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Channel: Cronaca Giudiziaria
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Castellammare: ‘Truffato e protestato per i falsi posti di lavoro a Italo’

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Cinque persone a processo per la truffa ai danni di alcune persone della zona di Castellammare alle era stato promesso un lavoro a tempo indeterminato nella Ntv e nelle officine di Italo, in cambio di trentamila euro. Somma che i malcapitati hanno pagato quasi sempre in contanti ma c’è stato anche chi come una persona di Castellammare ha pagato in assegni, poi incassati dall banda di truffatori e si è ritrovato senza posto e protestato.
A capo della presunta associazione a delinquere finalizzata alla truffa c’era Andrea Viscardi – cinquantasette anni di Nola – giornalista, candidato al Senato nel 2013 e all’epoca dei fatti, quindi nel 2014, era ai vertici di Progetto Italia, associazione poi diventata realtà politica subito scomparsa. Accanto a lui Catello Gargiulo, quarantasei anni, aspirante politico che portò una sua lista civica alle elezioni di Castellammare di Stabia nello stesso anno.
Dalla sede di via Annunziatella, zona della periferia stabiese, erano partite le promesse di lavoro. “Io non avevo soldi, ero disoccupato, così portai degli assegni senza data- ha spiegato ieri la vittima in Tribunale durante l’udienza del processo a carico degli imputati e che ha denunciato la truffa-ma duemila euro furono subito incassati e il mio conto andò in rosso. Da allora risulto ancora protestato, ma adesso lavoro come rappresentate per mantenere la mia famiglia”. Nella stessa situazione almeno altre dieci persone che in quel periodo denunciarono alla Guardia di Finanza di Castellammare di Stabia il raggiro. Ma queste hanno versato solo denaro contante e quindi non tracciabile.
A processo, nel tribunale di Torre Annunziata, ci sono anche Francesco Buondonno (trentacinquenne di Santa Maria la Carità), Giulio Raimo, (cinquantaquattro anni di Castellammare) e l’altro stabiese Francesco d’Assisi Di Maio (trentaquattro anni). Coinvolti nella truffa a vario titolo: chi ha procacciato l’aspirante lavoratore, chi ha incassato il denaro, chi ha dato indicazioni sul da farsi. Le indagini dei finanzieri hanno permesso di scoprire che il gruppo si serviva della società Logiservice, oramai dismessa, specializzata in corsi di formazione. Secondo l’accusa  le vittime firmavano un contratto di assunzione e poi i truffatori scomparivano.

Cronache della Campania@2018


Torre Annunziata, tentarono di uccidere un ragazzo per rubargli il motorino: pesanti condanne

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Torre Annunziata. Cercò di difendere il proprio scooter, un Honda SH 300, e fu raggiunto da colpi di arma da fuoco. Ad un anno e mezzo di distanza arriva la condanna alla baby gang partita da Torre Annunziata e arrivata a Torre del Greco per una rapina che poteva sfociare in tragedia.
Nonostante la scelta del rito abbreviato arrivano pesanti condanne. Ciro Immobile, accusato di tentato omicidio e porto abusivo di arma da fuoco è stato condannato a 10 anni di reclusione. Michele Panariello, invece, è stato condannato a sette anni e otto mesi di reclusione. Alla parte lesa, invece, verranno riconosciuti 10mila euro. Le motivazioni della sentenza saranno rese pubbliche entro i 60 giorni dall’emissione. L’unica vicenda giudiziaria in sospeso riguarda Luigi D’Acunzo, 20enne di Torre Annunziata, ritenuto il capo della baby gang. Il 20enne era stato arrestato ad inizi di febbraio del 2018 a termine delle indagini condotte dai Carabinieri di Torre Annunziata. Ad incastrare il giovane erano state le parole di Michele Panariello e alcuni frame estratti dalle telecamere degli esercizi commerciali della zona. La vittima fu avvicinata all’esterno di un noto bar, Antonio si rifiutò di consegnare il suo scooter e scappò in direzione casa. I banditi lo inseguirono fino ad una pizzeria dove poi fu raggiunto da colpi di arma da fuoco.

Cronache della Campania@2018

L’esercito degli 88 indagati al servizio del sistema fatture false dei Casalesi. TUTTI I NOMI

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C’e’ anche un avvocato di origine campana, con studi di consulenza del lavoro a Salerno e Follonica, tra gli indagati nell’inchiesta della Dda di Firenze che ieri ha portato all’arresto di quattro imprenditori e di un funzionario della Asl 3 Napoli Sud. L’uomo, per l’accusa una sorta di contabile del gruppo criminale, avrebbe assicurato la formale regolarita’ delle attivita’ imprenditoriali e della contabilita’ relativa agli appalti, che in realta’ non venivano mai eseguiti. Inoltre avrebbe garantito la formale regolarita’ degli operai al lavoro nei cantieri, spesso mai allestiti, che venivano assunti in maniera fittizia. Grazie anche alla sua opera di consulenza contabile, il gruppo criminale sarebbe riuscito a incamerare denaro per appalti mai eseguiti per oltre 6 milioni di euro. Denaro che veniva riciclato attraverso l’acquisto, la ristrutturazione o la costruzione di edifici da parte di societa’ con sede in provincia di Lucca (Opera Italia srl, Fl appalti srl, Edil Tre srl, Olca srl) e Grosseto (Em Appalti srl). Altro anello di congiunzione fondamentale nell’inchiesta “Restore”è il funzionario della Asl 3 Napoli Sud, Sebastiano Donnarumma, 64 anni di Pimonte  finito agli arresti domiciliari. In cambio della sua complicita’ avrebbe ricevuto dal gruppo criminale denaro e favori per un valore compreso tra i 100 e 200mila euro l’anno, per un totale di oltre mezzo milione di euro negli ultimi cinque anni. Ieri mattina i finanzieri hanno sequestrato nella sua abitazione 20mila euro in contanti. Il funzionario e’ accusato dei reati di corruzione, frode nelle pubbliche forniture e falso materiale commesso da pubblico ufficiale. Tra i favori ricevuti, spiega la guardia di finanza, anche l’acquisto per la cifra di 120mila euro di un appartamento nel centro di Caserta del valore di mercato di circa 240mila. Appartamento intestato al figlio Davide che risulta tra gli indagati. I reati che vengono contestati al funzionario sono corruzione, frode nella pubbliche forniture e falso materiale commesso da pubblico ufficiale. Agli arresti domiciliari sono finiti anche gli imprenditori Leonardo Piccolo, 43 anni, di origine campane e residente a Montecarlo (Lucca) e Vincenzo Ferri, 38 anni di Caserta. Destinatari di custodia cautelare in carcere gli imprenditori Piccolo Feliciano, 51 anni di Caserta, e Alfredo De Rosa, 43enne originario di Caserta e residente a Lucca. A tutti e quattro gli imprenditori, attivi nel settore edile, viene contestata l’associazione a delinquere. L’aggravante di aver favorito il clan dei Casalesi viene contestata ad Alfredo De Rosa, a Leonardo Feliciano e a Piccolo Feliciano, insieme a un altro imprenditore indagato ma non arrestato. Sono complessivamente 88 gli indagati. E tra questi il banchiere napoletano Gaetano Marzano, arrestato ieri e che si occupava di occultare le operazioni illecite da un punto di vista documentale e finanziario. Nell’inchiesta ci sono circa 40 indagati per lo più giovani disoccupati e di lavoratori precari  che si erano intestati una pluralità di Postepay e card prepagate fondamentali per il transito del denaro a nero e per l’incasso delle somme in contanti. Alcuni addirittura risultano titolari, sulla carta, di aziende prive di sedi, inesistenti, che servono solo a produrre le fatture false.


ARRESTI IN CARCERE

VINCENZO FERRI  Maddaloni
GUGLIELMO DI MAURO Frignano
VINCENZO CACCIAPUOTI  Villa di Briano
SALVATORE DELL’IMPERIO  Villa di Briano
RAFFAELE CAPACCIO Frignano
NICOLA MADONNA Casal di Principe
NICOLA LICCARDO Casaluce
MARCELLINO SANTAGATA Casaluce
GAETANO MARZANO Napoli
CARLO STABILE   Cancello e Arnone
ALFREDO DE ROSA  Lucca
FELICIANO PICCOLO Caserta

ARRESTI DOMICILIARI

LEONARDO PICCOLO Lucca
SEBASTIANO DONNARUMMA Pimonte
MATTEO DELL’IMPERIO Villa di Briano
LUDOVICO MATTEUCCI Trentola Ducenta
ALBERTO DI MAURO (96) Frignano
LUIGI SABATINO Frignano
LUIGI ZAMMARIELLO  San Marcellino
ALBERTO DI MAURO (42) Frignano

OBBLIGO DI DIMORA

ANGELO CAPACCIO Frignano
ANGELA CONTE  Villa di Brianio
ANTONIO CONTE  Villa di Briano
VINCENZO DIANA san Cipriano d’Aversa
ADRIANA ESPOSITO  Trentola Ducenta
GIOVANNA CIGLIO Casaluce
ANTONIO LAUDANTE  Villa di Briano
GIUSEPPE MAINOLFI Casalnuovo
CIRO PARIOTA Napoli
VIRGINIA RANIERI Cineto Romano
GENNARO SILVESTRO  Casaluce
GIUSEPPE SPINOSA Casaluce
TEODOSIO TORERO Aversa
SALVATORE VATIERO Trentola Ducenta
GIUSEPPE ZACCARIELLO Villa di Briano

