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Camorra&Politica, Nicola Schiavone: ‘Non guardavamo ai partiti, ma solo a chi vinceva’

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Insospettabili ed assoldabili: così dovevano essere i candidati sindaci nell’agro aversano. E’ quanto emerge dalle dichiarazioni che Nicola Schiavone, figlio del capoclan dei Casalesi Francesco Sandokan, ha reso ai magistrati antimafia dopo la sua decisione di collaborare con la giustizia. Ed emerge uno spaccato che, in parte, era facilmente immaginabile, cioè la ‘presenza costante’ del gruppo criminale anche nelle scelte politiche. Ma, soprattutto, viene fuori un ‘lavoro certosino’ per far candidare a sindaco persone che dovevano essere al di sopra di ogni sospetto delle forze dell’ordine, ma al tempo stesso pronte ad accontentare le richieste che proveniva dai boss.
“Guardavo l’affidabilità di quella persona, la serietà nei nostri confronti, il fatto che non fosse attenzionato dalla magistratura, il profilo anche psicologico e l’appartenenza della famiglia di provenienza”. Erano queste le basi di partenza del ragionamento di Nicola Schiavone e dei suoi sodali per scegliere i candidati a sindaco, che dovevano ottenere il “nulla osta” per la candidatura, mentre l’ultima parola sulle liste (Schiavone fa riferimento alle elezioni 2004 e 2007 a Casale che lo hanno visto protagonista) “io dovevo avere l’ultima parola sulla base degli stessi criteri di prima”.
E nei verbali spunta anche il nome di Nicola Cosentino, ex sottosegretario del governo Berlusconi e per anni leader indiscusso di Forza Italia e Pdl in provincia di Caserta e poi in Campania. Stando al racconto del neo collaboratore sarebbe stato in alcuni casi proprio Cosentino a dare “indicazioni” sui candidati insieme ad un’altra persona che, per il momento, resta ancora “un’incognita” essendo “omissata” nei verbali. Ma il dato che emerge è che il clan non faceva distinzione di partito o ideologia. “Chiunque di loro avesse vinto doveva far riferimento a noi del clan” ha spiegato il figlio del capoclan.

 Gustavo Gentile

Cronache della Campania@2018


Don Barone, due pentiti inguaiano il “prete sciupafemmine”

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Un prete “sciupafemmine” a cui piaceva la bella vita tra auto di lusso, telefonini alla moda e le belle donne. Questo il profilo che tratteggiano i collaboratori di giustizia Nicola Panaro e Francesco Barbato di don Michele Barone, il sacerdote del Tempio di Casapesenna finito sotto processo con l’accusa di violenza sessuale, nei confronti di due ragazze, e di maltrattamenti e lesioni durante pratiche esorcistiche ai danni di una ragazzina di 13 anni di Maddaloni.
E’ la Dda che sta scavando sui rapporti tra il prete e la criminalità organizzata, rapporti anche familiari con il cugino omonimo di don Barone affiliato alla fazione Zagaria e oggi collaboratore di giustizia. Ma se Barbato si limita a rivelare che don Barone aveva “la nomea di sciupafemmine”, è Panaro a rivelare alcuni aspetti di don Michele Barone, usato anche per trasmettere i messaggi dall’esterno del carcere.
Un rapporto – quello tra il sacerdote e Panaro – che è proseguito anche dopo al punto che quando Panaro venne scarcerato nel 2002 fu don Michele a celebrare le sue nozze. Per Panaro don Michele era “disponibile” con gli affiliati in carcere dove era vicecappellano. Servizi per cui “problemi non se n’è mai posti anche perchè a lui certe cose piacevano”.
E le cose che piacevano erano “regali, telefonini ultima uscita” ma anche “le auto e le donne”, rivela Panaro ai magistrati della Dda. “Era un prete che non doveva, a mio parere” ma che probabilmente “è stato indotto a fare una scelta che non era la sua”. Insomma la vocazione era sbagliata.

Gustavo Gentile

Cronache della Campania@2018

Concorsi truccati: spunta ‘il nero’, fratello di un poliziotto che faceva i ‘pacchi’ alla cricca e che molti volevamo uccidere. LE INTERCETTAZIONI

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Nella cricca dei “concorsi truccati” c’è anche chi fa pacchi e questo fa innervosire, e non poco, chi, invece, cerca di “mantenere” le promesse fatte agli aspiranti concorrenti ai quali venivano offerte “facilitazioni” a caro prezzo (dai 2mila ai 5mila euro).
E’ quanto emerge dagli atti dell’ordinanza cautelare che ha portato all’arresto di 15 persone nei giorni scorsi, tra cui il dipendente del Ministero della Difesa Giuseppe Zarrillo di Capodrise. E proprio quest’ultimo, al telefono con un altro indagato, Sabato Vacchiano, commenta l’operato del ‘Nero’, che resta ancora senza un nome reale, che avrebbe truffato decine di persone.
“Lo vanno cercando tutti, io sono quattro giorni che aspetto che mi chiama. Gliel’ho detto al fratello poliziotto”. Questo “Nero” agirebbe nella zona di Aversa e nell’agro aversano, ma avrebbe truffato anche delle persone a Napoli. “Mo ultimamente pure la polizia, chissà quanti ne ha truffati” commenta Zarrillo.
“Ha fatto il ladro – aggiunge – dice che ci sono i test, però quelli falsi. Neanche in Caserma sta andando” fatto che fa ipotizzare si tratti di un altro esponente delle forze armate.

