato a bordo di un autobus lungo la tratta Battipaglia Eboli. Non si sono invece mai presentati per chiedere i danni, come riporta Il Mattino, gli ex alunni anch’essi vittime delle sue attenzioni morbose e che hanno parlato il sacco solo dopo la coraggiosa denuncia del ragazzo che, pur non conoscendo le generalità del docente, lo riconobbe tra alcune foto mostrategli dai carabinieri. I fatti risalgono all’anno scolastico 2014/2015. Sempre la stessa la tecnica utilizzata dal docente che, con la scusa di impartire le sue lezioni, si avvicinava agli studenti e cominciava a palpeggiarli soddisfando così, si legge nel capo di imputazione, il suo istinto sessuale. I ragazzini subivano senza ribellarsi per timore di un brutto voto e venivano costretti al silenzio dal professionista. Le perverse abitudini del docente erano note a tutti gli allievi della scuola che tacevano solo per paura; la macchina giudiziaria si è messa in moto solo due anni dopo quando, a subire le avances oscene del professore, è stato un ragazzino avvicinato in un autobus della Sita. Lo avrebbe avvicinato in maniera amichevole intavolando una chiacchierata senza che l’adolescente potesse intuire il secondo fine concretizzatosi poco dopo quando, approfittando della circostanza che sul bus c’erano pochi passeggeri, il docente cominciò a palpeggiarlo.

Cronache della Campania@2018

Salerno, monsignor Scarano condannato a tre anni di carcere

$
0
0

E’ stato condannato dalla corte di Appello di Roma a tre anni di reclusione Mons. Nunzio Scarano per corruzione e calunnia. La sentenza è stata emessa nella giornata di ieri dai giudici romani della terza sezione della Corte di Appello di Roma che ha, inoltre, aggravato di un anno il verdetto emesso in primo grato a carico del prelato ritendendo anche valido come capo di imputazione la corruzione oltre che la calunnia, reato per il quale era stato assolto in primo grado. Nello stesso processo ci sono Giovanni Maria Zito, ex agente dell’ Aisi e il broker Giovanni Carenzio. Questi ultimi decisero di essere processati con la formula del rito abbreviato, il monsignore scelse l’opzione del rito ordinario. L’inchiesta partì nel 2013, al centro del fascicolo vi era il tentativo di far rientrare dalla Svizzera circa 20milioni di euro con un jet privato. Secondo le accuse, l’ex contabile dell’amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica avrebbe, inoltre, versato una cifra di 400mila euro a Zito per l’operazione di trasferimento. Per i giudici di Roma il prelato avrebbe avuto il ruolo di far transitare i soldi su alcuni conti correnti dello Ior. Mons. Scarano, inoltre, ha due processi in corso di dibattimento. Uno che lo vede imputato insieme ad altre persone per riciclaggio e l’altro che lo vede accusa di finte donazioni.

Cronache della Campania@2018

Il boss confessa di aver ucciso per errore la sua amante e di aver gettato il cadavere nei Regi lagni

$
0
0

Domenico Belforte confessa di aver ucciso l’amante Angela Gentile per errore e di aver gettato il cadavere nei Regi Lagni.Stamattina, durante l’udienza di un processo a carico del clan Belforte. Il Pm della Dda Luigi Landolfi, forse il maggior conoscitore del clan marcianisano e delle sue connessioni con altri gruppi criminali del territorio, a partire da quelli di Caserta capoluogo e Maddaloni, ha svelato che il boss Domenico Belforte, lo scorso 17 gennaio, ha confessato di aver ucciso Angela Gentile per errore e di averne gettato il cadavere nei Regi Lagni.

Gustavo Gentile

Cronache della Campania@2018

Fallimento Deiulemar: la Cassazione decide a maggio sulle condanne definitive

$
0
0

E’ stata fissata per il prossimo 17 maggio l’udienza davanti ai giudici della Cassazione che dovrà decidere le sorti dei cinque armatori ancora coinvolti a vario titolo nel fallimento della Deiulemar di Torre del Greco, avvenuto nel 2012 e che ha coinvolto circa 13mila risparmiatori che avevano investito i loro risparmi nella società armatoriale. I giudici della Suprema corte dovranno emettere la sentenza definitiva su Giuseppe Lembo, l’unico fondatore ancora in vita e per il quale la Corte di Appello di Roma ha chiesto una condanna a 13 anni nel novembre del 2017.  Ma anche sui fratelli Pasquale e Angelo Della Gatta, sulle cui teste pendono due condanne in secondo grado per 11 anni e 8 mesi di galera ciascuno. Alla Cassazione sono arrivate anche Micaela Della Gatta, sorella di Pasquale ed Angelo, e la figlia dell’ex amministratore unico, il defunto Michele Iuliano, Giovanna Iuliano, entrambe condannate in Appello a cinque anni e quattro mesi di reclusione.