INDAGATI IN STATO DI LIBERTA’

RAFFAELE Di CATERINO Caserta
ORESTE TOMMASO CAPALDO Salerno
GIOVANNA CORVINO Casapesenna
ALBERICO CAPALDO Follonica
DAVIDE DONNARUMMA  Castellammare di Stabia
VITTORIO AVERSANO Frigano
VINCENZO PELLEGRINO Casapesenna
NICOLA ROMANO Casaluce
NICOLA FONTANA San Giovanni P.
NICOLA VENDITTO Trentola Ducenta
NICOLINA FASANO Gricignano d’Aversa
ANTONIO FELLONE Casal di Principe
FRAN CESCO TORNINCASA Casal di Principe
GIUSEPPE DI FILIPPO Casal di Principe
SAVERIO PICCOLO Altopascio
NICOLA RICCARDO Altopascio
FEDRDINANDO VENDITTO trentola Ducenta
VINCENZO MASSARO Casal di Principe
DAVIDE CAPOLUONGO Cancello e Arnone
MARIA COCCHIARO Macerata Campania
RAFFAELE PAONE Casal di Principe
GAETANO DIANA Casapesenna
GIUSEPPE GARFOFALO Casapesenna
GOFfREDO DOMENICO Casaluce
BRUNO TORNINCASA Casal di Principe
GIUSEPPE DIANA Villa Literno
ANNA DIANA Casal di Principe
FRANCESCO MORELLI Sant’Arpino
ELIPIDIO CICATIELLO Sant’Arpino
PASAUELE GRAMMATICA Trentola Ducenta
MARIO CAVALIERE San Cipriano d’Aversa
ANTONIO PICCOLO Casapesenna
MARIO IANNONE San Cipriano d’Aversa
DOMENICO MALLARDO Villaricca
GIOVANNI FERRARA Trentola Ducenta
FRANCESCO TORROMBACCO Casaluce
MAURIZIO GALEONE Casal di Principe
MIHAI JONUT MACOVEI
ENRICO LAUDANTE Villa di Briano
NICOLA CASSANDRA San Marcellino
VINCENZO CARBONE Casaluce
PAOLO PACIELLO Trentola Ducenta
TOMMASO TEMPERATO Trentola Ducenta

 

Cronache della Campania@2018

Manette al clan Mariniello: usura annuale oltre il 90% a commercianti e imprenditori

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L’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Salerno che ha portato all’arresto di 5 persone per usura ed estorsione aggravate dal metodo mafioso, e’ il completamento di un’attivita’ di indagine iniziata nel dicembre del 2016. Il pm Vincenzo Senatore, che ha delegato ai Carabinieri del Ros le indagini, e’ riuscito a far emergere l’esistenza e l’operativita’ di un gruppo familiare che, avvalendosi del metodo camorrisitico, prestava grosse somme di denaro con interessi usurai del 7-8% mensile e annuale oltre al 90%. I soldi venivano, poi, restituiti ogni mese. La somma piu’ alta erogata in un’unica soluzione ammonterebbe a circa 25mila euro. Il ‘capofamiglia’ e’ Macario Mariniello, un passato nella Nuova Camorra Organizzata e nella Nuova Famiglia, oggi destinatario di un mandato di arresto europeo perche’ si trova a Las Palmas de Gran Canaria in Spagna dal 2017. Mariniello, nell’attivita’ illecite, sarebbe coadiuvato dalla moglie, Maria Teresa Pellegrino, e dai due cognati, Maurizio e Gaetano Pellegrino. Il gruppo non avrebbe esitato ad impiegare violenza per far saldare i crediti ai ‘clienti’. Una delle vittime di estorsione e’ Vincenzo Del Grande che, quasi del tutto nullatenente, prima riceveva i prestiti dai Mariniello/Pellegrino, e poi prestava con tassi usurari a sua volta denaro ad imprenditori della zona. Questa mattina i militari dell’Arma hanno sottoposto a sequestro anche il 25% delle quote della Nocerina Calcestruzzi srl che erano detenute, fittiziamente, dalla moglie di Giuseppe Mariniello, fratello di Macario. Giuseppe, gia’ condannato per associazione per delinquere di stampo mafioso, era gia’ stato destinatario della misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per 3 anni. Per eludere un’applicazione di misura di prevenzione patrimoniale, avrebbe intestato quel 25% alla coniuge, Silvana Santonicola. L’indagine dell’Antimafia di Salerno comincia un anno e mezzo fa. A dicembre 2016, furono arrestate 21 persone a Nocera Inferiore (Salerno) facenti parte di tre distinti gruppi criminali armati. Tra questi, quello capeggiato dai fratelli Luigi e Michele Cuomo. Ad agosto del 2017, poi, sempre nel comune dell’agro, altre 4 persone furono sottoposte a custodia cautelare. Uno di loro e’ un esponente di vertice della camorra nocerina; un altro, un ex consigliere della precedente amministrazione comunale di Nocera Inferiore. In quella circostanza, gli investigatori ricostruirono e documentarono uno scambio di voto politico-mafioso per le elezioni amministrative a Nocera Inferiore del giugno dello scorso anno. Nelle perquisizioni effettuate in quelle due occasioni, gli investigatori del Ros dei Carabinieri sequestrarono buoni fruttiferi postali, assegni bancari, cambiali per un valore di circa 345mila euro e denaro contante per 62mila euro. Inoltre furono sottoposti a sequestro vari quaderni e appunti sui quali erano riportati nominativi di persone e numeri. Un vero e proprio “libro mastro”, come definito dagli inquirenti. L’operazione e’ scattata questa mattina alle 4,30 e ha coinvolto oltre 40 carabinieri. Oltre ai 5 arrestati, sono indagati altri 6 soggetti per favoreggiamento. Uno di loro e’ un usurato che avrebbe negato di essere vittima. Le persone coinvolte nel giro di usura sono sette.

Cronache della Campania@2018

Processo Zullo, Sos Impresa parte civile al fianco delle vittime di usura ed estorsione

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Ieri mattina (lunedì 26 marzo, ndr) l’associazione presieduta da Tommaso Battaglini, con la difesa dall’avvocato penalista Antonio Picarella, ha dichiarato la propria costituzione di parte civile dinanzi al Collegio della II Sezione penale del Tribunale di Salerno, presieduto da Lucia Casale.
Dante Zullo – insieme al il figlio Vincenzo (entrambi detenuti presso la Casa Circondariale di Fuorni), alla figlia Lucia ed a Vincenzo Porpora – sono accusati a vario titolo di estorsione ai danni di diversi commercianti di Cava de’ Tirreni, aggravata dal metodo mafioso poiché le minacce facevano leva sulla fama criminale di Dante Zullo, già condannato per associazione camorristica e destinatario della misura di prevenzione della sorveglianza speciale.
«L’associazione, oltre ad essere impegnata in attività di prevenzione e informazione sul territorio, svolge una funzione di contrasto ai reati di usura ed estorsione mediante la sua costituzione di parte civile nel processo penale – dichiara Antonio Picarella – Attraverso l’esercizio dell’azione civile nei processi che abbiano ad oggetto tali reati, Sos Impresa tutela il proprio scopo sociale, che è quello di assistere e dare solidarietà alle vittime anche nella fase cruciale dell’iter procedimentale, che è quella del dibattimento, destinata all’accertamento dei fatti contestati. Sos Impresa, nel frattempo, continua ad essere occupata anche su altri fronti, con la programmazione di diversi progetti sui temi dell’usura e dell’estorsione, con il coinvolgimento di Università, enti pubblici e privati».
Dante Zullo è accusato anche di usura aggravata poiché – si legge nel capo di imputazione – approfittando dello stato di bisogno di un imprenditore cavese, si faceva promettere, a fronte di un prestito di 5000 euro, interessi pari al 10% mensile. I fatti contestati si sarebbero svolti tra Salerno e Cava de’ Tirreni dal gennaio 2015 al giugno 2017.
Intanto il processo contro Zullo è stato rinviato al 16 aprile 2018 per la nomina del perito che dovrà trascrivere le intercettazioni raccolte durante la fase delle indagini preliminari, curate dal sostituto procuratore della Dda Vincenzo Senatore. Il numero verde nazionale per contattare l’associazione è 800900767