E’ il mattino presto del 25 giugno del 2016 al telefono Zarrillo chiede a Sabatino per quali materie vale il messaggio che gli ha inviato ieri sera. Sabatino dice che vale per tutte tranne per matematica e per logica. Sabatino spiega la “formula” a Zarrillo mediante la quale i partecipanti supereranno ì test VFP4.! Sabatino dice che tutto è cambiato ieri sera per non permettergli di divulgare la formula. Poi Sabatino dice che chi g!i ha dato la formula ha detto di far sbagliare almeno una domanda ai partecipanti che la utilizzeranno, per esempio inglese. Sabatino dice di avere già l’incognita del giorno 28. Poi parlano del “Nero” che secondo Peppe sta prendendo soldi per i concorsi.
Ecco il testo integrale dell’intercettazione contenuta nelle 472 pagine dell’ordinanza cautelare firmata dal gip Linda Comella:

Giuseppe Zarrillo: perciò sto facendo, perché io dove ti posso far venire, non ci sono problemi, hai capito? Ragazzo, ma il NERO ha fatto un altro pacchetto a queHo che sta nella caserma di FUORiGROTTA
Sabato Vacchiano: davvero?
Giuseppe Zarrillo: alla faccia dei cazzo
Sabato Vacchiano:(ride)
Giuseppe Zarrillo: come ho capito io, l’ha fatto camminare storto (ride)
Sabato Vacchiano:(ride)
Giuseppe Zarrillo: gli devono tagliare le corna. ma questo è proprio imbroglione, ragazzo
Sabato Vacchiano: ma tu ancora non lo hai incontrato?
Giuseppe Zarrillo: no, comunque, ho incontrato il fratello
Sabato Vacchiano:  ai!ora?
Giuseppe Zarrillo: quello, il fratello sta nella Polizia, sta ad AVERSA, hai capito?
Sabato Vacchiano:  allora?
Giuseppe Zarrillo: fuori alle scuole, l’ho incontrato. dissi, fammi chiamare urgentemente. perché questo devi risolvere · problemi alla gente, ho detto ‘la gente vuole uccidere me’
Sabato Vacchiano:  bravo
Giuseppe Zarrillo: prima si mangia tutto e a me mi vogliono uccidere
Sabato Vacchiano:  eh
Giuseppe Zarrillo: hai capito?
Sabato Vacchiano:  e lui cosa ha detto?
Giuseppe Zarrillo:l ui mi ha telefonato, ha detto ‘ci vediamo tra un paio di giorni’, sono passati quattro giorni ancora mi deve dare l’informazione. però io rni sono registrato (fonetico) la telefonata (incomprensibile) la verità questo è troppo scemo sto ragazzo, questo ha fatto secondo me, ha fatto camminare start chissà a quanta gente (incomprensibile) purelie pietre, per gli imbrogli che ha fatto
Sabato Vacchiano:  eh quello (incomprensibile) tutto ; ma questo nè ha fatto poste, banche (incomprensibile),
Giuseppe Zarrillo:ma questo, ma questo non sta bene con la1 testa, ma non ha paura che qualcuno gli taglia la testa, questo e quell’altro
Sabato Vacchiano:  no. perché lui sempre tramite amici, hai capito
Giuseppe Zarrillo: eh?
Sabato Vacchiano:  tramite amici, eh
Giuseppe Zarrillo: vuole coinvolgere altri
Sabato Vacchiano:  eh
Giuseppe Zarrillo: hai capito
Sabato Vacchiano:  e poi dopo gli am1c1 passano i guai, gli amici passano i guai, hai capito?
Giuseppe Zarrillo: ma passano i guai fino ad un certo punto
Sabato Vacchiano:  nel senso che passano i guai, ci mettono loro la faccia
Giuseppe Zarrillo: la gente, !a gente addosso, questo è, hai capito, è un uomo di merda proprio, pure a PEPPE chissà quante gliene ha fatte a PEPPE, il Maresciallo là
Sabato Vacchiano:  pure
Giuseppe Zarrillo:eh, pure a quello, perché ci sono andati certi amici da lui. dice che questo lo conosci, non lo conosco ·, lui telefonò a me, io dissi come, ha detto ma dove sta questo e dissi indirizzo e tutto, ma ha truffato più gente (incomprensibile)
Sabato Vacchiano:  ma che fine fanno questi soldi?
Giuseppe Zarrillo: che?
Sabato Vacchiano:  che fine fanno questi soldi?
Giuseppe Zarrillo: sta a ROMA lo sa lui, lo sa lui, (incomprensibile)
Sabato Vacchiano:  ma questo è scemo?
Giuseppe Zarrillo: vabbuò, ma io non !o so, ma questo è scemo davvero
Sabato Vacchiano:  buò
Giuseppe Zarrillo: ma questo, io penso che lo uccidono, ma non si vergogna che qualcuno lo denuncia o altro
Sabato Vacchiano:  (incomprensibile) quello pensa, dice, se mi uccidono mi fanno un piacere
Giuseppe Zarrillo: bravo
Sabato Vacchiano: se lo uccidono gli fanno un piacere
Giuseppe Zarrillo: e secondo me lo uccidono
Sabato Vacchiano:  così è, fidati, poi chi deve avere qualcosa, uno lo vuole vedere morto, lo vuole vedere vivere maga · vuole recuperare, hai capito, quello l’ha studiata bene, non ti preoccupare quello l’ha studiata bene, se avanza qualcosa da qualcuno, uh, tu non vuoi che quello muore, vuole che quello vive
Giuseppe Zarrillo: bravo
Sabato Vacchiano:  per vedere se riesce a fare qualcosa, eh, eh, (ride) quello l’ha studiata bene
Giuseppe Zarrillo: è un uomo di merda però, ma non si fa trovare, a me sono otto mesi che non si fa vedere, ne h truffato gente che conosco, gli ho mandato, io gli ho mandato ma sempre a livello dì conoscenza, non è che io mi sono messo in mezzo o mi sono preso qualcosa io, che hai capito
Sabato Vacchiano:  uh
Giuseppe Zarrillo: perché da questo merda qua non ti puoi pigliare niente, perché questo merda ti fa trovare solo ne guai
uh
Giuseppe Zarrillo: hai capito che fa, ma è proprio scemo proprio, mò ultimamente pure per la Polizia, chiss quanti ne ha truffati
Sabato Vacchiano:  minchia, pure là, ha fatto un male servizio
Giuseppe Zarrillo: si, si, ha fatto il ladro (incomprensibile) dice che ci sono i test, però quelli falsi (incomprensibile) che ha combinato, (incomprensibile), gente che mi prende (incomprensibile) hai capito, dice ma questo io vedi ancora (incomprensibile) non si è fatto vedere più, nè per me, nè per loro, tu ha capito? Neanche in caserma sta andando
Sabato Vacchiano: (incomprensibile)
Giuseppe Zarrillo: sta a disposizione dell’ospedale militare di ROMA
Sabato Vacchiano: ah
Giuseppe Zarrillo: hai capito?
Sabato Vacchiano:  gli hanno fatto avere la convalescenza, la convalescenza
Giuseppe Zarrillo: eh, ma lo sai lui cosa sta combinando, sta combinando tutti casini, lo sai lui e che gli è mort (incomprensibile)
Sabato Vacchiano: non gli possono fa niente, te lo dico io, te lo dico io, no gli possono far niente
Giuseppe Zarrillo: eh, perciò, quello ne approfitta di questo, secondo me, hai capito, ha imbrogliato poste, banche
Sabato Vacchiano: ha messo insieme un milione di euro, ha messo insieme un milione di euro
Giuseppe Zarrillo:lo sa lui che cosa ha combinato
Sabato Vacchiano: (ride)
Giuseppe Zarrillo:poi la gente va dalla moglie, in questura, la gente
Sabato Vacchiano: davvero?
Giuseppe Zarrillo: eh, (incomprensibile) la moglie, in questura, la moglie e la sorella, un fratello sta al Commissariato d AVERSA, un altro fratello sta nell’Intendenza di Finanza, sono tutte persone che comunque
Sabato Vacchiano: che contano
Giuseppe Zarrillo: che contano (incomprensibile) contano, hai capito, un altro nel Comune di AVERSA, un altro · professore di scuola, tutte persone, lui è la pecora nera
Sabato Vacchiano: mannaggia la miseria, meno male che allora subito feci
Giuseppe Zarrillo: il fratello poliziotto fà, (incomprensibile) i seggi, fuori la scuola andò a pigliarlo (incomprensibile) diss· «fammi il piacere, fammi chiamare, perché io ne ho bisogno di questo cretino (fonetico), qua I gente viene da me» perché quelli sanno che era dirigente sindacale
Sabato Vacchiano: bravo
Giuseppe Zarrillo: sindacato nostro, è vengono da me, io cosa c’entro, hai capito
Sabato Vacchiano: uh
Giuseppe Zarrillo:hai capito, questo merda cosa ha fatto, ne ha approfittato, capito, del sindacato, e ha fatto credere che lui è un dirigente, un dottore della fica della mamma
Sabato Vacchiano: dottor TRIMARCHI (fonetico), dottor TRIMARCHI (ride)
Giuseppe Zarrillo: TRIMARCHI (incomprensibile)
Sabato Vacchiano: (ride)
Giuseppe Zarrillo: dottore (incomprensibile)
Sabato Vacchiano: mò, tu sei dottore veramente e ancora non l’ha scritto là sopra
Giuseppe Zarrillo:che cosa?
Sabato Vacchiano: tu sei dottore veramente e ancora non ha fatto la targhetta con la scritta dottore (ride)
Giuseppe Zarrillo: mò a novembre mi iscrivo, mi prendo gli altri due anni, a novembre mi iscrivo di nuovo, hai capito?
Sabato Vacchiano: uh
Giuseppe Zarrillo:ho parlato con, no, ho parlato con (incomprensibile} ad AVERSA, hai capito?
Sabato Vacchiano: uh
Giuseppe Zarrillo:mì faccio gli altri due anni, mi conviene, hai capito, per due anni, hai capito, è meglio che lo tengo sempre un pezzo di carta
Sabato Vacchiano: è certo, (incomprensibile) me la prendo pure io
Giuseppe Zarrillo: te la faccio prendere, a novembre ti puoi iscrivere pure tu
Sabato Vacchiano: io faccio quella veloce, veloce, poi ti spiego da vicino
Giuseppe Zarrillo:tu, tu, me che devi spiegare da vicino, te lo spiego io a te da vicino, non ti preoccupare, no dobbiamo andare da nessuna, non ti preoccupare
Sabato Vacchiano: poi vediamo (fonetico)
Giuseppe Zarrillo:se mi stai a sentire, io ti faccio, perché noi dobbiamo fare la sowenzìone con lo Stato, noi… t ipreoccupare, ci danno ii 50%, ce Il dà lo Stato, hai capito?
Sabato vacchiano: uh
Giuseppe zarrillo: e poi ti spiego, li spiego io, non ti preoccupare, se ti vuoi iscrivere (incomprensibile) ti iscrivi e te I prendi, e ti prendi quella là in Scienza, Educazione e Formazione, quella che si stanno prendendo tutti l militari, militari, poliziotti, Carabinieri, Polizia, tutti se la stanno pigliando, hai capito?”…

