Aveva la stanza delle torture Ciro Contini nella quale seviziava tutti quelli che non gli pagavano le quote della droga. Lo ha raccontato ai magistrati della Dda di Napoli il pentito Bruno Esposito sfuggito ad una esecuzione lo scorso gennaio perché è riuscito a rifugiarsi all’interno del commissariato San Carlo all’Arena a Capodichino. Ecco il suo verbale. “Mi feci portare da Ciro Contini 64 chilogrammi di cocaina, acquistati da lui perché intende- vo spacciarla a dettaglio. Lui attualmente è il capo del can Sibillo. L’ho conosciuto tramite Giovanni Licciardi che a sua volta mi fu presentato due anni fa da un mio parente acquisito, Giuseppe De Rosa, affiliato al clan Botta, che opera nel rione Amicizia. Circa due mesi fa Giovanni Licciardi mi presentò Ciro Contini e cominciai a lavorare con lui. Ho acquistato da Contini della cocaina che poi ho rivenduto a Casavatore e nel Nolano. Pagavo 44 euro a grammo. Mi sono rifornito da Ciro Contini due volte: la prima volta ho acquistato duecento grammi e la seconda 64 grammi di cocaina. Ho eseguito con Contini anche altri reati. La settimana scorsa mi ha contattato al cellulare e mi ha detto di andare a casa sua. Mi sono recato da lui che abita in una traversa di Capodichino al terzo piano. Mi chiese di contattare un tale Emanuele di cui non ricordo il cognome e che abita a Casoria perché intendeva fare una riunione con lui. Fissammo l’appuntamento per la sera stessa nello scantinato della mia abitazione, i due si accordarono e decisero di gestire assieme la zona di Casoria. Quel giorno nello scantinato Contini lasciò un trolley con all’interno delle armi che chiamava con il nome delle mie figlie, poi si riprese la borsa. Risolto questo problema mi ha parlato di un altro problema: un mio cliente di Nola, a nome Pietro, acquirente di stupefacenti che poi rivendeva al dettaglio, aveva acquistato da me 110 grammi di cocaina della partita di 200 che avevo acquistato da Contini. Pietro mi doveva versare 5.500 euro in tutto, ma mi ha pagato solo una parte ed è rimasto debitore di 3.400 euro. Ciro ha chiamato Pietro e lo ha minacciato gravemente: se non lo avesse pagato lo avrebbe ucciso e gli avrebbe violentato la figlia. Pietro mi ha richiamato e mi ha detto che non avrebbe pagato per le gravi minacce subite. Io ero legato a Pietro come il cane con il padrone,ha preteso che andassi con altri suoi uomini a fare un pestaggio ad un pusher di piazza Bellini, perché spacciavano senza la sua autorizzazione. Pietro allora si è rivolto ad un esponente dei Moccia per tendermi una trappola. Mi hanno invitato da un barbiere a Casoria e poiché sapevamo che i Moccia non volevano la droga a Casoria, l’ho detto a Ciro e siamo andati all’appuntamento. Lui si è armato e si è fatto scortare da due scooter. Lui ha fatto irruzione nel locale, ha picchiato tutti ed è andato via. Poi c’è stato il sequestro delle armi nel mio scantinato e conti- ni ha pensato che fosse stato mio fratello a contattare i carabinieri. Contini mi ha cercato e sono andato da lui: mi ha puntato un coltello alla gola e mi voleva portare nella stanza delle torture di cui mi ha sempre parlato. Sono riuscito a scappare e sono corso dalla polizia al commissariato San Carlo all’Arena”.
↧