Gerardo Coloantuomo il giovane pusher pentito del piano Napoli di via Settetermini a Boscoreale ieri ha dichiarazioni choc al processo che lo vede imputato del tentato omicidio delle sorelle Rita ed Argentina Improta avvenuto la sera del 25 luglio 2014 contro un balcone al secondo piano dell’isolato 6 alle palazzine popolari. “La signora Rita Improta – ha detto il giovane pentito- è stata pagata da Annamaria Gallo e Salvatore Gallo per accusarmi della sparatoria in cui rimase ferita all’isolato 6 del Piano Napoli. Chi me lo ha detto? Mia sorella Milena in un colloquio al carcere. Venne a trovarmi 3 mesi dopo il fatto ad a Poggioreale mi raccontò tutto. A sparare fu Angelo Cirillo ‘denti bianchi’ . Io l’ho anche ‘ucciso’ di mazzate, quando a novembre venimmo a fare l’incidente probatorio. Poi in carcere Francuccio Nardiello Tamarisco mi fece arrivare l’imbasciata: lascialo tranquillo. A Milena lo disse L.S., che abita nello stesso portone di Anna- maria Gallo. Incontrò mia sorella mentre stava prendendo il pane al forno di via Settetermini. Questo lo so da tempo. Non l’ho detto prima perché mi era sfuggito dalla testa”. Il giovane collaboratore è accusato di usura insieme con la madre Rosa Intagliatore e del tentato omicidio delle due sorelle Improta. “Ma quale usura? – ha spiegato ancora Colantuomo-io mi ‘abbuscavo’ 3mila o 4mila euro in due giorni, vendendo 100 grammi di droga che compravo a 50 euro per rivenderli a 70. Tanto da me tutti dovevano venire. Mi sono accusato di tanti reati anche dei borsoni pieni di armi. Ma non mi andavo a prendere 30 o 50 euro, a poco alla volta, dalla signora Improta. Sapete chi ci abita di fronte? Pasquale Buccelli, il cognato di Antonio Orlando. Con loro stavo in guerra dal 2011, mi potevano uccidere. Che mi pigliavo questo rischio per 50 euro? Squagliavamo la droga a casa di Mario Sarnataro al terzo piano. Ma quando veniva la bambina (nipote di Sarnataro) scendevamo al secondo piano, a casa di Rita Improta. A volte le davamo 30 euro per lo ‘scomodo’. Lei ha visto sempre tutto. Una volta si tenne la droga appoggiata in casa. Mio nipote Luigi tiene tatuato il nome Antonio sul petto e Cirillo, quello di Luigi . Io non ho sparato, ha sparato l’amico del cuore di mio nipote. Alla signora Gallo le incendiai anche la macchina. Una Audi bianca, che stava parcheggiata vicino al bar Mario. Il giorno dopo il ‘fuoco’ andai al circoletto delle palazzine, dove si incontrano e se la fanno tutti. Io feci pure la battuta: ieri avevo freddo, dissi proprio così. Dovevo pigliare calore”.
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