Cronache della Campania@2018

Camorra, l’omicidio Cepparulo deciso in un summit: i ruoli. LE INTERCETTAZIONI

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E’ stato un omicidio deciso dalla nuova alleanza criminale tra i Rinaldi-i De Luca Bossa- i Minichini-Schisa insieme con gli alleati di Forcella ovvero i reduci della “Paranza dei Bimbi”. Una decisione congiunta per eliminare un personaggio scomodo e pericoloso quel Raffaele “Ultimo” Cepparulo che nell’estate del 2106 stava frequentando il Lotto 0 di Ponticelli per sfuggire ai sicari dei Vastarella. E per ottenere ospitalità si era alleato con i De Micco, i Mazzarella e i D’Amico di San Giovanni a Teduccio. Era un “dead man walking” e lo sapeva benissimo. Era stato avvistato anche dal suo capo Antonio Genidoni. Il reggente dei “Barbudos” prima che l’arrestassero a Milano dopo la strage delle Fontanella gli aveva raccomandato di mantenere il profilo basso e di non farsi vedere in giro. Era già scampato a due agguati alle Case Nuove nel suo rione. Ma lui non sapeva stare senza mostrare il suo carisma criminale. E allora i capicamorra di Ponticelli e San Giovanni a Teduccio decisero di eliminarlo anche perché si pensava che dietro le stese che avevano avuto all’epoca come bersaglio la casa del boss Ciro Rinaldi al rione Villa ci fosse proprio Raffaele “Ultimo” Cepparulo. E allora grazie alla complicità del gestore del circolo privato di via Cleopatra nel lotto 0 di Ponticelli che i sicari entrando dal retro cogliendolo di sorpresa. Ma nella sparatoria e nel fuggi fuggi generale rimase colpito anche l’innocente Ciro Colonna che si era abbassato per prendere gli occhiali che gli erano caduti. Gesto che “impressionò” il sicario e che gli esplose un solo colpo fatale al petto credendo che il ragazzo stesse prendendo un arma da terra. Non lo conosceva e non sapeva perchè era li. ma non ebbe alcuna esitazione a fare fuoco. Il piano di morte era stato deciso a tavolino da Ciro Rinaldi e Anna De Luca Bossa. Ad eseguirlo Michele Minichini detto ‘o tiger e Antonio Rivieccio detto cocò uomo dei Sibillo, alleati dei Rinaldi.  Il ruolo di specchiettista invece sarebbe stato di Giulio Ceglie mentre ad occuparsi della fase di appoggio alla fuga dei due killer sarebbero state le donne ovvero Vincenza Maione, moglie del boss detenuto Roberto Schisa (che sta scontando l’ergastolo per 4 omicidi compiuti durante la faida degli anni Novanta, tra cui quello del fratello Giuseppe che aveva deciso di pentirsi), poi la cugina Luisa De Stefano e Cira cipollaro, suocera di Anna De Luca Bossa.

La pericolosità della presenza di Cepparulo nella zona di Ponticelli era nota a tutti anche perchè i capi camorra sapevano dei legami tra i “Barbudos”e il clan Mazzarella in particolare con il boss Salvatore Barile. Non a caso nell’ordinanza di custodia cautelare che nel luglio del 2017 ha colpito il vertice del clan Genidoni-Esposito-Spina ci sono una serie di messaggi cifrati tra Barile e Genidoni dai quale emerge come quest’ultimo si preoccupa degli uomini a lui rimasti fedeli tra i quali Barile che invitava a prestare attenzione atteso che p v, ossia Patrizio Vastarella, aveva avuto un incontro con il nonno sib, ossia  Francesco Pio Corallo, alias o Nonno, esponente dei Sibillo.  ” … Caro fratello voglio avvisarti che p v avuto un incontro con il nonno i sib tieni occhi aperti hai … “. Aggiungeva, inoltre, dì aver chiesto dei piaceri a tale Antonio o zecat e questi gli aveva risposto che occorreva l’autorizzazione del Barile. ” … Poi amo o mandato a chiamare anton o zecat tuo amico lo cercato dei piaceri mia detto che ce lo devi dire tu ci dici che si deve mettere a disposizione mi f…”.
Barile, diceva a Genidoni che i Vastarella volevano prendere Ultimo, ovvero uccidere Raffaele Cepparulo, precisando di averlo appreso da un soggetto vicino ai Vastarella. Nella circostanza si raccomandava con Genidoni di non rivelare nulla, atteso che altrimenti non gli avrebbero detto più nulla ” .•. Cmq i vast voglion prenda ultim.,. Cmq ti facc il piacere … No una persona ke ha contat kn loro me la dett … Nn far capire niente a nessun pke se no nn mi tlicon n t piu … “.
Genidoni, preliminarmente affermava che avrebbe fatto spostare Cepparulo, e poi continuava chiedendo a Barile di risolvere la situazione del nonno, riferendosi sempre  Francesco Pio Corallo, esponente dei Sibillo sopra indicato, e di ordinare allo Zecat di assecondare le sue richieste. ” … Vabe io ora lo faccio spostare tu apri occhi e risolv a stu non n prima che si azzecono di piu … Prenditi mio numero e prenditi un telf e stiamo in contato perche raf lo faccio spostare ora … Ti raccomando fatto di o zecat fallo metere subito a disposizion … ”. Barile, diceva a Genidoni che aveva annotato il numero telefonico e lo avrebbe informato in ordine allo Zecat; aggiungeva, inoltre, di tutelare Raffaele Cepparulo, alias ultimo ” … 0 zeccat nn lo trovo subito moti facc sape … Mi sn preso il numero ti contati io …Riguardati a ulti ke vali d e t vuole bene un bacio anche a te fra … “. Subito dopo aver concluso la conversazione con Barile, Antonio Genidoni contattava Vincenzo Starerini “piccoletto” chiedendogli di trovare una sistemazione per Raffaele Ultimo, ossia atteso che se lo stavano filando, ossia volevano ucciderlo. Aggiungeva, inoltre, che aveva appreso la notizia da Totr, ossia da Salvatore Barile, alias Totoriello. ” … Amo ascolta dobiamo vedere dove mttere raf ult subito perche si stanno filand lui meladet totr … Amo subit perche so fan … Vedi amo perche quest camin malameni e avim na sopres … “. Genidoni appariva preoccupato per la sorte di Cepparulo e difatti gli chiedeva dove si trovasse e soprattutto se fosse consapevole del pericolo che stava correndo alla luce delle parole di Salvatore Barile. “…Amo dove stai ora … Hai sentito ca rit tot … “. Cepparulo, dal canto suo, lasciava trasparire la sete di sangue nei confronti degli avversari, tant’è che affermava ” … laggia scanna a la … “. Genidoni, invece, al fine di tutelare l’incolumità del Cepparulo, gli diceva di restare rintanato a casa e prepararsi perché lo avrebbe fatto spostare, visto anche che i Sibillo conoscevano la sua abitazione ” … Ora mettiti sopra ora ti faccio spostare da loc non voglio sentire che stai ingiro san messo buoni eire sib e loro la sanno la tua casa non fare stronzate … aspetta che io ti faccio spostare preparati i panni risolv fatto dei sold subito prima che ti faccio spostare…”.
Cepparulo, rispondendo a Genidoni che gli aveva chiesto se non volesse spostarsi, confermava di volersi spostare ma, sottolineava, che avrebbero anche dovuto vedere il da farsi, riferendosi alle azioni da porre in atto ” … Certo e facimm pur kell k s adda fa … “. La cosa trovava d’accordo Genidoni che però, si raccomandava con Cepparulo, di non uscire da casa per nessun motivo al mondo. ” … Tu risolv questo dei sold pero mandatelo a chiamare sopra non muoverti x nesun motivo al mondo … “. Cepparulo suggeriva anche un possibile target da eliminare e nella fattispecie Girol, ossia Girolamo Esposito, tant’è che affermava che sarebbe potuto andare a Ponticelli per informarsi sullo stesso ” … Poss and a pontic a domand di girol ka i o vogl piglia … “. Genidoni, però, gli ribadiva nuovamente di non muoversi ed attendere lo spostamento. ” … Non muverti apena ti sposti da loc puoi caminare piu facile vai dove stanno altri…”. Poi Genidoni parla con Staterini rispetto all’abitazione che quest’ultimo avrebbe dovuto trovare e “piccoletto” in particolare, affermava di averla trovata. Genidoni, comunque, ribadiva a Staterini di trovare una sistemazione a Raffaele Cepparulo per qualche giorno ” … Amo devi sistemarmi raf qualche giorno poi apena prendi casa mia li metto appogiati li finche non scendo io … ” e questi lo rassicurava dicendogli di mandarlo da lui che avrebbe provveduto … … E fallo venire da me poi vedo io … “.