Gustavo Gentile

@riproduzione riservata

Cronache della Campania@2018

‘Tre o quattro mesi e siamo fuori’, le intercettazioni choc degli assassini del vigilante Della Corte

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Un atteggiamento deprecabile, quello dei tre assassini di Francesco Della Corte. “Ridono”, sottolinea più di una volta uno degli inquirenti, convinti che la legge non pssa punirli. Si sorridono, si danno coraggio l’un l’altro. “Ora vediamo il giudice cosa vuole fare, lo sfogo di legge, tre o quattro mesi e siamo fuori…”.
Hanno ridotto in fin di vita un uomo di cinquantuno anni, colpito alle spalle senza motivi mentre svolgeva il proprio lavoro di metronotte. Luigi C., Ciro U., Kevin A. hanno da poco confessato messi alle strette dalle indagini dei poliziotti di Scampia e di Chiaiano e dalle immagini dell video che li ritrae mentre scappano dopo l’aggressione. Di lì a qualche ora Francesco Della Corte morirà in un lettino di ospedale dopo un paio di settimane di coma, ma il rischio di aver ammazzato un uomo non sembra turbare più di tanto il gruppetto di Chiaiano. Ci sono anche altri ragazzi assieme ai reo confessi che si mostrano divertiti per quella esperienza da sospettati.
La famiglia, come riporta Il Mattino, del povero vigilante, difesa dall’avvocato Marco Epifania, si costituirà parte civile in vista della prima udienza fissata il 23 gennaio dinanzi al Tribunale dei Minori. Per gli inquirenti si è trattato di un omicidio a scopo di rapina (la pistola), ma il movente economico non viene sostenuto dai tre piccoli assassini. Spiega Luigi C., uno dei primi a confessare: “Erano le tre di notte, trovammo la cornetteria chiusa, avevo degli spinelli, forse preso dall’euforia decidemmo di aggredire il vigilante che ogni notte passava all’esterno della metropolitana”. Assieme a Kevin (in posizione defilata) ha inizio l’aggressione a colpi di piedi di tavolino trovati nei rifiuti. Un’aggressione che finisce solo quando i tre si rendono conto che a terra quell’uomo rantola come se stesse “russando”, tanto da spaventare gli stessi assassini che a questo punto tagliano la corda. Dopo essere stato interrogato Ciro U. se la prende con gli amici: “Io ho detto che gioco a pallone, se dici qualcosa ti schiatto la testa”. Difeso dal penalista Antonino Rendina, il ragazzo in un secondo momento ammetterà di aver fatto parte del gruppo, senza impugnare però un’arma e senza partecipare all’aggressione. Agli atti c’è anche una dichiarazione di un dirigente della Chiaiano Brothers, che definisce Ciro come uno dei “pilastri” della squadra, sempre presente negli allenamenti e sempre pronto ad aiutare il prossimo. Intercettato anche Luigi C. (difeso dal penalista Mario Covelli), che entra nella stanzetta in modo spavaldo e si mostra preoccupato solo quando Kevin A. (difeso dall’avvocato Antonella Franzese) gli racconta di aver visto il video: “Mi ha preso di faccia, poi venivate tu e Ciro”.