Cronache della Campania@2018


Uccise la figlioletta di 2 mesi scuotendola violentemente: mamma condannata a 10 anni di carcere

$
0
0

Salerno. Accusata di aver ucciso la fi­glia di 2 mesi condannata a dieci anni. La donna era accu­sata di omicidio preterinten­zionale e di calunnia (per quest’ultima accusa è stata assolta). Assolti dall’accusa di calunnia il padre della piccola e la nonna. La sentenza è stata emessa dai giudici della Corte di Assise di Salerno. I pubblici ministeri Roberto Penna e Francesca Fittipaldi avevano chiesto la condanna a 14 anni e sei mesi per De­nise Schiavo, madre della pic­cola deceduta e a quattro anni per gli altri due impu­tati.
La neonata giunse all’ospe­dale Santobono di Napoli, tra­sferita da Salerno in gravi condizioni e spirò poco dopo. Furono proprio i medici del nosocomio partenopeo ad ac­corgersi di alcune fratture ad entrambe le tempie e, ad al­cune costole. Immediata­mente scattò la denuncia alla magistratura che aprì un fa­scicolo. Secondo i consulenti nominati dalla Procura le le­sioni che presentava la pic­cola di appena due mesi le lesioni erano la conseguenza di un trauma subito alcuni giorni prima. Trauma che aveva determinato l’emorra­gia interna per cui la bambina era stata trovata dai genitori priva di sensi e por­tata in ospedale. L’ipotesi for­mulata fu quella che la bambina fosse stata scossa in maniera talmente violenta da provocare le lesioni.

Cronache della Campania@2018

Ambulanze della Croce Aversana vicino al clan dei Casalesi: l’imprenditore resta ai domiciliari

$
0
0

Ambulanze della Croce Aversana vicino al clan dei Casalesi: l’imprenditore resta ai domiciliari. Un monopolio nella gestione delle ambulanze al Moscati di Aversa ottenuto grazie alle minacce degli “amici di Casale” alle ditte concorrenti. Questa l’accusa nei confronti di Luigi Belfiore, 63 anni di Aversa e titolare della “Croce Aversana”, che ha retto anche in Cassazione. La Suprema Corte ha confermato decisione del Tribunale del Riesame di Napoli e gli arresti domiciliari per l’imprenditore accusato di estorsione. Secondo l’ipotesi investigativa la “Croce Aversana” avrebbe realizzato un monopolio nel trasporto dei malati grazie alle minacce esercitate nei confronti della ditta concorrente, la Croce Flegrea.

Gustavo Gentile

Cronache della Campania@2018

Truffa al concorso per agente penitenziario: in tre ai domiciliari, oltre 100 gli indagati