 Antonio Esposito

@riproduzione riservata

(nella foto il luogo del duplice omicidio Cepparulo e dell’innocente Ciro Colonna e nei riquadri da sinistra Ciro Rinaldi, Anna De Luca Bossa, Michele Minichini, Antonio Rivieccio e Raffaele ‘Ultimo’ Cepparulo)

Cronache della Campania@2018

Inchiesta Consip, il Riesame ‘richiama’ in servizio il capitano Scafarto

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“Il capitano dei carabinieri Gianpaolo Scafarto deve tornare in servizio”. Lo ha deciso il tribunale del Riesame di Roma che ha annullato la misura cautelare interdittiva dal servizio disposta dal gip il 25 gennaio scorso per l’ufficiale dell’Arma coinvolto nell’inchiesta Consip. Nei giorni scorsi gli avvocati Giovanni Annunziata e Attilio Soriano avevano presentato una istanza al tribunale della Liberta’. “Siamo soddisfatti di questo risultato – commentano i difensori – ed auspichiamo che ne possa conseguire per tutti una maggiore serenita’ di giudizio”. Scafarto, indagato per depistaggio, falso e rivelazione del segreto istruttorio, era stato raggiunto da un primo provvedimento di sospensione dal servizio per un anno il 12 dicembre poi annullato per un vizio formale. Il gip, prima di procedere con la misura, avrebbe dovuto infatti interrogare l’ex capitano del Noe e con lui il colonnello Alessandro Sessa, gia’ vicecomandante del Noe e anch’egli coinvolto nell’indagine e destinatario del provvedimento. Il 25 gennaio il nuovo provvedimento, che non ha riguardato Sessa in quanto gia’ da alcune settimane si e’ autosospeso dal servizio. L’accusa di depistaggio si riferisce all’eliminazione delle comunicazioni intercorse tra i due, tramite whatsapp, al fine – secondo l’accusa – di sviare le indagini della procura sulla fuga di notizie che consenti’ ai vertici di Consip di apprendere dell’esistenza di un’inchiesta da parte della magistratura napoletana. Per quanto riguarda il filone sulla fuga di notizie, proprio nei prossimi giorni gli inquirenti di piazzale Clodio ascolteranno in un confronto all’americana il “grande accusatore” l’ex amministratore delegato della Centrale unica d’acquisti della Pa, Luigi Marroni e il ministro dello Sport, Luca Lotti. Quest’ultimo indagato per il reato di favoreggiamento e violazione del segreto istruttorio a seguito proprio delle dichiarazioni di Marroni che, nel dicembre del 2016, aveva affermato davanti ai carabinieri del Noe e ai pm di Napoli che era stato avvertito da Lotti, oltre che dal presidente di Publiacqua Firenze, Filippo Vannoni e dal generale Emanuele Saltalamacchia, della presenza di cimici nel suo ufficio. Lotti, dal canto suo, ascoltato gia’ in due occasioni dai pm di Roma, ha sempre smentito di avere parlato con Marroni dell’esistenza di una indagine su Consip di cui “non era a conoscenza”.

Cronache della Campania@2018

Mille multe da pagare, la polizia municipale stana il fruttivendolo napoletano

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Napoli. Aveva mille multe da pagare: ma il 44enne fruttivendolo era diventato introvabile. A stanarlo ci hanno pensato gli agenti della polizia municipale. Il reparto motociclisti della Polizia Municipale di Napoli ha rintracciato e identificato un’uomo – finora irreperibile – sul quale pendevano ben mille multe per violazioni al Codice delle Strada. Si tratta di un 44enne, P.F., nato a Pozzuoli, ex titolare di una società in liquidazione che, di recente, ha avviato un negozio di frutta e verdura nella zona occidentale del capoluogo partenopeo. Accertamenti sono in corso per capire se la sua prolungata irreperibilità – che gli ha consentito di evitare un ingente esborso – sia frutto di complicità o omissioni. Lo scorso 7 marzo, sempre grazie alla segnalazione del Servizio Gestione Sanzioni Amministrative dei Servizi Finanziari del Comune di Napoli, la Polizia Locale ha stanato un’altra persona irreperibile, che di multe ne aveva collezionate 270.

Cronache della Campania@2018


San Valentino, violentarono una 15enne: i cinque minori prosciolti dal Gup. Positiva la messa alla prova

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San Valentino Torio. Ora si sentono persone migliori: hanno fatto volontariato con i minori a rischio, alcuni di loro hanno imparato a fare il pizzaiolo, altri hanno completato le scuole superiori e continueranno a studiare. Due anni fa erano i ragazzi del branco di San Valentino Torio, quelli che stuprarono a turno una ragazzina di 15 anni, in un garage e poi la lasciarono lì. Due anni dopo hanno superato la ‘messa alla prova’, la possibilità offerta ai minorenni per recuperare gli errori commessi e i reati che gli sono stati contestati. “Abbiamo compreso che quello che abbiamo fatto è gravissimo” hanno detto stamane davanti al giudice che doveva valutare il loro percorso riabilitativo. I cinque ragazzi del branco che il 26 giugno del 2016 violentarono a turno, la ragazzina di Sarno, sono stati prosciolti. Il Gup del tribunale per i minorenni di Salerno, Giovan Francesco Fiore, ha dichiarato estinto il reato di violenza sessuale e sequestro di persona, per i cinque ragazzi  arrestati per quell’episodio di quasi due anni fa. C’erano tutti e cinque, dinanzi al Giudice che era coadiuvato da un gruppo di esperti e dal pm Antonella Ciccarella per l’udienza conclusiva del processo. Il Gup ha valutato l’esito della messa alla prova chiesta dai difensori un anno fa quando il procedimento era stato sospeso per dare ai ragazzi, all’epoca dei fatti minori, la possibilità di riabilitarsi. Da quel giorno, dopo aver passato – quattro di loro – alcuni mesi nel carcere minorile e agli arresti domiciliari, hanno iniziato il percorso di recupero che è stato valutato stamane. “Abbiamo compreso – hanno detto – che quello che abbiamo fatto è stato gravissimo, ora siamo persone migliori”. Tra studio e lavoro hanno seguito un percorso accanto a minori disagiati e a persone in difficoltà e la valutazione degli esperti che li hanno seguiti è stata unanime. Lo stesso pubblico ministero Antonella Ciccarella si è complimentata con i cinque giovani: “Questo è il vero effetto che il legislatore ha inteso attribuire alla messa alla prova” ha detto ai giovani e ai difensori che li assistevano (Antonio Carrella Valentino Miranda, Giovanni Pedone e Nicola Cicchini). Sono stati due anni durissimi, il più fortunato di loro, ha evitato il carcere minorile ed è stato recluso agli arresti domiciliari. Gli altri quattro sono stati reclusi nelle carceri minorili di Nisida e Airola. Poi, la scarcerazione e il pecorso in comunità o il servizio civile. Due anni dopo dicono di essere cambiati da quel giorno di giugno quando, senza un vero perchè, decisero di violentare a turno quella ragazzina. Lasciata poi in quel garage e aiutata solo da uno di loro che la conosceva. Quella storia ha cambiato le loro vite e anche quella – segnata per sempre – di quella ragazzina di Sarno, introversa e taciturna, che ha dovuto seguire anch’ella un percorso di sostegno psicologico. Quella storia l’ha marchiata a vita. Per i 5 giovani i reati contestati si sono estinti, ma quel giorno non si cancellerà così con un atto formale. Resta. Resta il dolore provocato e i segni indelebili nell’anima della vittima.

Rosaria Federico

Cronache della Campania@2018

Inchiesta sulle onlus della moglie di De Mita: sentito il giudice arrestato Mario Pagano e il consigliere alla Sanità Enrico Coscioni

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Avellino. Un’intercettazione telefonica, un’indagine sulla gestione delle onlus in cui è coinvolta la moglie di Ciriaco De Mita: il procuratore aggiunto di Avellino, Vincenzo D’onofrio, interroga il giudice di Roccapiemonte Mario Pagano, rinviato a giudizio per corruzione e truffa, e il consigliere delegato alla Sanità, il cardiochirurgo del Ruggi di Salerno, Enrico Coscioni. I due salernitani sono stati interrogati come persone informate dei fatti in merito all’indagine avviata dalla Procura di ABellino, sulle associazioni Aias e Noi con Loro per l’assistenza ai disabili, nella quale è coinvolta anche Anna Maria Scarinzi, moglie di Ciriaco De Mita. Coscioni è stato ascoltato in relazione al mancato accreditamento delle due strutture di assistenza che continuavano a fornire prestazioni sanitarie nonostante mancassero di requisiti e autorizzazioni. Le due sedi sono infatti chiuse da alcune settimane e la procura di Avellino indaga su un ammanco di oltre sei milioni di euro. Pagano, invece, è stato ascoltato sempre come persona informata dei fatti in relazione ad alcune intercettazioni telefoniche allegate all’inchiesta partenopea sulla corruzione che lo vede imputato. In particolare, il pm D’Onofrio ha chiesto chiarimenti in merito ad una telefonata intercettata proprio tra De Mita e Pagano, nella quale l’ex presidente del Consiglio chiede al giudice di incontrare ‘una persona dalla faccia poco raccomandabile’ che andrà a chiedergli una ‘cortesia semplice’. Nel brogliaccio della polizia, la persona che dovrà incontrare Mario Pagano viene indicata con il nome di Gerardo Bigotta, ma per gli inquirenti potrebbe invece trattarsi di Gerardo Bilotta, ex amministratore delle associazioni onlus e indagato insieme a Anna Maria Scarinzi e ad altre dieci persone.