Cronache della Campania@2018

Inchiesta fondi Aias: chiesto il rinvio a giudizio per moglie e figlie di Ciriaco De Mita

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I fondi destinati alla gestione dei centri di assistenza agli spastici utilizzati per spese personali o per l’acquisto e la ristrutturazione di immobili. Le indagini preliminari sulla gestione dei centri Aias di Avellino, Nusco e Calitri, e dell’associazione Noi con Loro sono concluse e la procura della Repubblica di Avellino ha chiesto il rinvio a giudizio per Anna Maria Scarinzi, moglie di Ciriaco De Mita, per le figlie Simona e Floriana De Mita e per altre 7 persone. Tutti sono accusati a vario titolo di peculato, riciclaggio, malversazione ai danni dello stato e truffa aggravata e dovranno comparire di fronte al gup del tribunale di Avellino il prossimo 6 marzo. I fatti riguardano gli ultimi anni di gestione dei centri di assistenza, per i quali si sono registrati ammanchi per oltre 6 milioni di euro, irregolarita’ nell’accreditamento presso il servizio sanitario nazionale e l’affidamento di consulenze da parte di ditte esterne per mascherare quelli che i pm ritengono ‘stipendi’ alla figlie dell’ex presidente del Consiglio. Nei giorni scorsi il tribunale del Riesame ha dissequestrato le sedi dell’Aias di Nusco e Calitri, ma non e’ stato ancora risolto il nodo degli stipendi arretrati per circa 40 dipendenti, che vantano dodici mensilita’ mai corrisposte.

Cronache della Campania@2018

Giudici di pace corrotti, il processo di Roma trasferito a Nocera Inferiore

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Torre Annunziata. Approderà a Nocera Inferiore, il processo a carico di 27 indagati accusati a vario titolo di corruzione e finiti nella maxi inchiesta che ha portato in carcere il giudice di pace e avvocato scafatese Antonio Iannello. Il tribunale del Riesame di Roma che ha valutato le istanze di libertà di alcuni degli indagati, non ultimo quella di Iannello (sulla quale la decisione è riservata) ha rigettato i ricorsi degli avvocati difensori ed ha accolto l’eccezione di competenza territoriale trasferendo gli atti dalla Procura di Roma a quella di Nocera Inferiore. In prima istanza, il fascicolo era stato spostato a Salerno, ma i giudici accortisi dell’errore materiale hanno rimesso l’inchiesta a Nocera Inferiore. Tutti gli episodi di corruzione e favoreggiamento, infatti, sono avvenuti a Scafati in via Zara, nello studio di Antonio Iannello dove i finanzieri della Compagnia di Torre Annunziata che hanno seguito le indagini avevano installato una telecamera e una microspia. Erano finiti in carcere e ai domiciliari, dunque, giudici di pace, consulenti tecnici e due carabinieri con le accuse di corruzione, favoreggiamento e violazione del segreto d’ufficio. Le combine su consulenze tecniche affidate dal giudice a Ctu compiacenti e disposti a pagare una percentuale di 250 euro ad incarico e su processi che riguardavano sinistri stradali in danno delle compagnie assicurative, saranno valutate dai pm della Procura retta dal Procuratore Antonio Centore. In ogni caso il giudice per le indagini preliminari dovrà riemettere formalmente l’ordinanza a carico degli indagati altrimenti perderà efficacia. Non è escluso che la prossima settimana possa avvenire il passaggio formale con un nuovo giro di interrogatori e nuovi ricorsi, eventualmente, al tribunale del Riesame competente, cioè quello di Salerno.

Rosaria Federico

Cronache della Campania@2018

Concorsi truccati, anche un maresciallo di Castellammare indagato nell’inchiesta. LE INTERCETTAZIONI

