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Clan Polverino: ecco le telefonate che inchiodano i carabinieri infedeli. Uno voleva chiamare il segretario del ministro Alfano

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maran ”Io devo andare a Cisterna”. Così si esprimeva in una intercettazione Angelo Cantone, il carabiniere in servizio a Marano arrestato oggi con l’accusa di aver passato, in cambio di soldi e regali, notizie riservate a Angelo Di Maro, ritenuto coinvolto in un traffico di stupefacenti gestito dal clan Polverino. Per gli inquirenti – le indagini dei carabinieri sono state coordinate dal pm della Dda Maria di Mauro e dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli – il militare intendeva farsi trasferire al comando di Castello di Cisterna dove sono scolte indagini sulla criminalità organizzata e dove riteneva di poter acquisire informazioni importanti da fornire al clan. Un progetto che non va in porto – sottolineano gli inquirenti – anche se Cantone si era rivolto a uno che nelle telefonate chiama ”avvocato” il quale era ”inserito in un meccanismo di relazioni e conoscenze che mette a disposizione dei militari che necessitano del suo aiuto”, come sottolinea nella sua ordinanza il gip Egle Pilla. Si tratta di Domenico De Martino, nei cui confronti oggi i carabinieri hanno eseguito una misura cautelare di arresti domiciliari. De Martino, che avrebbe ricevuto informazioni da Cantone, avrebbe promesso il proprio interessamento presso ufficiali dell’Arma per favorire il suo trasferimento a Castello di Cisterna (”una sezione dalla quale meglio può controllare e servire la criminalità organizzata maranese a servizio della quale ha posto la propria funzione”, evidenzia il gip). ”De Martino – scrivono i magistrati – agisce in maniera sistematica anche grazie alle amicizie con i vertici dell’Arma con i quali ha contatti frequenti come risulta dai tabulati”. I tentativi, sottolineano gli inquirenti, non vanno in porto. Falliti i tentativi con l’Arma, per raggiungere l’obiettivo, avrebbe provato anche contatti con i politici: ”Francesco che dici, io devo chiamare il segretario del ministro Alfano, io tengo il numero quello disse chiamami…”, dice in una telefonata con un collega anch’egli indagato. Oltre ai due carabinieri – uno semplice, l’altro con il grado di appuntato – nell’inchiesta sono coinvolti tre pregiudicati ritenuti dagli investigatori contigui a due storici clan della zona, i Polverino e i Nuvoletta, e a un gruppo camorristico emergente, quello degli Orlando. L’Arma dei carabinieri ha disposto la sospensione “ad horas” dei militari coinvolti nell’inchiesta – oltre a Cantone, 35 anni, anche Francesco Papa, 36 – per i quali il gip del Tribunale di Napoli ha ordinato, rispettivamente, l’arresto in carcere e il divieto di dimora a Napoli, Caserta e nelle rispettive province. In carcere sono finiti anche i tre pregiudicati: Angelo Di Maro, 37 anni; Francesco Sepe, 49 anni, (che si trovava ai domiciliari) e Massimo D’Onofrio, 42 anni. Arresti domiciliari, infine, per un avvocato, Domenico De Martino, 68 anni, che si stava prodigando per agevolare il trasferimento di uno dei due carabinieri. Dall’inchiesta è emerso che Angelo Cantone, carabiniere arrestato con l’accusa di aver passato, in cambio di soldi e regali, notizie riservate a Angelo Di Maro, ritenuto coinvolto in un traffico di stupefacenti gestito dal clan Polverino, intendeva trasferirsi al comando di Castello di Cisterna. Gli inquirenti – le indagini dei carabinieri sono state coordinate dal pm della Dda Maria di Mauro e dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli – evidenziano che a Castello di Cisterna sono svolte indagini sulla criminalità organizzata e pertanto il militare riteneva di poter acquisire informazioni importanti da fornire al clan. I pregiudicati finiti in cella si occupavano prevalentemente di traffico di sostanze stupefacenti e le informazioni venivano reperite dalla due “mele marce” anche consultando, illecitamente, le banche dati delle forze dell’ordine. Tutti i reati contestati ai sei indagati sono aggravati dalle finalità mafiose. Infine, nel corso dell’attività investigativa, iniziata nel 2015, dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli sono stati sequestrati 80 chilogrammi di droga, tra hashish e marijuana, una pistola a salve calibro 9 e 4890 euro in contanti.


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