Cronache della Campania@2018

Crollo alla discoteca il Ciclope: solo il proprietario a processo: prosciolti in 8

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Il giudice per l’udienza preliminare Sergio Marotta del Tribunale di Vallo della Lucania ha prosciolto l’ex sindaco e i tecnico comunali indagati nel processo per il crollo alla discoteca Il Ciclope di Marina di Camerota che nell’estate del 2015 causò la morte del giovane Crescenzo Della Ragione. “Non luogo a procedere2 per otto dei dieci imputati per il masso caduto la notte tra il 10 e l’11 agosto del 2015 dinanzi alla discoteca il Ciclopee che uccise il 27enne di Mugnano Solo il titolare della discoteca Lello Sacco è stato rinviato a giudizio quindi affronterà il processo. E’ stato invece condannato a un anno e sei mesi Antonio Campanile che aveva chiesto il rito abbreviato. Il buttafuori di Napoli era accusato di favoreggiamento per aver fatto sparire il masso che travolse e uccise Crescenzo. Non luogo a procedere per gli altri imputati, tra cui gli ex sindaci di Camerota Domenico Bortone, Antonio Troccoli, e Antonio Romano. Quest’ultimo era primo cittadino nel 2015 quando avvenne la tragedia. Niente processo anche per i tre comandanti dei vigili urbani Antonio Ciociano, Donato Salvato e Giovanniantonio Cammarano e i due tecnici Antonio Gravina, e Gennaro D’Addio. Tutti erano accusati di omicidio colposo. Affronterà il processo solo il titolare della discoteca Lello Sacco. Antonio Della Ragione , padre della vittima e assistito dagli avvocati Domenico e Felice Lentini, ha atteso la decisione del giudice e ha  preferito non commentare visibilmente amareggiato.

Cronache della Campania@2018

Totò-truffa in scena a Salerno: oltre un milione di euro truffati con la finta banca. TUTTI I NOMI

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Con una falsa filiale di Credit Banka (parte lesa nel procedimento penale) avevano creato il business della truffa a danno di ignari clienti ai quali sarebbe stato sottratto quasi un milione di euro con la promessa di un mutuo o semplici prestiti. Una messa in scena degna del miglior Totò-truffa quella orchestrata dal gruppo che aveva allestito una vera e propria filiale della banca a Pontecagnano Faiano, con tanto di reception, uffici, personale e persino utenti che – presenti in sala d’aspetto – discutevano dell’effettiva capacità della finanziaria di fornire crediti a condizioni vantaggiose. Convincendo definitivamente le vittime di turno che, magari, si mostravano un po’ titubanti. Un vero set cinematografico insomma con attori principali e finanche le comparse. Tutto perfetto. Chi chiedeva finanziamenti, infatti, doveva stipulare una fideiussione il cui denaro sarebbe confluito su conti esteri , presso società ubicate a Malta o in Lussemburgo, e dopo  tornava nelle tasche della banda di truffatori. E quella richiesta dei clienti è rimasta tale in quanto non sarebbe mai stato erogato il prestito. Agli arresti domiciliari sono finiti Pompeo D’Auria, nato a Salerno ma residente a Montoro; Stefano Di Palma di Nocera Inferiore; Domenico Pepe di Salerno ma domiciliato a Solofra, il romano Nicola La Valle e il napoletano Vincenzo Gallo. Altri sei indagati (i presunti procacciatori). L’inchiesta condotta dai finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria di Salerno, agli ordini del colonnello Di Guglielmo e coordinata dal pm Dina Cassani della procura di Salerno è confluita in un’ordinanza cautelare ai domiciliari emessa dal gip Piero Indinnimeo che ha anche disposto il sequestro per equivalente delle società e dei soldi. Sono tutti accusati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e autoriciclaggio in quanto le indagini della Guardia di Finanza hanno ricostruito il transito dei soldi (sui conti di alcune società) fino al loro rientro in Italia quando finivano nella disponibilità degli indagati.Tra le vittime c’è stato chi per un mutuo a lungo termine di 1.500.000 ha dovuto pagare una fidejussione di 50mila euro e chi per un finanziamento di 250mila euro ha pagato 8.500 euro tramite bonifico e 7mila euro in contanti dati a Pompeo D’Auria ritenuto uno dei promotori della truffa. Un’altra vittima si è fatto truffare  ben 200mila euro per l’apertura di conto corrente a Malta con interessi vantaggiosi. e ancora chi ha versto alla banda 123mila euro per un mutuo chirografario di oltre un milione e duecento. E poi per due finanziamenti da due milioni di euro, le vittime di turno hanno sborsato 104mila (2015) e 206mila euro (nel 2016-2017).E infine anche l’amministrazione fiduciaria di immobili: una coppia di coniugi agropolesi ha pagato circa 16mila euro per una loro proprietà

 

 

Cronache della Campania@2018

Camorra, ucciso per uno scambio di persona nel ’96: presi i killer del clan Belforte

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A distanza di quasi 22 anni due persone sono state arrestate per l’omicidio del geometra 29enne Vittorio Rega, avvenuto nelle campagne di Maddaloni il 30 luglio 1996. Gli agenti della Squadra mobile casertana hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Napoli su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di due esponenti del clan camorristico Belforte di Marcianise. Il provvedimento di custodia cautelare è stato eseguito ai danni di Antonio Bruno, 61enne, e Pasquale Cirillo, 47 anni, entrambi già detenuti in carcere rispettivamente a Santa Maria Capua Vetere e Milano-Opera.
Le indagini hanno permesso di ricostruire un quadro accusatorio che, portando alla riapertura del procedimento, ha consentito di fare luce sia sulle dinamiche che hanno portato all’omicidio sia sulle modalità di realizzazione e sulle responsabilità individuali degli indagati. Confermata anche la matrice camorristica dell’agguato, considerato tra i più efferati di quegli anni. Come emerse fin dalle prime battute investigative, infatti, il giovane Vittorio fu ucciso semplicemente perché si trovava “al posto sbagliato al momento sbagliato”, ma soprattutto perché guidava un’auto identica a quella utilizzata dal vero obiettivo del raid: Giovanbattista Tartaglione, storico affiliato al clan Piccolo che, appena due mesi dopo l’omicidio di Vittorio, fu rinvenuto carbonizzato nelle campagne di Caivano, all’interno di una Fiat Punto. Le indagini sono state sviluppate ripercorrendo e integrando, con le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, ogni tappa investigativa raggiunta fin dalle prime battute, quando una volante del Commissariato di Maddaloni, nella mattinata del 30 luglio ’96, intervenne in località “Fontana Olmo Cupo” per la segnalazione di un uomo ferito. I poliziotti trovarono una Honda Civic Lsi di colore celeste con il motore spento, il freno di stazionamento azionato e lo stereo ad alto volume. Nelle immediate vicinanze dell’auto, seduto per terra, c’era Rega che, ancora cosciente, aveva ferite d’arma da fuoco alla schiena, al torace e alle gambe. La vittima riuscì a raccontare che, mentre era in giro per svolgere delle commissioni per conto del suo datore di lavoro, era stato inseguito da alcune persone che, dopo averlo ferito, gli avevano anche chiesto “cosa ci facesse in quel luogo”. Gli immediati soccorsi, tuttavia, non riuscirono a salvargli la vita: trasportato all’ospedale di Maddaloni, morì circa 30 minuti dopo.

Cronache della Campania@2018

Esorcismo sui fedeli: resta in carcere don Michele Barone

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Resta in carcere don Michele Barone, il prete di Casapesenna accusato di avere praticato violenti esorcismi su una ragazzina di quattordici anni affetta da alcuni problemi psichici. Respinta l’istanza di scarcerazione, per la seconda volta, dal Tribunale distrettuale del Riesame che si è pronunciato questa volta su una seconda ordinanza scattata a carico del sacerdote, ovvero quella in cui viene contestata l’aggravante delle lesioni permanenti.  I giudici della Libertà avevano respinto già la prima istanza, quella presentata in relazione alla prima misura in cui Barone viene accusato di maltrattamenti e abusi e di violenza sessuale nei confronti di due ventenni escludendo però l’aggravate dell’autorità e la violenza in relazione alla minaccia rivolta alla sorella della quattordicenne con l’obiettivo di farle ritirare la denuncia contro di lui. Le due ragazze verranno sentite come testi, a metà aprile, nel corso di un incidente probatorio. La minorenne, invece, è già stata ascoltata e tra le altre cose avrebbe riferito che il suo orecchio era “solo gonfio” e ad oggi si sarebbe già sgonfiato. Tuttavia agli atti della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, diretta da Maria Antonietta Troncone ci sono le consulenze mediche secondo le quali le pratiche di don Barone – che la teneva bloccata per terra con un piede sulla testa mentre urlava “al demonio di lasciarla in pace” – le avrebbero procurato uno sfregio permanente all’orecchio. Consulenze che sono state ritenute valide prima dal gip Alessandra Grammatica che ha emanato l’ordine di arresto e poi dal Tribunale del Riesame che lo ha confermato. Nella stessa inchiesta i sostituti procuratori Alessandro Di Vico e Daniela Pannone, coordinati dal procuratore aggiunto Alessandro Milita – hanno ottenuto gli arresti domiciliari per il vicequestore di polizia Luigi Schettino, accusato di aver partecipato agli esorcismi e il divieto di avvicinamento e sospensione della responsabilità genitoriale per la madre e il padre della minore che, secondo i pubblici ministeri, avrebbero affidato la figlia alle sole cure del prete, interrompendo il percorso medico intrapreso in precedenza.
Il sacerdote di Casapesenna, come riporta Il Mattino, che, secondo la Curia di Aversa praticava abusivamente esorcismi ritenuti dall’accusa “torture medievali”, resta in carcere in attesa dell’esito dell’incidente probatorio e delle prossime attività difensive del suo legale. Nel corso del secondo interrogatorio, don Michele si era difeso spiegando di non aver provocato alcuno sfregio, ma di aver solo praticato alla ragazzina una manovra in linea con quelle prescritte dai manuali canonici sull’esorcismo che potrebbe al massimo averle provocato un ematoma temporaneo. Analoga risposta anche in relazione al video prodotto dalla Procura in cui si vede il sacerdote praticare il rito ad un cinquantenne verso il quale usa modi violenti. Ascoltato, come persona informata sui fatti, anche l’ex direttore generale della Juventus, Luciano Moggi.