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Molti sapevano, pur non essendo gli autori materiali, di questo algoritmo capace di far superare brillantemente le prove durante i concorsi per l’ingresso nelle forze armate. I dettagli emergono nell’ordinanza firmata dal giudice Linda Comella. E’ il caso del maresciallo dell’esercito di Castellammare di Stabia, Efisio Fiorenza che aveva mediato per la cessione della formula ad un 26enne di Capua, in provincia di Caserta, impegnato in un concorso per agente di polizia penitenziaria il 12 aprile 2016 ottenendo il punteggio di 48,91 per cultura generale e 7,500 per inglese insieme ad un altro giovane, A cedere il materiale fu – secondo gli investigatori – proprio il maresciallo Fiorenza. Il 26enne di Capua ed un altro giovane aspirante agente di polizia penitenziaria raccontano a Fiorenza di aver trascorso la notte precedente al concorso “a casa di un generale” ad esercitarsi con un sistema simile alla formula utilizzata per il concorso VFP4. Il generale avrebbe rassicurato dicendo “non ti preoccupare, è sicura”. Ed infatti così è stato. Dalle intercettazioni telefoniche non è emersa la consegna di danaro quale corrispettivo della cessione della formula. Si è trattato di un piacere fatto da Rocco D’Amelia al maresciallo senza percepire danaro così come si evince dalle intercettazioni telefoniche in cui si intuisce che Rocco D’Amelia ha fatto una cortesia senza percepire danaro parlando di “foraggio”. D’Amelia, parlando con il maresciallo Fiorenza, chiede se il ragazzo che ha beneficiato della formula grazie non al denaro ma “foraggiata” abbia stupito l’aspirante agente penitenziario. Racconta a D’Amelia che la madre del ragazzo è rimasta contenta “Lei è rimasta contentissima” poi le ha anche detto che “ho fatto un piacere giusto perché siete voi… perché è una compagna di mia sorella”. Fiorenza aveva avuto rapporti diretti con la madre del giovane alla quale aveva proposto l’acquisto dell’algoritmo da Rocco D’Amelia. “Vieni qua ti devo parlare. Gli spiegai tutto. Quella non ci poteva credere. Poi, giustamente, non ci riusciva a credere, a capire bene cioè…poi alla fine gli feci cedere, gli feci vedere, gli spiegai come poteva…come funzionava sta…sta regola”. Poi la discussione sul compenso, in virtù della “raccomandazione” del maresciallo Fiorenza. Il militare aveva rassicurato D’Amelia dicendo “guarda, questo è un amico per cui mi ha chiesto…è un foraggio che dovresti dare”. Prima ha detto: “ Vedi come va e poi vieni qua ci prendiamo un caffè e ci facciamo un regalo”. Il contenuto del loro dialogo – secondo la Procura – è inequivocabile, essendo esplicito il riferimento all’algoritmo ideato per il superamento della prova concorsuale.

 Emilio D’Averio

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Cronache della Campania@2018

Napoli, la Dia sequestra l’azienda bufalina dei Casalesi

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La Direzione Investigativa Antimafia di Napoli sta eseguendo un provvedimento di sequestro beni, emesso dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere – Sezione Misure di Prevenzione, su proposta del Procuratore della Repubblica di Napoli. Il valore dei beni in sequestro è stimato in oltre 350 mila euro. I beni sottoposti a sequestro sono riconducibili a MORRONE Giuseppe di Castel Volturno , titolare dell’omonima impresa individuale attiva nel settore dell’allevamento di bufale e produzione di latte crudo, già destinatario di provvedimento di applicazione della sorveglianza speciale di P.S. con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per la durata di anni due e mesi sei.

MORRONE Giuseppe, figlio del defunto Pasquale, “storico” esponente del clan “dei casalesi”, gruppo Bidognetti, dalle attività investigative eseguite nel tempo è risultato appartenere al citato sodalizio criminale per il quale ha gestito le estorsioni imposte agli operatori commerciali e imprenditori della zona; secondo le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, con particolare riferimento all’installazione di apparecchi per il videopoker.Nell’anno 2013, il Tribunale di Napoli, all’esito di due procedimenti, lo condannava, rispettivamente, alla pena di anni sei e mesi otto di reclusione per traffico di stupefacenti aggravato ed alla pena di anni sette e mesi otto di reclusione per la partecipazione al clan “dei casalesi”, traffico di stupefacenti ed estorsione.I cespiti raggiunti dal provvedimento di sequestro sono i seguenti:

1. Beni aziendali della ditta individuale “MORRONE GIUSEPPE”, con sede in Castel Volturno (CE) attiva nel settore di “allevamento bufalini e produzione latte crudo”.

2. n. 4 immobili (1 fabbricato e 3 terreni) ubicati nel comune di Castel Volturno (CE).

Cronache della Campania@2018


Napoli, reparto chiuso per la festa del primario: la Corte dei Conti apre un fascicolo

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Il fascicolo della Procura di Napoli con le relazioni dei Nas e’ gia’ arrivato alla Corte dei Conti della Campania. Su Francesco Pignatelli, primario all’Ospedale del Mare di Napoli, rimosso poi con un provvedimento dell’Asl, i magistrati contabili hanno aperto una nuova inchiesta. Danno di immagine e danno da mancata produttivita’ sono le ipotesi contestate. Al centro dello scandalo c’e’ il chirurgo cardiavascolare fino a luglio scorso primario della nuova struttura ospedaliera aperta a Ponticelli, quartiere orientale del capoluogo campano. Secondo quanto accertato, la notte tra il 6 e il 7 luglio chiuse un intero reparto senza avvisare la direzione, con l’intento di permettere a medici e infermieri di partecipare alla festa di beneficenza che aveva organizzato dopo la sua nomina a primario. La Corte dei Conti e’ pronta a valutare se ci siano stati o meno danni economici da imputare al comportamento del medico. La vicenda fu scoperta dopo che un uomo di 70 anni il venerdi’ mattina, a poche ore prima del party, sottoposto a una visita ambulatoriale nel nosocomio, dalla quale sarebbe emersa la presenza di un aneurisma addominale, anziche’ essere ricoverato e operato d’urgenza nella struttura, come previsto da questo tipo di diagnosi, venne invitato a recarsi in un altro ospedale e il medico di turno avrebbe personalmente contattato un collega annunciandogli l’arrivo del paziente, che tra l’altro si e’ mosso con mezzi propri e non in ambulanza.

Cronache della Campania@2018

Turista violentata nella discoteca di Sorrento: sconto di pena e libertà per i due casertani

