I vertici del clan Lo Russo chiedono lo sconto di pena. Dopo la richiesta di giudizio immediato è arrivata la contromossa dei difensori, 16 imputati su 17 compariranno dinanzi al Gup il prossimo 17 maggio. Stralciata solo la posizione di Ferdinando Buccilli, ancora indeciso tra il rito ordinario e l’abbreviato, il capoclan Antonio Lo Russo, figlio di Salvatore ‘o capitone, ora pentito, e i suoi accoliti affronteranno l’udienza preliminare. Alla sbarra ci saranno, Antonio Lo Russo, Antonio Briante, Giovanni Campaiola, Luigi Capone, Antonio Cennamo “’o limone”, Emanuele D’Andrea, Carlo Davide, Claudio Esposito “’o chiatto”, Luigi Forino, Massimo Gisini, Alfredo Mercolino, Crescenzo Palma, Gerardo Potenza “tigre”, Umberto Russo “pesciolino”, Pasquale Torre “patanella” e Bruno Vitale. I vertici della potente cosca di Miano dovranno fare i conti con le accuse della Dda che dopo il pentimento del capoclan, nel 2011, era riuscita a stanare e catturare ad aprile del 2014, il nuovo boss Antonio. Il ras arrestato a Nizza, e diventato famoso per la sua foto a bordo campo allo stadio San Paolo mentre assisteva a una partita del Napoli, protetto dal cugino Carlo, detto Lellè, gestiva i traffici della potente cosca in lotta con i clan napoletani per il predominio del territorio. Una lotta fatta a colpi di pistola, con l’eliminazione degli avversari e dei ribelli. Tra pochi giorni le prove raccolte, con intercettazioni telefoniche e indagini, confluite nell’ordinanza del Gip Francesca Ferri saranno al vaglio del giudice. Tra gli imputati, oltre ai fedelissimi, anche degli insospettabili come Giovanni Campaiola e Luigi Forino. Il clan fu sgominato dal Gico della Guardia di Finanza che sequestrò anche beni e immobili per diversi milioni di euro.
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