$
0
0

Napoli. Notificata l’avviso di conclusione indagini per 160 concorrenti al concorso per accedere nel corpo di polizia penitenziaria. Tre persone, invece, sono finite ai domiciliari. L’indagine è coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli. I militari della guardia di Finanza e il personale del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria (NIC) hanno dato esecuzione a 3 misure cautelari degli arresti domiciliari emesse dal gip presso il Tribunale partenopeo nei confronti di Dario Latela, Carolina Caiazzo e Daniele Caruso, e a numerosi decreti di perquisizione. I destinatari della misura cautelare sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di delitti di truffa aggravata in danno dello Stato e altri gravi reati commessi in relazione alle procedure afferenti il reclutamento, per l’anno 2016, di 400 allievi agenti del Corpo di polizia penitenziaria. In merito al reclutamento, le indagini svolte dal Nic e dal Nucleo Pef, nel contesto di differenti procedimenti instaurati presso le Procure di Napoli e Roma, hanno consentito di acquisire gravi indizi in ordine: alla divulgazione di materiale concorsuale riservato, ad opera di un soggetto legato da rapporti di lavoro alla Intersistemi Spa di Roma, la società aggiudicatrice dell’appalto per l’elaborazione, la stampa e la fornitura delle batterie di questionari da utilizzare nel contesto della relativa prova scritta, svoltasi a Roma dal 20 al 22 aprile 2016; alla successiva commercializzazione, da parte degli stessi soggetti gia’ attinti, il 17 ottobre 2018, da analoga misura restrittiva in relazione alle vicende del concorso VFP4 2016 (tra gli altri Sabato Vacchiano, Giuseppe Fastampa, Giuseppe Zarrillo, Luigi Masiello, Ciro Fiore), e di altri loro stretti collaboratori, tra cui i soggetti destinatari del provvedimento in esecuzione, a favore di un numero consistente di candidati, di dette batterie riservate. Alcuni concorrenti erano stati scoperti durante lo svolgimento della prova scritta, con sistemi di comunicazione a distanza quali auricolari e telefoni cellulari, nonchè con cover di telefonini, braccialetti che riproducevano le sequenze di risposte esatte afferenti ai predetti questionari da somministrare e t-shirt sulle quali erano state impresse risposte esatte sotto forma di simboli matematici.Il quadro indiziario, ritenuto dal giudice idoneo all’adozione dei provvedimenti oggi eseguiti, dovrà naturalmente ricevere la conferma dal contraddittorio già nella fase cautelare. Sono stati altresì eseguiti due decreti di sequestro preventivo di un autoveicolo Hummer e di uno scooter di grossa cilindrata che si ritiene siano stati acquistati con i proventi delle attività delittuose contestate. Completate le operazioni connesse alla esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare si procederà alla notifica di circa 160 avvisi di conclusione delle indagini nei confronti dei concorrenti che avevano fatto uso del materiale riservato, nonchè di intermediari e di altri soggetti emersi in rapporti illeciti afferenti alla divulgazione dello stesso materiale con i principali indagati. In ragione della gravita’ dei fatti concernenti il concorso in questione, con suo provvedimento in data 22 giugno 2017, il Capo del Dipartimento della Polizia penitenziaria aveva annullato la relativa prova scritta disponendo la ripetizione della stessa, espletata poi nel mese di luglio 2017.

Cronache della Campania@2018

Salerno. Arrestato per corruzione direttore dell’Agenzia delle Entrate, l’imprenditore La Marca ed un esponente del Clan Maiale