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Sconto di pena in Appello e ritorno in libertà per l’ex calciatore e un giovane rampollo della Caserta bene  che nel 2015 dopo una notte brava trascorsa in una discoteca di Sorrento violentarono una turista americana do 25 anni. Oggi, La quarta sezione della Corte di appello di Napoli  ha dimezzato la pena per Riccardo Capece e Francesco Franchini. In primo grado, il tribunale di Torre Annunziata aveva condannato Capece a 3 anni e 4 mesi e Franchini a 4 anni e 4 mesi. Oggi la Corte di Appello ha condannato Capece a 2 anni e Franchini a 2 anni e 9 mesi. I due, all’epoca poco piu’ che ventenni, dopo essere stati identificati finirono prima in carcere e poi ai domiciliari. In un primo momento i due negarono l’accaduto, riferendo invece di un rapporto consenziente; durante il processo, invece, Capece ha ammesso le proprie responsabilita’ tirando in ballo anche l’amico. Franchini che è un calciatore, giocava, fino al momento del suo arresto, nel Gladiator,  la squadra di  calcio di Santa Maria Capua Vetere che milita nel campionato dell’Eccellenza Campania,  mentre il secondo, è il figlio di un noto ristoratore casertano. La sentenza in primo grado era stata emessa dal gup Emma Aufieri del Tribunale di Torre Annunziata. Il processo si era svolto con il rito abbreviato per cui i due imputati usufruirono di un abbondante sconto di pena. Sia Franchini sia Capece erano presenti in aula al momento della lettura della sentenza così come la vittima, la newyorkese 25enne Jenna. La squallida vicenda avvenne all’interno di una toilette di una discoteca di Sorrento nella notte tra il 27 e 28 luglio scorsi. Il giorno dopo la  bravata i due si fecero anche un selfie con il segno della vittoria mentre bevevano un drink sulla terrazza di uno stabilimento balneare di Nerano. Riccardo è figlio del titolare di una nota catena di ristoranti. Francesco, che ha giocato da centrocampista per il Sora e il Gladiator. E proprio in Ciociaria era stato protagonista di una vicenda simile. I due furono rintracciati grazie alla descrizione della vittima e grazie alle riprese delle telecamere di sorveglianza del locale.  Franchini fu incastrato dal tatuaggio che gli copre quasi per intero il braccio destro.

Cronache della Campania@2018

Torre Annunziata, non fu lui a sparare contro lo zio: assolto e scarcerato il figlio del boss

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Torre Annunziata. Assolti il figlio del boss e il complice. Non ci sono le prove che furono loro a fare fuoco e a ferire Vittorio Nappi e  a tentare di uccidere Salvatore Iovane la sera del 27 gennaio del 2017. Raffaele Gallo “Pisiello” figlio del boss Francesco proprietario di “Casa Savastano” al rione Penniniello di Torre Annunziata dove sono è stata girata la prima serie della fiction Gomorra e il suo complice Vincenzo Falanga da ieri sera dopo l’assoluzione e dopo circa due anni di carcere sono tornati in libertà. I giudici del collegio del tribunale di Torre Annunziata (presidente Fernanda Iannone, a latere Silvia Paladino e Luisa Crasta), hanno emesso la sentenza di assoluzione nel pomeriggio di ieri accogliendo così le tesi dei difensori Ciro Ottobre, Raffaella Farricelli, Giuseppe De Luca e Roberto Cuomo. Non esiste la prova diretta che furono loro a fare fuoco. Per i due il pm aveva chiesto 13 anni di carcere. Secondo l’accusa la sera del 27 gennaio del 2017 tentarono di uccidere Salvatore Iovane, zio materno di Gallo ma ridussero in fin di vita l’incensurato Vittorio Nappi che si trovava con lui. Il motivo dell’agguato era una vendetta nei confronti della famiglia della mamma che aveva lasciato il padre in carcere e aveva intrecciato una relazione con il figlio dello spietato killer dei Gionta, Umberto Onda, acerrimo rivale del suo ex marito.

Cronache della Campania@2018

Il pentito Schiavone: ‘I Casalesi volevano appropriarsi dei terreni della Curia di Aversa’

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I Casalesi volevano espropriare i fondi agricoli della Curia di Aversa. Fecero una riunione con i coloni chiedendo di rinunciare ad ogni diritto sui lotti di terreno per poi fare il passaggio successivo: ovvero chiedere alla Curia l’esproprio. E’ quanto riporta l’edizione odierna de “il Mattino”. Erano già stati presi contatti con l’episcopio per realizzare tutto al fine di gestire progetti finanziati con i soldi pubblici.
A raccontare tutto è il boss pentito Nicola Schiavone figlio del boss Francesco, da agosto ha deciso di parlare di appalti e affari dei Casalesi. “Stavamo – dice – facendo un affare a Villa di Briano, a proposito di un fondo di proprietà della Curia, per il quale stavamo avanzando anche un’offerta. L’idea era di lottizzare il terreno, che in parte sarebbe rimasto ai coloni, per poi farlo inserire nel piano regolatore”. Un’operazione complessa perché vedeva in prima fase la rinuncia dei coloni, un problema però superabile, e poi i contatti con la Curia.
“L’operazione – dichiara ai giudici – era complessa, in quanto innanzitutto era necessaria la rinuncia dei coloni, che essendo nostri amici l’avrebbero concessa a noi e non ad altri, anche perché i fondi erano da loro occupati da almeno 50-60 anni. E a noi la rinuncia arrivò, fu avanzata anche l’offerta alla Curia sulla scorta di un’indicazione fatta dall’ingegnere omissis…”.
Da sottolineare l’estraneità della Curia alle vicende criminali della zona. Il pian però saltò per una questione puramente territoriale perché la zona di Villa di Briano era di competenza del boss Antonio Iovine.

Cronache della Campania@2018

‘Assentarsi da lavoro era una prassi, l’ho fatto in buona fede…’, si difende uno dei medici interdetti dell’Hospice di Eboli

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Sa di avere sbagliato il medico legale Antonio Magrini, sottoposto a misura interdittiva nell’ambito dell’operazione di polizia giudiziaria che ha smantellato l’unità operativa di “Medicina del dolore e cure palliative” nonchè la “Medicina legale” dell’Asl distretto 64 di Eboli. “Assentarsi da lavoro era una prassi… non è giusto ciò che ho fatto ma l’ho fatto in buona fede”, dichiara il medico al gip Ubaldo Perrotta e al sostituto procuratore Elena Guarino.
Non si sono presentati, invece, gli altri due medici legali Luigi Mastrangelo e Giovanni Zotti, accusati di truffa allo Stato perché assenteisti e hanno chiesto ai propri legali il rinvio  dell’interrogatorio di garanzia. Slitta a giovedì, come riporta Il Mattino,anche l’interrogatorio del medico Alessandro Marra, l’unico sottoposto agli arresti domiciliari in quanto, a lui, viene contestato anche di aver praticato l’eutanasia ad un ragazzo di ventotto anni. Nei prossimi giorni si terranno gli interrogatori degli infermieri, anche loro sospesi dal servizio per un anno.
Le contestazioni a carico del medico dell’hospice ‘Giardino dei Girasoli’, Alessandro Marra sono di concorso formale in truffa aggravata e falsità ideologica, peculato, abuso d’ufficio e omicidio. Per tutti gli altri sottoposti a misure interdittive di truffa aggravata, per gli infermieri anche di peculato. Diciotto gli indagati, undici quelli destinatari di misure restrittive.