Cronache della Campania@2018

Fallimento Deiulemar: sequestrato il tesoro di 363 milioni di euro alla Banca di Malta

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Un sequestro conservativo per 363 milioni di euro ai danni della Bank of Valletta: il popolo degli obbligazionisti della Deiulemar, la compagnia di navigazione, torna a sperare di ricevere buona parte dei soldi investiti nell’ex colosso armatoriale. La notizia più attesa e importante è arrivata ieri mattina dopo la decisione del giudice Valentina Vitulano di riservarsi la decisione sulla richiesta formulata dai tre componenti della curatela fallimentare della società di fatto. Per il tribunale di Torre Annunziata insomma quei soldi sono transitati nelle casse dell’istituto di credito, e partecipato in una quota dallo stesso Stato maltese. Qui sono poi spariti senza che i vertici della Bank of Valletta riuscissero ad indicare dove fossero finiti. Fino al sequestro conservativo di ieri, che chiama in causa proprio i beni dell’istituto maltese. Sotto chiave praticamente la metà dei soldi vantati dagli obbligazionisti, che hanno investito circa 720 milioni di iero nei presunti “bond” emessi in serie dalla società di via Tironi e poi diventati carta straccia.
Una decisione salutata con soddisfazione dai componenti della curatela fallimentare della società di fatto, che sulla necessità di «congelare» questi soldi si erano notevolmente spesi negli ultimi tempi: “Il provvedimento scrivono in un comunicato i tre curatori, Giuseppe Castellano, Massimo Di Pietro e Antonio Denotaristefani di Vastogirardi che naturalmente è suscettibile di reclamo, costituisce un successo di grande rilievo, anche perché rappresenta una conferma importante, anche se per il momento soltanto provvisoria, della validità delle tesi della curatela”. È infatti facile prevedere che gli avvocati dell’istituto di credito maltese, dopo avere ricevuto le motivazioni legate al provvedimento, provvederanno a presentare ricorso.  Di fatto però la palla passa nuovamente alla curatela fallimentare: come scrive nel suo dispositivo il giudice Vitulano il tribunale «autorizza la curatela del fallimento Deiulemar società di fatto a procedere al sequestro conservativo» rimettendo alla scelta della stessa curatela «la concreta individuazione dei beni (mobili, mobili registrati, immobili, somme o crediti) su cui attuarlo». Escluso al momento l’eventuale ricorso a rogatorie internazionali, in quanto sul caso legato alla competenza territoriale c’è già stata una precedente decisione del tribunale oplontino. Come sancito dal giudice delegato Fabio Di Lorenzo, la società è una «costola» della Deiulemar compagnia di navigazione, nata dalla constatazione che gli armatori coinvolti nel crac hanno agito per distrarre i beni dell’ex colosso armatoriale, favorendo così un indebito arricchimento personale. Con la società di fatto sono insomma stati dichiarati falliti i singoli armatori, coinvolgendo nel crac i beni appartenenti a ogni singolo fallito e non direttamente riconducibili alla compagnia. I curatori pongono poi l’accento sul fatto che «il provvedimento concesso fa giustizia per quanto non ve ne fosse alcun bisogno di qualsiasi illazione circa presunti pregiudizi da parte del tribunale di Torre Annunziata, o di suoi componenti».

 

Cronache della Campania@2018


Camorra, l’amico di Cepparulo: ‘Colonna forse ucciso al posto mio, io sono riuscito a scappare’. IL RACCONTO

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Sono stati gli stessi testimoni oculari del duplice omicidio di Raffaele “Ultimo” Cepparulo e dell’innocente Ciro Colonna a raccontare agli investigatori cosa accadde il pomeriggio del 7 giugno 2016 nel circoletto di via Cleopatra nel lotto 0 di Ponticelli. Umberto De Luca Bossa, gestore e titolare del circoletto (che è indagato nell’inchiesta) il giorno seguente spiegò agli investigatori:

” … omissis … Ed è proprio in occasione dell’agguato che ero all’esterno del circolo, nel piazzale antistante di fianco al Centro Abbronzante “Maracaibo “. In mia compagnia mia zia DE LUCA BOSSA Anna. All’interno vi erano Colonna Ciro, che giocava a calcio balilla con una ragazza sedicenne, tale Francesca. Non conosco il cognome di quest’ultima. Seduto nei pressi della cassa vi era invece Raffaele Cepparulo . … omissis … Un soggetto, vestito con un giubbino nero e con un cappuccio, con il volto chino, è entrato nel locale dicendo “Questa è una rapina, non vi muovete!”. La ragazza che era all’interno, presa dal panico ha raggiunto l’ingresso principale, avvicinandosi a noi, Spaventati siamo scappati via in direzione del centro scommesse EuroBet. Dopo qualche secondo, non immediatamente dopo l’ingresso del soggetto nel locale, abbiamo sentito numero colpi d’arma da fuoco. Francesca, la minore che giocava al biliardino con Ciro, nella concitazione mi ha detto che dalla porta posteriore fosse entrato un secondo uomo. . .. omissis . . . Mentre raggiungevo il centro scommesse, nel voltarmi velocemente ho notato l’assassino uscire dal locale. A piedi, da solo, ha svoltato sulla strada attigua alla chiesa, scappando verosimilmente dalla scalinata nei pressi del Sert. Dopo aver atteso qualche minuto all’interno dell ‘Eurobet, ho raggiunto nuovamente il piazzale. A terra riverso con la faccia al suolo vi era Ciro. Attorno a lui c’erano tantissime persone. Quello che potuto notare era l’assenza di sangue. Tutti pensavano che fosse svenuto. Solo dopo averlo voltato ci siamo resi conto che al centro del petto vi fosse il foro di entrata di un proiettile”.
Dunque De Luca Bossa riferiva della presenza e posizione delle varie persone all’interno del suo locale – Colonna Ciro giocava a bigliardino con la ragazza, mentre Cepparulo era nei pressi della cassa; aveva visto entrare un primo uomo dalla porta principale ( da cui lo stesso si sarebbe allontanato), mentre dalla ragazza aveva appreso che altro soggetto era entrato dal retro. Umberto De Luca Bossa però riferiva un particolare di rilievo, ovvero della presenza della zia Anna De Luca Bossa.
Invece Ciro Chiarolanza  detto limone che era l’amico di Cepparulo, con cui solitamente frequentava quel circolo sentito due volte dagli investigatori avrebbe spiegato, si era visto costretto ad allontanarsi per un po’ dalla zona, in quanto temeva di essere anche lui bersaglio designato di quell’azione – non avrebbe più frequentato il circolo ipotizzando che Cepparulo, inviso ai gruppi criminali napoletani dei Vastarella, Sibillo e Rinaldi, fosse stato “venduto” proprio da qualche frequentatore del circolo. E ha raccontato che la sera prima dell’omicidio lui e Cepparulo avevano dormito in un’abitazione tra Qualiano e Mugnano, cosa che facevano poiché per Cepparulo non era sicuro trovarsi nel suo luogo di provenienza “le case nuove” ove in effetti lo avevano già “cercato” i nemici.