$
0
0

Nella serata di ieri militari della Guardia di Finanza e dell’Arma dei Carabinieri di Salerno, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Salerno nei confronti dell’imprenditore Gianluca La Marca, amministratore di fatto del noto Caseificio Tre Stelle con sede in Eboli, e del pluripregiudicato Giovanni Maiale, capo dell’omonimo clan camorristico operante nella Piana del Sele, almeno sino al momento in cui, nell’anno 1994, decise di collaboratore con la giustizia successivamente alla condanna di primo grado per il reato associativo ed il concorso in diverse estorsioni. Con la medesima ordinanza cautelare è stata disposta la misura cautelare degli arresti domiciliaci nei confronti di Emilio Vastarella, Direttore Provinciale dell’Agenzia delle Entrate di Salerno al quale viene contestato il delitto di corruzione in concorso con La Marca Gianluca. Le indagini hanno riguardato principalmente la figura di Gianluca La Marca, il quale, negli ultimi anni, ha attuato una politica economica espansionistica: sfruttando risorse provenienti da una massiccia evasione fiscale attuata dalla azienda di famiglia. Caseificio Tre Stelle, da lui di fatto amministrata, progettando di acquistare direttamente, o tramite familiari, aziende di allevamenti dì bufale della zona di Capaccio Paestum ed Eboli in stato di crisi e sottoposte a procedure esecutive; avvalendosi della capacità intimidatoria di Giovanni Maiale per minacciare altri imprenditori e scoraggiarli dall’acquisto, alle aste giudiziarie, si impossessava di una azienda di allevamento e produzione di latte di bufala di suo interesse ed annesso terreno. In particolare, Giovanni Maiale, detto “Giovanniello”, ex collaboratore di giustizia capitalizzato, come documentato dalle indagini dei Carabinieri, mediante minacce dissuadeva un imprenditore dalla partecipazione all’asta giudiziaria relativa ad una procedura esecutiva immobiliare avente ad oggetto l’aggiudicazione di un’azienda agricola, alla quale era interessato Gianluca La Marca. In occasione dell’asta giudiziaria in questione nessun altro imprenditore partecipava all’incanto ed i beni oggetto di esecuzione sono stati formalmente aggiudicati, al prezzo complessivo di 944 mila euro, a fronte di un valore stimato di circa 3 milioni di euro, alla madre di Gianluca La Marca. Quest’ultimo, a sua volta, aveva anche cercato di corrompere il custode giudiziario ed incaricato della vendita all’asta, promettendogli del denaro (che non ha accettato), allo scopo di ritardare l’aggiudicazione dei beni.
La pericolosità sociale del La Marca Gianluca è stata ulteriormente confermata allorchè, nel corso dí perquisizioni disposte da questa DDA lo scorso mese di giugno, le Fiamme Gialle traevano in arresto il cugino di Gianluca La Marca, trovato in possesso, presso la sua abitazione, di un fucile a pompa e di una pistola con matricola abrasa. Tali armi, come emerso dalle conversazioni intercettate, erano di proprietà del La Marca, il quale, temendo i controlli delle Forze dell’ordine, le aveva consegnate in custodia cugino, nonché dipendente del Caseificio Tre Stelle affinché le nascondesse. Quest’ultimo, dopo una prima dichiarazione, si autoaccusava falsamente di essere il proprietario delle armi pur di non fare il nome del La Marca. Nel corso delle indagini si accertava altresì che Gianluca La Marca, al fine di risolvere le pendenze tributarie del Caseificio Tre Stelle ed i debiti che aveva accumulato con il Fisco, si era rivolto direttamente al Direttore provinciale dell’Agenzia delle Entrate di Salerno, Vastarella Emilio, corrompendolo con un bracciale da donna in oro e brillanti (che veniva effettivamente rinvenuto e sequestrato nella abitazione del Direttore dell’Agenzia) ed un orologio di valore (che il La Marca intercettato confermava di avere poco prima consegnato), ottenendo, in cambio, uno sconto di oltre 60 mila euro in realtà non spettante sulle sanzioni che erano state comminate al caseificio dalla Commissione Tributaria. Tale trattamento di favore veniva formalmente giustificato, nel provvedimento a firma del Direttore, sulla scorta di un’eccezionale situazione dì difficoltà finanziaria del caseificio, artatamente fatta emergere nella istruttoria della pratica, quando nella realtà i conti dell’azienda evidenziavano una situazione particolarmente florida e la attività commerciale era in piena espansione. In questo modo, il caseificio, oltre a beneficiare di uno sconto di più di 60 mila euro sulle sanzioni, otteneva dall’Amministrazione finanziaria lo sblocco di un ingente rimborso IVA, che l’Agenzia delle Entrate aveva, come per prassi, congelato in presenza delle controversie tributarie. Per tale vantaggio economico, conseguito illecitamente, il Gip aveva già accolto la richiesta di sequestro preventivo avanzata da questa DDA e la Guardia di Finanza aveva sottoposto a sequestro più di un milione di euro sui conti correnti del Caseificio Tre Stelle.

Cronache della Campania@2018

Ergastolo per il boss Zagaria per i delitti di Antonio Bamundo e Michele Iovine

$
0
0

Ergastolo per Michele Zagaria. Questa la pena inflitta dal giudice Provitera della Corte d’Assise di Napoli per i due omicidi di Antonio Bamundo, avvenuto nel 2000 a San Marcellino, e di Michele Iovine, avvenuto nel 2008 a Casagiove dei quali Capastorta è stato il mandante. Bambundo, vicino ad un altro boss ergastolano (Vincenzo Zagaria), venne ucciso nel distributore di benzina a lui intestato a San Marcellino. A decretarne la morte, secondo la ricostruzione degli inquirenti, fu Michele Zagaria che riteneva che Bamundo avesse dato informazioni utili alla cattura del boss di Casapesenna alla Direzione Investigativa Antimafia.
Iovine, parente di ‘o Ninno e referente dei Casalesi nella zona tra Casagiove ed il capoluogo, venne eliminato in seguito ad alcuni raid incendiari ai danni di imprenditori vicini a Zagaria.

 Gustavo Gentile

Cronache della Campania@2018

Viewing all 6090 articles
Browse latest View live


<script src="https://jsc.adskeeper.com/r/s/rssing.com.1596347.js" async> </script>