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Scafati,il medico legale: “Lello Granata poteva essere salvato”

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 E’ battaglia di perizie mediche nell’inchiesta sulla morte del giovane scafatese Lello Granata, morto il 12 marzo nell’ospedale di Nocera Inferiore. Secondo il perito di parte se i medici – due gli indagati Andrea Inserra e Massimo Vicidomini – avessero rispettato le procedure, Raffaele Granata poteva salvarsi: “Si sarebbe salvato se avesse effettuato una emodialisi – dice Sorrentino -, depositerò la mia relazione di parte nella quale sosterrò la mia tesi”. Dagli esami tossicologici, è emerso che Granata non aveva assunto stupefacenti e l’alcool nel sangue era in percentuali bassissime. Il medico legale della Procura sostiene che ‘la gravità del quadro clinico e soprattutto la rapidità del precipitare degli eventi ha impedito una diagnosi certa e la possibilità di una terapia che avrebbe potuto salvare il paziente”. Di contrario avviso familiari e perito di parte, Raffaele Granata è stato circa quattro ore nel Pronto soccorso e i primi esami che avrebbero dovuto allarmare i medici erano a disposizione circa due ore prima che si verificasse la morte. Ora lo scontro sulla morte del 38enne e sulle responsabilità dei medici è tutto nelle perizie medico legali.  “Quello che è accaduto a Granata è una situazione di degrado assistenziale e medico” il dottore Antonio Sorrentino, medico legale nominato dai familiari di Raffaele Granata, morto il 12 marzo al Pronto soccorso dell’ospedale Umberto I, annuncia battaglia, insieme ai familiari e al oro legale, Vittorio D’Alessandro. A scatenare la rabbia del perito le conclusioni depositate nei giorni scorsi dal medico legale Giovanni Zotti, nominato dal sostituto procuratore Mafalda Daria Cioncada. Conclusioni che non lasciano dubbi: non vi furono responsabilità mediche. Secondo il perito del magistrato, il 38enne scafatese, figlio del presidente di Scafati Solidale Andrea Granata, morì per una ‘Mof da stato settico in paziente cirrotico’ e dunque il paziente non si poteva salvare. Non bastarono le quattro ore circa che ha passato nel reparto per fare una diagnosi e avviare le cure salvavita, nonostante Granata fosse arrivato cosciente in ospedale e ricoverato in ‘codice giallo’ cioè non in pericolo di vita. Quando, però, alle 16,50 del 12 marzo morì dopo due arresti cardiaci e dopo aver passato ore su una barella con blandi palliativi per il suo malessere, i familiari capirono che forse i medici avevano sottovalutato il quadro clinico del proprio caro. Il dottore Sorrentino che ha partecipato all’esame autoptico ed ha visto le conclusione del collega non usa mezze misure. Secondo il medico legale le conclusioni non sono giuste: “Questo caso mi ha coinvolto umanamente – dice Sorrentino -. Sarò molto agguerrito, io sono una persona onesta e tignosa perché ci si confronta con un omicidio colposo. Sono state disattese tutte le procedure mediche possibili visto che ci si trovava difronte ad un paziente cirrotico. Qui siamo al degrado delle cognizioni mediche, quello che è accaduto a Granata è una situazione indegna: la giustizia è una virtù cardinale propedeutica a quella teologale”. 

Rosaria Federico


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