” … omissis … Prima dell’agguato io stavo giocando a bigliardino con De Luca Bossa Umberto e vincevo lasciandolo a zero. Non ricordo se su mia richiesta o su quella di Umberto facemmo aprire la porta sul retro del circoletto in quanto faceva caldo. Detta porta molto più piccola di quella sul davanti, di solito era chiusa, ma uno di noi chiese di aprirla per il caldo, ora non ricordo bene chi fu. In quel frangente nel circoletto c’eravamo io, Umberto, Raffaele che giocava a carte con Ciro CIAMBRIELLO, un bravo ragazzo di Ponticelli che lavora e non ha nulla a che fare con il crimine che Raffaele frequentava nel circoletto. Finita la partita a bigliardino finii di giocare le palline rimaste con COLONNA Ciro e Francesca, mentre Raffaele era dietro al bancone da solo. Ad un certo punto notai che sulla porta era presente una persona con una felpa di colore bluettone del tipo che si chiudono ed hanno gli occhiali per vedere. Questa persona aveva tutta la felpa chiusa in modo che si potessero vedere solo gli occhi e si guardava attorno mentre era sull’uscio del circoletto dove rimase qualche minuto. Non so se sono in grado di riconoscere questa persona, ma sono sicuro che avesse gli occhi chiari e forse guardando gli occhi e la corporatura potrei avere la sensazione di somiglianza. Ad un certo punto è entrata all’interno del locale dicendo “fermi tutti, questa è una rapina”. In principio pensai che fosse uno scherzo di qualcuno di Ponticelli in quanto non vidi la pistola fino a quando questi non alzò l’arma che impugnava nella mano destra. Era una pistola a tamburo cromata argento, credo una 357 o una 38 a canna lunga, preciso di conoscere le armi per cui sono abbastanza sicuro di ciò che dico. Alla vista della pistola mi defilai lungo la parete del circoletto per guadagnare le spalle del rapinatore. Mentre ero alle spalle del rapinatore ed ero prossimo alla porta principale del circoletto, riuscivo ad uscire di soppiatto ed ho sentito uno sparo. Così di corsa sono scappato e mi sono rifugiato a casa della mia ex suocera. Mentre scappavo ho sentito esplodere altri colpi d’arma da fuoco, ma non so dire chi li abbia sparati. Sono rimasto li fino a quando sono arrivati i poliziotti, quando sono sceso e dalla parte di dietro mi sono messo tra la gente che guardavano. Poi me ne sono andato prima che arrivasse la madre di Raffaele. Nel momento che ho sentito lo sparo non ho visto più niente ed ho pensato solo a scappare, pertanto una volta a casa della mia ex suocera, affacciandomi alla finestra ho saputo che Raffaele era morto da mia suocera che era scesa nel frattempo e dalle persone ivi giunte. Dopo sono scappato con lo stesso scooter con cui io e Raffaele eravamo giunti a Ponticelli, l’ho parcheggiato per strada nella zona di Porto di Massa, e sono andato a prendere il traghetto per Ischia immediatamente. omissis A Ponticelli si dice che un altro killer era entrato dalla porta di dietro del circoletto. In particolare si racconta che il killer che ho visto io ha sparato il primo colpo addosso a Raffaele, colpendolo sul corpo e poi scappando immediatamente via, mentre quello che è entrato da dietro gli ha sparato diversi colpi di pistola compreso quelli mortali alla testa. Non ho saputo chi ha sparato a COLONNA Ciro e come sia successo, in quanto il giovane era un bravo ragazzo, non vorrei che lo hanno scambiato per un’altra persona, presumibilmente me, che doveva essere uccisa nell’agguato insieme a Raffaele. Dopo l’omicidio di Raffaele non ho più frequentato le persone del circoletto perché sono sicuro che loro hanno venduto Raffaele ed ho timore che possano vendere anche me, in quanto credo che anch’io potessi essere vittima predestinata dell’agguato”. A proposito di Anna De Luca Bossa  invece aveva precisato che la donna era “a casa sua. Non era fuori al circo letto, fuori c’era solo Umberto che era poco distante dall’ingresso del circoletto a mangiare le patatine. … omissis … solo Raffaele aveva la barba lunga. Ciro COLONNA ed io non avevamo la barba, a me non cresce proprio. CIAMBRIELLO Ciro aveva un po’ di barba ma era corta ed incolta, come se non si rasasse da pochi giorni.”
Ascoltato una seconda volta ha raccontato:” … omissis … Io non ho sentito o notato alcun veicolo con cui i killer sono giunti. Sono convinto che gli assassini sono arrivati a piedi e sono andati via a piedi in quanto anche dopo che mi sono rifugiato a casa della mia ex suocera …omissis…, non ho sentito alcun veicolo andare via dal luogo. Presumo che i killer avessero un ‘auto rubata parcheggiata vicino la vecchia scuola abbandonata, perciò sono arrivati e andati via a piedi da quel luogo. Presumo tale condotta perché so che a Ponticelli le auto rubate sono soggette a meno controlli delle forze dell’ordine rispetto ai motorini i cui conducenti indossano il casco, e presumo che l ‘auto fosse li parcheggiata in quanto da quel parcheggio si arrivava facilmente al circoletto e poi da li l ‘auto poteva scappare facilmente evitando controlli delle forze dell’ordine .. “.

Renato Pagano

2.continua

@riproduzione riservata

 

Cronache della Campania@2018

Rapinò una tabaccheria, i carabinieri di Casal di Principe arrestano un 22enne di Villa Literno

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Villa Literno. Rapina al ‘Sali e tabacchi’: arrestato l’autore del colpo: è un 22enne di Villa Literno. A conclusione di un’attività di indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, i Carabinieri dell’Aliquota Radiomobile di Casal di Principe hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dall’Ufficio Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, nei confronti di un ventiduenne di Villa Literno, ritenuto responsabile di “rapina aggravata”. Il 19 settembre 2017, alle ore 11,50 circa, venne perpetrata una rapina al “Sali e Tabacchi”, in via degli Oleandri 31 di Castel Volturno – Pinetamare, durante la quale un soggetto, a volto scoperto, minacciando la proprietaria del bar con una pistola e strattonando una dipendente, portava via 20 pacchetti di sigarette ed una somma in contanti di 500 euro circa, dandosi poi alla fuga a bordo di un’autovettura Audi A3 di colore nero guidata da un complice. I Carabinieri del Radiomobile di Casal di Principe, hanno identificato l’autore della rapina, un ragazzo dì Villa Literno, con precedenti di polizia anche per reati contro il patrimonio, che, dagli accertamenti eseguiti presso la banca dati in uso alle forze dell’ordine, era stato controllato a bordo di un’autovettura identica a quella utilizzata per l’episodio criminoso. Durante la successiva perquisizione domiciliare volta alla ricerca dell’arma, inoltre, i Carabinieri rinvenivano e fotografavano alcuni capi d’abbigliamento corrispondenti a quelli indossati dal rapinatore e descritti dalle vittime in sede di denuncia. A rafforzare i gravi indizi di colpevolezza già raccolti, in sede di individuazione fotografica, le vittime riconoscevano nell’indagato, l’autore della rapina del 19 settembre 2017 e gli indumenti da questi indossati e fotografati all’interno dell’abitazione.

Cronache della Campania@2018

Veterinari dell’Asl ‘infedeli’ scoperti dai carabinieri della Forestale: nascondevano i focolai di brucellosi negli allevamenti di Caserta

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La Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ha concluso una rilevante ed articolata indagine svolta dal personale dei Carabinieri Forestali facenti capo al Gruppo di Caserta ed alle sue articolazioni territoriali, che hanno permesso di svelare un illegale sistema per “aggirare” le profilassi di Stato da parte di due allevamenti zootecnici, nonché la commissione di diverse truffe e falsità ideologiche in atti pubblici perpetrate con la complicità di medici veterinari convenzionati con l’A.S.L. di Caserta, in cambio di benefici e vantaggi. In particolare, l’indagine che è stata svolta avvalendosi di attività tecniche di intercettazioni telefoniche, perquisizioni, sequestri e assunzione di sommarie informazioni, che hanno permesso di accertare un “sistema” fraudolento posto in essere, con la complicità dei medici veterinari dell’A.S.L., che hanno permesso di prelevare una seconda aliquota dei campioni ematici nel corso delle profilassi di Stato, in violazione alle leggi disciplinanti la materia, per destinarle a preventive analisi di laboratorio presso strutture diagnostiche private o presso lo stesso laboratorio aziendale, in modo da poter macellare in anticipo gli eventuali capi positivi alla brucellosi e da occultare la presenza del focolaio infettivo alle analisi ufficiali. Due gli allevamenti controllati, uno bufalino, facente capo alla società NAT.ALÌ. Soc. Agr. a r.L, con stalla a Gioia Sannitica in provincia di Caserta, con 2500 capi bufalini che avrebbero consentito all’allevatore di procurarsi un ingiusto vantaggio patrimoniale derivante dal confermare inalterati i profitti scaturenti dal mantenere la qualifica sanitaria di allevamento “ufficialmente indenne” che conferisce al latte bufalino un maggior valore di mercato atteso che i derivati con esso preparati, come la mozzarella di bufala, possono essere esportati anche in paesi extra U.E., nonché un vantaggio economico pari alle spese che avrebbe dovuto sostenere per le onerose restrizioni sanitarie da sostenere se si fosse evidenziata ufficialmente la presenza di focolai di infezione da brucellosi. Le indagini hanno permesso di accertare, inoltre, che i predetti medici veterinari convenzionati con l’A.S.L. per l’effettuazione delle profilassi di Stato presso gli allevamenti zootecnici della provincia di Caserta ponevano in essere condotte delittuose di falsità ideologiche aggiungendo nei verbali dei campionamenti colleghi non presenti alle operazioni per consentirgli di accedere alle remunerazioni professionali previste nella Convenzione stipulata con la Regione Campania, nonché ai rimborsi chilometrici per gli spostamenti con i propri automezzi mai avvenuti. Ed ancora, presso un allevamento bovino di Vairano Patenora sempre in provincia di Caserta si è accertato che il medico veterinario aziendale avrebbe posto in essere un preventivo illecito”monitoraggio” per individuare eventuali capi infetti da brucellosi sottoponendo gli stessi a prelievi ematici e facendo analizzare i campioni, in violazione alle norme sanitarie disciplinanti la materia, ad un laboratorio di analisi di Piedimonte Matese che aveva nella sua disponibilità un Kit diagnostico, per la diagnosi della brucellosi con metodologia S.A.R. (Siero Agglutinazione Rapida), il cui acquisto, detenzione ed utilizzo è vietato dalla legislazione italiana. Le indagini hanno permesso di accertare che tale Kit diagnostico era stato acquistato in Francia attraverso un intermediario commerciale operante in Perugia. Questo monitoraggio sui capi di bestiame ha peraltro evidenziato la presenza di due capi positivi alla brucellosi la cui presenza del focolaio di infezione veniva occultato alle Autorità Sanitarie mettendo a rischio di diffusione una malattia pericolosa per il patrimonio zootecnico della nazione.

