Doveva essere una lezione, una gambizzazione e invece si trasformò in omicidio. E’ stato Gaetano D’Ausilio, il pentito del clan Polverino di Marano, a svelare agli investigatori tutti i retroscena dell’omicidio dell’imprenditore edile di Quarto, Enrico Amelio, ucciso il 10 ottobre del 2006. Secondo il racconto del pentito Gaetano D’Ausilio, alla base dei provvedimenti emessi ieri il killer che sparò 4 volte contro l’imprenditore edile sarebbe stato Claudio De Biase, mentre gli specchiettisti che attirarono nella trappola al Corso Italia quel martedì sera di 10 anni fa Amelio sarebbero stati Salvatore Liccardi “Pataniello” e lo stesso Gaetano D’Ausilio.Enrico Amelio era andato a trovare lo zio Leonardo, quando fu avvicinato nei pressi della scuola media statale “Piero Gobetti”: il killer arrivò a pochi passi da lui e sparò tre colpi alla gamba destra e uno solo alla gamba sinistra. Quella pistolettata, però, recise la femorale e l’imprenditore morì dopo un’ora di agonia nella rianimazione dell’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli. I provvedimenti sono stati notificati al capoclan Peppe Polverino «O’ Barone», a Salvatore Simioli, a Salvatore Cammarota e ai presunti luogotenenti del clan a Quarto, Salvatore Liccardi, alias «Pataniello», Gaetano D’Ausilio (oggi collaboratore di giustizia) e Claudio De Biase. dalle indagini è emerso che Enrico Amelio fu ucciso perché un suo zio materno, Leonardo Tartaglia Carandente, era intenzionato ad acquistare alcuni fondi in via Marmolito, nella zona quartese a tutti nota come la Macchia, sui quali anche i Polverino avevano mostrato interesse. Era un affare da tre milioni di euro che faceva gola ai Polverino che non tollerarono l’intromissione della famiglia del costruttore.