Cronache della Campania@2018

Concorsi truccati, nelle intercettazioni emergono i bluff del ‘nero’: ‘Quello ci fa passare i guai’

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Concorsi truccati, nelle intercettazioni emergono i bluff del ‘nero’: “Quello ci fa passare i guai”. Ne parlano a telefono due indagati. Ha truffato decine di aspiranti concorrenti.
Nella cricca dei “concorsi truccati” c’è anche chi fa pacchi e questo fa innervosire, e non poco, chi, invece, cerca di “mantenere” le promesse fatte agli aspiranti concorrenti ai quali venivano offerte “facilitazioni” a caro prezzo (dai 2mila ai 5mila euro).
E’ quanto emerge dagli atti dell’ordinanza cautelare che ha portato all’arresto di 15 persone nei giorni scorsi, tra cui il dipendente del Ministero della Difesa Giuseppe Zarrillo di Capodrise. E proprio quest’ultimo, al telefono con un altro indagato, Sabato Vacchiano, commenta l’operato del ‘Nero’, che resta ancora senza un nome reale, che avrebbe truffato decine di persone.
“Lo vanno cercando tutti, io sono quattro giorni che aspetto che mi chiama. Gliel’ho detto al fratello poliziotto”. Questo “Nero” agirebbe nella zona di Aversa e nell’agro aversano, ma avrebbe truffato anche delle persone a Napoli. “Mo ultimamente pure la polizia, chissà quanti ne ha truffati” commenta Zarrillo.
“Ha fatto il ladro – aggiunge – dice che ci sono i test, però quelli falsi. Neanche in Caserma sta andando” fatto che fa ipotizzare si tratti di un altro esponente delle forze armate.

Gustavo Gentile

Cronache della Campania@2018

‘Di fronte al crocifisso la 13enne si trasformava e parlava latino’, le rivelazioni choc in aula

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Un’udienza lunga e complessa quella che ha visto gli zii della ragazzina vittima di don Michele Barone. E’ durata ben sei ore perché gli zii da un lato hanno dichiarato di essere stati seriamente convinti che la nipote fosse indemoniata, dall’altro hanno confermato che le preghiere di purificazione erano talvolta violente. “Nostra nipote manifestava una violenta avversione al sacro; alla vista del crocifisso si trasformava e si contorceva. Quando pregavamo, lei replicava parlando in latino con voce roca e quasi maschile, girava gli occhi all’indietro mostrando solo il bianco. Aveva una forza disumana: in un caso ha rovesciato una panca dove erano sedute due persone. Aveva le stesse reazioni anche quando trasmettevano la messa in tv.” Hanno poi aggiunto che la pressione del “piede sulla testa” da parte del prete (che per questo risponde anche di lesioni permanenti) era “dovuta al fatto che la ragazza si dimenava e bisognava bloccarla”. E ancora: “Il collare fu messo alla ragazzina perché quando veniva bloccata per i capelli aveva dei problemi a sostenersi con il collo”. Lo zio ha riferito anche di alcune reazioni che l’acqua santa avrebbe provocato: “Le bruciava, gridava”. Ma poi sempre lo zio riferisce che “In un’occasione ho riempito una bottiglia d’acqua dalla fontana e le ho detto che era benedetta; gliel’ho gettata addosso: lei ha urlato lo stesso”.  Al banco dei testimoni anche una zia che vive a Novara che ha denunciato i fatti ai servizi sociali di Maddaloni e al sindaco della sua città. “Non ho mai visto don Barone né ho mai assistito agli esorcismi, tuttavia so di quello che accadeva perché me lo ha riferito mia nipote. So però che mio cognato era violento con la moglie e in un caso ha trascinato la bambina per i capelli su per le scale per costringerla a pregare.” Ha riferito di essere a conoscenza che la ragazzina prendesse medicinali che portavano alle allucinazioni e che prima di don Barone, sua nipote fosse seguota da tale don Angelo.
Per quanto riguarda il poliziotto Luigi Schettino che per l’accusa avrebbe assistito ai maltrattamenti, i testimoni hanno riferito di non averlo mai visto.
Il presidente Maria Chiara Francica ha accolto le istanze dei pm Daniela Pannone e Alessandro Di Vico e ha sospeso i termini di custodia cautelare per don Barone che, intanto, è stato trasferito al carcere di Carinola.

 Gustavo Gentile

Cronache della Campania@2018


Camorra e rifiuti, chiesto oltre mezzo secolo di carcere

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Diciotto anni di carcere per Cipriano Chianese. Questa la pena richiesta dal procuratore generale nel corso della sua requisitoria nell’ambito del processo per l’inquinamento della discarica Resit tra Parete e Giugliano, gestita, secondo la Procura Antimafia, dal clan dei Casalesi.
Stamattina il pg ha chiesto la rideterminazione delle pene per alcuni degli imputati tra cui proprio Chianese, condannato in primo grado a 20 anni, per l’ex sub commissario di governo per l’emergenza in Campania Giulio Facchi la richiesta è stata di 4 anni e mezzo a fronte dei 5 anni e mezzo del primo grado. Pena in aumento per Gaetano Cerci con la richiesta di 18 anni a fronte dei 16 del primi grado. Chiesta la conferma delle pene tra i 5 ed i 6 anni per i fratelli Elio, Generoso e Raffaele Roma, imprenditori del settore.
Il processo si concluderà alla fine di novembre. Nel collegio difensivo sono impegnati gli avvocati Emilio Martino e Giuseppe Stellato. Tra le parti civili costituite al processo l’avvocato Gianni Zara

Cronache della Campania@2018

Evasione fiscale, colpo di scena al processo per il re delle farmacie: il giudice non può decidere