Cronache della Campania@2018

Torre Annunziata, l’ex consigliere comunale Alfieri assolto dal reato di corruzione

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E’ stato assolto perchè “il fatto non sussiste”, l’ex consigliere comunale di Torre Annunziata, Davide Alfieri accusato di corruzione nell’ambito di un processo per la nomina di un consulente per l’amministrazione comunale oplontina del 2011. Con Alfieri (difeso dall’avvocato Roberto Cuomo) è stato assolto anche il tecnico Gennaro Giugliano (difeso dall’avvocato Elio D’Aquino ,che è riuscito a convincere i giudici che non fu fu nessun episodio corruttivo) che avrebbe beneficiato della nomina. Secondo l’accusa rappresentata dalla pm Andreana Ambrosino, l’ex capogruppo del Centro Democratico, Davide Alfieri, fratello di Ciro, (candidato a sindaco per il centro destra alle ultime elezioni e sconfitto dall’attuale primo cittadino Vincenzo Ascione del Pd) avrebbe chiesto e incassato una tangente dal consulente finanziario esterno Gennaro Giugliano in cambio del suo nome fatto al Comune per ‘agevolarne’ l’ingresso all’OIV: l’Organismo di Valutazione e controllo delle Performance negli Enti locali previsto dalla legge. Ottenuta la nomina all’OIV (ufficializzata con decreto del 18 gennaio 2011, ndr) Giugliano avrebbe sborsato mille euro per quella ‘sponsorizzazione’. Soldi consegnati, secondo il pm della Procura della Repubblica oplontina, il 28 ottobre 2011 dal professionista nelle mani del consigliere comunale: una sorta di ‘ringraziamento’ speciale, insomma, per il presunto impegno profuso da Alfieri. Ma i legali dei due imputati sono riusciti a convincere i giudici del tribunale di Torre Annunziata che non c’è stato alcun reato perché Alfieri in quanto consigliere comunale  non poteva fare alcuna nomina che invece fu fatta dall’allora sindaco Giosuè Starita e che quei mille euro che Giugliano aveva dato ad Alfieri altri non erano che un contributo al partito.

 

Cronache della Campania@2018

L’amica di Ciro Colonna: ‘Dissi vicino al killer che tremava, stupido, togliti il cappuccio’. TUTTO IL RACCONTO

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Nonostante avesse solo 16 anni non si fece prendere dal panico davanti a una persona armata ma inesperta e proprio perché lo aveva visto con la mano tremante mentre impugnava una pistola lei gli urlò contro: “Stupido togliti questo cappuccio”. E il drammatico racconto di Francesca la ragazza amica di Ciro Colonna, l’ennesima vittima innocente della camorra, che si trovava all’interno del circoletto di via Cleopatra nel lotto 0 di Ponticelli il pomeriggio del 7 giugno 2016. Quel killer al quale diede dello “stupido” dopo pochi minuti uccise per errore il suo amico Ciro Colonna, che aveva soli 19 anni ed era estraneo agli ambienti criminali. Frequentava quel circoletto perché di pomeriggio non c’era niente e non c’è niente da fare nelle zone dove comanda la camorra. Quel circoletto frequentato anche da Francesca che abita nelle immediate vicinanze è diventato purtroppo la tomba di Ciro Colonna e di Raffaele Ultimo Cepparulo vero obiettivo dell’agguato. Per quel duplice omicidio sono stati arrestati l’altro giorno i killer Antonio Rivieccio, detto cocò che all’epoca aveva 25 anni (fu lui a fare fuoco contro Colonna) e Michele Minichini detto Tiger che invece di anni ne aveva 26 (e che crivellò di proiettili il “Barbudos” che era andato in giro a chiedere informazioni su di lui). Con loro due sono finiti in carcere anche il mandante, il boss di san Giovanni a Teduccio, Ciro Rinaldi detto My way, Anna De Luca Bossa, compagna del padre di Michele Minichini, e poi Cira Cipollaro, mamma del secondo killer, Giulio Ceglie e altre due donne ovvero Luisa De Stefano, moglie del boss ergastolano Umberto Schisa, la cugina Vincenza Maione. Il racconto fatto dalla ragazza agli investigatori è la descrizione perfetta del duplice omicidio:

“omissis .. conoscevo da tempo COLONNA Ciro in quanto mio amico. Erano le ore 16.30- 16.45 del giorno 07 giugno 2016, io mi trovavo dinanzi al centro abbronzante a pochissimi metri dalla mia abitazione, precisamente adiacente al circoletto di Umberto DE LUCA BOSSA, ove è avvenuto il duplice omicidio. Mi ha visto Ciro COLONNA e mi ha chiesto se volevo fare una partita a calcio balilla.Erano circa 15 minuti prima che avvenisse l’omicidio.Da poco avevano finito di giocare a bigliardino ed erano rimaste alcune palline da giocare. Io chiesi a DE LUCA BOSSA Umberto se avesse voglia di giocare con me, e questi mi rispose che non ne aveva e si sedette su una sedia. Allora mi misi a giocare con COLONNA Ciro. Al mio arrivo nel locale c’erano, oltre COLONNA Ciro e DE LUCA BOSSA Umberto, CIAMBRIELLO Ciro e CEPPARULO Raffaele, che stavano giocando a carte sul bancone, in particolare CEPPARULO era all’interno e CIAMBRIELLO all’esterno del bancone, e CHIAROLANZA Ciro, un amico di CEPPARULO Raffaele, che stava seduto su una sedia in mezzo al circoletto. Circa cinque minuti prima che entrasse il primo killer, nel circoletto è entrata DE LUCA BOSSA Anna che è venuta vicino al bigliardino e poi subito è uscita, come era solita fare spesso. In quei momenti io ero intenta a giocare, perciò non osservavo bene i movimenti all ‘interno del locale, ma notai la donna perché venne proprio a vedere la partita di bigliardino. Dopo circa 5 minuti la mia attenzione è stata attirata da un ragazzo, che è entrato dall’ingresso principale del circoletto ed ha detto “fermi tutti è una rapina”, non ricordo se parlò in italiano o in dialetto napoletano. Io, che gli ero di fronte, perché la mia posizione al bigliardino mi permetteva di vedere l’ingresso principale del circoletto, ho visto questo ragazzo sulla porta che indossava un giubbino di cui non ricordo il colore, ma ricordo che era scuro, cioè non chiaro, del tipo che hanno gli occhialoni nel cappuccio. Tale ragazzo indossava il giubbino tutto chiuso, in modo che il cappuccio era chiuso sul volto e sul capo, e gli occhialoni gli cadevano davanti agli occhi. Questo ragazzo impugnava una pistola di colore metallo chiaro, tipo acciaio chiaro, ma non ricordo se fosse a tamburo e semiautomatica, e sono sicura che fosse giovane in quanto sia dalla voce, sia dall’atteggiamento si vedeva che era inesperto e non era grande di età. Ricordo con precisione che la sua mano con cui impugnava la pistola tremava. Contemporaneamente ho notato che CHIAROLANZA Ciro e DE LUCA BOSSA Umberto riuscivano a guadagnare l’uscita del circoletto e, quindi, a scappare. lo pensavo che fosse tutto uno scherzo in principio, infatti rivolgendomi al killer gli diedi dello stupido invitandolo a scoprirsi il capo. All’improvviso ho ascoltato l’esplosione di due colpi di pistola provenire dalla postazione del bancone che si trovava alla mia sinistra dietro di me. In quel momento ho realizzato che quello non era uno scherzo ed una rapina, ed ho intuito che dalla porta posteriore doveva essere entrato un ‘altra persona che stava sparando perché sono sicura che il killer entrato dall’ingresso principale non ha sparato i primi due colpi. L’esplosione dei colpi all’interno del circoletto rimbombavano e stordivano tanto erano rumorosi, ed io dopo la seconda esplosione sono rimasta sotto shock, non ho capito più nulla ed ho pensato solo a scappare fuori dal circoletto mentre sentivo esplodere altri colpi di arma da sparo. Lo shock mi ha annebbiato la vista, pertanto dopo il secondo colpo non ho visto più nulla e non so dire in quale momento COLONNA Ciro fu colpito. Uscita fuori dal circo/etto, sono subito scappata a casa senza fermarmi. Espressamente richiestomi, posso dire di non aver sentito alcun rumore di veicoli subito prima che i killers entrassero all’interno del circo/etto e subito dopo l’esecuzione degli omicidi. Ho saputo successivamente dalle persone che i killer erano a piedi e sono scappati a piedi dalla porta posteriore del circoletto. Non ricordo chi mi ha dato queste notizie, perché sono cose che io non ho visto. Il killer entrato dalla porta principale era longilineo ed era più alto di me, considerando che io sono alta 160 cm circa, lui era alto 175 cm circa. Non sono in grado di descrivere il killer entrato dalla porta posteriore perché non l’ho proprio visto.”

 Renato Pagano

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Cronache della Campania@2018

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