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Torre Annunziata. Nessuna sentenza per il re delle farmacie Nazario Matachione: il colpo di scena è arrivato dopo 5 ore di camera di consiglio, quando il giudice monocratico Riccardo De Sena che avrebbe dovuto valutare le risultanze del processo a carico del farmacista, ha deciso che non c’erano le condizioni per decidere. Non ci sono prove certe e evidenti per decidere su una condanna, così come chiesto dai pubblici nel corso dell’ultima udienza. A fronte di una richiesta di pena di 3 anni di reclusione, il giudice De Sea ha pronunciato un’ordinanza con la quale ha rimesso la causa sul ruolo per l’udienza del 7 novembre al fine di poter nominare un super perito che sciogliesse alcuni nodi cruciali dell’intricata vicenda processuale che ha portato Nazario Matachione e i due amministratore a giudizio per una maxi evasione fiscale.
Di fatto, dunque, si tratta di una prima vittoria della difesa, rappresentata dagli avvocati Elio D’Aquino e Pasquale Coppola per Matachione e dagli avvocati Marco Imbimbo e Francesco Maria Morelli per gli imputati Teresa De Martino e Vincenzo Coppola.
È stata proprio la Difesa infatti prima della chiusura dell’istruttoria dibattimentale ad avanzare richieste ai sensi dell’art. 507 con particolare riferimento all’acquisizione di nuove documentazioni e ulteriori approfondimenti peritali.
La eccezionale decisione del Giudice si colloca in un particolare contesto normativo che propone nuovi approfondimenti istruttori quando la causa non è sufficientemente istruita.
È evidente dunque che l’accusa non è stata in grado di offrire un quadro indiziario sufficiente per giungere ad una sentenza di condanna e che, a contrario, la difesa è riuscita a ribaltare un quadro presuntivo che solo apparentemente si presentava sfavorevole all’imputato. Alla sbarra, assieme al “re delle farmacie” del Vesuviano e dinanzi al giudice monocratico del tribunale di Torre Annunziata, Riccardo De Sena, ci sono anche Teresa Di Martino, di Gragnano, e lo stabiese Vincenzo Coppola.
Entrambi, in qualità di amministratori di due farmacie del “Gruppo Matachione”, avrebbero infatti presentato dichiarazioni societarie dei redditi infedeli, contribuendo così a mascherare al fisco l’effettivo imponibile complessivo (pari a circa 18,8 milioni di euro) dell’imprenditore originario di Torre del Greco.
L’accusa – rappresentata dai pm Sergio Raimondi e Silvio Pavia, contestava ai tre imputati di aver nascosto al fisco – tra il 2010 ed il 2013 – un attivo patrimoniale pari a circa 16 milioni di euro. Da qui, le 4 presunte maxi-evasioni Irpef contestate: 743mila euro per l’anno fiscale 2009. E ancora, 2 milioni e 300mila euro per il 2010, 1 milione 870mila per il 2011, fino al milione e 600mila euro, evaso dall’imprenditore con la dichiarazione dei redditi presentata il 30 settembre 2013.
Stamane, era attesa la sentenza, ma la decisione del giudice ha ribaltato ogni previsione e la decisione di acquisire ulteriori chiarimenti sostiene – di fatto – la tesi della difesa. (r.f.)

Cronache della Campania@2018

Processo Aliberti, rinviata la testimonianza del teste chiave. Si torna in aula a novembre

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Scafati. E’ ancora attesa per la testimonianza di uno dei testi chiave nel processo all’ex sindaco Pasquale Aliberti. Il capitano Fausto Iannaccone verrà sentito nella prossima udienza già in programma per il 5 novembre prossimo. E quella che doveva essere un’udienza fiume si è rivelata velocissima. E’ ritornato per il controesame uno degli investigatori della Dia che ha seguito le indagini sui tabulati telefonici, Domenico Rinaldi, per alcune precisazioni dell’avvocato Ciro Giordano. Poche domande a chiarimento e il presidente del collegio giudicante – Raffaele Donnarumma – ha aggiornato alla prossima udienza il procedimento. Anche stamane erano in aula tutti gli imputati, a partire dall’ex sindaco Angelo Pasqualino Aliberti, con la moglie – il consigliere regionale – Monica Paolino, Nello Maurizio Aliberti, Giovanni Cozzolino, Roberto Barchiesi, Ciro Petrucci, assente Andrea Ridosso, accusati a vario titolo di scambio di voto, violenza privata e abuso d’ufficio, con il pubblico delle ‘grandi occasioni’ a far da cornice. La grande attesa per la testimonianza del capitano Iannaccone della Dia di Salerno, che ha seguito le indagini fin dalla prima ora, non finisce. Il prossimo 5 novembre è previsto esame e controesame di uno dei testi chiave per l’accusa, rappresentata dal pm della Dda Vincenzo Montemurro. (r.f.)

Cronache della Campania@2018

Violenza sessuale su altri due minori, torna in carcere il fisioterapista di Posillipo

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Napoli. Violenza sessuale e pornografia minorile: torna in carcere il 54enne noto fisioterapista, dipendente di un centro di fisiokinesiterapia di Posillipo, estraneo all’inchiesta. Ad agosto era stato arrestato per violenza sessuale ai danni di due bambine una di 4 anni e l’altra di 8 con problemi di autismo. In quell’occasione era stato arrestato in flagranza di reato. Stamane, il personale della Squadra Mobile di Napoli e quello del Compartimento della Polizia Postale e delle Comunicazioni, a seguito di attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, ha dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Napoli, nei confronti dell’uomo accusato di violenza sessuale nei confronti di due pazienti minorenni, nonché del reato di pornografia minorile.
Il terapista napoletano era stato già arrestato ad agosto scorso dagli agenti della Squadra mobile e poi sottoposto agli arresti domiciliari.
Gli approfondimenti investigativi svolti in questi mesi hanno consentito di documentare altri due casi di violenza sessuale e pornografia.
L’analisi effettuata sul cellulare in uso all’arrestato ha permesso di scoprire i siti ricercati dal terapista su Google, molti dei quali rimandavano ad immagini pedopornografiche. È stata anche individuata un’applicazione utilizzata per nascondere e custodire file con immagini compromettenti, visibili solo attraverso un sistema criptato di password.

Cronache della Campania@2018

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